Muse, che palme ed immortali allori

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura Muse, che palme ed immortali allori Intestazione 25 aprile 2023 75% Da definire

Quanto Anfitrite gira Era tolto di fasce Ercole appena
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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XIV

per lo medesimo.


Muse, che palme ed immortali allori
     A’grandi Eroi nudrite,
     Voi lungo Anfriso udite
     Tra dolcissimi augelli i più canori,
     E dove Filomena a pianger move,
     Sì dolcemente ella non piange altrove.
Ivi, a disacerbar sua pena interna,
     Scioglie la voce ai venti,
     Ed a' soavi accenti
     Iti la piaggia, Iti la valle alterna;
     E del bel fonte alla sacrata sponda.
     Sì muta Eco non è, che non risponda.
Ben fur, ben di natura alto consiglio,
     Quelle sue note scorte
     Perchè l’amara sorte
     Ella potesse lacrimar del figlio;
     E di suo strazio dimostrar pietate,
     Almen nelle sembianze trasformate.
Or sì soavi accenti io non indarno,
     Dive, chieggo in mercede,
     Io peregrino il piede
     Vado affrenando alle chiar’onde d'Arno;
     Bramoso di scolpir sull’aurea riva
     Marmo d’onor, che lungamente viva.
S’oro non è, ch’alto valor gradisca,
     Ma d’Elicona il fiume,
     Ben saria vil costume,
     Grazia negar, perché virtù languisca;
     Dunque su per l'eterne aure serene
     Aggiano i Cigni suoi l’armi Tirrene.
Elle non tra i confin del patrio lito,
     Quasi belve in covili,
     Ma fero udir gentili
     Per le strane foreste aspro ruggito.
     E già il gran Tebro al mar sen gio dimesso,
     Porsenna udendo minacciar dappresso.
Ma se antico valor Febo sublima
     Fa non certa memoria;
     Io di novella gloria
     Vo’ dir, che di tutt’altre ascende in cima;
     E meco arida invidia invan contende,
     Sì de’ Medici il Sole almo risplende.
Quale Orion, qual fu per l'onde Arturo
     Indomito, nemboso:
     Qual fulmine fragoso,
     Che squarcia delle nubi il grembo oscuro;
     Che turba il mar, ch'empie d’orror la terra,
     Tal fu la destra di Giovanni in guerra.
Egli or sull'Alpe, or in sentier palustri,
     Or con lancia, or con spada,
     Or calpestra, or dirada,
     Or di gran sangue apre torrenti illustri;
     Or le Torri, or le Terre arde, e distrugge
     Lo sparge indi per alto aura, che fugge,
Odi che lunghi onor, che lunga tela
     Tesse il bel nome altero!
     Ma per lungo sentiero
     Or di gran sangue apre torrenti illustri;
     Chiede nave a solcar più d'una vela;

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     E vuol quaggiù di varle cetre il canto
     Somma Virtute a celebrar suo vanto,
Io son qui, come augel, che infermo ancora,
     Snoda note novelle:
     Omai, Strozzi, alle stelle
     Alzi la voce che Parnaso onora;
     Ed ei, che può, distingua ornai con arte
     Dolce di Febo aspri fuor di Marte.