In portineria (dramma)/Atto secondo

Atto secondo

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Atto primo
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ATTO SECONDO.

Interno della portineria. A destra un caminetto; più in là la scala che mette alla soffitta; a sinistra una grande finestra e l’usciale che dà in corte. Sul davanti presso il camino una poltrona, un’ottomana, e qualche seggiola; a sinistra un attaccapanni e il tavolone da sarto, su cui è appeso uno specchio; un cassettone e la scansia dello lettere, accanto all’uscio d’ingresso; un paravento dietro la poltrona; un becco di gas acceso sul camino. — In fondo, attraverso i vetri della finestra e dell’usciale si vedono l’androne della casa, a destra, e a sinistra il portico e la corte, pure illuminati a gas.
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SCENA PRIMA.

Màlia seduta sulla poltrona, pallida e rifinita, abbandonando di tratto in tratto il capo sui guanciali posti dietro le sue spalle. Assunta in piedi, accanto a lei; il Dottore sull’uscio, per andarsene, accompagnato dalla Giuseppina.

Dottore

(colla mano sulla gruccia dell’uscio, stringendosi
nelle spalle, piano a Giuseppina).

Cosa vuole che le dica? È giovane e può tirare in lungo. Ma a buon conto, se vuol vedere il prete....

Giuseppina

(sbigottita, giungendo le mani).

Oh, Signore!

Assunta

(a Màlia che li segue cogli occhi inquieta).

Dia retta a me! Dia retta a me!

Dottore

(c. s. a Giuseppina).

No. Dico perchè so quel che succede [p. 115 modifica] poi: se campa, è la Madonna che fa il miracolo; se muore, l’ha ammazzata il medico. Con queste malattie di cuore non c’è da scherzare, da un momento all’altro. Io me ne lavo le mani. (esce)

Màlia.

Mamma, cos’ha detto il medico?

Giuseppina

(afflitta, tentando di dissimulare).

Nulla, figliuola mia. Che va bene.... va benone....

Màlia

(scuotendo il capo).

No, mamma, non mi sento bene.

Giuseppina

(cercando di rassicurarla, però colle lagrime nella voce).

Non dubitare che la Madonna farà il miracolo. Oggi è la festa di San Giorgio; gli ho fatto voto che se guarisci, quest’altro anno andremo tutti insieme a fare il San Giorgio.

Màlia

(assentendo dolcemente col capo,
come per illudersi anche lei).

Sì mamma! [p. 116 modifica]

Giuseppina.

Sai.... lo zio prete ha mandato a dire che vorrebbe farti una visita....

Màlia

(sgomenta, fissandola in viso cogli occhi inquieti).

Ah!... lo zio prete?... Non viene quasi mai! Vuol dire che sto peggio, mamma?

Giuseppina.

Ma no, cara! No!...

Assunta.

O Dio! Signore! Preti e medici dicono sempre così.... per farsi merito.... Dieno retta a me, invece! Qui ci vuole la sonnambula. Con tre lire e una ciocchetta di capelli appena, la sonnambula vi vede dentro e fuori come in uno specchio, quello che avete e quello che non avete, e vi spiattella subito il suo bravo consulto in due parole.

Malia.

È vero, mamma?

Assunta.

Sì, Sì, lasciate fare a me. (va a prendere [p. 117 modifica] le forbici dal banco) Lasci che le tagli una ciocca di capelli, e in due salti vado e torno colla risposta della sonnambula.

Giuseppina

(fermandole le mani).

No, no, sora Assunta! Dicono che non è bene tagliare i capelli agli ammalati.

Assunta.

Eh, che diavolo!

Giuseppina.

Sì.... Dicono che la testa se ne va via dietro ai capelli....

Assunta.

Sciocchezze! La Dorina, mia nipote, che la conoscete tutti, sana e salva, non se n’è tagliati tante volte, per guarire dal brutto male? Anzi la sonnambula le fece trovare al Municipio un orecchino che aveva perso questo carnevale....

Màlia

(rassegnata).

Fate come volete.... Fate tutti come volete.... [p. 118 modifica]

Assunta.

Qui, che non si vedono.... Mi lasci fare.... Faccia conto che sieno per l’innamorato....(a Giuseppina) Le prometto che la sonnambula gliela rimette subito in gamba meglio di lei e di me.... O almeno, s’è destinata, non vi rovinate a spendere, tutta la famiglia, e a guastarle lo stomaco con quelle porcherie....(esce)

SCENA II.

Màlia e Giuseppina, indi il Postino,
la Signora e Angiolino.

Màlia

(dopo qualche istante di silenzio).

Mamma, che ora è?

Giuseppina.

Il Secolo non l’ho sentito ancora.

Malia.

La sora Luisina sarà andata a fare il San Giorgio anche lei. [p. 119 modifica]

Giuseppina

(accarezzandola sui capelli).

Quest’altr’anno, se Dio vuole, ci andremo tutti insieme a fare il San Giorgio.

Malia

(chinando il capo due o tre volte dolcemente).

Sì, mamma....

Il Postino

(entrando).

Posta! (lascia lettere e giornali sulla tavola ed esce)

Giuseppina

(distribuendo la posta nelle varie caselle della scansia).

Vuoi vedere le figure dell’Illustrazione?

Màlia.

No, mamma.... Sono stanca.

Giuseppina.

Così, stando a sedere. Dicevo per distrarti. (sfoglia il giornale. Pausa) [p. 120 modifica]

Màlia

(pensierosa).

Mamma... perchè vuol venire a vedermi lo zio prete?

Giuseppina

(accorata).

Ma per nulla, figliuola mia.... Non affliggerti, ora!...

Màlia

(rassegnata).

No, mamma.... fallo venire, se vuoi....

Giuseppina.

C’è tempo.... c’è tempo.                (Pausa)

Màlia

(inquieta)

Mamma, va a vedere che ora è.

Giuseppina

Adesso vado. (vedendo entrare la Signora) La Signora.

La Signora

(facendo capolino dall’uscio)

E così, come va questa ragazza? [p. 121 modifica]

Giuseppina.

Come Dio vuole, signora mia! Eccola lì.

Malia

Riverisco, sora padrona!

La Signora.

Buona sera, cara! C’è stato oggi il medico?

Giuseppina.

Sissignora, è venuto adesso. Dice sempre le stesse cose. Che posso farci, Madonna santa?... Di lassù deve venire il miracolo!

La Signora.

Sì, sì, poveretta. Buona sera.

Malia.

Grazie, signora. Buona sera.(la Signora esce)

Giuseppina

(teneramente).

Vedi, vedi, lo dicono tutti che il Signore farà il miracolo.

Malia.

Sì, mamma. [p. 122 modifica]

Giuseppina.

Hai bisogno di niente ora?

Malia.

No.... di niente.

Giuseppina.

Allora vado. (vedendo entrare Angiolino) Vado a vedere un momento, mentre c’è qui il sor Angiolino. (esce)

Angiolino.

Buona sera. Come va adesso?

Màlia.

Bene. Grazie, sor Angiolino.

Angiolino.

La cera non c’è malaccio. Tanto meglio. L’Assunta è andata per lei dalla sonnambula.

Màlia.

Sì, Dio gliene renda merito.

Angiolino.

Niente, niente. Lei si merita questo e altro. [p. 123 modifica]

Màlia.

Dio glielo renda.... di tante gentilezze.... a tutti loro del vicinato....

Angiolino.

Lo sa! lo sa che le vogliono tutti bene nel vicinato! Magari Assunta le portasse una buona notizia, adesso!

Malia.

La Madonna farà il miracolo.

Angiolino.

Sì, poveretta. Il Purgatorio l’ha avuto qui, lei! (a Giuseppina che rientra) Diceva, sora Giuseppina, magari la sonnambula mandasse una buona risposta!

Giuseppina.

Magari!

Angiolino.

Se ne son viste tante! Lei è giovine e guarirà. Mangiare, bere e stare allegri: ecco quel che ci vuole! Scappo perchè ho da fare. Riverisco.

Malia.

Riverisco, sor Angiolino. [p. 124 modifica]

Giuseppina.

Buona sera, buona sera. (Angiolino esce)

(Màlia s’asciuga gli occhi col fazzoletto.)


Giuseppina.

Perchè piangi adesso, sciocca?

Màlia.

Niente, mamma.... Sono contenta anzi.... Perchè vedo che mi vogliono bene.... Ora che son tanto malata tutti quanti mi vogliono bene.

Giuseppina.

Sì, cara! sì!

Màlia

(accorata).

Ma guarirò, è vero?... È vero, mamma, che guarirò?... Non sto tanto male poi, è vero?

Giuseppina.

No! Ma no!

Màlia

(accennando del capo affettuosamente,
con un sorriso dolce e triste).

Anch’io vi voglio bene!... A tutti quanti vi voglio bene!... [p. 125 modifica]

Giuseppina.

Sta quieta ora, che il dottore ha detto di non pensare a nulla.

Màlia.

Come posso fare, mamma?

Giuseppina.

E tu fallo!

(Pausa. Giuseppina prepara la minestra al caminetto.)

Màlia.

Mamma, il babbo starà ancora molto a tornare?

Giuseppina.

No, no.... anche lui!... Chetati ora!

Màlia.

Non gli dir nulla.... Ha tanti dispiaceri qui!... Sta fuori per questo, che non ci regge, poveretto!... Tu no, mamma! (sorridendole dolce e triste) Tu ci sei avvezza, a tribolare!... In causa mia, anche, povera mamma!...

Giuseppina

(colle lagrime agli occhi).

Guarda ora che mi fai andare in collera! [p. 126 modifica]

Màlia.

No.... Sto zitta!                (Pausa)

Màlia.

Mamma, il riso l’hai messo a bollire?

Giuseppina.

Sì, sì, l’ho messo.

Màlia.

Io non posso aiutarti, vedi....

Giuseppina.

Quest’altra adesso!

Màlia.

Dico perchè quando sarò guarita voglio far tutto io in casa, e tu ti riposerai, povera mamma!

Giuseppina.

Sì, figliuola mia.

Màlia

(sorridendo dolcemente, quasi sottovoce).

Voglio star sempre in casa.... Con te e col babbo.... sempre!... capisci?,., finché sarò vecchia..,. [p. 127 modifica]

Giuseppina.

Sì, sì, sta quieta.

Màlia

(chinando il capo, con verecondia).

Capisci.... Non vi lascerò mai.... Non mi mariterò....

Giuseppina.

Oh Signore! che discorsi!... apposta per tormentarti!...

Màlia.

No.... non mi tormento.                

(Pausa)

Màlia

(scoppiando a piangere).

Mamma, quando non ci sarò più, e non mi vedrai più qui, come farai tutta sola?

Giuseppina

(scoppiando in lagrime anche lei).

Ah! senti, Màlia!...

Màlia

(stringendole la mano, e tenendosela vicina)

No, mamma. Sto quieta, guarda!               (Pausa) [p. 128 modifica]

Màlia.

La Gilda ha mandato oggi a vedere come stavo?

Giuseppina

(afflitta).

Sì, poveretta. Ha mandato del denaro anche.

Màlia.

Perchè non me la fate vedere mia sorella?

Giuseppina

(sospirando).

Ah, Signore! se stesse in me!...

Màlia

(supplichevole).

Bisogna perdonarle....

Giuseppina

(piangendo).

Sì.... quanto a me le ho perdonato.... Ne ho troppi dispiaceri!...

Màlia.

Glielo dirò io al babbo.... quando starò [p. 129 modifica] un po’ meglio.... Allora sarà contento, pover’uomo, e mi farà la grazia!...

Giuseppina

(abbracciandola).

Cara! cara!... Un vero angioletto sei!...

Màlia

(scostandola, alterandosi maggiormente in viso).

No, no così.... Mi manca il fiato.... (dopo un momento d’esitazione) E il sor Carlini non s’è fatto vedere oggi, mamma?

Giuseppina.

È andato in campagna cogli amici, a fare il San Giorgio.

Màlia

(sorridendo dolcemente)

Se guarisco, quest’altro anno andremo tutti insieme a fare il San Giorgio. Non è vero?

Giuseppina.

Sì, figliuola cara!

Màlia

E il sor Carlini anche lui..,. [p. 130 modifica]

Giuseppina.

Sì, Sì, anche lui.

(vedendo entrare Don Gerolamo)

Oh, ecco qui tuo zio! Riverisco, Don Gerolamo.

(Màlia sbigottisce e si scompone in viso.)

SCENA III.

Don Gerolamo e dette.

Don Gerolamo.

Buona sera, buona sera. E così? Come va questa figliuola?

Giuseppina.

Come Dio vuole. Vede, poveretta!...

Don Gerolamo.

Ho sentito che stava poco bene, e son venuto apposta.

Màlia.

Mamma, perchè piangi? [p. 131 modifica]

Don Gerolamo.

(a Giuseppina).

Perchè piangi, sciocca? Vedi che tua FIglia ha più giudizio di te? Bisogna fare la volontà di Dio, e pigliarsela in santa pace. Sentiamo, cos’ha detto il medico?

Giuseppina.

Tutti impostori, cugino mio! E un pezzo che va e viene senza concludere nulla!

Don Gerolamo.

Il vero medico è lassù, il medico per l’anima e pel corpo. Lasciate fare a Lui, che sa quello che fa.

Giuseppina.

Oh, Don Gerolamo, come parla bene!

Don Gerolamo.

E quell’altra disgraziata, ch’è anch’essa sangue vostro?

Giuseppina.

Ah, poveretta me! Che spina, che crepacuore anche quell’altra! [p. 132 modifica]

Don Gerolamo.

Sicuro! sicuro! Quando la incontro mi sento il rossore al viso.... Vesti di seta, penne sul cappello, scarrozzate come una signora.... Insomma un disonore per tutto il parentato! Suo padre che non ci pensa?

Giuseppina.

Non vuole più vederla. Non vuole che se ne parli.... Come se fosse morta, vede!

Don Gerolamo.

Avrebbe fatto meglio ad aprir gli occhi prima!

Giuseppina.

Sì, Don Gerolamo! Quello che gli dicevo!...

Don Gerolamo.

Anche lui non le ha dato il buon esempio! Sempre quel viziaccio, eh! Basta, che il Signore gli tocchi il cuore a tutt’e due!

Giuseppina.

Il cuore l’ha buono, povera Gilda!... Ci ha soccorso quanto ha potuto, durante la malattia di sua sorella.. [p. 133 modifica]

Màlia.

Mamma, vorrei parlare da sola a solo allo zio prete.... No, mamma! non piangere di nuovo!

Giuseppina

(col grembiule agli occhi)

No, no.... vado qui un momento, sulla porta.... Vedi, non piango.... (esce)

Don Gerolamo.

Brava! brava! Tu sei stata sempre una buona figliuola. Il Signore può farti la grazia di guarire, ma è sempre meglio trovarsi pronti a fare il suo volere. Tutti possiamo morire da un momento all’altro.

Màlia.

Sissignore....

Don Gerolamo.

Ora di’, che sto ad ascoltarti.

Màlia.

Sissignore.... sì....

Don Gerolamo.

Cos’hai da confessare? [p. 134 modifica]

Màlia.

Non so.... Non so come dire....

Don Gerolamo.

Vediamo, vediamo. Cosa ti sta sulla coscienza? Qualche mancanza verso i genitori o verso il prossimo? Qualche peccatuccio di gioventù?...

Màlia.

Sissignore.... Ho un cruccio qui.... sul cuore.... che mi pesa.... e non so come dirlo....

Don Gerolamo.

Dio t’ascolta ed è misericordioso, figliuola mia. Diglielo a Lui e domandagli perdono.

Màlia.

Sì, gli domando perdono.... di tutto cuore!...

Don Gerolamo.

Bene. Ora di’ cosa è stato?

Màlia

(smorta e affilandosi in viso).

C’era un giovane.... che gli volevo bene.... [p. 135 modifica]

Don Gerolamo.

Questo non è peccato, se c’era la volontà di Dio e dei genitori.

Màlia.

Nossignore.... non sapevano nulla.... Egli lavorava nel magazzino, qui in corte.... E così, vedendolo ogni giorno.... Poi quando m’ammalai la prima volta, prese a venire anche la sera.... Lì, dov’è adesso vossignoria.... (tace un istante soffocata dalla commozione) Veniva a leggere il giornale.... o portava qualche regaluccio.... e si stava chiacchierando tutti insieme, colla mamma e la Gilda, quand’essa tornava dalla maestra.... (tace un istante, sopraffatta dalla commozione)

Don Gerolamo.

Bene, avanti.

Màlia

(quasi le mancasse il fiato, e facendo
un gesto vago).

Aspetti un momento.... Scusi....

Don Gerolamo.

Povera figliuola!... Su, coraggio!... [p. 136 modifica]

Màlia.

Sissignore.... Allora.... allora lui vedendo la Gilda ch’è bella e sana.... (accennando col capo e guardando il prete cogli occhi lucenti di lagrime e un nodo alla gola) Capisce?... Capisce, vossignoria?

Don Gerolamo.

(scrollando la testa).

Sì, figliuola! sì!

Màlia.

Il Signore mi perdonerà, è vero, se non ho potuto rassegnarmi subito a fare il suo volere.... se non ho potuto togliermelo dal capo, quel giovane?

Don Gerolamo.

Ah, poveretta, ancora? (Màlia chiude gli occhi e accenna di sì) Bisogna distaccarsi da ogni cosa quaggiù, figliuola mia, se Lui vuol farti la grazia di chiamarti in Paradiso.

Màlia

(rassegnata, colle mani in croce)

Sissignore.... Farò il possibile.... [p. 137 modifica]

Don Gerolamo.

È tutto qui? Non c’è altro?

Màlia.

Nossignore.... No....

Don Gerolamo.

Bene, bene. Sta su allegra che Dio ti perdona, come io ti assolvo e benedico. (posandole la mano sul capo. Indi chiama) Giuseppina?

(Giuseppina entra asciugandosi gli occhi.)

Màlia

(sorridendo dolcemente)

Vedi, mamma?... non è nulla!...

Giuseppina

(abbracciandola teneramente)

Figlia! Figlia mia! Di’, ora come ti senti?

Màlia.

Bene, mamma. Mi sento bene.

Don Gerolamo.

(accomiatandosi).

Che il Signore vi assista! (a Giuseppina [p. 138 modifica] che l’accompagna verso l’uscio, piano) È un angioletto, poverina!... Ma voi avreste dovuto tenere gli occhi aperti.... con due ragazze in casa....

Giuseppina.

O Madonna!... Come ho da fare?...

Don Gerolamo.

Basta, basta. Se mai, Dio non voglia, al funerale penso io. Mandatemi a chiamare in parrocchia, all’occorrenza....

SCENA IV.

Battista e detti.

Battista

(col berretto in testa, in tono burbero, al prete).

Riverisco!

Don Gerolamo.

Buona sera, Battista. [p. 139 modifica]

Battista

(come sopra).

Riverisco! (don Gerolamo esce) Cosa viene qui a fare costui?

Màlia.

Babbo....

Giuseppina.

È venuto così.... trovandosi a passare....

Battista.

Alla larga! Gente che porta la jettatura! Non voglio che le portino la iettatura alla mia figliuola! (chinandosi ad accarezzare Màlia e pigliandole il mento fra le dita) Cara! Come va adesso?

Màlia.

No, babbo.... Non mi sento bene....

Giuseppina.

Don Gerolamo è venuto per lei.... sapendola così malata!...

Battista

(amareggiato, sbuffando e volgendo loro le spalle).

Bella risorsa! Bell’aiuto avere il [p. 140 modifica] parente prete! Mesi e mesi che siamo nei guai, e non è venuto una volta a dirci crepa!

Màlia.

No, babbo! non parlar così!...

Giuseppina.

Vedi, la tua figliuola che non sta mica bene!

Battista.

No! no! Non mi fate venire la bocca amara adesso! Cara la mia figliuola! E qui il tuo babbo, sai! Non dubitare!... Quell’altro impostore del medico va e viene e non conclude nulla!... È buono soltanto a spillarci i denari, lui!... Lui e lo speziale!... Peggio di due mignatte! Dà retta al tuo babbo che ti vuol tanto bene! Non sei ancora confinata in un letto, grazie a Dio.... Guarirai, te lo dico io!

Màlia.

No.... non mi sento bene, babbo!...

Battista.

Guarirai! guarirai! Dà retta a me! Sei [p. 141 modifica] giovane, e ti rimetterai in gambe. Il peggio è per noi vecchi, che in gambe non ci siamo più. Ora viene l’estate, e guarirai!

Màlia.

Davvero, babbo?

Battista.

Te lo dico io! Per vederti guarita mi farei in quattro, guarda!... Senti, quelli che tornano dalla scampagnata!...

Giuseppina.

No, no, è la sora Assunta.

SCENA V.

Assunta e detti.


Assunta.

(entrando frettolosa con’una boccetta in mano).

Allegri! allegri! Ve l’avevo detto!

Giuseppina.

Oh Signore! Cos’ha risposto? [p. 142 modifica]

Assunta

(ancora tutta scalmanata).

Ha detto così, che non è nulla.... Che sta benone e guarirà fra pochi giorni, con due cucchiaiate di quest’affare rosso qui, una la mattina e una la sera.... Il male viene da debolezza e languori di stomaco. Come chi dicesse un sacco vuoto che non può reggersi in piedi. Quando si sarà rinforzata poi, starà meglio di voi e di me.

Màlia.

Oh mamma!

Giuseppina.

Il Signore l’ascolti, quella buona donna!

Battista.

Ma che roba è? Qualche altra porcheria?...

Assunta.

Porcheria?... Il tocca e sana, caro lei!

Battista.

Il tocca e sana! il tocca e sana! Ce n’ho un comò pieno lì!.... Tutte storie, imposture! [p. 143 modifica]

Assunta.

Storie? Son storie che conta la sonnambula? Per tre lire che spendete!...

Battista.

Non so.... Io tre lire le spendo volentieri, se fosse vero, per la mia figliuola. Mi leverei il pane di bocca addirittura! (a Giuseppina) Ma i denari dove li hai presi?

Giuseppina.

I denari li avevo.

Battista.

Allora, quando ti ho chiesto tre soldi per la pipa, perchè mi hai detto che non ne avevi?

Giuseppina.

Me li ha mandati poi la Provvidenza.

Battista.

La Provvidenza?... La Provvidenza che manda soldi?

Assunta.

Insomma, i denari li ha avuti da chi poteva darglieli. E ora le dico ch’è tempo [p. 144 modifica] di finirla, e che la Gilda ha mandato a dire che vuol vedere sua sorella.

Màlia

(supplichevole).

Sì, babbo!

Battista.

Io?... La Gilda?... Io non ho più figlia!...

Màlia

(c. s., colle lagrime agli occhi).

Sì, babbo! sì!

Battista

(accalorandosi).

Io non ho più figlia! E morta e seppellita! Ci ho fatto su la croce! (gesticolando e facendo la croce in terra) Ingrata! Io di figlie ci ho questa sola qui! (abbracciando Màlia) Non ne ho altre! (piange)

Assunta.

Vede? Vede che il cuore le dice di finirla?

Battista.

Perchè mi vede angustiato? Perchè vede che infine il sangue non è acqua? [p. 145 modifica] No! no!... Ingrata!... Ecco come ci ha lasciati!... soli a tribolare con questa poveretta!... Mi vergogno anche ad uscire di casa.... a trovarmi cogli amici dal Brusetti....

Màlia.

Oh, babbo!

Assunta

(piano a Màlia).

Stia cheta, stia cheta, lo lasci cantare.

Battista

(sbuffando e andando su e giù per la stanza).

No! Non sono di quelli che chiudono gli occhi! Sono un povero diavolo, ma il mio onore non lo voglio toccato!

Assunta.

Eh, caro lei, chi glielo tocca? (piano a Giuseppina che piange in silenzio) La Sua Gilda è qui vicino, dal sor Ambrogio, e aspetta che la chiami. Ora gliela faremo in barba a lui! [p. 146 modifica]

SCENA VI.

Carlini, la sora ’'Luisina e detti.

Carlini

(entrando gaiamente).

Ehi, sora Màlia! San Giorgio anche per lei! (dandole delle arance) Prenda, prenda pure senza cerimonie....

Màlia

(tutta contenta, animandosi in viso).

Oh!... Oh!...

Battista.

Beati voi!

Luisina.

Buona sera, buona sera.

Giuseppina.

Ben tornati!

Màlia.

Oh sor Carlini!... Grazie!... grazie [p. 147 modifica] tante!... Che bei fiori! (accennando ad un mazzolino che Carlini ha all’occhiello)

Carlini.

Vuole anche questi? Ecco, (si toglie il mazzolino dal petto e glielo dà)

Màlia

(volgendosi alla madre, giuliva).

Mamma, guarda!

Luisina

(dando anche lei delle arance a Giuseppina).

Aranci di Palermo; li abbiamo comperati apposta.

Màlia

(con dolcezza vereconda).

Si rammenta, sor Carlini, che anche allora mi regalava dei fiori.... quando stavo un po’ meglio?... È un buon augurio....

Carlini.

Sì, di tutto cuore!

Màlia.

Questi ora li metto nell’acqua.... se no muoiono, è vero? Mamma, dà qua il bicchiere. [p. 148 modifica]

Giuseppina

(cercando sul comò un bicchiere vuoto)

Quante gentilezze, sor Carlini!

Carlini.

La bella scampagnata eh, sora Luisina? (a Màlia) Se ci fosse stata anche lei!...

Màlia.

Io?... Cosa vuole....

Luisina.

Siamo stati proprio bene. Risotto, manzo a lesso, il fritto, un vino sincero che andava bene.... Doveva venire almeno il sor Battista.

Battista.

Eh, cara lei! Ci ho altro pel capo adessto!

Assunta.

Passerà, passerà, vedranno!

Carlini

(ridendo e cavando di tasca un’arancia per l’Assunta)

Brava. Ecco anche a lei.... per la buona parola.... [p. 149 modifica]

Assunta

(ridendo).

Mi piace il sor Carlini, perchè sa pigliarsela colle donne, e non viene mai con le mani vuote.

Carlini

(ridendo).

Dice davvero che le piaccio? Ah, se avesse vent’anni meno!

Assunta.

Lo sappiamo, lo sappiamo ch’è anche un mostro, un donnaiolo!

Carlini

(rabbuiandosi).

No, no!... Sono stato scottato!... Come va oggi, sora Màlia?

Màlia.

Bene, grazie, sor Carlini!

Luisina.

Poveretta! Tanto tempo che non piglia una boccata d’aria! Ma ora torna la bella stagione! (volgendosi agli altri) Avete visto che bel sole? [p. 150 modifica]

Màlia

(con un sorriso triste, guardando la finestra)

Sì....

Battista.

Quello che le dico sempre! La tormentano in mille modi. Chi dice bianco e chi dice nero. Come può ripigliare fiato?... Ci tormentano tutti quanti!

Luisina.

Poveretti! Ne avete viste!

Battista.

Tante! Ne ho il cuore pieno.

Assunta.

Ora è finita. Ci si è messa la sonnambula!

Giuseppina.

Magari, Madonna santa!

Assunta.

Ve lo dico io! Vuoteremo presto una bella bottiglia alla sua salute! [p. 151 modifica]

Luisina

(accomiatandosi).

Allora buona sera! Vado a prendere il mio uomo, qui, dal Brusetti.

Assunta.

Venga anche lei, sor Battista, un momento. Andiamo a bere alla salute della sua figliuola.

Battista.

Mi lasci stare. Non ne ho voglia adesso.

Giuseppina.

No, no, lo lasci stare.

Assunta

(piano a Giuseppina).

Ve lo levo dai piedi, e così vado a chiamare la sua Gilda, (a Battista) Venga! venga! Non si faccia pregare per fare un brindisi alla salute della sua figliuola.

Battista.

Cara! S’è per la mia figliuola, non so che dire.... E tratto io! A condizione che pago io per tutti! (piano a Giuseppina) Dammi qualche soldo. [p. 152 modifica]

Giuseppina.

Ma....

Battista.

Vuoi dirmi ancora che non ne hai?|(Giuseppina gli dà i denari) Venga anche lei, sor Carlini.

Carlini.

No, grazie, ne ho abbastanza. Faccio un po’ di compagnia alle sue donne piuttosto.

Battista.

Bene, bene. Torno subito, (esce con Luisina)

Assunta

(a Giuseppina e Màlia piano)

Aspetti un momento. Torno subito. (esce) [p. 153 modifica]

SCENA VII.

Carlini, Màlia e Giuseppina.

Màlia.

Come è buono lei, sor Carlini, a restare qui solo con noi!...

Carlini.

Niente, niente. Lo fo volentieri. Sono un po’ stracco anche, ma ci siamo divertiti. Peccato che non abbia potuto venire anche lei coi suoi genitori!

Màlia.

Quest’altro anno, se guarisco, la mamma dice che andremo tutti insieme....

Giuseppina.

Sì, sì.

Màlia.

Sarà contento anche lei, sor Carlini, che vi andremo tutti insieme? [p. 154 modifica]

Carlini.

Contento, contentissimo. Lo sanno che sono contento di star con loro! Ho avuto dei dispiaceri.... dei crepacuori anche!... Ma pazienza! Qui almeno c’è gente che mi vuol bene!

Giuseppina.

Perchè se lo merita!

Carlini.

E anch’io, sa! Vede questa poveretta? Mi piglierei il suo male per vederla guarita.

Màlia.

Oh, sor Carlini!...

Carlini.

No, no, me lo lasci dire.

Màlia.

Dio glielo renda!... come lei desidera!...

Carlini

(accorato, scrollando le spalle).

Ma che! Ma che!... [p. 155 modifica]

Giuseppina

(a Màlia).

E tu calmati. Non ti stancare.

Màlia.

No, mamma.... lasciami parlare.... Mi fa bene anzi.... Ora ch’è qui il sor Carlini....

Carlini.

Sì, sì, la lasci dire.

Màlia

(a Carlini timidamente dopo aver esitato un istante).

Oggi, sa.... c’è stato lo zio prete....

Carlini.

Oh, perchè?

Màlia.

..... Perchè.... dice.... possiamo tutti morire da un momento all’altro....

Carlini.

Non dia retta. Dicono sempre così. Ma lei guarirà. Creda a me che guarirà!

Giuseppina.

Dio l’ascolti, sor Carlini! Non le pare? Da un po’ in qua essa ha miglior cera!... [p. 156 modifica]

Carlini.

È vero.... è vero....

Giuseppina

(a Màlia).

Vedi? Lo dicono tutti. Sta su allegra dunque! Non ti angustiare!

Màlia.

Sì, mamma.

Giuseppina

(a Carlini)

Mentre c’è lei che le fa un po’ di compagnia, vado un momento sulla porta a prendere una boccata d’aria.

Màlia.

Povera mamma!

Giuseppina

(piano a Màlia)

No, vado a vedere se arriva la Gilda. Ho paura che la sora Assunta mi faccia qualche pasticcio con quel benedett’uomo di tuo padre, (a Carlini). Con permesso. (esce) [p. 157 modifica]

SCENA VIII.

Màlia e Carlini.

Màlia

(timida e imbarazzata)

Davvero?... non s’annoia a stare con una povera malata?

Carlini.

Che dice mai? Sa che ci sto tanto volentieri con lei.

Màlia

(quasi colle lagrime agli occhi).

La ringrazio!... Di tutto cuore la ringrazio, sa!...

Carlini.

Ma di che?

Màlia.

Niente.... La ringrazio.... Mi lasci ringraziarla.... [p. 158 modifica]

Carlini

(sospirando c accennando col dito)

Il cuore ce l’ha almeno lei... lì!

Màlia

(con un sorriso triste).

Dicono ch’è tanto malato anche!

Carlini

(alzando le spalle).

Li lasci dire.... Non sanno quel che si dicano, alle volte.

Màlia.

Mi rincrescerebbe tanto di morire adesso!...

Carlini.

Ma cosa le viene in mente ora?

Màlia

(con le lagrime che le fanno nodo alla gola).

E anche a lei gli rincrescerebbe.... è vero?

Carlini.

Non parli così, o me ne vado! [p. 159 modifica]

Màlia

(pigliandogli la mano, affettuosamente).

No, sono contenta anzi!... Tanto contenta!...

Carlini.

Bene, bene, così!

Màlia

(dopo un breve silenzio, timidamente, chinando il capo).

Lo zio prete dice che devo togliermi dal capo ogni cosa....

Carlini.

Chiacchiere! Lo lasci dire anche lui. A me invece il cuore dice che guarirà presto. Ne ha avuto abbastanza lei pure!

Màlia.

Sì, sì!...

Carlini.

Ne ha passati dei guai! E anche i suoi genitori, poveretti! Tanti dispiaceri che sono piovuti in questa casa!

Màlia.

Oh!... tanti! [p. 160 modifica]

Carlini.

Prima la sua malattia, poi la storia di sua sorella!... Si rammenta, eh, che colpo!

Màlia.

Povera Gilda!

Carlini.

Che le mancava qui, in casa sua? Tutti che le volevano bene!... tanto bene!... Ah, sora Màlia, quel tiro che m’ha fatto non posso mandarlo giù!... O cos’ha?

Màlia

(scomponendosi sempre più in viso).

Nulla....

Carlini.

Dopo tanto che le volevo bene!... E anch’essa diceva.... Diceva, almeno!... Chi lo sa poi?... Essa era in giro per Milano tutto il giorno, ed io qui a lavorare nel magazzino.... Lavoravo contento, pensando.... Ecco, stasera poi la vedo!... Si stava felici e contenti tutti.... Si rammenta? [p. 161 modifica]

Màlia

.... Sì, mi rammento....

Carlini.

Ah! sua sorella non ha il cuore che ha lei, sora Màlia! Siete nate tutte e due dalla stessa madre, ma il cuore che ha lei, sua sorella non ce l’ha!... Mi struggevo per lei, mi sarei cavato il sangue dalle vene per farla contenta.... Ma essa, via!... per un nastro, per un vestito nuovo, per un altro che sapesse abbindolarla meglio di me colle belle paroline.... Come un Giuda mi ha tradito!

Màlia

(abbattuta e sfigurata in viso).

Basta! basta!

Carlini.

No! Mi lasci sfogare! Lei è buona e sa compatirmi. Ne ho inghiottito tanto dell’amaro! Ne ho il cuore grosso così!.. Ho bisogno d’alleggerirmi il cuore.... Adesso che le parlo, vede, mi sembra di spiattellare il fatto mio a sua sorella! Era [p. 162 modifica] proprio qui.... vicino a lei!... Qui l’ho persa la mia bella pace! L’ho avuto qui il boccone amaro!... Ma cos’ha? Le vien male?

Màlia

No.... no.... senta!...

Carlini.

Scusi, scusi tanto, sora Màlia! Lei mi compatisce e sa quel che voglio dire!... (vedendo il pallore della Màlia, che s’abbandona sui guanciali) Ma ohi? Che succede? Chiamo la sua mamma?

SCENA IX.

Assunta, poi Gilda, Giuseppina e detti.

Assunta

(entrando vivamente).

È qui! è qui!

Gilda

(correndo ad abbracciare la Màlia).

Màlia! Màlia! [p. 163 modifica]

Màlia

(tra le braccia della sorella, balbettando
e piangendo di gioia).

Ah!... ah!...

Giuseppina

(col grembiule agli occhi.)

Signore benedetto!

Assunta.

Ve l’avevo detto che gliela facevo in barba!

Gilda

(a Màlia).

Oh! Come sei ridotta, poverina!

Giuseppina.

Adesso sta un po’ meglio. Se l’avessi vista! È un pezzo che il medico va e viene....

Assunta.

Non è nulla, non è nulla! Sono stata a consultare la sonnambula e dice che non è nulla.

Giuseppina

(a Gilda).

Vedi, il sor Carlini.... [p. 164 modifica]

Gilda.

Buona sera, sor Carlini.

Carlini

(che è rimasto imbarazzato, un po’ in disparte).

Riverisco.... Buona sera....

Màlia

(colla voce rotta).

Oh Gilda!... Come sono contenta ora!...

Assunta.

Io vado sulla porta, perchè non vorrei che arrivasse quel guastamestieri del sor Battista. Se mai lo terrò a bada, e voialtri, appena mi sentite parlar forte, scappate sotto il portico.

Giuseppina.

Va bene, va bene. Intanto bado al desinare. [p. 165 modifica]

SCENA X ed ultima.

Giuseppina presso il caminetto,
Gilda e Carlini accanto alla Màlia.

Màlia

(come sopra, tenendo Gilda per mano).

Mamma!... Eccola qui, infine!

Gilda.

Come sei pallida!... Che viso hai!...

Màlia.

Il vederti!... Tanto tempo senza!...

Giuseppina.

Sì, sì, non ti stancare.

Gilda.

Non ti stancare. Noi staremo qui, vicino a te; ma tu sta cheta.

Màlia.

Bene.... Sta qui....

Gilda.

Sì, sono qui.... Verrò anche domani.... [p. 166 modifica]

Màlia.

Domani?... Chissà!... Non lasciarla sola la mamma....

Carlini.

Stia tranquilla, sora Màlia. Siamo tutti qui, vede?

Giuseppina

(alla Gilda).

Vedi che buon amico il sor Carlini!

Gilda.

Sì, lo so.

Carlini.

No, non ho fatto niente. Loro si meriterebbero questo e altro. Per loro mi butterei nel fuoco.

Màlia.

Grazie!... grazie!... Non so dirle altro....

Carlini.

Quando la gente se lo merita!... Bisognerebbe esser senza cuore a piantarli nei guai.... E un po’ di quella roba in petto ce l’ho anch’io!... Bene o male ce l’ho anch’io!... (vedendo che la Gilda non gli dà retta) E lei è stata sempre bene, sora Gilda? [p. 167 modifica]

Gilda.

Sì, grazie. E lei?

Carlini.

Io? Come vuole.... Come un povero diavolo.... Come uno che non importa.... Non importa a nessuno....

Giuseppina.

Oh! Che dice mai?

Carlini.

Eh! So quel che dico!... Chi vuole che gliene importi? (alla Gilda) Lei però è sempre bella e fresca come una rosa!

Gilda.

Eh, caro lei!...

Carlini.

Sì, sì, dico quel che penso.... Parliamo spesso di lei qui, con sua sorella e la sua mamma.... Non è vero, sora Giuseppina?

Gilda.

Bontà sua. Non me lo merito.

Carlini.

Già!... Il cuore non si cambia da un [p. 168 modifica] momento all’altro.... Vengono le amarezze, vengono i dispiaceri, ma il cuore è sempre quello!...

Gilda.

Dispiaceri ne abbiamo tutti.

Carlini.

Che dispiaceri vuole aver lei? Lei bella, lei senza fastidii, lei portata in palma di mano!...

Gilda.

Lasciamo stare questi discorsi.

Carlini.

Come? Non è contenta?

Gilda.

Sì.... Lasciamo stare.

Màlia.

Mamma, vuoi darmi la medicina della sonnambula?

Carlini

(premuroso).

A me, a me! Dieno qui il bicchiere.

Giuseppina.

Ci ho messo i fiori adesso. [p. 169 modifica]

Màlia.

Portali qua, mamma.... Voglio darli alla Gilda....

Gilda.

No, non privartene, poverina.

Màlia

(dandole i fiori).

Prendili.... Me li ha dati lui....

Carlini.

Son poca cosa.... Non son degni.... Lei ne avrà avuti tanti di più belli, lo so....

Gilda.

Non volevo dir questo.... anzi, la ringrazio tanto.

Carlini.

Ognuno dà quello che ha.... Quando si dà con tutto il cuore, basta.

Giuseppina

(a Màlia dandole la medicina).

Ecco la medicina.... Non la vuoi più adesso?

Màlia

(sempre più abbattuta).

Non so.... Sollevami il capo, mamma.... [p. 170 modifica]

Carlini

(affrettandosi ad aiutarla).

Ecco, ecco!

Màlia

(respingendolo colle mani tremanti).

No!... Lei, no!...

Giuseppina.

Perchè, poveretto? è così buono!

(Màlia scuote il capo dolorosamente, e lo china sul petto, mentre delle lagrime le scendono giù per le guance.

Carlini

(chino su di lei).

Dica, la vuole la medicina?

Màlia.

No.... Mi lasci stare....

Carlini

(a Giuseppina).

S’è stancata troppo. L’avete fatta parlare....

Giuseppina

(a Màlia).

Più tardi eh? Vuoi riposare un momento ora?

(Màlia fa cenno di sì, chiudendo gli occhi.)

[p. 171 modifica]

Gilda.

Povera Màlia!... Signore Iddio!...

Carlini.

Lei non ha visto niente! Oggi poi è stata una giornataccia!... E anche la sua visita!... Che vuole? È naturale.... Mi sono sentito rimescolare io pure, appena l’ho vista entrare....

Gilda.

Oh.... Non merito tanto....

Carlini.

Che vuol farci, è così.... Penso a quei bei tempi che si era tutti qui, felici e contenti.... Lei non se ne rammenta neppure forse....

Gilda.

Oh!... a che giova ormai?...

Carlini.

Ecco! Non vuol nemmeno sentirne parlare!...

Màlia.

Basta, basta, per carità!... [p. 172 modifica]

Gilda.

Basta, sor Carlini!... Vede, quella poveretta!... (volgendosi alla Màlia che si scompone sempre più in viso, ed è rimasta immobile col capo chino sul petto). Màlia! Màlia! (gridando). Ah, mamma!... la Màlia!

Carlini.

(correndo tutto sossopra).

Presto! presto! La medicina!

Giuseppina.

(accorrendo colle mani nei capelli).

Màlia!... Figlia!... Figlia mia!...

Cala la tela.