L'astronomo Giuseppe Piazzi/Capitolo I

Capitolo I

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GIUSEPPE PIAZZI.


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«Al mancar de’ grandi uomini una brama ardentissima di conoscere le più minute particolarità della lor vita si desta nel cuor di tutti. Le azioni ordinarie e comuni, le picciole debolezze istesse acquistano in loro un non so che di grandezza, che le rende importanti e le fa ascoltar con diletto. Si direbbe che l’umanità si compiaccia di ritrovare un punto qualunque di somiglianza fra sè e quegli esseri che sembran collocati dal loro genio in una specie più elevata.»

(Giornale delle Due Sicilie, 1826.)


I.


Antonio Cagnoli — Barnaba Oriani — Giuseppe Piazzi — Giudizio dello Zach e del Voiron su quest’ultimo.


Nei primi lustri di questo secolo spegnevansi in Italia tre luminari delle scienze astronomiche: Antonio Cagnoli, Barnaba Oriani, Giuseppe Piazzi. Il primo, nato a Zante il 29 settembre 1743, e ivi morto nel 6 agosto del 1816, è specialmente benemerito per avere renduto facile e, direi, popolare la scienza con le sue preziose Notizie astronomiche adattate all’uso comune. Infatti, con la chiarezza e l’evidenza dello stile e’ seppe si [p. 14 modifica]bene vincere quanto havvi di arduo e di scabro in questo studio, che ogni condizione di persone, le donne stesse, i giovani e gli adulti, avrebbero potuto porgere le labbra alle facilitate speculazioni d’una tal parte del sapere umano.

Il secondo, Barnaba Oriani, figlio d’un lavandajo, Giorgio, e d’una Margherita Galli, era nato il 18 luglio 1752 alla Certosa di Garignano, presso Milano; e, quando morì, 12 novembre 1832, oltre i meriti della sua fama grandissima, teneva, nobilmente acquisiti, i titoli di cavaliere e di conte, di senatore e membro dell’Istituto italiano, provveduto di larghissime pensioni. Onde co’ lauti risparmi, frutto dell’ampio sapere e delle onorate fatiche, lautamente gratificossi la Specola di Brera, la Biblioteca Ambrosiana, l’Orfanotrofio e il Seminario Arcivescovile. Di esso rimase così preso il Monti, che lo elevò a’ più alti seggi nella Mascheroniana, additandolo «primiero, che dell’intatto Urano

Coi numeri frenò la via segreta,
Orian degli astri indagator sovrano.»1

E, terzo, Giuseppe Piazzi, in ordine di cronologia però secondo.

Il Piazzi, del quale imprendiamo a narrare la vita, si può decisamente ritenere per vera gloria nazionale: tanto che i suoi meriti sono quasi sinteticamente [p. 15 modifica]apprezzati dal celebre barone di Zach nelle parole: Astronomo massimo; e nella nota frase: Sans Cérès point de Pallas, de Junon, de Vesta! — Ei fu quindi come il precursore di tante scoperte che, successivamente, in Italia e fuori, diedero così gran lustro alle discipline astronomiche, stabilendo l’èra del vero progresso anche da questa parte. La découverte de Cérès, scriveva il Voiron ne’ suoi «Fasti Astronomici,» est aussì le fruit honorable du travail, la rècompense meritée des soìns apportés par monsieur Piazzi à la formation de son catalogue d’étoiles: la petitesse de l’astre la rendait difficile; elle n’en est devenue que plus glorieuse pour son auteur, surtout par les conséquences importantes qui l’ont suivie.

E fu giustizia!


  1. Cantica in morte di Lorenzo Mascheroni, C. I.