L'apologia di Socrate/Capitolo V

Capitolo quinto

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Platone - L'apologia di Socrate (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (XIX secolo)
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Ripiglierà alcuno di voi: - Ma, o Socrate, che faccenda è la tua? D’onde ti sono nate queste calunnie? Se non ti fossi preso brighe che gli altri non si prendono, se fatto non avessi come i piú non fanno, tu non saresti venuto in cosí mala voce1. Di’ a noi dunque: che è? affinché noi non giudichiamo di te a caso -. Chi dice cosí, dice dirittamente, mi pare; e io mi proverò di chiarire a voi che è mai quel che ha generato contro me la mala fama e calunnia. State a udire: forse parrà ad alcuni di voi che io scherzi; ma, sappiate bene, io vi dirò tutta la verità. Io, Ateniesi, non per altro che per una certa sapienza mi sono procurato cotesta mala fama. Quale sapienza? quella umana, forse: perché può esser bene che di questa sapienza sia io sapiente, e quelli che diceva dianzi sarebbero sapienti di certa sapienza piú che umana: o non so che dico, perocché di questa io non ho cognizione, e chi afferma che sí, mentisce e mi vuole calunniare. E non ischiamazzate, o Ateniesi, se vi par che dica una strana cosa, ché non son mie le parole che io dico, ma sí di tale che degno è che voi gli abbiate fede; imperocché di questa mia, se sapienza ella è, e quale, vi addurrò a testimonio l’Iddio che è in Delfo2. Cherofonte3, voi lo conoscete: egli fu amico mio da giovine, e amico fu al vostro popolo, e fuggí in questa ultima fuga con voi e tornò con voi; e conoscete Cherofonte com’egli era, e l’impeto suo dove ch’ei si mettesse. Ora andato una volta a Delfo, ecco di che egli osò interrogare l’oracolo; non ischiamazzate, dico, Ateniesi: lo interrogò se alcuno fosse piú sapiente di me. Rispose la Pizia: - Niuno essere piú sapiente. - E di ciò sarà testimonio a voi suo fratello che è qui; ch’egli è morto.


Note

  1. "Fama".
  2. Apollo, che aveva un oracolo veneratissimo a Delfi, nella Focide, presieduto dalla Pizia.
  3. Uno dei primi compagni di Socrate, sbeffeggiato da Aristofane (Nuvole 503; Uccelli 1296, 1564). Esulò da Atene con i democratici nel 404, all’avvento dei Trenta tiranni, per rientrarvi l’anno seguente.