Leonardo prosatore/Schizzi d'architettura civile e militare

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III - H Lettere e spunti autobiografici
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SCHIZZI D’ARCHITETTURA
CIVILE E MILITARE




Progetto per Milano.

Dammi alturità1 che, sanza tua spesa, si farà tutte le terre obbediscano ai lor capi.

La prima fama si fa eterna, insieme colli abitatori della città da lui edificata o accresciuta.

I fondi dell’acque, che sono dirieto alli orti, sieno alti come il piano delli orti, e colle spine possino dare l’acque ogni sera alli orti, ogni volta che s’ingorga, alzando l’incastri uno mezzo braccio; e a questo sien tenuti li Anziani.

E niente sia gittato ne’ canali, e che ogni barca sia tenuta a portare fori tanto loto del Navilio, e po’ gittato all’argine. [p. 248 modifica]

Fa da2 seccare il Navilio e nettare i canali.

Tutti i popoli obbediscano e so’ mossi da lor magnati, e essi magnati si collegano, e costringano co’ signori per due vie: o per sanguinità, o per roba sanguinata; sanguinità, quando i loro figlioli sono, a similitudine di statichi, sicurtà e pegno della lor dubitata fede; roba, quando tu farai a ciascun d’essi murare una casa o due dentro alla tua città della qual lui ne tragga qualch’entrata. E trarra’ di dieci città cinquemila case con trentamila abitazioni, e disgregherai tanta congregazione di popolo, che a similitudine di capre, l’uno adesso all’altro stanno, empiendo ogni parte di fetore, si fanno semenza di pestilente morte3.

E la città si fa di bellezza compagna del suo nome4, e a te di utile dati, e fama eterna del suo accrescimento...

Quel forestiero che arà la casa in Milano, spesse volte accaderà che, per istare in più magno loco, esso si fa abitatore della sua casa; e chi mura ha pur qualche ricchezza, e con questo modo la poveraglia sarà disunita da simili abitatori; e se essi dazi5 cresceranno, e la fama della magnitudine; e se pure lui in Milano abitare non vorrà, esso sarà fedele, per non perdere il frutto della sua casa insieme col capitale. [p. 249 modifica]

La città ideale.6

Le strade N sono più alte che le strade P S braccia 6 e ciascuna strada de’ essere larga braccia 20 e avere ½ braccio di calo dalle stremità al mezzo, e in esso mezzo sia, a ogni braccio, uno braccio di fessura, largo uno dito, ove l’acqua che piove debba scolare nelle cave fatte al medesimo piano di P S, e da ogni stremità della larghezza di detta strada sia uno portico di larghezza di braccia 6 in su le colonne.

E sappi che chi volessi andare per tutta la terra per le strade alte, potrà a suo acconcio usarle, e chi volessi andare per le basse, ancora il simile. Per le strade alte non de’ andare carri ne altre simile cose, anzi sian solamente per li gentili omini, per le basse deono andare i carri o altre some a l’uso e comodità del popolo. L’una casa de’ volgere le schiene all’altra, lasciando la strada bassa in mezzo, e da li ussi si mettino le vettovaglie, come legnie, vino e simili cose. Per le vie socterane si de’ votare destri, stalle e simile cose fetide. Dall’uno arco all’altro de’ essere braccia 300, cioè ciascuna via che riceve lume dalla fessure delle strade di sopra, e a ogni arco de’ essere una scala a lumaca tonda, perchè ne’ canton delle quadre si piscia, e [p. 250 modifica] larga, e nella prima volta sia un uscio ch’entri in destri e pisciatoi comuni, e per la scala si discenda dalla strada alta alla bassa, e le strade alte si comincino fori delle porte, e giunte a esse porte abbino composte l’altezza di braccia 6.

Sia fatta decta terra apresso a mare o altro fiume grosso, acciò che le bructure della città, menate dall’acqua sieno portate via.


Tanto sia larga la strada quanto è la universale altezza delle case.


Facciansi fonti in ciascuna piazza7.


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Case portatili.

Le case sieno trasmutate e messe per ordine, e questo con facilità si farà perchè tali case son prima fatte di pezzi sopra le piazze e poi si commettano insieme colli lor legniami nel sito dove si debbono stabilire.

Progetto per un giardino di delizie.

Col molino farò generare vento d’ogni tempo, della state farò elevare l’acqua surgitiva e fresca, la quale passerà pel mezzo delle tavole divise...

El canale fia largo mezzo braccio, con le zaine al continuo freschissime coi lor vini, e altra acqua correrà pel giardino, adacquando li pomeranci e cedri ai lor bisogni; li quali cedri saran permanenti, perchè il sito sarà in modo adattato, che con facilità si copriranno, e il caldo, che al continuo spira la invernata, fia causa di mantenerli assai meglio che ’l foco, per due cause: e l’una è che esso caldo de’ fontanili è naturale, ed è il medesimo che riscalda le radice di tutte le piante; il secondo è che ’l foco è caldo accidentale a esse piante, per essere lui privato d’umido, e non è uniforme, e non è continuo, perchè è più caldo nel principio che nel fine, e spesse volte è dimenticato dalla indiligenza de’ lor curatori. [p. 252 modifica]

A li fontanili si debbe segare spesse volte le sue erbe, acciò che l’acqua sia veduta chiara, colli lor fondi ghiarosi, e sol si lasci erbe atte al nutrimento de’ pesci, come crescioni e simili altre erbe.

Li pesci debbono essere di quelli che non intorbidino le acque, cioè non vi si metta anguille, nè tinche, nè ancora lucci, perchè distruggan li altri pesci.

Farassi, mediante il mulino, molti condotti d’acqua per casa, e fonti in diversi lochi, e alcuno transito, dove, chi vi passerà, per tutte le parti di sotto salterà l’acque allo insù, e così farà a posta8 di chi vorrà bagnare sotto alle femmine o altri, che di lì passerà.

Disopra fareno una sottilissima rete di rame, la qual coprirà il giardino, e rinchiuderà sotto a sè molte varie sorte d’uccelli, e così arete musiche continue, insieme con li odori de’ fiori di cedri e limoni.

Col mulino farò continui soni di vari strumenti, li quali tanto soneran, quanto durerà il moto di tal molino.

Fortezza9.

Facciasi un pozzo trivellato, col quale, essendo situato in mezzo alla rocca, si possa dare acqua a tutti i fossi, a requisizione del castellano. [p. 253 modifica]

Molti fieno i colpi tratti, che le ballotte tornano adosso a’ nemici, con gran detrimento di quelli10.

Cave11 sotto le acque, per le quali l’un procinto dia soccorso all’altro; ma nessuno vadia in rocca, e la cava della rocca vada sopra tutti i procinti.

Nessun legniame o mantelletto sarà infocato.

Posso annegare ogni cava per sè, e tutte insieme, e così poi con facilità votarle.

I ponti morti, i quali, ancora sieno premanenti, con una piccola azione tutto rimarrà disfatto, non si pon bombardare con detrimento de’ muri.

Una ballotta tratta circunda tutta la rocca12. Se nessun13 monta sopra delle mura, esso si fa bersaglio de’ difensori di esse mura. El soccorso sempre sta prigion del castellano14. [p. 254 modifica]

Nessun nemico vede il defensore d’esse mura. Se si fa ponti o scalamenti di legname, essi sono bruciati a comodità del difensore.

Il castellano non può essere assalito da’ sua provigionati. Una medesima ballotta di bombarda ricerca tutte le stanze de’ provigionati. Il castellano po infocare tutti li alloggiamenti de’ provvigionati. Il castellano po a ogni punto vedere e udire e ragionamenti e consigli de’ sua provigionati, sanza che lui sia visto. Da lui nessun si po ascondere ne’ rivellini, poichè essi rivellini fien presi dai nemici15.

Una sola guardia guarda, sanza muoversi, tutto il castello di dentro e di fori, la quale si de’ scambiare ogni tre ore. Ancora ch’e nemici pigliassino tutti i procinti delle mura, nessun di quelli po discendere dentro a essi procinti sanza ruina di sè e di sua vita. I mantelletti mai saranno offesi o levati, e16 per sè medesimi non si rinnovino.


Note

  1. Si rivolge a Ludovico il Moro.
  2. Di.
  3. Siffatto accenno rende ragionevole l’ipotesi che questa proposta a Ludovico il Moro sia stata scritta da Leonardo durante la pestilenza che desolò Milano dal 1484 all’85.
  4. E la città si fa illustre di bellezza come già è famosa per potenza.
  5. I dazi, ossia i cespiti d’entrata per lo Stato.
  6. La descrizione accompagna, nel codice, un disegno.
  7. A titolo di curiosità si confronti questo sogno d’artista e di scienziato che precorre le moderne esigenze igieniche con la «città ideale» che A. F. Doni descrive nel Dialogo fra il Pazzo ed il Savio. [I Mondi, Venezia, Cavalli 1568] — Ne do un breve riassunto.
    La struttura della città è regolare e simmetrica. Ne giusto mezzo di essa sorge un gran tempio, grande come la cupola di Firenze quattro o sei volte, il quale ha cento porte che s’aprono sopra cento vie diritte e colorenti dal tempio alle mura. A ciascuna porta del tempio risponde una porta delle mura, sicchè la città viene ad avere cento porte, cento strade tutte eguali e convergenti al centro.
    Da un canto tutti i sarti, dall’altro tutte le botteghe di panni, circa dugento arti. Due o tre strade per le osterie, una per gli ospizi dei vecchi inabili al lavoro, una per gli ospedali.
  8. A richiesta.
  9. Questo progetto di fortezza — che ha il solito tono misterioso caro al Vinci — continua, anzi accresce le promesse sbalorditive d’ingegneria militare che sono nella celebre lettera a Lodovico il Moro. Ben può darsi ch’Egli volesse con ciò farsi largo tra gli ingegneri ducali nella guerra contro Venezia del 1483-84, ossia quando da poco era in Corte e gli premeva di farsi tenere in conto.
  10. I colpi nemici rimbalzeranno sui nemici stessi.
  11. Vie sotterranee metteranno in comunicazione le varie parti della fortezza, ma non con la rocca, per impedire che il Castellano possa esser tradito dai suoi stessi soldati.
  12. Un colpo d’artiglieria fa il giro della rocca, ossia la difende tutta.
  13. Qualcuno.
  14. Non c’è da temere la defezione delle squadre di riserva, perchè il castellano può tenerli in luogo sicuro come prigione.
  15. Nessun soldato si può nascondere per viltà.
  16. Che.