La prima gravidanza

Giuseppe Gioachino Belli

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Un zegreto miracoloso Er rompicollo de mi' sorella
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LA PRIMA GRAVIDANZA

     Arifretti,1 Costanza, che ssei mojje,
E, avenno2 avuta ggià cquarche mmancanza,
Si er bonificio3 tuo nun z’arissciojje4
È ssegno, fijja mia, de gravidanza.

     Dunque, abbada5 a nnun strìggnete6 la panza,
E nnu stàtte7 a smarrì ppe’ un po’ de dojje.
E ccasomai te vienìssino vojje,
Nun te toccà la faccia,8 sai Costanza?

     E ssi9 vvai a Ssan Pietro, io te conzijjo
De dìjje a la scappona10 un paternostro
A la lontana ar men de mezzo mijjo.

     E nun guardàllo11 mai quer brutto mostro,
C’avessi12 Iddio ne guardi da fà un fijjo
Moro come che llui ppiù de l’inchiostro.13

20 aprile 1834

Note

  1. Rifletti.
  2. Avendo.
  3. Beneficio.
  4. Non si riscioglie.
  5. Bada.
  6. Stringerti.
  7. Non istarti.
  8. È generale e costante opinione che se una donna gravida tocchi qualche parte del suo corpo nel momento che appetisca un oggetto, il feto ne contrae subito l’immagine sulla parte corrispondente a quella toccata.
  9. Se.
  10. Di dirgli in fretta.
  11. Non lo guardare.
  12. Cosicchè avessi, ecc.
  13. La statua di S. Pietro è nera.