Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi/Documenti/XV

XV. — Proposte contro il partito liberale

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XV.

(Carattere della Diotallevi.1)

Proposte contro il partito liberale.


Disciogliere ogni riunione in Corpo de’ giovani studenti, come Spedali, Sapienza, e Accademie, prima però fare una perquisizione in detti luoghi, non eccettuando le camere de’ superiori, sì ecclesiastici che secolari, il Governo troverebbe in esse ogni sorta di liste, opuscoli, libelli, ritratti, emblemi ec.; ma tutte queste perquisizioni in un medesimo punto, perchè non possano l’altri luoghi essere avvisati.

Gli arresti politici non affidarli a più individui, ma ad un solo, e che questo riceva poche ore prima l’ordine dal superiore verbalmente e non mandatogli nè dà domestici nè da impiegati, i più fidati per iscritto, come finora hanno fatto.

Fare una scrupolosa scelta d’impiegati in tutti i dicasteri: Consulta, Polizia, Ministero delle Armi, [p. 141 modifica]Segreteria, giacchè ogni piccola cosa che in essi si ordini dai superiori ne viene informato il partito liberale sul momento.

All’ufficio della Posta ove si dispensano le lettere, cangiarli tutti.

Sorvegliare i conduttori e corrieri in modo che arrivando o partendo non possano introdurre gli opuscoli e gazzette come armi, denari ed altro.

Sorvegliare il fiume essendo il luogo ove fuggono gli emigrati e di dove fanno gran spedizioni e ne ricevono.

Dare libertà di applaudire nei pubblici teatri; perchè essendo severamente proibito, per fare il rovescio, giacchè è questa la comune intenzione del partito, si acclama clamorosamente.

Proibire affatto al partito sanfedista di attaccare sonetti o bandiere bianche e gialle, iscrizioni di viva il papa re ec. perchè non essendovi questo, il partito liberale non farebbe altrettanto.

Proibire ai presidenti di forzare qualunque ceto di persone a fare l’illuminazione, mettere i parati ec. allora non vedrete bengala nè bandierine tricolori, come fa il Presidente di Borgo che nel 12 aprile e nella festa della cattedra di S. Pietro manda in tutte le case e botteghe del Borgo novo, lanternoni e parati con la minaccia di far chiudere loro le botteghe se si ricusassero, ed è per questo che si mettono le bandierine tricolori e i bengala: se lui non dasse quell’ordine, ma lasciasse la cosa spontanea, non vi sarebbe nulla.

Proibire ai vari preti (il curato di S. Maria del Popolo, il curato di S. Rocco, il Prefetto del Collegio Clementino, l’abate Ricci ed altri che non rammento i nomi) di pagare persone o per l’illuminazione, o per andare per il Corso il carnevale o a S. Pietro nelle festività, che allora il popolo non farà il contrario, e si tolgono i pettegolezzi che veramente non si possono chiamare altrimenti; e per un Governo cadere in simile bassezza è un togliersi da per sè stesso quella forza morale che sola può farsi ubbidire e stimare.

Comandare ai gendarmi di usare modi un poco [p. 142 modifica]più urbani, e non darsi quell’aria di padronanza insultante, anzi togliere, se è possibile, quel dispetto, che quasi sempre sono loro i primi ad incitarlo.

Cambiare tutti i secondini e custodi a S. Michele, giacchè somministrano carta ed apis ai detenuti, mantenendoveli in carteggio col di fuori. Quando viene condotto qualche arrestato, se mai non sapesse l’alfabeto di convenzione, sono essi che glielo insegnano.

Sorvegliare l’arrivo di Calamatta, che deve portare delle carte al Comitato: deve venire la metà circa di aprile.

Luoghi da sorvegliare ove sogliono darsi convegno la maggior parte del Comitato:

Caffè Nuovo e suo bigliardo.

Caffè dei Caprettari.

Caffè del Genio in via Papale.

Caffè a Monte Citorio.

Caffè nella via che conduce dalla piazza di Firenze alla piazza S. Niccolino de’ Perfetti.

Caffè del Greco.

Caffè Argentina.

Bigliardo in via che conduce dalla Sapienza al teatro Valle.

Osteria a S. Giovannino della Pigna.

Osteria di Mariano nella via che dalle Stimate conduce ad Argentina.

Osteria del fedelinaro alla Chiavica del Bufalo.

Botteghino de’ lotti alla piazza del Gesù.

Botteghino alla via S Lorenzo in Lucina.

Botteghino a S. Chiara.

Farmacia Latini, piazza Farnese.

Nomi dei più influenti ed esercenti:

Giovanni Venanzi.

Leopoldo

Achille Margotti.

Vincenzo Margotti.

Filippo Venturini.

Augusto Gulmanelli.

[p. 143 modifica]De Angelis della Manziana.

Baldassarre Ferri.

Domenico Catufi.

Achille Ansiglioni.

Tittoni, mercante di campagna.


=     Ferri al Gesù.


=     Rocchi mercante di campagna a Campo Marzo.

Giovacchino Scarinci, caffettiere in Banchi.

Francesco Gioia, giovane fotografo nello studio di Molini ed Altobelli al palazzo Fausti.


=     Cesare Scarpini.

Lallo De Mauri.


=     Giovan Battista Sani.

Pietro Patrizzi, ora Terni.


=     Pietro Barberi, beccaio a S. Eustachio.

Quelli nomi che ho segnato con due liniette = sono coloro che soli potrebbero riordinare il Comitato dopo gli arresti dell’altri, ma non avendo nè delitti, e nè una forte inclinazione al comando del Comitato li manderei in esilio; di essi non si troverà nulla per condannarli, non avendo realmente finora preso parte ad alcuna dimostrazione che avesse per scopo il delitto.

(In fondo a questi fogli di carattere - del Collemassi leggonsi questi appunti come a mo’ di ricordo)

1.° Una macchinetta di latta formata con tre tubi cilindrici, terminando con tre becchi.2

2.° Un modello di legno per imprimere il motto «viva Napoleone III

Note

  1. Dopo aver svelato i traditori e la cancrena del Governo papale, la Dea doveva interrogarsi intorno ai rimedii; ed essa risponde. Veda il Presidente di Borgo dove lo ha menato il suo zelo pretesco! Faccia tesoro il lettore. Se avevavi mestieri di prova ufficiale riguardo alla spontaneità delle dimostrazioni papaline in Roma, essa è trovata. Noi l’inviamo a tutti i ferventi cattolici di Europa.

    C. N. R.

  2. Ecco i tremendi revolvers incendiarii! di questa specie di stantuffo che il modello, furono sequestrati al Venanzi.

    C. N. R.