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Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
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Molto, o Licinio, fuor di pensieri
     Su le mie pagine scherzammo ieri,
     Com’è da giovani dati a’ piaceri;
     E canzonando, — centellinando,
     5Versi filaronsi senza mai sosta,
     In metri varj, botta e risposta.
Partii, Licinio, sì acceso il core
     Della tua grazia, del tuo lepore,
     Che il cibo, misero, non mi ha giovato,
     10Nè m’ha un sol písolo gli occhi velato;
     Ma smaníoso, — senza riposo
     Rivoltandomi qua e là nel letto,

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     Non vedea l’ora — fosse l’aurora,
     Perchè a te riedere potessi ancora,
     15E d’altre chiacchiere prender diletto.
     Poi, quando affranto — dal volger tanto,
     Sfinito il povero mio corpo giacque,
     L’idea mi nacque — di schiccherarti,
     O capo armonico, tal poesia
     20Che faccia intenderti la pena mia.
     Ma però guàrdati dal non gonfiarti
     Troppo; e ti supplico di non sputare,
     Però che Nemesi puossi adirare:
     È dea terribile, mio bello, il sai;
     25E chi d’offenderla non trema, guai!