XXIII

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XXII XXIV

 
Tutto ch’i’ mi lamenti nel mi’ dire,
dolce meo sire, - nonn·è lo mio core
punto turbato inver di voi nullore;
4ma infra·ssé istesso vuol morire

di ciò ch’or non v’e ’n grato il mi’ servire
siccomo già ’l facea esser Amore,
e·cche vi sembia ch’io mancato fiore
8aggia ’nver’ voi, dov’ ho fermo ’l disire.

Ma ben ch’a mme non paia aver fallato,
e voi pur piace di così mostrare,
11vedetemen venire a la merzede;

e umilmente lo mi’ cor la chiede,
ch’unqua non si partì di voi amare,
14per che trovar dovre’vi umiliato.