Giovanni Prati

Olindo Malagodi 1868 Indice:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu sonetti Le Parche Intestazione 23 luglio 2020 25% Da definire

Spirito dell'amore Andate, o pellegrini
Questo testo fa parte della raccolta XII. Dall'«Armando»

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VI

LE PARCHE

La notte istessa in quel verzier di Roma
sceser tre dee, non so se dalle sedi
della luce o dell’ombra. Avea ciascuna
un telaio d’argento, e il piè di rosa
5premea la rota. E, mentre ogni pupilla
della terra e del ciclo in dolci sonni
dormia sepolta, le tre dèe, con voci
consce e compagne all’opra, ivan cantando.

prima parca


Questo universo invano
10per sé s’allegra e doler
esce di nostra mano
l’abito che lo abbruna o che lo adorna.
Giriam, giriam le spole
sul telaio d’argento in fin che aggiorna.
15La vecchia Notte è amica
della fatica onde fu ordito il Sole :
giriam, giriam le spole.

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seconda parca


Questa mia man conduce
il pettine, o sorelle;
20e un aureo vel mi luce
sotto il travaglio, ma non so chi ’1 vesta
Giriam le navicelle,
sinché fra i rami il reatin si desta.
La negra Notte è amica
25della fatica onde s’ordir le stelle:
giriam le navicelle.

terza parca


A me, sorelle, in bruno
il pettine lavora;
ma non appar quell’uno
30che il mio drappo si toglia e se ne copra.
Giriam le spole ancora
sul telaio d’argento a finir l’opra.
La buia Notte è amica
della fatica che il suo vel colora:
35giriam le spole ancora.

prima parca


In croco il ciel s’ammanta;
si turbano gli stami;
la mia ruota si schianta;
la navicella in man mi si dissolve.
40lo torno a’ miei reami
poi che drappo e telaio e tutto è polve.
L’Aurora s’invermiglia,
il reatin bisbiglia in mezzo ai rami,
io torno a’ miei reami.
45(dilegua)

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seconda parca


45Suora, sai dir tu come
tra filo e fil dorato
esce d’Arbella il nome,
sul telaio d’argento in negra forma?
Il velo è terminato,
50e, aimè! sul velo c’è di sangue un’orma.
L’Aurora s’invermiglia,
tremola la giunchiglia in mezzo al prato;
e il velo è terminato.

terza parca


Sorella, io vo formando
55il bruno adornamento:
ma, nel nome d’Armando,
qualche tuo filo d’òr perché si mesce?
Andiam, ché il gallo io sento
dallo stabbio vicino, e il tempo cresce.
60L’Aurora s’invermiglia;
le trecce mi scompiglia un freddo vento
andiam, ché il gallo io sento.
Danzarono le dèe sui verdi muschi
frettolose, e vanir dopo i tre giri,
65di spole appena e di telai lasciando
sui verdi muschi una cinerea riga.
E frattanto s’udia degli scultori
picchiar il maglio nei sonanti sassi
tutto all’ingiro, e la fanciulla Aurora
70seminava di perle i rosei cicli.