Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Li mariti (1835) Intestazione 16 marzo 2024 100% Da definire

Er disinteresse La tariffa nova
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LI MARITI.

     Dio la sa llónga, amico, e cquanno venne
A ppiantà nne la Cchiesa er zagramento
Der madrimonio, cianniscóse1 drento
Una prova de quanto se n’intenne.2

     Appena hai detto: Padre sì,3 ar momento
Te cascheno sull’occhi tante bbenne,
Ch’hanno poi tempo in testa a spuntà ppenne:4
Ammojjato che ssei, dormi contento.

     Simprisciano, er marito de Pressede,
GgnisunoFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte pò nnegà cch’è un omo asperto;
Eppuro, eccolo lì, sta in bona fede.

     Capisco, lei lo bbuggera5 ar cuperto:
Lo so, ddisce er proverbio: Occhi nun vede,
Core nun dole; ma ccor.... è ccerto.

10 gennaio 1835.

Note

  1. Ci nascose.
  2. Se ne intende.
  3. [Cioè: “Appena hai sposato.„ Perchè a Roma e altrove il popolo dà al curato il titolo di padre.]
  4. Han bel fare poi le penne a spuntar fuori.
  5. Inganna.