Il guarany/Parte Seconda/Capitolo IV

Parte Seconda - IV. Cecy

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José de Alencar - Il guarany (1857)
Traduzione dal portoghese di Giovanni Fico (1864)
Parte Seconda - IV. Cecy
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CAPITOLO IV.


CECY.

Poche ore dopo che Loredano era stato ricevuto nella casa di don Antonio de Mariz, Cecilia, fattasi alla finestra della sua camera, vide dal lato opposto Pery che la guardava pieno di ammirazione.

Il povero Indiano, timido e schivo, non osava accostarsi alla casa, se non quando vedea da lungi don Antonio de Mariz passeggiar sullo spianato; capiva che in quella casa solo il cuor nobile del vecchio fidalgo provava per lui qualche stima.

Erano quattro giorni che il selvaggio non si era visto; e don Antonio supponeva, com’era naturale, che fosse tornato alla sua tribù, ai luoghi in cui viveano, e d’onde uscivano talvolta per far la guerra agli Indiani e ai Portoghesi.

La nazione goytacaz dominava tutto il [p. 43 modifica]territorio fra il Capo di S. Tomaso e il Capo Freddo; era un popolo guerriero, valente e imperterrito, che in varie riprese avea fatto provare ai conquistatori la forza delle sue armi.

Avea sterminato interamente la colonia del Parahayba fondata da Pedro de Góes, e dopo un assedio di sei mesi, avea fatto lo stesso a quella della Vittoria fondata nello Spirito Santo da Vasco Fernandes Goutinho.

Da cotesta piccola intramessa storica facciamo ora ritorno al nostro eroe.

Il primo moto di Cecilia, vedendo l’Indiano, fu di paura, e toglievasi insensibilmente dalla finestra. Ma il suo buon cuore rivoltossi contro questo sentimento, e le disse che nulla avea a temere da un uomo che aveale salva la vita.

Dipoi si rammentò che sarebbe proprio di animo ingrato e malvagio pagare la devozione che le mostrava l’Indiano, col lasciargli scorgere la ripugnanza che le cagionava.

Vinse quindi quella sua timidezza, e determinò di fare un sacrifizio alla riconoscenza e alla gratitudine che dovea al selvaggio.

Accostossi di nuovo alla finestra, e colla manina candida e graziosa fece segno a Pery di avvicinarsi.

L’Indiano, fuori di sè dalla gioia, corse alla casa, nell’atto che Cecilia andava da suo padre, e diceagli:

— Vieni a veder Pery che arriva, padre mio.

— Ah! ben sia: rispose il fidalgo. [p. 44 modifica]

E accompagnando sua figlia, don Antonio andò incontro all’Indiano che già saliva lo spianato.

Pery recava un piccolo costino, tessuto con istraordinaria delicatezza, fatto di una paglia molto bianca, tutto traforato; nel suo interno udivasi un cinguettìo, un rumor leggiero, mandato dai piccoli abitatori di quel nido.

L’Indiano inginocchiossi ai piè di Cecilia, e senza osare alzar gli occhi fino a lei le presentò il cestino di paglia.

La fanciulla lo prese, e alzando il coperchio, impaurì e sorrise; una moltitudine di baciafiori1 svolazzava là entro, ed alcuni uscirono fuori.

Uno di questi le si posò sul seno, un altro cominciò a volteggiarle intorno al biondo capo, come se prendesse il suo bocchino rosato per un frutto.

La fanciulla ammirava que’ fulgidi uccelletti, gli uni scarlatti, gli altri azzurri o verdi; e tutti con riflessi dorati e di forme tanto vaghe, tanto gentili!

Vedendo quelle iridi animate, si è indotti a [p. 45 modifica]credere che la natura le creò con un sorriso, per vivere di polline e di miele, e per splendere nell’aria come i fiori sulla terra e le stelle nel cielo.

Quando Cecilia fu sazia di mirarli, li prese ad uno ad uno, li baciò, li riposò sul suo seno, e si dolse di non essere un fiore bello e profumato per farsi baciare e lasciarseli svolazzare intorno.

Pery la guardava, ed era felice; per la prima volta, da che le avea salva la vita, avea saputo fare una cosa, che traeva un sorriso di piacere sui labbri della signora.

Frattanto, non ostante la felicità che provava internamente, era facil vedere che l’Indiano era malinconico; accostossi a don Antonio de Mariz, e gli disse:

— Pery sta per partire.

— Ah! disse il fidalgo, ritorni alla tua terra?

— Sì: Pery torna alla terra che copre le ossa di Arare.

Don Antonio colmò l’Indiano di presenti, dati in suo nome e in nome di sua figliuola.

— Chiedetegli perchè parte e ci lascia, padre mio? disse Cecilia.

Il fidalgo tradusse la dimanda.

— Perchè la signora non ha bisogno di Pery: e Pery deve accompagnare sua madre e i suoi fratelli.

— E se il masso torna di nuovo a minacciare la signora, chi la difenderà? dimandò la fanciulla sorridendo e facendo allusione alle parole dell’Indiano. [p. 46 modifica]

Udendo dalle labbra di don Antonio questa dimanda, il selvaggio non seppe che rispondere, perchè gli rammentava un pensiero che già gli era corso alla spirito; temea che in sua assenza la fanciulla non corresse qualche pericolo, ed egli non fosse vicino per salvarla.

— Se la signora comanda, disse finalmente, Pery resta.

Cecilia, come suo padre le tradusse la risposta dell’Indiano, sorrise della sua cieca obbedienza; era donna, e un atomo di vanità, che dormiva nel fondo del suo cuore giovinetto, le fe’ provare un certo piacere, vedendo il suo minimo desiderio convertito in un ordine.

Quell’indole selvaggia, libera come gli uccelli per l’aria, o come i fiumi per la campagna; quella tempra rubesta e vigorosa che facea prodigi di forza e di coraggio; quella volontà indomita come il torrente che si precipita dall’alto della foresta, prostravasi a’ suoi pie’ sommessa, vinta, schiava.

Occorreva non essere donna per non provare un senso d’orgoglio in dominare quell’invitta natura, e scherzar colla forza, obbligandola a curvarsi avanti al suo sguardo, a umiliarsi per effetto di una parola.

Le donne han ciò di particolare; sapendosi deboli, la lor maggiore ambizione è di regnare pel magnete di questa medesima debolezza, specialmente sopra chi è forte, grande e superiore a loro: non amano l’intelligenza, il coraggio, il [p. 47 modifica]genio, il potere, se non per vincerli e soggiogarli.

La donna lasciasi frequenti volte dominare; ma sempre dall’uomo, che non eccitandole l’ammirazione, non irrita la vanità di lei, e non provoca per ciò questa lotta della fragilità contro la forza.

Cecilia era una fanciulla ingenua ed innocente, neppur avea coscienza del suo potere e dell’incanto della sua bellezza; ma era figlia di Eva, e non poteva esimersi da un briciolo di vanità.

— La signora non vuole che Pery parta; disse ella con un piglio da regina, e facendo un gesto col capo.

L’Indiano comprese il gesto perfettamente.

— Pery resta.

— Vedi, Cecilia, replicò don Antonio ridendo; egli ti obbedisce!

Cecilia sorrise.

— Mia figlia ti è grata per questo sacrificio, Pery; continuò il fidalgo: ma nè lei nè io vogliamo che abbandoni la tua tribù.

— La signora comandò: rispose l’Indiano.

— Volea vedere se tu l’obbedivi: conobbe la tua devozione; è soddisfatta; consente che tu parta.

— No!

— E i tuoi fratelli, tua madre, la tua vita libera?

— Pery è schiavo della signora.

— Ma Pery è un guerriero, e un capo.

— La nazione goitacaz ha cento altri guerrieri forti come Pery; cent’altri archi leggieri come il volo del falco. [p. 48 modifica]

— Dunque vuoi rimanere decisamente?

— Sì; e siccome puoi giudicar che Pery non meriti la tua ospitalità, un albero della foresta gli servirà di ricovero.

— Oh! giammai: la mia casa è aperta per tutti, e specialmente per te, che sei amico e salvasti mia figlia. Tu mi offendi, Pery.

— No, Pery non ti offende: ma sa che ha la pelle color di terra.

— E il cuore d’oro.

Nell’atto che don Antonio continuava a insistere coll’Indiano per indurlo a partire, si sentì un canto monotono che usciva dalla foresta.

Pery tese l’orecchio, e scendendo lo spianato corse nella direzione ond’era mossa la voce, che cantava in quella cadenza triste e malinconica, particolare agli Indiani, la seguente aria in lingua guarany:

«La stella brillò; partimmo colla sera. Le aurette spirarono; ci sostennero sulle ali.

«La guerra ci menò lunge; vincemmo. La guerra finì; torniamo.

«Nella guerra i guerrieri combattono; vi ha sangue. Nella pace le donne lavorano; vi ha vino.

«La stella brillò; è ora di partire. Le aurette si mossero; è tempo di andare.»

La persona che modulava questa canzone selvaggia, era un’Indiana già attempata, che sorregevasi a un albero della foresta, e vedea per entro le frondi la scena che accadeva sullo spianato. [p. 49 modifica]

Arrivato a lei, Pery mostrossi malinconico e turbato.

— Madre!... sclamò egli.

— Vieni! disse l’Indiana avanzando pel bosco.

— No!

— Noi partiamo.

— Pery rimane.

L’Indiana piantò sopra suo figlio uno sguardo di profonda meraviglia.

— I tuoi fratelli partono!

Il selvaggio non rispose.

— Tua madre parte!

Lo stesso silenzio.

— La tua tenda ti aspetta!

— Pery rimane, madre! diss’egli con voce commossa.

— Perchè?

— La signora comandò.

La povera madre ricevè questa parola come una sentenza irrevocabile; sapea l’impero che esercitava sull’animo di Pery l’immagine di Nostra Signora, che avea veduto nel mezzo del combattimento, e personificava in Cecilia.

S’accorse che stava per perdere suo figlio, orgoglio della sua vecchiaia, come Arare era stato l’orgoglio della sua giovinezza. Una lagrima rigò la sua faccia color di rame.

— Madre, prendi l’arco di Pery; sotterralo presso alle ossa di suo padre: e brucia la capanna di Arare.

— No; se alcun di Pery farà ritorno, troverà [p. 50 modifica]il suo arco, le sue armi, la capanna di suo padre, e sua madre per amarlo: tutto va ad intristire finchè la luna dei fiori non chiami il figlio di Arare ai luoghi ove nacque.

Pery scosse il capo tristamente.

— Pery non tornerà!

Sua madre fece un gesto di spavento e disperazione.

— Il frutto che cade dall’albero, all’albero più non ritorna; la foglia che si stacca dal ramo, appassisce, si secca e muore; il vento la porta vìa. Pery è la foglia; tu sei l’albero, madre. Pery non tornerà al tuo seno.

— Vergine bianca salvò tua madre; dovea lasciarla perire per non furarle suo figlio. Una madre senza suo figlio è una terra senz’acqua; brucia e uccide tutto ciò che le si avvicina.

Queste parole furono accompagnate da uno sguardo di minaccia, in cui si rivelava la ferocia della tigre che difende i suoi parti.

— Madre, non offendere la signora; Pery morrebbe, e nell’ultima ora non si ricorderebbe di te.

Madre e figlio restarono alcun tempo in silenzio.

— Tua madre resta| disse l’Indiana con un accento di risoluzione.

— E chi sarà la madre della tribù? Chi custodirà la capanna di Pery? Chi racconterà ai giovani le guerre di Arare, forte tra i più forti? Chi dirà che tante volte la nazione goitacaz [p. 51 modifica]appiccò il fuoco alle dimore dei Bianchi, e vinse gli uomini dal fulmine2? Chi preparerà i vini e le bevande per i guerrieri, e apprenderà ai figli i costumi dei vecchi?

Pery pronunziò queste parole coll’esaltazione che risvegliavano in lui coteste rimembranze della sua vita selvaggia; l’Indiana si fece pensierosa e rispose:

— Tua madre ritorna; e va ad attenderti alla porta della capanna, all’ombra del jambeiro; se il fiore del jambeiro sboccia senza Pery, tua madre non vedrà i frutti dell’albero.

L’Indiana posò le mani sulle spalle di suo figlio, e accostò la sua alla fronte di lui; per un un momento le lagrime che uscivano dagli occhi d’entrambi, si confusero insieme.

Dipoi ella si allontanò lentamente; e Pery la seguì cogli occhi, finchè disparve nella foresta: più d’una volta fu in procinto di correre, chiamarla e partir seco.

Ma il vento gli recava la voce argentina di Cecilia, che parlava con suo padre; e restò.

In quella stessa notte costruì la piccola capanna che si vedeva sulla punta della roccia, e che dovea essere il suo mondo.

Passarono tre mesi.

Cecilia che era riuscita un istante a vincere [p. 52 modifica]la ripugnanza che provava pel selvaggio quando gli ordinò di rimanere, non si ricordò più dell’ingratitudine che commetteva, e non dissimulò più la sua tema o la sua avversione.

Quando l’Indiano le si avvicinava, mandava un grido di paura e lo fuggiva, o gl’ingiungeva di ritirarsi. Pery che già parlava e intendeva il portoghese, allontanavasi mesto e dimesso.

Non pertanto la sua devozione non ismentivasi; egli accompagnava don Antonio de Mariz nelle sue corriere, aiutavalo colla sua esperienza, guidavalo ai luoghi feraci di terreni auriferi o pietre preziose.

Di ritorno da coteste spedizioni, correa tutto il dì i boschi per procacciare un profumo, un fiore, un uccello, che recava al fidalgo chiedendogli che lo desse a Cecy; giacchè non ardiva più avvicinarsele, per tema di spiacerle.

Cecy era il nome che l’Indiano dava alla sua signora, dopo che eragli stato appreso che si chiamava Cecilia.

Un giorno la fanciulla udendo chiamarsi così da lui, e cogliendo un pretesto per adirarsi contro quest’umile schiavo, che obbediva al suo minimo cenno, lo riprese con asprezza:

— Perchè mi chiami Cecy?

L’Indiano sorrise tristamente.

— Non sai pronunziare Cecilia?

Pery pronunciò chiaramente il nome della fanciulla con tutte le sillabe; ciò era tanto più mirabile, in quanto che la sua lingua non avea quattro lettere, di cui una era la L. [p. 53 modifica]

— Ma dunque, disse la fanciulla con qualche curiosità, se tu sai il mio nome, perchè non lo pronunci sempre giustamente.

— Perchè Cecy è il nome che Pery porta nell’anima.

— Ah! è un nome della tua lingua?

— Sì.

— Che cosa vuol dire?

— Quello che Pery sente.

— Ma in portoghese?

— La signora non deve saperlo.

La fanciulla battè colla punta del piede sul terreno, e fece un gesto d’impazienza.

Don Antonio apparve: Cecilia corse al suo incontro:

— Padre mio, ditemi che significa Cecy in quella lingua selvaggia che parlate.

Cecy!... disse il fidalgo, procurando di rammentarsi. Sì! È un verbo che significa dolersi, affannarsi.

La fanciulla sentì un rimorso; riconobbe la sua ingratitudine; e ricordando ciò che dovea al selvaggio, e il modo con cui lo trattava, trovossi cattiva, egoista e crudele.

— Che dolce parola! diss’ella a suo padre; somiglia al canto di un uccello.

Da quel giorno fu buona con Pery; poco a poco dimise la paura; cominciò a comprendere quell’alma incolta; vide in lui uno schiavo, dipoi un amico fedele e devoto. [p. 54 modifica]

— Chiamami Cecy, dicea talora all’Indiano sorridendo; questo dolce nome mi ricorderà che fui cattiva con te; e mi insegnerà ad esser buona.






Note

  1. Baciafiore è lo stesso che colibrì. Quest’uccelletto, che ai raggi del sole si tinge di tutti i colorì dell’iride, è una delle meraviglie del Brasile; ve ne sono circa mille specie, e i naturalisti ancora non giunsero a classificarle tutte. Chiamasi baciafiore, perchè a guisa di certe farfalle vive del nettare dei fiori.
  2. Così gli Indiani chiamarono gli Europei al loro primo arrivo, perchè col moschetto e col cannone imitavano il baleno ed il tuono.