Novellette e racconti/LII. Assalitori colti sul fatto dai birri

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Assalitori colti sul fatto dai birri

../LI. Spavento, unico frutto raccolto da un cercatore di tesori ../LIII. Necessità di non ragionare ad alta voce de' fatti suoi per le strade IncludiIntestazione 26 novembre 2013 100% Novelle

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Assalitori colti sul fatto dai birri
LI. Spavento, unico frutto raccolto da un cercatore di tesori LIII. Necessità di non ragionare ad alta voce de' fatti suoi per le strade
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Assalitori côlti sul fatto dai birri.


In tutti i tempi e in tutte le nazioni furono sempre certi animi vôlti al mal fare, anzi scellerati, i quali rompendo tutte le leggi della società, si disposero a volere con la forza i danari e la roba altrui; e quantunque vedessero per prova che la fine di siffatti uomini sono state sempre le forche, la scure, le ruote o altro, mossi dalla voglia di avere, o si scordarono di quanto agli altri era avvenuto, o ricordandosene andarono alle loro inique imprese per disperati, nulla curandosi del dover essere un giorno o sforacchiati dalle archibusate, o dell’avere a mettere il collo in un laccio.

Una brigata di siffatti tristi infesta al presente il territorio di Vicenza, e sono per la maggior parte abitatori di Recoaro, ed hanno già fatto diverse ruberie, tanto che alcuni de’ loro compagni da molto tempo in qua ne furono incarcerati. Accordaronsi nove di costoro di andare a Villaverla a saccheggiare in casa di una certa femmina, la quale, secondo il parer loro, possedeva molto danaro; e fatto quelle disposizioni che voleano, si stavano attendendo un’ora assegnata per andare a far bottino. Stavansi i birri già da gran tempo in agguato per poter cogliere i malfattori, e più volte aveano tentato dì struggerli, ma non aveano ancora potuto abbattersi in essi. Quando uno de’ rubatori, mosso o dall’animo suo proprio o forse dal desiderio di fare altro guadagno senza mettersi a rischio di venire un dì giustiziato, levatosi via da’ compagni suoi, andò incontanente a Vicenza, diede avviso dell’intenzione [p. 89 modifica]della brigata, e di là subito a’ compagni suoi ritornò, colorendo con non so quali ragioni la sua andata e il ritorno. Allestironsi intanto i birri, e chetamente ne andarono addì 15 del corrente mese di luglio 1760 a Villaverla, giorno assegnato al saccheggiamento, e quivi nella casa della donna rimpiattatisi, attesero gli assalitori. Ed ecco che alle ore 23 ne venivano appunto a gola aperta i lupi, ingojandosi a mente le sostanze della femmina; e parendo loro di metter le mani agli armadj e alle casse, si appresentarono alla casa armati. I birri assicuratisi bene, intimarono a’ ladroni che mettessero giù le arme e si arrendessero; alle quali parole essi risposero con le archibusate, tanto che dall’una parte e dall’altra s’incominciò a sparare con grandissima furia; ma il vantaggio fu interamente de’ birri, de’ quali alcuno non vi rimase offeso; all’incontro uno de’ ladroni, il quale credesi che fosse il capo della masnada, fu da più colpi trapassato e ucciso; un altro di là a poco si morì; il terzo fu gravemente ferito, due leggermente, e fuggirono, e uno fu preso sano, gli altri tre sparirono. La mattina del dì sedici, videsi a comparire in Vicenza fra una grandissima calca di popolo un carro da’ birri attorniato, sopra il quale giacevano i corpi de’ due morti ladroni e insieme il moribondo che anch’esso parea come gli altri defunto, e il quarto che sano era rimaso, e credesi che sia colui che ne gli avvisò, e ne veniva a piedi, condotto da’ birri legato. Vennero i due corpi de’ morti gittati fra le colonne della piazza; e quegli che appena vivea ed erasi confessato, fu posto insieme col sano in prigione. Da pochi giorni in qua il moribondo comincia a migliorare, per peggiorar poi, come si dice; e attendesi qualche notizia di quelli che sono fuggiti, che vengono tuttavia inseguiti con diligenti inchieste, benchè finora poco si speri di coglierli.