La rovina dei Pendragon

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Gilbert Keith Chesterton - La saggezza di Padre Brown (1914)
Traduzione dall'inglese di Gian Dàuli (1930)
La rovina dei Pendragon
VII IX

Padre Brown non si trovava ben disposto alle avventure. S'era da poco ammalato per eccesso di lavoro e non appena aveva cominciato a ristabilirsi, l'amico Flambeau lo aveva preso con sè per una crociera su un piccolo yacht con Sir Cecil Fanshaw, un giovane signore di Cornovaglia, entusiasta dei paesaggi della costa bornica. Ma Brown, ancora alquanto debole, non era per giunta un marinaio molto felice, e sebbene non fosse di quelli che per questa o per quella ragione brontolano o si abbattono, aveva lo spirito depresso e non si sollevava al disopra della pazienza e della cortesia. Quando gli altri due lodavano il variato violetto del tramonto e le dentate rocce vulcaniche, egli conveniva con loro. Quando Flambeau indicava uno scoglio a forma di dragone, egli guardava lo scoglio e lo trovava molto simile a un dragone. Quando Fanshaw, più eccitato, indicava una roccia simile a Merlino, egli la guardava ed assentiva. Quando Flambeau domandò se quella porta rocciosa del tortuoso fiume non fosse la porta di Fairyland, egli rispose di sì.

Ascoltava le cose importanti e le più insignificanti con lo stesso torpore. Sentiva dire che la costa significava morte per tutti fuorchè per gli attenti uomini di mare e, con uguale indifferenza che il gatto della nave dormiva. Sentiva che Fanshaw non riusciva a trovare il portasigari in nessun posto, e sentiva anche il pilota che lanciava il ritornello: «Tutti e due gli occhi spalancati, la nave fila diritto; si chiuda un occhio, ed essa affonda». Udiva Flambeau dire a Fanshaw che senza dubbio questo significava che il pilota deve tenere tutti e due gli occhi aperti ed essere desto. E udiva Fanshaw dire a Flambeau che per caso abbastanza strano ciò non aveva questo significato: quelle parole significavano che mentre essi vedevano due fari della costa l'uno vicino e l'altro lontano, e cioè l'uno a lato dell'altro, erano nel canale diritto del fiume, ma che se una luce si fosse nascosta dietro l'altra era segno che andavano sugli scogli.

Udiva Fanshaw aggiungere che la sua contea era piena di simili curiose storie e tradizioni; che era il vero focolare del romanzo; e lo udiva anche confrontare quella parte della Cornovaglia col Devonshire, come un aspirante agli allori della navigazione. Secondo lui vi erano stati fra quelle baie e quegli isolotti dei capitani, al paragone dei quali Dracke era all'atto pratico un novellino. Poi Flambeau rideva e domandava se per caso l'avventuroso titolo di «Westward Hò» significasse soltanto che tutti gli uomini del Devonshire desideravano di abitare in Cornovaglia. Udiva Fanshaw dire che non bisognava essere sciocchi; che non solo i capitani di Cornovaglia erano stati eroi ma lo erano ancora! che proprio nelle vicinanze abitava un vecchio ammiraglio, ora a riposo, che aveva compiuto viaggi drammatici e pieni di avventure e che aveva nella sua gioventù trovato l'ultimo gruppo delle otto isole del Pacifico aggiunte poi alla carta marina del Mondo.

Quel Cecil Fanshaw era una di quelle persone che di solito provano simili impetuosi ma piacevoli entusiasmi; un uomo molto giovane dai capelli chiari, e dalla carnagione nera, con un profilo ardente dall'aria fanciullesca ma risoluta, con una delicatezza di tinta e di tipo quasi femminile. Le larghe spalle, le ciglia nere e le oscure fanfaronate di Flambeau formavano uno stridente contrasto con lui. Tutte queste minuzie Brown sentiva e vedeva, ma le sentiva come un uomo stanco sente il rumore delle ruote di un treno, e le vedeva come un malato vede il disegno della tappezzeria della sua camera. Nessuno può seguire il variare di umore nella convalescenza; ma la depressione di Padre Brown doveva dipendere dall'assoluta mancanza di abitudine a viaggiare per mare.

Mentre l'imboccatura del fiume si restringeva come il collo d'una bottiglia e l'acqua diveniva più calma e l'aria più calda e più terrestre, egli pareva destarsi ed osservare come un bambino. Erano giunti a quell'ora dopo il tramonto, in cui l'aria e l'acqua insieme sembrano brillare, ma la terra e tutta la vegetazione a confronto sembrano quasi nere. In quella sera, del resto, vi era qualche cosa di eccezionale. Era una di quelle rare atmosfere nelle quali sembra che un affumicato vetro di lanterna magica sia fatto passare fra noi e la natura; così che anche i colori oscuri appaiono più ricchi che i colori lucenti in giorni nuvolosi. La terra calpestata delle sponde del fiume e la macchia di torba nei laghetti non apparivano di color grigio giallastro ma terra d'ombra rosseggiante, e gli oscuri boschi nella brezza non apparivano come abitualmente azzurri soltanto in profondità o in distanza ma come masse strappate dal vento di vividi fiori violetti. Quella magica chiarezza ed intensità di colore era rafforzata nei sensi di Brown, che lentamente si avvivavano, da qualche cosa di romantico ed anche di occulto nella precisa forma del paesaggio.

Il fiume era ancora ampio e profondo abbastanza per un battello di piacere, piccolo come il loro, ma le curve del versante nella campagna facevano immaginare che esso andasse restringendosi ai due lati. I boschi sembravano spezzarsi e tentar costruzioni di ponti, come se il battello passasse dal fantastico di una valle al fantastico di una caverna e da questo al supremo fantastico di un tunnel. Oltre quel semplice aspetto delle cose, vi era poco per alimentare la fresca fantasia di Brown; il quale non vedeva esseri umani, salvo qualche zingara che si trascinava lungo le sponde del fiume con fascine e salici tagliati nella foresta, ed uno spettacolo non molto raro ma in tali parti remote ancora poco comune: una signora dai capelli scuri a testa scoperta, che remava nel suo canotto. Qualcuna di quelle cose colpì Padre Brown, ma egli certamente le dimenticò alla prossima curva del fiume che gli offerse alla vista un oggetto singolare.

L'acqua parve allargarsi e dividersi separata dallo scuro cuneo di un boscoso isolotto in forma di pesce. Data la velocità con la quale essi andavano, l'isolotto pareva nuotare verso di loro come una nave dalla prora molto alta... o, per essere più precisi, come una nave con un fumaiolo molto alto. Poichè all'estremità, nel punto più vicino a loro, si elevava una costruzione bizzarra, diversa da qualunque cosa che essi potessero ricordare o collegare a un qualsiasi scopo; non propriamente alta ma troppo alta rispetto alla larghezza, così che pareva una torre. Inoltre pareva fatta di legno e nella maniera più disuguale ed eccentrica. Alcune travi erano di quercia buona e stagionata, altre erano tagliate rozzamente e di recente; alcune poi erano di bianco legno di pino e la più gran parte di quelle dello stesso legno erano dipinte in nero con catrame. Quelle travi nere erano messe di traverso o a spina a tutti gli angoli, presentando nell'insieme la più sconnessa e confusa apparenza. Vi erano una o due finestre che parevano colorate ed impiombate secondo la maniera antica, ma con uno stile più ricercato. I viaggiatori guardarono la bizzarra costruzione con quel confuso sentimento che noi abbiamo quando una cosa ce ne ricorda un'altra che pure, ne siamo sicuri, è molto diversa.

Padre Brown quando era disorientato era abile nell'analizzare il suo disorientamento. Ed egli si trovò a riflettere che la singolarità sembrava consistere nel fatto che il materiale era inadatto alla forma; come se uno vedesse un cappello a cilindro fatto di stagno o un soprabito di tela scozzese. Egli era certo d'aver visto in qualche luogo legni di diverse tinte come quelli, ma mai in tali proporzioni architettoniche. Un momento dopo, un'occhiata rapida attraverso gli oscuri alberi gli disse tutto quello che egli voleva sapere; ed egli rise. Attraverso un'apertura nel fogliame apparve per un momento una di quelle vecchie case di legno rivestita con travi nere, che ancora si trovano qua e là in Inghilterra, ma che i più tra noi veggono imitate in qualche mostra chiamata «Vecchia Londra» o «Inghilterra di Shakespeare». Essa rimase in vista il tempo sufficiente perchè il prete vedesse che, benchè fatta al modo antico, era una confortevole e ben tenuta casa di campagna con aiuole di fiori sul davanti. Non aveva l'aspetto variegato di bianco e nero e decrepito della torre, che pareva fatta con avanzi di essa.

— Che cosa diavolo è quella costruzione? – domandò Flambeau che era rimasto a guardare la torre.

Gli occhi di Fanshaw scintillarono; egli disse trionfalmente:

— Ah, credo che voi non abbiate mai visto un luogo simile a questo; perciò vi ho condotto qui, amico mio. Ora vedrete se io esagero circa i marinai di Cornovaglia. Questo luogo appartiene al vecchio Pendragon che noi chiamiamo l'Ammiraglio; benchè egli si sia ritirato prima di avere questo grado. Lo spirito di Raleigh e di Hawkins è una tradizione per la gente di Devon, ma è un fatto moderno per i Pendragon. Se la Regina Elisabetta si levasse dalla tomba e risalisse questo fiume in una barca dorata, sarebbe ricevuta dall'Ammiraglio in una casa proprio simile in tutti i particolari a quelle cui essa era abituata, simile in ogni angolo e finestra, in ogni pannello di muro o vasellame sulla tavola. Ed essa troverebbe un Capitano inglese che le parlerebbe di nuove terre da scoprire con piccole navi, come se essa si trovasse a pranzo con Dracke.

— Ella troverebbe uno strano genere di cose nel giardino – disse Padre Brown – che non piacerebbe al suo occhio del tempo del Rinascimento. Quell'architettura domestica elisabettiana è incantevole nella sua maniera, ma non è della sua vera natura essere circondata da torrette.

— E nondimeno – rispose Fanshaw – questa è la parte più romantica ed elisabettiana della casa. Fu costruita dai Pendragon proprio al tempo delle guerre di Spagna, e quando fu necessario accomodare ed anche ricostruire per varie ragioni, fu sempre ricostruita alla vecchia maniera. La storia narra che la moglie di Peter Pendragon la edificò in questo posto ed a questa altezza perchè dalla sommità si può appunto vedere la curva dove i vascelli svoltano dentro l'imboccatura del fiume; ed ella desiderava essere la prima a vedere la nave di suo marito quando egli, dall'alto mare di Spagna, navigava verso casa.

— Per quale altra ragione – domandò Padre Brown – pensate che essa sia stata ricostruita?

— Oh, corre una strana storia intorno a ciò – disse il giovane signore con piacere. – Vi trovate veramente in una terra di storie strane; il Re Arturo fu qui, e Merlino e le fate prima di lui. La storia narra che Sir Peter Pendragon, il quale, temo, aveva qualche colpa di pirata insieme con le virtù del marinaio, condusse a casa tre gentiluomini spagnuoli in onorevole prigionia, con l'intenzione di offrirli alla corte di Elisabetta. Ma egli era un uomo eccitabile e di temperamento tigresco, e venuto a contesa con uno di loro lo afferrò alla gola e lo gettò, per caso o deliberatamente, nel mare. Il secondo spagnuolo, fratello del primo, immediatamente trasse la sua spada ed assalì Pendragon; dopo una breve ma furiosa lotta nella quale entrambi ebbero tre ferite in pochi minuti, Pendragon conficcò la sua lama nel corpo dell'avversario e così anche il secondo spagnuolo ebbe la sua. Mentre questo accadeva, la nave aveva già voltato dentro l'imboccatura del fiume ed era vicina ad entrare in acqua relativamente poco profonda. Il terzo spagnuolo si slanciò dal parapetto della nave, si mise a nuotare verso la spiaggia e presto fu abbastanza vicino ad essa da potersi ergere nell'acqua. E voltandosi di nuovo verso la nave e sollevando ambe le braccia al Cielo come un profeta che manda una maledizione sopra una malvagia città, egli gridò a Pendragon con voce acuta e terribile che egli almeno era ancor vivo e che avrebbe continuato a vivere e che sarebbe vissuto per sempre, e che di generazione in generazione la casa di Pendragon non avrebbe mai più veduto nè lui nè i suoi, ma avrebbe conosciuto da segni molto certi che egli e la sua vendetta erano viventi. Così detto, egli si immerse e o annegò o nuotò sott'acqua, chè neppure un capello della sua testa fu poi veduto.

— Ecco di nuovo la ragazza nel canotto – disse Flambeau con indifferenza, percheè le fanciulle leggiadre lo distoglievano da qualsiasi argomento. – Ella sembra infastidita dalla strana torre come lo siamo noi.

Infatti la giovane donna dai capelli neri lasciava che il suo canotto di sughero lentamente e silenziosamente oltrepassasse lo strano isolotto; e guardava attentamente la strana torre, con una forte espressione di curiosità sul suo viso ovale ed olivastro.

— Non badate alle ragazze – disse Fanshaw con impazienza, – ve ne sono in abbondanza nel mondo, ma di torri come questa di Pendragon non ve ne sono molte. Come potete facilmente supporre, una quantità di superstizioni e di scandali seguirono alla maledizione dello spagnuolo, e senza dubbio, lo ammetterete, ogni accidente sopravvenuto a questa famiglia di Cornovaglia poteva essere ricollegato ad essa dalla superstizione dei campagnoli. Ma è perfettamente vero che questa torre fu distrutta dal fuoco due o tre volte; e la famiglia non può dirsi fortunata, perchè più di due, credo, dei prossimi parenti dell'Ammiraglio perirono per naufragio, ed uno almeno, com'è di mia propria conoscenza, perì precisamente nello stesso luogo in cui Peter gettò lo spagnuolo fuori della nave.

— Che peccato! – esclamò Flambeau – essa se ne va.

— Quando il vostro amico l'Ammiraglio vi raccontò questa storia di famiglia? – domandò Padre Brown, mentre la ragazza del canotto si allontanava remando, senza mostrare la minima intenzione di estendere il suo interessamento dalla torre al yacht che Fanshaw aveva già provveduto a fare accostare all'isola.

— Molti anni fa – replicò Fanshaw. – Egli ha lasciato il mare da qualche tempo, benchè sia sempre pronto a ritornarci. Credo che vi sia un patto di famiglia o qualche cosa di simile. Ebbene, ecco lo sbarcatoio galleggiante; scendiamo a terra a visitare il vecchio ragazzo.

Lo seguirono nell'isola giusto sotto la torre, e Padre Brown, sia pel fatto di toccare terra ferma, sia per l'interessamento a qualche cosa che l'attirava sull'altra sponda del fiume (e che egli fissò intensamente per qualche secondo), parve singolarmente vivace. Entrarono in un boscoso viale fra due staccionate di sottile legno grigiastro come se ne possono vedere nei parchi chiusi e nei giardini, sopra la punta delle quali gli alberi oscuri ondeggiavano come neri e purpurei pennacchi sul carro funebre di un gigante. La torre, quando essi la lasciarono indietro, mostrò tutta la sua stranezza, perchè di solito simili ingressi sono fiancheggiati da due torri; e là ne appariva una sola a un lato. Ma il viale aveva l'aspetto solito delle entrate in possedimenti padronali; ed essendo a svolta, in maniera che la casa in quel punto era fuori di vista, il parco pareva in certo modo molto più vasto di quanto fosse possibile in un'isola di quelle dimensioni.

Padre Brown era forse un po' bizzarro nella sua stanchezza, ma egli quasi pensava che tutto il posto dovesse divenire più grande come le cose fanno in un incubo. Ad ogni modo una specie di monotonia mistica fu la sola caratteristica del loro cammino, finchè Fanshaw, all'improvviso, si fermò ed osservò qualche cosa di sporgente attraverso la staccionata grigia... qualche cosa che sembrava a prima vista piuttosto come l'imprigionato corno di qualche bestia. Una più diretta osservazione mostrò che era una leggiera lama curvata di metallo che riluceva debolmente nella luce languente.

Flambeau, che, come tutti i francesi, era stato soldato, si piegò su di essa e disse con voce turbata:

— Ma come! È una sciabola! Io credo di conoscerne la specie; pesante e curva ma più corta di quelle di cavalleria; erano in uso nell'artiglieria e nella...

Mentre egli parlava, la lama fu estratta dalla fessura che aveva fatta e, brandita con più impeto, scese di nuovo fendendo la staccionata fino al fondo con un rumore lacerante. Poi di nuovo, balenò al disopra della staccionata qualche passo più in là e nuovamente la spaccò sino a metà con un primo colpo, poi agitandosi un po' tutta per disincagliarsi (accompagnata da imprecazioni di morte) con un secondo colpo la spaccò fino a terra. Infine un calcio di diabolica energia fece volare tutto il poco solido tavolato di sottile legno nel viale e un tratto dello scuro boschetto si spalancò nel vuoto.

Fanshaw guardò curiosamente dentro la scura apertura e lanciò un'esclamazione di sorpresa:

— Mio caro ammiraglio ma come? Voi siete solito tagliare una nuova porta di entrata ogni qualvolta desiderate andare a fare una passeggiata?

La voce nelle tenebre bestemmiò di nuovo e poi ruppe in un allegro riso:

— No, – disse – in realtà ho cercato in qualche modo di abbattere questa staccionata che guasta tutte le piante, e nessun altro qui può far ciò. Ma ora ho soltanto da tagliare un altro pezzo della porta di entrata e poi verrò fuori a darvi il benvenuto.

E con abbastanza sicurezza levò in alto la sua arma ancora una volta e tagliando a destra ed a sinistra due volte abbattè un'altra striscia di palizzata facendo un'apertura larga circa 14 piedi in tutto. Allora attraverso quel varco più largo, egli venne fuori nella luce della sera, con una scheggia di legno grigio attaccata alla lama della sciabola. E in un momento parve impersonare la favola di Fanshaw nella figura di un vecchio ammiraglio pirata, benchè i particolari sembrassero in certo qual modo diversi.

Per esempio egli portava un cappello usuale a larghe falde come per ripararsi dal sole; ma la tesa anteriore era voltata in su, diritta al cielo, e i due angoli erano tirati in giù, più in basso che le orecchie, così che esso stava sulla sua fronte in forma di mezzaluna come il vecchio cappello che portava Nelson. Egli indossava una comune giacchetta d'un blù scuro, che non aveva niente di speciale quanto ai bottoni; ma la combinazione di essa con i lunghi calzoni bianchi a righe aveva in qualche modo un aspetto marinaresco. Egli era alto e largo e camminava con una specie di boria, quale non era nel carattere del marinaio eppure in qualche modo lo faceva supporre. E teneva nella mano una corta sciabola, una specie di coltellaccio da marina ma circa due volte più grande. Sotto la tesa rialzata del cappello, la sua faccia di aquila pareva ardente perchè era non solamente tutta rasa, ma senza sopracciglia. Pareva quasi che tutti i peli si fossero staccati dalla sua faccia attraverso una tormenta di elementi. I suoi occhi erano sporgenti e penetranti. Il colore della carnagione era curiosamente attraente e in parte tropicale; faceva ricordare vagamente il colore di un'arancia maltese. Era rubicondo e sanguigno, ma con un giallo per nulla malsano, che sembrava piuttosto risplendere come quello delle mele dorate delle Esperidi.

Padre Brown pensò che non aveva mai visto una figura così espressiva, che impersonasse così bene quella di tutti i romanzi dei paesi del sole.

Quando Fanshaw ebbe presentati i suoi due amici al loro ospite, si mise ancora a parlare in tono di scherzo con quest'ultimo della distruzione della palizzata e del suo apparente furore profano.

L'Ammiraglio dapprima scherzò sulla cosa parlando di un lavoro necessario ma noioso di giardinaggio; ma alla lunga ritornò nella sua risata come un suono di reale energia, ed egli gridò con un misto d'impazienza e di buon umore: «Ebbene, forse io opero un po' rabbiosamente e sento una specie di piacere nel frantumare qualche cosa. Così fareste voi se il vostro unico piacere fosse stato di fare una crociera allo scopo di trovare qualche nuova isola di cannibali e vi foste arrestati in questo piccolo mucchio melmoso di sassi in una specie di rustico stagno. Quando ricordo come ho abbattuto un miglio e mezzo di verde velenosa jungla con un vecchio coltellaccio male affilato come questo, e poi penso che devo fermarmi qui a spaccare questo ammasso di legname a causa di un maledetto vecchio patto scribacchiato in una Bibbia di famiglia, diamine, allora....

Brandì di nuovo il pesante acciaio e questa volta spaccò il muro di legno da cima a fondo, con un colpo.

— I miei sentimenti son questi – disse ridendo, ma lanciando furiosamente la sciabola a qualche metro giù pel viale. – Ed ora andiamo a casa; voi dovrete pur pranzare.

Il semicerchio di tappeto erboso davanti la casa era variato da tre aiuole circolari, una di tulipani rossi, la seconda di tulipani gialli e la terza di certi fiori bianchi come di cera che i visitatori non conoscevano e supposero fossero esotici. Un giardiniere corpulento, dalla ricca capigliatura e dall'aria piuttosto ritrosa, stava sospendendo un pesante rotolo di tubo di cuoio per pompa da giardino. Il cielo del tramonto che pareva avvinghiarsi agli angoli della casa, dava bagliori qua e là del colore delle più lontane aiuole di fiori; in uno spazio senza alberi, da un lato della casa aperto sul fiume, si ergeva un grande tripode di ottone sul quale era inclinato un grosso telescopio pure di ottone. Appena fuori dei gradini del portico, vi era una piccola tavola da giardino dipinta di verde e pareva che qualcuno vi avesse appena preso il thè. L'entrata era fiancheggiata da due blocchi di pietra appena sbozzati, con fori per occhi, i quali rappresentavano, a quanto pare, idoli del mare del Sud; e sull'oscura trave di quercia sopra il vano della porta, vi erano degli intagli che parevano quasi barbarici. Mentre essi entravano il piccolo prete saltò all'improvviso sulla tavola e ritto in piedi su di essa guardò curiosamente attraverso i suoi occhiali le modanature della quercia.

L'Ammiraglio Pendragon parve assai stupito dell'atto, ma non infastidito, mentre Fanshaw si divertì a tal segno per quello che pareva lo spettacolo di un attore pigmeo su un piccolo palcoscenico, che non potè trattenere il riso. Ma Padre Brown non avvertì nè il riso nè la sorpresa.

Egli osservava tre simboli scolpiti che, sebbene molto logori e oscuri, parevano avere ancora qualche senso per lui. Il primo sembrava lo schizzo di una torre o altra costruzione coronata come da arricciati nastri ricamati. Il secondo era più chiaro: una vecchia galera elisabettiana con onde decorative al disotto ma interrotte nel mezzo da un curioso scoglio frastagliato che era o un difetto del legno o qualche convenzionale rappresentazione dell'acqua. Il terzo rappresentava la metà superiore di una figura umana terminante in una linea frastagliata come le onde; la faccia era consumata e senza sembianze, ed ambo le braccia erano alzate molto rigidamente in aria.

— Bene, – borbottò Padre Brown, battendo le palpebre, – questa è la leggenda dello spagnuolo, abbastanza chiara. Qui egli alza le braccia e maledice dal mare; e qui sono le due maledizioni: il naufragio della nave e l'incendio della Torre di Pendragon.

Pendragon scosse la testa mostrando una specie di divertimento ossequioso. – E quante altre cose non potrebbero essere? – disse egli. – Non sapete che quella specie di mezzo uomo, come il mezzo leone o il mezzo cervo, è molto comune in araldica? Non potrebbe quella linea attraverso la nave essere una di quelle linee «parti per pale» come credo le chiamino? E benchè la terza cosa non sia molto araldica, potrebbe essere più araldico supporla una torre coronata di lauri, anzi di fuoco, come appare appunto.

— Ma sembra piuttosto strano, – disse Flambeau, – che ciò corrisponda esattamente alla vecchia leggenda.

— Ah! – replicò lo scettico viaggiatore, – ma voi non sapete quanto della vecchia leggenda può essere stato ricavato dalle vecchie figure. D'altronde, non si tratta soltanto della vecchia leggenda. Fanshaw qui presente, appassionato di simili cose, vi dirà che vi sono altre versioni del racconto, ed alcune molto più orribili. Una storia attribuisce al mio sfortunato antenato il fatto di aver tagliato in due lo spagnuolo; e questa anche si adatterebbe al leggiadro disegno. Un'altra compiacentemente attribuisce alla nostra famiglia il possesso di una torre piena di serpi, e spiega quelle cose piccole e contorte in quella maniera. Ed una terza ipotesi immagina che la linea storta sulla nave possa essere, secondo una convenzione, un colpo di fulmine; ma questo solo, se seriamente esaminato, mostrerebbe in quale meschinissima maniera sono realmente combinate queste infelici coincidenze.

— Perchè? Che intendete dire? – domandò Fanshaw.

— Il fatto è – replicò il suo ospite freddamente – che non vi furono nè tuoni nè lampi nei due o tre naufragi che io conosco, della nostra famiglia.

— Oh! – esclamò Padre Brown e saltò giù dalla piccola tavola. Seguì un altro silenzio nel quale essi udirono il mormorio continuo del fiume, finchè Fanshaw, con tono dubbioso e forse deluso, disse: – Allora non credete che ci sia qualche cosa di vero nel racconto della torre in fiamme?

— Vi sono i racconti, naturalmente, – disse l'Ammiraglio stringendosi nelle spalle, – e qualcuno di essi, non nego, fondato su testimonianze, attendibili, come di rado avviene in simili cose. Qualcuno vide una fiamma qui vicino, sapete, mentre rincasava a piedi attraverso un bosco; qualcuno, che guidava il gregge sugli altipiani interni, pensò di aver veduta una fiamma sospesa sulla torre di Pendragon. Ebbene, una zolla umida, come quest'isola maledetta, sembra l'ultimo luogo dove sia possibile pensare ad incendi.

— Che è quel fuoco là sopra? – domandò Padre Brown con cortese premura, indicando i boschi sulla sponda sinistra del fiume.

Tutti furono un po' disorientati, e anche il fantasioso Fanshaw stentò a rimettersi dalla sorpresa vedendo una lunga sottile striscia di fumo azzurrino che si elevava silenziosamente nella incerta luce serale.

Allora Pendragon proruppe nuovamente in una risata sprezzante.

— Gli zingari – disse – sono accampati qui intorno, da una settimana. Signori, è l'ora del pranzo, – e si volse per entrare in casa.

Ma il senso della superstizione antica era in Fanshaw ancora vibrante, così ch'egli disse frettolosamente.

— Ma, Ammiraglio, che cosa è questo rumore sibilante che si ode intorno all'isola? Non rassomiglia a un ronzio di fuoco?

— Assomiglia a ciò che è, – disse l'Ammiraglio ridendo, come al solito; – non è altro che il rumore di qualche canotto che passa.

Quasi nello stesso momento in cui parlava, il dispensiere, un uomo magro, in nero, con capelli molto neri ed una faccia molto lunga e gialla, apparve nel vano della porta, dicendogli che il pranzo era pronto.

La sala da pranzo aveva un aspetto nautico come la cabina di una nave; ma sembrava appartenere a un capitano dei giorni nostri piuttosto che ad uno dell'epoca di Elisabetta. Vi erano, in verità, tre coltellacci antichi in un trofeo, sopra il focolare, ed una scura carta del XVI secolo raffigurante tritoni e piccole navi punteggiate sopra un mare increspato; ma simili cose sul bianco intonaco erano meno vistose di alcuni campioni di curiosi uccelli colorati del Sud-America impagliati molto scientificamente, di fantastiche conchiglie del Pacifico e di parecchi istrumenti così rozzi e strani di forma, che i selvaggi potevano averli usati o per ammazzare i loro nemici o per cucinarli. Ma il colore esotico del luogo culminava nel fatto che, tranne il dispensiere, i soli servitori dell'Ammiraglio erano due negri vestiti alquanto curiosamente in attillate uniformi gialle. All'istintiva abitudine del prete di analizzare le proprie impressioni, quel colore e il piccolo lindo abito a coda dei due bipedi avevan suggerito la parola «Canarie» e così da un semplice giuoco di parole egli fu tratto a metterli in relazione con un viaggio verso il Sud.

Verso la fine del pranzo, i servi sgombrarono la sala dei loro gialli vestiti e delle loro nere faccie lasciando solamente i neri vestiti e la gialla faccia del dispensiere.

— Mi rincresce alquanto che voi prendiate le cose così leggermente, – disse Fanshaw al suo ospite. Avevo condotto questi miei amici con la speranza che potessero aiutarvi, perchè essi conoscono gran parte di queste cose. Realmente non credete affatto alla storia di famiglia?

— Non credo a nessuna cosa, – rispose Pendragon, molto vivacemente, con un occhio brillante rivolto ad un rosso uccello tropicale. – Io sono un uomo di scienza.

Con una certa sorpresa di Flambeau, l'amico prete, che sembrava interamente ridestato, si interessò alla digressione e parlò di storia naturale con il suo ospite, con un profluvio di parole e con insospettata cognizione, finchè la frutta e la caraffa furono riposte e l'ultimo dei servitori scomparve.

Allora egli disse, senza alterare il suo tono:

— Vi prego di non considerarmi come un impertinente, Ammiraglio Pendragon. Ve lo chiedo, non per curiosità, ma veramente per mia norma e per vostra comodità. Se non mi sbaglio, voi non volevate parlare di queste vecchie cose davanti al vostro dispensiere, non è vero?

L'Ammiraglio alzò gli archi delle sue sopracciglia senza peli ed esclamò: – Ebbene non so da che voi argomentiate ciò; ma la verità è che io non posso sopportare quel compagno, benchè non abbia ragione di congedare un servitore di famiglia. Fanshaw con i suoi racconti di fate direbbe che il mio sangue si muove contro uomini con quei capelli neri di aspetto spagnuolo.

Flambeau percosse la tavola col suo pesante pugno.

— Per Giove! – gridò, – così li aveva quella ragazza!

— Spero che sarà tutto finito questa notte, – continuò l'Ammiraglio, – quando mio nipote tornerà salvo con la sua nave. Voi sembrate sorpresi; non comprenderete, suppongo, se non vi racconto la vera storia. Vedete, mio padre aveva due figli. Io sono rimasto scapolo, ma il mio fratello maggiore si ammogliò ed ebbe un figlio che diventò marinaio come tutti noi ed erediterà com'è giusto i beni. Ebbene, mio padre era uno strano uomo; egli, in certo modo, combinava la superstizione di Fanshaw con una gran parte del mio scetticismo; e questi stati d'animo erano sempre in lotta dentro di lui. Dopo i miei primi viaggi, egli concretò un'idea che secondo lui avrebbe dovuto accertare in modo definitivo se la maledizione fosse vera o falsa. Poichè i Pendragon andavano navigando, pensava che v'era troppa probabilità di catastrofi naturali per poter provare qualche cosa. Ma se noi fossimo andati per mare uno per volta, nello stretto ordine di successione alla proprietà, pensava che ci sarebbe stato modo di vedere se qualche tenace destino perseguitasse la famiglia come famiglia. Era una idea sciocca, penso, e disputai con mio padre molto animatamente; perchè io ero un uomo ambizioso, e per giunta, l'ultimo della famiglia, venendo, per successione, dopo mio nipote.

— E vostro padre e vostro fratello? – disse il prete, molto gentilmente, – morirono in mare, temo.

— Sì, – gemette l'Ammiraglio, – per uno di quei brutali accidenti sui quali sono costruiti tutti i bugiardi miti della umanità, entrambi naufragarono. Mio padre, facendo rotta a questa volta dall'Atlantico, fu rigettato sopra di questi scogli di Cornovaglia. La nave di mio fratello affondò, nessuno sa dove, nel viaggio di ritorno dalla Tasmania; il corpo di lui non fu mai trovato. Vi dico che era una disgrazia perfettamente naturale; molte altre persone, oltre i Pendragon, annegarono, e tutti e due i disastri sono considerati come normali dai navigatori. Ma, naturalmente, quegli episodi rafforzarono la foresta di superstizioni sull'incendio, e gli uomini videro la torre in fiamme dappertutto. Per questo io dico che tutto andrà bene quando Walter ritornerà. La ragazza di cui egli è fidanzato è venuta oggi; ma io ero così timoroso di qualche probabile ritardo che la spaventasse, che le ho telegrafato di non venire, sino a mio avviso. Ma egli è realmente sicuro di essere qui stanotte; ed allora tutto finirà in fumo... fumo di tabacco. Spezzeremo la vecchia menzogna come spezziamo una bottiglia di questo vino.

— Un vino molto buono, – osservò Padre Brown gravemente, alzando il suo bicchiere, – ma come voi vedete, offerto a un pessimo bevitore. Vi presento le più sincere scuse...

Padre Brown aveva fatto una piccola macchia di vino sulla tovaglia. Egli bevve e posò il bicchiere con viso composto; ma la mano aveva sobbalzato nel momento preciso in cui egli si accorse di una faccia che guardava nel vano della finestra del giardino, proprio dietro l'Ammiraglio... Era la faccia di una donna bruna, con capelli ed occhi del Sud e giovane, ma con una maschera tragica.

Dopo una pausa, il prete parlò di nuovo, con la sua maniera mite. – Ammiraglio, – disse, volete farmi un favore? Permettete che io e i miei amici, se ad essi piacerà, ci fermiamo in quella vostra torre per questa notte. Voi sapete che è proprio delle mie funzioni esorcizzare, prima di ogni altra cosa, un uomo come voi.

Pendragon balzò in piedi e incominciò a passeggiare rapidamente, su e giù, verso la finestra dalla quale la faccia era istantaneamente scomparsa.

— Non c'è niente nella torre, – gridò con sonora violenza. – Una sola cosa so a questo riguardo: che potete considerarmi un ateo. Io sono un ateo. – E, così dicendo, egli girò su se stesso e fissò Padre Brown con un'espressione di paurosa intensità. – È una cosa perfettamente naturale: non c'entra alcuna maledizione.

Padre Brown sorrise. – In questo caso, – disse – non v'è ragione alcuna perchè io non dorma nella vostra deliziosa casa d'estate.

— L'idea è assolutamente ridicola, – replicò l'Ammiraglio tamburellando con le dita sul dorso della sua sedia.

— Vi prego di scusarmi d'ogni cosa, – disse Padre Brown col suo tono più simpatico, – compreso il vino rovesciato. Ma a me pare che voi non siate così tranquillo, riguardo alla torre fiammeggiante, come vi sforzate di sembrare.

L'Ammiraglio Pendragon sedette di nuovo e così bruscamente, come si era alzato; ma rimase tranquillo, e quando parlò di nuovo, lo fece a voce più bassa.

— Lo fate a vostro rischio, – disse, – ma non vorreste essere un ateo anche a patto di serbare la testa a posto in tutta questa diavoleria?

Circa tre ore dopo, Fanshaw, Flambeau e il prete stavano ancora girellando per il giardino, nell'oscurità cosicchè agli altri due venne il dubbio che Padre Brown non avesse intenzione di andare a letto, nè nella torre, nè nella casa.

— Penso che il prato abbia bisogno di essere sarchiato, – disse egli come sognando. – Se troverò una falce o qualche altro strumento, lo farò io stesso.

Essi lo seguirono ridendo e un po' protestando; ma egli replicò colla massima solennità, spiegando loro, con un irritante predicozzo, come uno potesse sempre trovare qualche piccola occupazione utile per gli altri. Non trovò una falce, ma una vecchia scopa fatta di ramoscelli, con la quale cominciò con la maggiore energia, a spazzare le foglie cadute sull'erba.

— Sempre qualche cosa da fare! – esclamò con naturale allegrezza, – come dice Giorgio Herbert. «Chi scopa un giardino di ammiraglio in Cornovaglia, secondo il Tuo comando, compie un'azione bella». – Ed ora, – aggiunse improvvisamente, abbandonando la scopa, – andiamo ad inaffiare i fiori.

Con vaga emozione, i compagni lo osservarono mentre svolgeva il grande tubo della pompa da giardino, e diceva con pensosa meditazione: – I tulipani rossi prima dei gialli penso. Sembrano un po' secchi, non vi pare? – Girò la piccola chiavetta a capo dell'ordigno, ed il getto dell'acqua uscì fuori diritto e forte come una lunga verga d'acciaio.

— Badate, Sansone, – gridò Flambeau, – avete tagliato la testa di un tulipano.

Padre Brown si fermò tristemente a contemplare la pianta decapitata.

— La mia sembra piuttosto una maniera di uccidere che di guarire inaffiando, – ammise grattandosi il capo. – È un peccato, credo, che non abbia trovato una falce. Mi avreste visto con la falce! A proposito di arnesi, voi avete preso questa mazza animata, Flambeau; la portate sempre, è vero? Sta bene; così, Sir Cecil potrebbe prendere quella sciabola che l'Ammiraglio gettò là presso la siepe. Come tutto sembra grigio!

— È la nebbia che si leva dal fiume, – osservò Flambeau guardando fissamente.

Aveva appena parlato che la informe figura del villoso giardiniere apparve sopra un ciglio più alto del prato chiamandoli, con un rastrello brandito e con orribile e mugghiante voce:

— Posate quel tubo, – urlò. – lasciate quel tubo e andate al diavolo!

— Io sono terribilmente maldestro, – replicò sommessamente il reverendo gentilmente; – sapete, io rovescio il vino a tavola. – E tentò un mezzo giro a mo' di scusa, verso il giardiniere, col tubo ancora zampillante in mano.

Il giardiniere si prese il freddo getto dell'acqua in piena faccia, come l'urto di una palla di cannone, barcollò, sdrucciolò, ed andò disteso, con le scarpe in aria.

— È veramente terribile! – disse Padre Brown, guardando in giro, con una specie di meraviglia. – Diamine, ho colpito un uomo!

Rimase con la testa inclinata un momento come se guardasse ed ascoltasse, poi partì di corsa verso la torre trascinandosi sempre dietro il tubo. La torre era completamente chiusa, ma i suoi contorni erano stranamente annebbiati.

— Quella che voi dite nebbia del fiume, – disse – ha uno strano odore.

— Per Dio, è vero! – gridò Fanshaw, che era molto bianco. – Ma voi non potete pensare...

— Penso, – disse Padre Brown, – che una delle predizioni scientifiche dell'Ammiraglio si stia verificando questa notte. Questa storia va a finire in fumo.

Mentre parlava, una bellissima luce rossa parve aprirsi come una rosa gigantesca; ma l'accompagnò uno schioppiettìo, un rumore strepitoso che era come un ridere di diavoli.

— Dio mio, che cosa è questo? – gridò Sir Cecil Fanshaw.

— Il segno della torre in fiamme, – disse Padre Brown, e diresse il getto d'acqua del tubo nel cuore della macchia rossa.

— Fortunati noi che non siamo andati a letto! – esclamò Fanshaw. – Spero che il fuoco non si estenda alla casa.

— Voi dovete ricordare, – disse il prete tranquillamente, – che la siepe rigogliosa che avrebbe potuto comunicarlo alla casa è stata tagliata.

Flambeau girò gli occhi elettrizzati sul suo amico, ma Fanshaw osservò piuttosto distrattamente: – Ebbene, nessuno può essere ucciso, in ogni caso.

— Questa è una specie di torre piuttosto curiosa, – osservò Padre Brown, – quando essa uccide, uccide sempre le persone che sono altrove.

Nel medesimo istante, la figura mostruosa del giardiniere dalla barba fluente ricomparve di nuovo sul rialzo verde contro il cielo, facendo cenno ad altri di venire avanti; ma ora brandiva non già un rastrello, bensì un coltellaccio. Lo seguivano i due negri muniti, anch'essi dei vecchi coltellacci ricurvi del trofeo. Con lo sguardo sanguigno, feroce nelle loro faccie nere, con le loro gialle persone, essi sembravano diavoli che portassero strumenti di tortura. Nel giardino annebbiato, dietro a loro, si udiva una voce lontana dare brevi ordini. Quando il prete udì quella voce un cambiamento terribile apparve sul suo viso.

Ma rimase calmo, e mai non staccò gli occhi dalla macchia di fiamma che aveva cominciato ad estendersi ma ora sembrava restringersi un po' sibilando sotto la pressione del grande argenteo lancio di acqua. Egli teneva il dito lungo il becco del tubo per dare la direzione, e non prestava attenzione ad altro, apprendendo solo dal rumore e con quella sorniona coda dell'occhio, gli eccitanti avvenimenti che cominciavano a precipitare nel giardino dell'isola. Diede due brevi istruzioni ai suoi amici. Una fu: «Atterrate quei mascalzoni come potete, e legateli, chiunque essi siano: vi è corda in terra, presso le fascine. Essi vogliono portarmi via il mio buon tubo». L'altra fu: «Appena ne avrete la possibilità, mandate un grido a quella ragazza del canotto; essa è sulla sponda con gli zingari. Domandatele se possono portare dei secchi ed empirli nel fiume». Poi tacque e continuò ad anaffiare il nuovo fiore rosso, spietatamente come aveva annaffiato il tulipano rosso.

Egli non girò mai la testa a guardare la strana lotta che seguì fra i nemici e gli amici del fuoco misterioso. Sentì quasi tremare l'isola quando Flambeau colluttò con lo smisurato giardiniere; e immaginò perfettamente le vicende della lotta. Sentì la caduta rumorosa e poi l'ansare di trionfo del suo amico quando questi si lanciò sopra il primo negro, e le grida di entrambi i negri quando Flambeau e Fanshaw li legarono.

La forza enorme di Flambeau fece più che rialzare le sorti della lotta, specialmente perchè il quarto uomo rimaneva ancora vicino alla casa, mantenendosi come un'ombra ed una voce. Udì anche l'acqua rotta dai remi di un canotto, la voce della ragazza che dava ordini, le voci degli zingari che rispondevano e venivano più vicino; il tonfo e lo sciacquìo dei secchi vuoti immersi nella piena della corrente e finalmente il rumore di molti passi intorno all'incendio. Ma tutto questo per lui valeva meno del fatto che il rosso squarcio che poco prima era ancora aumentato fosse già leggermente diminuito.

Poi venne un grido molto vicino, che gli fece voltare la testa. Flambeau e Fanshaw, aiutati ora da qualche zingaro, si erano slanciati dietro il misterioso uomo presso la casa; ed egli udì dall'altra estremità del giardino il grido di orrore e di sorpresa del francese. Gli fece eco un urlo che non poteva essere chiamato umano, mentre l'essere sfuggì dalle loro mani e corse lungo il giardino. Tre volte almeno, egli fece di corsa il giro di tutta l'isola, in maniera orribile, come la fuga di un pazzo, sia per i gridi dell'inseguito, che per le corde lanciate dagli inseguitori; e perchè, soprattutto, quella scena pareva uno scherzo di bambini a caccia in un giardino.

Quando gli inseguitori lo ebbero stretto da ogni lato, l'uomo saltò sopra una delle sponde più alte del fiume e sparve con un tonfo nella corrente.

— Temo che non possiate far più nulla, – disse Padre Brown con voce fredda di dolore. – È stato trasportato dalla corrente sugli scogli dove ha mandato tanti altri. Egli conosceva l'utilità di una leggenda di famiglia.

— Oh, non parlate con parabole, – gridò Flambeau, con impazienza. – Non potreste parlare più semplicemente e brevemente?

— Sì, – rispose Brown, con gli occhi fissi sul tubo. – Con tutti e due gli occhi lucenti, va benissimo; se si chiude un occhio, affonda.

Il fuoco fischiava e strideva sempre più, simile ad una cosa soffocata, mentre si restringeva sotto il diluvio del tubo e dei secchi; ma Padre Brown teneva ancora gli occhi sul tubo quando prese a dire:

— Pensavo di invitare quella giovane signora, se fosse ancora mattino, a guardare con quel telescopio la bocca del fiume e il fiume. Essa avrebbe potuto vedere qualche cosa di interessante; il segno della nave, o Mister Walter Pendragon, che torna a casa; o forse anche il segno del mezzo uomo, perchè, quantunque egli sia certamente salvo, per ora, può darsi benissimo che abbia naufragato a terra. Egli è stato molto prossimo ad un altro naufragio, e non ne sarebbe mai scampato, se questa signora non avesse avuto il buonsenso di sospettare del telegramma del vecchio Ammiraglio e di scendere a sorvegliarlo.

È abbastanza dire che ogni volta che questa torre, che è di pece e legno resinoso, prende veramente fuoco, la fiamma che appare sull'orizzonte è come la luce gemella di un faro della costa.

— Così, – disse Flambeau, – padre e fratello morirono. Così lo zio scellerato della leggenda per poco non si prendeva tutto il patrimonio.

Padre Brown non rispose, e non parlò nuovamente, se non per cortesia, finchè essi furono tutti salvi intorno ad una scatola di sigari nella cabina del yacht. Egli vide che il fuoco così sventato era spento, ed allora non volle trattenersi oltre, benchè in quel momento sentisse che il giovane Pendragon, scortato da una entusiastica folla, s'avanzava sulla sponda del fiume; così che egli avrebbe potuto ricevere se fosse stato mosso da curiosità romantica, i ringraziamenti insieme dell'uomo della nave e della ragazza del canotto. La sua stanchezza s'era accresciuta; ed egli sobbalzò solo quando Flambeau bruscamente gli disse che aveva lasciato cadere la cenere del sigaro sopra i calzoni.

— Non è cenere di sigaro, – rispose alquanto stanco. – È cenere d'incendio; ma voi non lo avevate pensato, perchè tutti fumate sigari. Così, appunto, io ho concepito il primo debole sospetto intorno alla carta.

— Alludete alla carta di Pendragon, alle sue isole del Pacifico? – chiese Fanshaw.

— Voi pensate che fosse una carta delle isole del Pacifico. Ora mettete assieme una piuma, un fossile ed un pezzo di corallo, ed ognuno penserà che ciò sia roba da mostra; mettete invece la stessa piuma insieme con un nastro e un fiore artificiale, ed ognuno penserà che sia roba per un cappello di signora; mettete la stessa piuma con una bottiglia d'inchiostro, un libro ed un mucchio di carta da scrivere e i più giureranno d'aver visto una penna da scrivere. Così, voi vedeste quella mappa fra uccelli del tropico e conchiglie e pensaste che fosse una mappa delle isole del Pacifico. Essa era la mappa di questo fiume.

— Ma come fate a saperlo? – chiese Fanshaw.

— Ho visto lo scoglio che voi pensavate fosse un dragone e l'altro simile a Merlino e...

— A quanto sembra, avete notato un mucchio di cose quando siamo entrati, – esclamò Fanshaw. – E noi pensavamo che foste piuttosto distratto.

— Avevo il mal di mare, – disse Padre Brown semplicemente. – Mi sentivo malissimo; ma sentirsi malissimo non ha niente a che fare col non veder le cose. – E chiuse gli occhi.

— Credete che i più avrebbero visto ciò? – chiese Flambeau.

Ma non ricevette risposta: Padre Brown s'era addormentato.