Monetina aurea col nome e col ritratto di Sesto Pompeo

Luigi Adriano Milani

1895 Indice:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu Rivista italiana di numismatica 1895 Monetina aurea col nome e col ritratto di Sesto Pompeo Intestazione 16 aprile 2018 75% Da definire

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Monetina Aurea


COL NOME E COL RITRATTO


DI SESTO POMPEO






La moneta d’oro di Sesto Pompeo divulgata dal Riccio Monn. Famigl., tav. LXIII, 51, dal Cohen Descript. gén., tav. XXXIV. 2 e dal Babelon, Mon. de la rép., II, pag. 355, 312, non è da confondere con quella del Medagliere Fiorentino, edita dall’Eckhel in Num. Vet., tav. XVII, 2, cfr. p. 312 e quivi da lui esattamente descritta:

   S • POMP • Caput modeste barbatum et nudum. - Sine epigraphe. Navis expanso velo, supra quam triquetra av • iii. Ex Museo M. D.3.

[p. 380 modifica]Meno esatta è la descrizione dello stesso Eckhel, in Doctrina Num. Vet., p. 30, dove tale moneta è stata dichiarata a torto un quinario.

Le iniziali S • C (Senatus consulto) aggiunte nel rovescio del quinario edito dal Riccio (v. fig. 1) con barba, e dal Cohen-Babelon (v. fig. 2) senza barba, il tridente aggiunto dietro la testa del diritto, l’iscrizione diversa (S • PO MP invece di S • POMP sic) e il diverso modulo, avrebbero dovuto bastare a far riconoscere erronea l’identificazione con il pezzo fiorentino; ma pur troppo gli errori numismatici di questa specie sono frequenti e inevitabili, quante volte faccia difetto la critica o si trascuri l’autopsia dell’originale.

Il nostro pezzo ha un diam. di mill. 9 e pesa soli gr. 1,11. Perciò non è un quinario, come fu giudicato, ma una frazione corrispondente ai noti pezzi romano-campani da xx sesterzi (Babelon, I, p. 26, n. 31), emessi per la prima volta al tempo della seconda guerra punica (anno 217 av. Cr.)4. L’insigne aureo col presunto ritratto di Sesto Pompeo (v. Babelon, II, p. 353, n. 24; cfr. Bernoulli, Röm. Ikon. I, Münztaf. II, 51-52, p. 225), nell’esemplare fiorentino, perfettamente conservato, pesa gr. 7,79, che diamo qui riprodotto (fig. 5).

La nostra frazione corrisponde quindi ad un settimo quasi preciso di tale aureo. Altri esempi di [p. 381 modifica]spezzati d’oro di questo peso e modulo io non conosco in tutta la numismatica romana di questo tempo.

Il ritratto del secondo figlio del Grande Pompeo, offerto da questa importante moneta del Medagliere Fiorentino, poco rassomiglia a quello del citato aureo. Sono però comuni nelle due teste le caratteristiche dei capelli ruvidi e della barba insolita, ed è identica la forma del naso. I capelli, resi, nella frazione d’aureo, addirittura ispidi, e la barba più lunga, ma più rada e quindi più giovanile, certo contribuiscono molto a cambiare il tipo della testa.

Per la forma della barba (barbula) può giovare il confronto col ritratto di Druso Maggiore, da me riconosciuto e pubblicato in Bull. Ist., 1891, tav. IX (v. p. 307, e segg. e p. 313 e segg).

Tolto l’equivoco in cui sono incorsi Riccio, Cohen e Babelon, resta da indagare d’onde sia stato tratto il quinario dai detti autori edito e descritto.

A giudicare dai disegni che ne furono dati (v. le relative riproduzioni figg. i, 2), a me pare che questo quinario non sia esistito altro che falso o immaginario. Falso fu già sospettato dal Mommsen (Monn. rom., II, p. 538 segg.) per il nome Sextus indicato da una semplice S •

È vero che il nostro pezzo da xx sesterzi di autenticità, per quanto mi pare, non dubbia, offre la medesima particolarità epigrafica (cfr. i disegni figg. 3. 4 e ingrandimento fig. 6); però è da osservare, che, se codesta insolita abbreviatura qui si giustifica davanti alla estrema piccolezza del pezzo e per il dato e fatto che mancava lo spazio per una iscrizione più lunga, nel modulo del quinario può dar ombra, come la dava al Mommsen.

Prescindendo da tale particolarità, nel quinario mi sembrano più che sospette: la separazione [p. 382 modifica]impropria dell’epigrafe (S • PO — MP), la mancanza del nesso MP  e le sopra notate aggiunte, manifestamente fatte al tipo del diritto e del rovescio del nostro pezzo.

L’aggiunta delle iniziali Sc farei dipendere dal denaro di Sesto Pompeo (Babelon, I, p. 353, n. 23), se non dalle ovvie monete romane senatoriali, la testa con lineamenti incerti (V. disegno Riccio (n. 1) in confronto con disegno Cohen-Babelon) (n. 2), riferita a Nettuno a cagione del tridente, dirci desunta da un cattivo calco del pezzo mediceo e dalla interpretazione del falsario, che l’avrebbe creduta di Nettuno e identificata con quella del denaro di Sesto Pompeo, Babelon, II, p. 351, n. 21.

Nei riguardi artistici l’esecuzione del pezzo di Firenze che esibiamo ingrandito a quattro diametri nella fig. 6, si può dire perfetta, e opera greca meglio che romana. L’origine greco-sicula del conio è d’altronde dimostrata dalla triquetra del rovescio. La testa è trattata con una finezza mirabile e con una così spiccata individualità da superare il bel ritratto dello stesso personaggio, esibito dal più. volte ricordato aureo. Perciò gli iconografisti di Sesto Pompeo dovranno d’ora innanzi tener conto e far tesoro anche di questa moneta e non più fondarsi unicamente sull’aureo, come hanno fatto fin qui (v. Bernoulli, Rom. Ikon., I, p. 225).

Davanti al nostro ritratto, più individuale di [p. 383 modifica]quello dell’aureo e certo referibile a Sesto Pompeo a cagione dell’iscrizione, parrebbe anzi lecita una spiegazione dell’aureo fig. 6 diversa da quella data fin qui e numismaticamente più naturale. Si potrebbe cioè credere che la testa del diritto dell’aureo dia l’effigie barbata del Grande Pompeo e che le due piccole teste parallele e contrapposte del rovescio dieno l’effigie dei due suoi figli Gneo e Sesto. Contro tale interpretazione stanno però la rassomiglianza spiccata che una delle testine del rovescio dell’aureo, quella a sin., nell’esemplare fiorentino nitidissima, (v. nostra fig. 5), presenta con i tipi di comune accordo attribuiti al grande Pompeo5, ed il lituo che accompagna quella medesima testa, il quale è simbolo della dignità pontificale di Pompeo Magno (Cfr. le monete, Bab., II, p. 353, nn. 25, 26).

Nei riguardi tipologici, appena è bisogno di rilevare che la nave a vele spiegate del rovescio del nostro nummo allude alla qualità di Sesto Pompeo, nel 43 av. Cr. nominato dal Senato Romano comandante in capo della flotta della repubblica, col titolo di Praefectus classis et arae maritiniae (v. l’aureo e le altre sue monete di questo tempo; cfr. Mommsen, Monnaie romaine, II, p. 538). La triquetra sopra la nave ci trasporta in Sicilia, dove egli aveva il suo quartier generale.

Nei riguardi epigrafici, oltre l’abbreviatura eccezionale del prenome Sextus, ridotta, come avvertimmo, per l’assoluta mancanza di spazio, alla semplice iniziale6, va notata l’interpunzione.

Il punto che da un lato della testa precede il [p. 384 modifica]prenome e quello che dall’altro lato precede il nome • S • | • POM • non possono spiegarsi se non con la grande finitezza del conio, la quale ha portato l’artefice a sentire il bisogno di dare simmetria artistica perfino all’iscrizione. — Punti superflui, o che servono al semplice distacco delle parole, si trovano del resto anche in altre epigrafi monetarie dello stesso Sesto Pompeo (v. Babelon, II, nn. 16, 26 PIV S• IMP), nn. 21, 22, 24 EX • S • C).

Per ciò che tocca infine la metrologia, abbiamo già messo in relazione questo nummo con i pezzi da XX sesterzi romano-campani, coniati per eccezione nel 217 av. Cr. e con l’aureo di peso sette volte maggiore. Qui posso aggiungere che, data la grande rarità dell’oro in questo tempo e data la estrema piccolezza del nostro pezzo, e da aspettarsi che come è rimasto finora unicum, tale rimarrà per lunga serie d’anni, a maggior lustro del Medagliere che lo possiede.

Firenze, 30 Marzo 1895

Luigi A. Milani.               

Note

  1. V. nostro disegno fig. 1.
  2.        "              "           "   2.
  3. II nostro disegno (fig. 3) è tratto dalla pubblicazione Eckhel, la fig. 4 dall’originale. Si confronti l’ingrandimento fotografico a quattro diametri, che diamo più innanzi.
  4. V. Lenormant, La Monn. dans l’ant., II, 289.
  5. Bernoulli, Rom. Ikon., I, p. 107 e segg., Münztafel, II, n. 36-42; Helbig, in Bull. Ist. Germ., 1886, p. 37-4I, tav. II.
  6. Per la stessa ragione anche sul denaro di S. Pompeo, Babelon, II, 353, n. 23 la formola ex. s . c . vedcsi abbreviata nelle semplici iniziali s . c.