Il sole, o Valguarnera

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Il sole, o Valguarnera Intestazione 8 maggio 2023 75% Da definire

Ond'è l'inclito suon, che sì repente O bella Euterpe, o de' miei versi onore
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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XLVII

A D. MARIANO VALGUARNERA

Che è da poetare di nobili soggetti.

Il sole, o Valguarnera,
     Al giorno mio vien meno,
     Ed omai fosca il seno
     Veggio apparir la sera;
     5E pure il piè non resta,
     E l’impreso cammino
     Ancor non abbandona,
     Ma va per la foresta,
     Ove scorga divino
     10Il ruscel d’Elicona.
Ben sento il vulgo ogni ora
     Di biasmi armar sua voce;
     Ma poco giova, o noce,
     S’ei spregia o s’egli onora;
     15E se mia vita è vile,
     Mentre si specchia e terge
     In sì bell’acque e chiare,
     Forse sarà gentile
     Nocchier che si sommerge
     20Gemme involando al mare?
Io sovra il sacro monte
     Almen godo riposo,
     E rimiro giojoso
     Le belle Dive in fronte;
     25E da’ lor canti intendo
     Consigli alti ed egregi
     Da farne i cor felici;
     Ed indi l’arte apprendo
     Da celebrar gran regi,
     30E non vulgari amici.
Ed onde arei potere
     D’illustrar tuo valore,
     Or che fiamma d’amore
     Mi sforza a non tacere?
     35Certo con la lor mano
     Ora ti porgo un vaso
     Di bel néttare Argivo,
     Che oltra lo stile umano,
     Dopo l’odioso occaso,
     40Ti manterrà ben vivo.
Ma folle or che dico io?
     Ed a che darti io vegno?
     Non ragionevol segno
     Io posi al quadrel mio:
     45Per tal guisa serene
     Le nove Muse e liete
     Ti scorgono al Permesso;
     E ti spande Ippocrene
     A consolar tua sete
     50Il grande Apollo istesso.
Tu colà dentro bêi
     Licor di tal possanza,
     Che tua virtù s’avanza
     Oltra i golfi Letei;
     55E se la voce sciogli,
     Immantinente il foco
     Del torbido Austro è cheto,
     E fai che ognor germogli
     Clizia, Giacinto e Croco
     60Sulle piaggie d’Oreto.
Veggo in tua man la cetra,
     Che se canti, saetta;
     Per ogni alma diletta
     Amabil grazie impetra;
     65Ma non la fare ancella
     D’occhio gentil che i cori
     Ora lusinga or fiede;
     Chi tra spade e quadrella
     Marca col sangue allori,
     70Sia de’ tuoi versi erede.
Al Ciel sacrati altari
     Tratti da fochi accesi,

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     Patrii mari difesi
     Della tua Clio sian cari:
     75Tra le glorie diffuse
     Degli altrui rischi alteri
     Nobil cantor sfavilla;
     Ed il mel delle Muse
     Sul nome dei guerrieri
     80Mirabile distilla.
Prova ne fece il Grande,
     Che di Milone al figlio
     Tra l’armi ognor vermiglio
     Tante intrecciò ghirlande;
     85E quei che a narrar prese
     Sull’adorata tomba
     Il Cristïan trofeo,
     O fosse il Ciel cortese
     Di non fievole tromba
     90All’asta d’Amadeo.