Memorie sulla dimora del sig. Cagliostro in Roveredo/XIV

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XIV.


Un altro giorno poi andava similmente narrando Cagliostro, e dicendo: un certo vecchio Vescovo era infermo, e mi chiamò. Dal quale, dopo esser informato del suo male, gli dissi: se tu non userai con una vergine, per certo tu morirai. E se userai seco, la vergine, certamente, riceverà il tuo male; tu poi guarirai. E questo parve grave e disonesto a [p. 37 modifica]lui. E chiamati i Ministri e Dottori di legge, con esso loro si consigliò cosa dovesse fare. I quali dopo molta dissensione gli dissero di consenso: usane pure; imperocchè non lo fai per concupiscenza, ma per conservarti a te stesso e a tutto il gregge. E così fece, e guarì. Si ammalò poi la zitella, e di nuovo la curai. Quelli poi, che udivano queste cose, dicevano tra di loro: perchè costui non getta i suoi vasi, e non si mette a far guadagno colle sue favole? salga in banco, e narri agli oziosi nella piazza le sue istorie. Ma se vuol imporre agli uomini, quasi fosse un qualche Elima, o Mambre, si tenga nelle grandi città, ove molti voluttuosamente vivendo, rimangono nelle tenebre dell’ignoranza. Un picciol popolo d’ordinario s’impiega e travaglia, e resta più avveduto. Ma alcuni affermavano, che di quel Vescovo non raccontò così; ma che anzi non volle cedere a tal consiglio, dicendo: preziosi sono i precetti del Signore, più che la vita. E dopo queste cose sortì un interdetto di Cesare Augusto, che più non curasse alcuno, nè rispondesse a quelli, che consultavanlo. Applaudiva poi il popolo, e diceva: viva il Re, e il nostro Monarca, perchè oggi usò la sua clemenza sopra di noi. [p. 38 modifica]Imperocchè ecco gli infermi, che obbidirono a Cagliostro, tutti senza eccezione stanno peggio. Egli poi timido obbediva alla legge, e tutti rimandava senza risposta. Ed uno fece un epigramma, facendo conoscere dall’inverso nome di lui, essere uno dei Pseudocristi, non mai cercando di promovere la vera gloria del Signore. Questo poi sembrò un paradosso agli uomini più prudenti. Ma la moglie di Cagliostro venne con un certo Prete in chiesa, e dicendo questi Messa l’ascoltò in ginocchio. Ma un altro Sacerdote ancora, tutto portato per le opere buone, spesso con lei discuteva del regno di Dio, e dicevale che fuori della Chiesa non vi è nè fede, nè salute; e le diede a leggere quanto è scritto dagli Apostoli del Signore, e dallo spirito dei Profeti di lui. Godeva poi della fede, e di tutte le espressioni della donna. Imperocchè si riscaldava con gran fervore di spirito contro la depravazione dei falsi Filosofi, che erano insorti nella Francia, ed inveiva contro i saggi del secolo, meditando di continuo nelle Scritture. Essa poi ad altri diceva: ecco che noi condussimo quivi a termine il nostro intento, risanando tutti gli ammalati; ed ora desidera ardemente l’animo mio di passare [p. 39 modifica]in altre città, acciocchè non vi sia luogo, ove la nostra carità non si manifesti ai figli di Adamo. Ed altre molte cose diceva, secondo l’intenzioni di suo marito. Il servo poi, che era stato discacciato, e vendeva cerotti si credeva, che fosse d’accordo col suo padrone in quella baratteria, e che portasse a lui il guadagno. Alcuni adunque di quelli che ciò aveano creduto si sdegnavano battendo i piedi per terra, perchè un figlio d’un cocchiere (imperocchè girava questa fama di Cagliostro, ed alcuni dicevano, che esercitasse l’arte di pittore, altri però millantavano nato da illustre ceppo, ed educato da’ Re nell’Arabia, ma tenuto sempre coperto) ci sedusse, ed ebbe la nostra speranza a disprezzo. E maravigliandosi tuttavia della sua celebrità di là dai monti, e dai mari rimotamente, molti rispondevano: se non fossero accadute in Parigi tante cose quante ne avvennero per una collana appena si sarebbe udito da noi il suo nome. La fama del suo squallido carcere, e dei ferrei ceppi diè motivo alla sua rinomanza.