Il guarany/Parte Prima/Capitolo XII

Parte Prima - XII. La tigre dopo ammazzata

../Capitolo XI ../Capitolo XIII IncludiIntestazione 13 marzo 2023 75% Da definire

José de Alencar - Il guarany (1857)
Traduzione dal portoghese di Giovanni Fico (1864)
Parte Prima - XII. La tigre dopo ammazzata
Parte Prima - Capitolo XI Parte Prima - Capitolo XIII

[p. 104 modifica]



CAPITOLO XII.


LA TIGRE DOPO AMMAZZATA.


Facciamo ritorno alla casa.

Loredano, dopo il gesto fatto da Pery, avea coll’occhio accompagnato Alvaro, che proseguì sull’orlo dello spianato per vedere Cecilia che si avviava al fiume.

Come tosto il giovane traversò l’angolo formato dalla roccia, Loredano scese rapidamente l’erta, e s’inoltrò nel bosco.

Erano scorsi pochi istanti, quando comparve Ruy Soeiro sullo spianato, discese al basso e internossi anch’egli nel bosco.

Bento Simoes lo imitò dopo breve intervallo, e correndo sulle traccie di alcuni tagli freschi fatti negli alberi, prese la stessa direzione.

Lo spianato rimase deserto.

Passò circa mezz’ora: la casa avea tutte le [p. 105 modifica]finestre aperte, per accogliere l’aria pura del mattino e le salubri emanazioni dei campi; un lieve pennacchio di fumo bianchiccio coronava la rocca del cammino, annunciando che i lavori casalinghi aveano cominciato.

Di repente si udì un grido nell’interno dell’abitazione; tutte le porte e le finestre della casa si chiusero con uno strepito e una prontezza, che maggiori non sarebbero stati, se un nemico l’avesse sorpresa d’assalto.

Pel vano di una finestra semiaperta apparve il volto di donna Lauriana, pallida e co’ capelli sparsi, ossia non crespati, indizio questo di caso straordinario.

— Ayres Gomes!... Lo scudiero!... Chiamate Ayres Gomes! Che venga tosto! gridò la dama.

La finestra si chiuse di nuovo col ferretto.

Il personaggio, che già conosciamo, poco tardò a comparire, e attraversando lo spianato avviossi alla casa, senza comprendere la ragione perchè in quell’ora, col sole già alto, tutta l’abitazione paresse ancora immersa nel sonno.

— Mi faceste chiamare! diss’egli accostandosi alla finestra.

— Sì; siete armato? domandò donna Lauriana dietro la porta.

— Ho la mia spada; ma che novità è questa?

La fisonomia scomposta di donna Lauriana apparve di nuovo nel vano della finestra.

— La tigre!... Ayres Gomes! La tigre!...

Lo scudiero fece un salto mostruoso, stimando [p. 106 modifica]che l’animale di cui parlava, già fosse per saltargli alla gola, e sguainata la spada, si mise in guardia.

La dama, veggendo il movimento dello scudiero, immaginò che la tigre corresse verso la finestra, e cadde in ginocchio mormorando un’orazione al santo protettore contro le fiere.

Passarono in questo modo alcuni minuti; donna Lauriana pregando, e Ayres Gomes aggirandosi sullo spianato come una trottola, per tema che la tigre non l’assalisse alle spalle; il che oltre essere uno sfregio per un uomo d’armi della sua tempra, sarebbe stato anche un danno per la sua persona.

Alla fine, di salto in salto, lo scudiero pervenne a guadagnar di nuovo la parete della casa e ad appoggiarvisi; il che lo tranquillò interamente; di fronte non ci era nemico che valesse ad atterrirlo.

Allora battendo colla lama della spada nel davanzale della finestra, disse ad alta voce:

— Spiegatemi ora che tigre è quella di cui parlate, signora donna Lauriana; chè o sono cieco, o qui non veggo ombra di un simile animale.

— Ne siete ben certo, Ayres Gomes? disse la dama rialzandosi.

— Se ne son certo! Assicuratevene co’ vostri propri occhi.

— È vero! Ma in qualche parte ha da essere!

— E perchè volete a tutto costo che sia qui [p. 107 modifica]una tigre, signora donna Lauriana? disse lo scudiero con un po’ d’impazienza.

— E nol sapete!... sclamò la dama.

— Che cosa, signora?

— Che a quell’indemoniato venne ieri in capo di trarre per casa una tigre viva!

— Chi, quel cane di cacico1?

— E chi, se non lui!

— È una delle sue solite!

— Videsi mai una simil cosa, Ayres Gomes!

— Ma la colpa non è sua!

— Sto a vedere, se il signor Mariz vorrà ancora custodire sì bella gioia.

— E ove sarà mai andata la fiera, signora donna Lauriana?

— In alcun luogo dev’essere. Andatene in cerca, Ayres; correte per tutto, uccidetela, e portatemela qui.

— Sarà servita: rispose lo scudiero correndo quanto eragli concesso da’ suoi stivali di cuoio di volpe.

Pochi istanti appresso circa venti avventurieri armati discesero lo spianato.

Ayres Gomes marciava alla testa con un enorme bastone nella destra, la spada nella sinistra, e un coltellaccio a traverso i denti.

Percorsa quasi tutta la valle e il bosco, [p. 108 modifica]già erano di ritorno, quando lo scudiero si arrestò d’improvviso e gridò:

— Ecco il brigante! Fuoco avanti che faccia il salto!

In fatti, entro le frondi degli alberi vedeasi la pelle nera e screziata della tigre, e gli occhi felini che brillavano del loro pallido riflesso.

Gli avventurieri alzarono il moschetto alla faccia, ma nell’atto di far scattare il griletto, scoppiarono tutti in una risata omerica, e abbassarono le armi.

— Che è ciò? avete paura?

E l’impavido scudiero, senza curarsi di loro, si fece strada sugli alberi, e presentossi coraggiosamente in faccia alla tigre.

Quivi però gli cadde il dispetto per istupore e meraviglia.

La tigre spenzolava da un ramo, appiccata pel collo e stretta dal laccio, che serrandosi in forza del suo proprio peso l’avea strangolata.

Quando era ancor viva, un solo uomo era bastato a tirarla dal Parahyba fino a quella foresta, ove era stata cacciata; e dalla foresta fino al luogo ove era spirata.

Fu dopo morta che cagionò tutto quello scompiglio; che mise in armi venti uomini valenti e coraggiosi; e produsse un rivolgimento nella casa di donna Lauriana.

Scorso il primo momento di stupore, Ayres Gomes tagliò la corda, e trascinando l’animale andò a presentarlo alla dama. [p. 109 modifica]

Dopo che per di fuori fu assicurato che la tigre era morta del tutto, si aperse alquanto la porta, e donna Lauriana, ancora allibita, guardò con raccapriccio il corpo della fiera.

— Lasciatela proprio qui. Il signor don Antonio ha da vederla co’ suoi propri occhi.

Era il corpo del delitto, su cui pretendea basare un libello d’accusa contro Pery.

Già altre volte la dama si era studiata di persuadere il marito a cacciar via l’Indiano, che non potea soffrire, e la cui presenza bastava a darle fastidio.

Ma ogni sforzo fin là era stato vano; il fidalgo nella sua indole leale e cavalleresca apprezzava il carattere di Pery, e scorgea in lui, ancorchè selvaggio, un uomo di nobili sensi e di anima grande.

Come padre di famiglia, stimava l’Indiano pel fatto, cui già alludemmo, di aver salvata la sua figliuola; fatto che in appresso sarà raccontato.

Questa volta però donna Lauriana si prometteva di vincerla; e giudicava impossibile che suo marito non punisse severamente quel crimine abbominevole di un uomo, che era andato al bosco ad acchiappare una tigre, e poi l’avea portata a casa.

Che importava che egli avesse salvato la vita di una persona, se poneva a rischio l’esistenza di un’intera famiglia, e sovratutto quella di lei?

Terminava questa riflessione, appunto nel momento che don Antonio de Mariz compariva sulla porta. [p. 110 modifica]

— Ditemi, signora, che rumore è cotesto, e d’onde proviene?

— Lo vedete! sclamò donna Lauriana, accennando alla tigre con un gesto superbo.

— Bell’animale! disse il fidalgo avanzandosi e toccando con un piè le griffe della tigre.

— Ah! lo trovate bello! Lo troverete ancora di più quando saprete chi lo portò!...

— Dev’esser stato un abile cacciatore, disse don Antonio contemplando la fiera con piacere, come uomo anch’egli intendente di caccia; prerogativa dei fidalghi di quel tempo: non mostra il segno di una sola ferita!

— È opera di quel buon arnese scomunicato, signor Mariz! rispose donna Lauriana preparandosi all’assalto.

— Ah! sclamò il fidalgo ridendo; è la caccia che inseguiva ieri Pery, e di cui ci parlò Alvaro!

— Sì; e che trasse qui viva, come fosse una paca!

— Viva! Ma non vedi ch’è impossibile.

— Come impossibile, se Ayres Gomes la finì or ora, in questo momento!

Ayres Gomes voleva rispondere; ma la dama gl’impose silenzio con un gesto.

Il fidalgo curvossi, e prendendo l’animale per l’orecchio lo alzò; nell’atto che ne esaminava il corpo, per vedere se scopriva qualche ferita di palla, osservò che avea le zampe e le mandibole legate.

— È vero! mormorò egli; dovea esser viva non più che un’ora fa; conserva ancora il calore. [p. 111 modifica]

Donna Lauriana lasciò che suo marito si saziasse di contemplare l’animale; ben certa che le riflessioni cagionategli da una tal vista non lascerebbero di esser favorevoli al suo disegno.

Quando giudicò arrivato il momento opportuno, diè indietro due passi, acconciò la coda del suo vestito, e dando una certa sostenutezza al corpo, così si fe’ a parlare a don Antonio:

— È bene che vediate, signor Mariz, che non m’illudo! Quante volte non vi dissi che facevate male a tener presso di voi questo monello? Non voleste darmi retta: avete una debolezza inesplicabile per questo pagano. Ebbene...

La dama prese un tuono oratorio, e accentuò la parola con un gesto energico, additando l’animale morto:

— Qui avete la prova. Tutta la vostra famiglia minacciata! Voi stesso, fuori di casa, potevate esserne la vittima; vostra figlia, che ignorando il pericolo cui era esposta, andò a bagnarsi, e potea a quest’ora esser pasto delle fiere!

Il fidalgo rabbrividì all’idea del pericolo corso dalla figlia e disponevasi ad uscire in fretta; ma udì un dolce mormorio di voci, che pareva un cinguettar di sahì: erano le due fanciulle che salivano la scala.

Donna Lauriana allegravasi del suo trionfo.

— E se non foss’altro che questo! continuò essa; ma non istarà qui: domani vedrete che ci recherà qualche caimano, dipoi un serpente a sonaglio o un boa; e da ultimo ci empirà la casa [p. 112 modifica]di serpi e scorpioni. Saremo divorati vivi, perchè un demonio di rinnegato si è fisso in capo di far i suoi sortilegi!...

— Esagerate un po’ troppo, donna Lauriana. È certo che Pery commise un’imprudenza; ma non v’è bisogno di affannarci tanto. Merita una riprensione: ed io gliela darò, e forte. Non continuerà.

— Se lo conosceste com’io, signor Mariz! È un mariuolo, e basta! Potete sgridarlo fino ad arroccarvi; farà ancora peggio per dispetto!

— Preoccupazioni vostre, cui io non partecipo.

La dama si accorse che andava perdendo terreno; e risolse dar il colpo decisivo; ammollì la voce, e prese un tuono piangoloso.

— Fate quello che vi piace! Siete uomini e non avete paura di nulla! Ma io, continuò con raccapriccio, non potrò più dormire al solo pensiero che una biscia può entrarmi nel letto; di giorno, ad ogni istante, mi parrà che qualche gatto selvaggio sia per arrampicarsi alla finestra; che la mia roba sia piena di lucertole di fuoco2! Non ho forze da resistere a un simile martirio.

Don Antonio cominciò a riflettere seriamente a quanto diceva sua moglie, e a pensare ai tanti fastidi, svenimenti e garriti, che sarebbe per produrre il terror panico, giustificato dal fatto [p. 113 modifica]dell’Indiano; tuttavia serbava ancora la speranza di poterla calmare e divolgere dal suo pensiero.

Donna Lauriana esplorava l’effetto del suo ultimo assalto.

Facea conto di vincere.








Note

  1. Cacico è il nome che gl’Indiani danno ai loro capi.
  2. È tanta la maligna influenza di questi rettili, che il solo contatto lascia un’impronta rossa, come di scottatura.