La stremitá mi richèr per figliuolo
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti (Cecco Angiolieri)
XCI
Passa in rassegna tutte le sue disgrazie, dalla nascila in poi
La streinitá mi richèr per figliuolo,
ed i’ l’appello ben per madre mia;
e ’ngenerato fu’ dal fitto duolo,
4e la mia bália fu malinconia,
e le mie fasce si fur d’un lenzuolo,
che volgarment’ha nome ricadia;
da la cima del capo ’nfin al suolo
8cosa non regna ’n me, che bona sia.
Po’, quand’i’fu’cresciuto, mi fu dato
per mia ristorazion moglie, che garre
11da anzi di ’nfin al cielo stellato;
e’l su’garrir paion mille chitarre:
a cu’ la moglie muor, ben è lavato,
14se la ripiglia, piú, che non è ’l farre.