Istorie fiorentine/Libro sesto/Capitolo 31

Libro sesto

Capitolo 31

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Avevano i Fiorentini, oltre agli apparati fatti in Italia per reprimere le forze della inimica lega, mandato messer Agnolo Acciaiuoli loro oratore al re di Francia, a trattare con quello, che dessi facultate ad il re Rinato d’Angiò di venire in Italia in favore del Duca e loro, acciò che venisse a defendere i suoi amici, e potesse di poi, sendo in Italia, pensare allo acquisto del regno di Napoli e a questo effetto, aiuto di genti e di denari gli promettevano. E così, mentre che in Lombardia e in Toscana la guerra secondo abbiamo narrato, si travagliava lo ambasciadore con il re Rinato lo accordo conchiuse: che dovesse venire per tutto giugno con duemila quattrocento cavagli in Italia; e allo arrivare suo in Alessandria la lega gli doveva dare trentamila fiorini, e di poi, durante la guerra, diecimila per ciascuno mese. Volendo adunque questo re, per virtù di questo accordo, passare in Italia, era da il duca di Savoia e marchese di Monferrato ritenuto, i quali, sendo amici de’ Viniziani, non gli permettevano il passo. Onde che il Re fu dallo ambasciadore fiorentino confortato che, per dare reputazione agli amici, se ne tornasse in Provenza, e per mare con alquanti suoi scendesse in Italia; e dall’altra parte facesse forza con il re di Francia, che operasse con quel duca che le genti sue potessero per la Savoia passare. E così come fu consigliato successe; perché Rinato, per mare, si condusse in Italia, e le sue genti, a contemplazione del Re, furono ricevute in Savoia. Fu il re Rinato raccettato da il duca Francesco onoratissimamente; e messe le genti italiane e franzese insieme, assalirono con tanto terrore i Viniziani, che in poco tempo tutte le terre che quelli avevano prese nel Cremonese recuperorono; né contenti a questo, quasi che tutto il Bresciano occuporono; e l’esercito viniziano, non si tenendo più securo in campagna, propinquo alle mura di Brescia si era ridutto. Ma sendo venuto il verno, parve al Duca di ritirare le sue genti negli alloggiamenti, e al re Rinato consegnò le stanze a Piacenza. E così, dimorato il verno del 1453 sanza fare alcuna impresa, quando di poi la state ne veniva, e che si stimava per il Duca uscire alla campagna e spogliare i Viniziani dello stato loro di terra, il re Rinato fece intendere al Duca come egli era necessitato ritornarsene in Francia. Fu questa deliberazione al Duca nuova e inespettata, e per ciò ne prese dispiacere grandissimo, e benché subito andassi da quello per dissuadergli la partita, non possé né per preghi né per promesse rimuoverlo; ma solo promisse lasciare parte delle sue genti e mandare Giovanni suo figliuolo, che per lui fusse a’ servizi della lega. Non dispiacque questa partita a’ Fiorentini, come quelli che, avendo recuperate le loro castella, non temevano più il Re, e dall’altra parte non desideravano che il Duca altro che le sue terre in Lombardia ricuperasse. Partissi per tanto Rinato, e mandò il suo figliuolo, come aveva promesso, in Italia; il quale non si fermò in Lombardia, ma ne venne a Firenze, dove onoratissimamente fu ricevuto.