Le Fenicie (Euripide - Romagnoli)/Parodo

Parodo

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Euripide - Le Fenicie (410 a.C. / 409 a.C.)
Traduzione di Ettore Romagnoli (1928)
Parodo
Prologo Primo episodio
Questo testo fa parte della raccolta I poeti greci tradotti da Ettore Romagnoli


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CANTO D'INGRESSO DEL CORO


Entra il coro, composto di donne Fenicie.

Strofe

Lasciando il Tirio pelago,
dall’isola Fenicia1, al Nume ambiguo,
primizia di vittoria
venni, ministra al tempio
di Febo. E qui, sotto il Parnasio vertice
di nevi ognora grave,
abitai, poi che I’Ionio
percorsi, e i piani sterili
che cingon la Sicilia
valicò la mia nave,
fra l’alitar, fra l’equitar di Zefiro;
e il cielo empieva un mormorio soave.

Antistrofe

Giunsi, come elettissimo
dono, dalla città scelto, ad Apòlline

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al suol Cadmèo, di Laio
alle torri, che prossime
cognate sono ai celebri Agenòridi.
Al par dei simulacri
sculti nell’oro, famula
di Febo qui m’addussero.
E ancor qui di Castàlia
m’attendono i lavacri,
per asperger le mie chiome, virgineo
decoro mio, nei Febèi riti sacri.

Epodo

O scintillante roccia,
o duplice2 che brilli
sui vertici di Bacco igneo fulgore:
o vigna3, e tu che germini
ogni dí dalla gemma un pingue grappolo,
e il nèttare ne stilli:
o del Drago4 caverna
santissima, o dei Numi aeree spècole,
o monte bianco per la neve eterna:
ch’io d’ogni tema libera
possa le scaturigini
lasciar di Dirce, e giungere
del mondo all’umbilico5, alla vallèa
sacra di Febo, e a danza il piede volgere
in onor della Dea.

Strofe II

Ecco, di Marte l’impeto,
sterminio infesto fulmina
dinanzi alle settemplici

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mura. Deh, mai non sia,
ché la sciagura degli amici è mia.
Se questa terra un mal soffre, partecipe
ne sarà la Fenicia.
Ahimè, ahi! consanguinea
è la nostra progenie, siam germogli
comuni d’Io cornigera6:
i lor cordogli sono i miei cordogli.

Anastrofe II

E intorno a Tebe, un nuvolo
fitto di scudi, folgora
una parvenza orribile
di guerra. E Marte presto
recherà dell’Erinni il cruccio infesto
ai figliuoli d’Edipo. M’atterriscono
il tuo valor, pelàsgica
Argo, e il voler dei Superi:
perché quei che su Tebe, d’armi onusto
or s’avanza, rivendica
i Lari suoi: non è l’agone ingiusto.

Note

  1. [p. 338 modifica]L’isola Fenicia è lo scoglio sul quale sorgeva la nuova Tiro.
  2. [p. 338 modifica]Duplice perché il Parnaso aveva due vette, l’una sacra ad Apollo, l’altra a Bacco.
  3. [p. 338 modifica]O vigna ecc. Si riferisce a una leggenda che correva di una vite miracolosa che cresceva sul Parnaso e maturava ogni giorno un grappolo d’uva.
  4. [p. 338 modifica]Il Drago è il serpente Pitone, ucciso da Apollo.
  5. [p. 338 modifica]Umbilico, cioè centro del mondo era creduto Delfi.
  6. [p. 338 modifica]Siam germogli comuni d’Io: difatti da Io discende Epafo, da Epafo Libia, da Libia Agenore, e da Agenore Cadmo fondatore di Tebe e Fenice fondatore di Tiro.