Memorie sulla dimora del sig. Cagliostro in Roveredo/V

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E mentre si facevano queste cose in Roveredo, si mandavano lettere da Milano, come là pur fosse Cagliostro. Era pertanto tutto il popolo stupefatto, gridando, come questa voce fosse possibile. E molti dicevano, che l’uno o l’altro è seduttore, e alcuni detestavano e l’uno e l’altro. E niuno poteva capire, fino a tanto che non si palesasse l’arcano. Egli poi, che era in Roveredo, seguitava giorno e notte a curare gli infermi, a ognuno rispondendo con tutta l’umanità, promettendo in quindici giorni la guarigione di qualsivoglia [p. 11 modifica]infermità. Ed a quei, che dubitavano delle sue medicine diceva confidentemente: io vi perdono, perchè voi non mi conoscete. Similmente ancora sua moglie, la quale aggiungeva pure: mio marito risana tutti, eccetto che i morti. Questa poi non mai ammetteva donna in camera, nè donzella, nè alcuno. Ed andava tinta di belletto, che si chiama di cinque goccie. Ed era questo belletto notissimo agli Inglesi, perchè lo avea trovato Cagliostro, e col denato ricavatone avea dotate due figlie della vedova di un certo Centurione. Ed usandone cinque goccie, si spargea su tutto il volto con mescolanza assai buona, e il suo candora riusciva come di latte, ed il rosso quasi d’ametisto. E rivolto a Battista fratello di Nicola, disputava contro i medici, dicendo che ogni malattia proviene da due motivi: per la densità delle linfe, o per gli umori corrotti in ciascuno di noi. E non conosceva altra cagione. E di nuovo diceva a lui: chi dirigerà ovunque vorrà nell’aria il globo volante, che fabbricò il figlio dell’audacia? non si può dirigere questo globo, se non si toglie la rotondità, e nessuno vi pensa. Parlava poi Italiano e Francese, unendo per metà l’uno e l’altro linguaggio, ed era efficace nel suo dire. Ed [p. 12 modifica]alcune donne divote parlando de’ loro mali lo pregavano e lo persuadevano a non andare fra gli infedeli. E nessuno sapeva fin quando con noi restasse. Eravi poi nella città una giovina lunatica, la quale mandava schiuma stridendo co’ denti, e straziava quegli, che gli si accostavano mossa dalla rabbia e dal furore. Volevano poi condurla ad esso lui, e non potevano. Venne dunque egli stesso a vederla, per discacciare lo spirito del suo malore. E non avea fatto tal cosa a nessun altra persona fin allora. Alcuni poi de’ nobili più facoltosi credevano in lui, e custodivano tutti i suoi detti.