Lettere (Andreini)/Lettera CXL

CXL. Simili.

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Lettera CXXXIX Lettera CXLI
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Simili.


D
Ura, e cruda legge d’Amore. Ogniuno naturalmente fugge la cagion del suo male; e l’ostinata anima mia cerca quel, che m’uccide, e pazzamente lo segue. Io sò, che tropp’alta, e troppo difficile è l’impresa da me cominciata. Sò, che non conviene ad huom mortale, come son’io l’amar obbietto divino, come siete voi: ma questo lume di conoscimento non serve ad altro, che à far più dense le tenebre delle mie miserie, perche non può la ragione dove la forza comanda; ma non posso io consolarmi nelle avversità, vedendo che la bella cagione avanza il danno? e che voi gentilissma Donna, non vi sdegnate di perdonar il fallo del mio generoso ardire? ilqual infiammato di gloria, scordatosi della mia indegnità mi fece vostro servo. O magnanimo desiderio, che nella morte fai la mia vita eterna. E pur vero Signora mia, che voi mi date altissima ricompensa uccidendomi, perche ’l morir per voi è la più bella, & honorata gloria, che si possa nel Regno d’Amor acquistare. Non debb’io dunque pregiarmi di morir per voi? certo sì. Me ne pregio cuor mio. Duolmi solo, che ’l mio dolore debbia per morte haver fine, desiderando io di penar eternamente, per donna, che tanto merita; e duolmi ancora, che uccidendomi, voi ucciderete meco la vostra riputatione, non parendo

[p. 142v modifica]convenevole, ch’altri in premio della sua fedel servitù, sostenga la morte. Ah ch’io temo più della vostra perdita, che del mio male; perche subito che si saprà voi havermi data la morte non per altro, che perche hò voluto servirvi, temendo ogn’uno della propria vita vi fuggirà, non volendo servir ingrata bellezza, che dona in premio di servitù la morte. Così colei, ch’essendo più d’ogn’altra bella, dovrebbe più d’ogn’altra esser ricca d’amanti, essendo più d’ogn’altra ingrata, sarà più d’ogn’altra povera di servi. Dunque vi prego Signora mia ad haver pietà, non di me, nè delle mie pene: ma di voi, e della vostra fama.