Marte, invincibil Marte

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura II. Per la medesima. Intestazione 25 aprile 2023 75% Da definire

Cetra de' canti amica Alta rocca munita
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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II

per la medesima.


Marte, invincibil Marte,
     Che sprezza in arme alte querele e pianti,
     Che bagna l’ugne de' destrier volanti
     Sull'aire membra sparto;
     Poiché ha tinto di sangue ampio terreno,
     Prende riposo a Citerea nel seno.
Per quei dolci sorrisi
     Esca ben degna all'immortal desio
     Il sofferto sudor mette in obblio
     Fra gl' inimici ancisi;
     E bee nel guardo de' bei lumi ardenti
     Soave Lete de' guerrier tormenti.
A che pensar ne tiri
     Musa con tai lusinghe alme e divine?
     Se tu mi di’, che gli aspri affanni han fine
     La 've chiara si miri
     Fiamma ch’in due begli occhi arde e sfavilla
     E che bella goduta i cor tranquilla.
Ed io soggiungo: O Dea,
     Che ben del mio Signor lieta è la sorte;
     Perchè se invitto al minacciar di morte
     Da dura sorte e rea
     Fi sen ritorna emulator degli Avi,
     Ha chi gli affanni suoi rende soavi.
Vago d'eterni allori
     Erga trofei su region lontana,
     Sospinga a suo voler l’asta Romana
     Entro a' barbari cori,
     Che poi le piaghe, e le fatiche armate
     Consolar può nel sol d'alma beltate.
I cui prezzi immortali,
     S’io tentassi illustrar co’ versi mici,
     Certamente Fenice io la dirci,
     Ch’al Ciel dispiega l’ali,
     Se non ell’ognora inverso il Ciel più sola
     Di ciascuna Fenice ella sen vola.
Ma se ’l Nil, che s’affretta
     Con gran rimbombo, i peregrin spaventa;
     E se puro ruscel con onda lenta
     Mormorando diletta:
     Fia sicuro da biasmo il mio consiglio,
     S'a men sonante cetra oggi m’appiglio.
Qual se varia fiorisce
     Fertile piaggia, onor di Primavera,
     L'occhio ch’intera se la guarda, intera
     Guardandola gioisce,
     E quando a parte a parte la rimira,
     A parte a parte pure ancor l’ammira.
Tal dolce meraviglia
     Porge il crin d’oro, o quelle labbra accese,
     O ’l vivo avorio della man cortese,
     O la guancia vermiglia;
     E se ciò tutto agli occhi altrui s’espone,
     Altri di sè bear trova cagione.
Così, madre feconda,
     Cresca all'Italia onor co’ figli alteri;
     Così fiamma nudrendo a' suoi pensieri
     Arda sposa gioconda;
     Ed or del suo Signor colga gli amori,
     Ed or n’ascolti i celebrati onori.