Istoria delle guerre gottiche/Libro terzo/Capo XXVIII

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CAPO XXVIII.

Belisario navigando alla volta di Taranto sopraffatto da tempesta apporta a Crotone — Avuti in prima buoni servigj dalle truppe, quindi pessimi, tutto trepidante passa in Sicilia con Antonina sua donna.

I. Belisario adunque procacciava di afferrare senza indugj a Taranto. Avvi in quelle parti un lido foggiato a guisa di mezza luna, ove il mare formando mercè della curva un seno rade lunghissimo tratto di paese, non minore di stadj venti. Vicino all’uno ed all’altro estremo del tortuoso trascorrimento delle acque, al principio intendomi ed al terminar della flessura, sorgono due città: l’una, Crotone, guarda ponente, la seconda, Taranto, volge all’orto; di mezzo ad esse hannovi i Turj. Le navi romane quivi sorprese da marea e gagliardissimo vento in contrasto colle onde furono costrette a riparare nel porto di Crotone, dove Belisario, non rinvenendo altro luogo munito nè vittuaglia per alimentare la truppa, statuì di soggiornare con sua donna e co’ fanti per chiamarvi di poi l’esercito di Giovanni e metterlo in punto: fece eziandio più lunge procedere tutta la cavalleria, comandando a que’ condottieri, Fara ibero e Barbatione sua guardia, di piantare il campo alle strette della regione. Sì operando egli estimava che costoro [p. 381 modifica]provvederebbero di leggieri ai proprj bisogni ed ai foraggi pe’ cavalli, e renderebbero impenetrabili que’ passi al nemico. Imperciocchè i monti della Lucania confinanti col lago de’ Bruzj corrono per modo tra loro uniti da non formare che due angustissime gole, l’una detta latinamente Petra sanguinis, e l’altra Labula. Evvi pure in quel lido Ruscia, porto dei Turj; all’insù poi dopo un sessanta stadj gli antichi Romani edificarono un fortissimo castello, dove Giovanni, occupatolo di fresco, messo avea ottima guernigione.

II. Le truppe di Belisario coll’inoltrare s’avvengono a quelle nemiche, speditevi da Totila per tentare il prefato castello, ed assalitele valorosamente, quantunque ben maggiori di numero, le sbaragliano in poc’ora uccidendone più che dugento. Le altre rincacciate e giunte al campo narranvi a dilungo gli avvenimenti loro. I Romani per lo contrario postisi quivi a dimora, colpa l’assenza del duce e con mal uso della riportata vittoria, cominciarono ad allentare il freno della militare disciplina, più non tenendosi insiem raccolti, nè custodendo attentamente le strette de’ monti; per cumulo poi di trascuraggine pigliavano riposo nella notte entro tende le une dalle altre molto lontane; così pure vagavano del dì in traccia della vittuaglia senza premettere esploratori ne’ luoghi vicini, od osservare la minor cautela. Re Totila avvertito di queste negligenze si avvicinò ad essi con tre mila cavalieri, fior di tutto l’esercito, e rinvenutili, come abbiam riferito, senza ordine veruno e dispersi per la regione li assaltò all’imprevista, li vinse, o pose il tutto in iscompiglio. Faras in questa [p. 382 modifica]sopraggiuntovi da’ luoghi vicini riuscì, facendo pruove da dirsene, a procacciare la salvezza di alcuni: se non che al postutto vi dovè egli stesso mordere il suolo in una a quanti erangli dintorno. Tale avvenimento fu di grave danno e cordoglio ai Romani, che in personaggi di sì eminente valore aveano riposto ogni loro speranza. Dei fuggiti ognuno del suo meglio procurò campare la vita, e di essi primo Barbatione, lancia di Belisario, con altri due entrato a spron battuto in Crotone 1 v’appalesa il danno sofferto, aggiugnendo che sembravagli già vedere presso quelle mura il nemico. Belisario altamente addolorato per sì triste annunzio balzò di subito nelle navi, le quali alzata l’áncora e spinte da propizio vento afferrarono in quel dì stesso a Messana2, città della Sicilia di rimpetto a Regio, ed a settecento stadj da Crotone.

Note

  1. Città della Calabria Ulteriore, al di là de’ monti in Italia.
  2. Messina.