Lettere (Andreini)/Lettera XIV

XIV. Della forza dell’amicitia.

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XIV. Della forza dell’amicitia.
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Della forza dell’amicitia.


S
I come Epaminonda, e Pelopida. Achille, e Patroclo, & altri molti lasciarono al mondo chiarissimi essempi di singolar amicitia, così spero, che à

[p. 13r modifica]tali nobilissime coppie, sarà aggiunta quella di N. e di N. poiche noi così affettuosamente ci amiamo: e come sarà mai, che trà noi non sia continuamente stabile, e ferma amicitia, nascendo ella da somiglianza di natura, e di costumi, e conservandosi trà gli eguali? noi ci somigliamo di natura, e di costumi, noi di fortuna, di nascimento, d’età, e di tutte l’altre cose andiam del pari, dunque necessariamente conviene, che siamo amici, e benche si dica esser cosa facile l’acquistarsi un’amico: ma difficile il conservarselo, nondimeno credo, che non avverrà questo trà noi, perche sì come habbiamo havuto giuditio nell’eleggerci, così havremo piacere nel conservarci. Vera amicitia è quella, che unisce gli animi, hor qual altra sarà mai, che la nostra agguagli, se quello, che l’un pensa, e brama, l’altro desidera, e vuole? Desiderando voi, ch’io scriva in vostro nome alla Signora N. non posso non desiderar il medesimo anch’io, e non posso non mandarlo ad effetto; dunque le scriverò quel, che mi comandate, ch’io le scriva, & avviserovi subito del seguìto. Vorrei, che mi comandaste cosa di maggior importanza, perche meglio poteste conoscer il mio affetto. Il non dubbio amico, nelle cose dubbie si conosce. Vi prego, che bisognandovi alcuna cosa facciate capital di me solo, e non d’altrui, attesoche il voler haver molt’amici, impedisce la vera amicitia. State sano, e comandatemi.