Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone VII.

VII. Prenda pietá ciascun della mia doglia

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VII. Prenda pietá ciascun della mia doglia
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vii


     Prenda pietá ciascun della mia doglia,
giovane donne, e sia chiunche si voglia.
     Sempre servito io ho con pura fede
una la qual credea fussi pietosa
e che dovessi aver di me merzede,
e non, com’è, altèra e disdegnosa:
or m’ho perduto il tempo ed ogni cosa,
ché s’è rivolta come al vento foglia.
     Oh, lasso a me! ch’io non credetti mai
che’ suoi occhi leggiadri e rilucenti
fusser cagione a me di tanti guai,
di tanti pianti e di tanti lamenti:
ah! crudo Amore, or come gliel consenti?
Di tanta crudeltá suo core spoglia.
     Oh, lasso a me! questo non è quel merto
ch’io aspettava di mia fede intera;
questo non è quel che mi fu offerto;
questo ne’ patti nostri, Amor, non era:
folle è colui che in tua promessa spera,
e sotto quella vive in pianti e in doglia.
     Cantato in parte v’ho la doglia mia,
che vi debba aver mosso aver pietate;
e quanto afflitta la mia vita sia,
perché di me compassione abbiate:
e priego Amor che piú felici siate,
e vi contenti d’ogni vostra voglia.