XIV

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XIII XV

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XIV.

L’indomani egli partiva con Giacolino per l’alpe a raggiungere suo padre che visi trovava già da qualche settimana a far pascolare le bestie. Salire la montagna, era per lui, come per Giacolino, un allegrezza. Man mano che andavano in su, l’aria diveniva più vibrata, più fresca, più leggera, e ad essi pareva di sentirsi alleggerire e di poter da un momento all’altro sollevarsi e spiccare il volo come uccelli.

Arrivarono alle baite, sette o otto casupole basse, nere, fatte di grossi sassi. Erano là sul ciglione di un gran prato, di fianco all’ultimo gruppo di betulle del tronco argenteo: dopo, in su, non si vedeva altro che prati e prati, poi la montagna più scura, più aspra, coperta d’erica, con cespugli di rododendri, e qua e là dirupi con roccie minacciose: poi la neve, e di là si rizzavano, abbaglianti di candore, le cime di[p. 108 modifica]suguali, frastagliate dell’alta montagna eternamente coperta di ghiaccio.

Le porticine basse e sconnesse delle baite erano spalancate e non c’era anima viva.

In quella di suo padre, Natale trovò del latte, ne portò fuori due scodelle, e lì, su un mucchio di sassi, all’ombra delle betulle dove sgorgava un’acqua freddissima, i due ragazzi si satollarono.

«Troppa buona roba hai portato, Giacolino. Se tu vuoi diventare un vero montanaro bisogna che ti contenti di pan duro, di cacio, di latte e di polenta.»

Chiacchierarono un poco facendo progetti di grandi salite, poi Giacolino, stanco, s’allungò sul prato e s’addormentò.

Natale, che tutto quel giorno aveva parlato a stento, si senti sollevato, contento di trovarsi padrone de’ suoi pensieri.

Colle mani incrociate sotto le ginocchia egli si mise a guardare giù, le valli e la pianura sconfinata che apparivano sbiancate dal sole, avvolte in vapori pesanti: le cime delle montagne spiccavano invece ancora più verdi, più nette nel sereno: come ritagliate nel cielo azzurro, e guardandole prendeva a Natale più vivo il desiderio di salire fin lassù; di guardare il mondo al di là di quelle cime, di respirare l’aria sottile di quelle altezze.

Il gran silenzio delle montagne gli penetrava l’anima dandogli una sensazione di pace e di dolcezza....

— Tutte le anime ti corrono incontro come le api a un fiore dolce.... —

Lo avevano detto a lui? Ma lui era un ragazzo, — quattordici anni appena compiuti, — e malgrado la sua grande statura e le sue larghe spalle non aveva [p. 109 modifica]fatto niente nella vita di buono.... Quella era una cosa da dire a un uomo che avesse compiuto molte opere buone, a un santo. — Tutte le anime ti corrono incontro come le api a un fiore dolce.... — Come era bello! pareva una musica: gli piaceva tanto di sentirsele ripetere dentro.... Sarebbe stato bello di meritarsele.... Ma quanto, quanto bene avrebbe dovuto fare nel mondo.... Come si fa a far il bene? lui non lo sapeva: non ci aveva mai pensato: la gente lo credeva buono perchè non era sgarbato con nessuno, ma questo era merito di suo padre e di sua madre.

Il bene! che cosa si deve fare, che cosa posso fare?... la carità ai poveri? diamo sempre qualche cosa a tutti quelli che ce la chiedono, ma non siamo ricchi, possiamo far poco. Non odiare nessuno.... oh Dio! se non ci fosse stato Nocente, egli non avrebbe voluto male a nessuno, ma come si fa a voler bene a Nocente? È proprio una tentazione: quando pare d’aver dimenticato che egli è al mondo, ecco che compare di nuovo più cattivo di prima. Oh, se egli l’avesse qualche volta picchiato ben bene, certo avrebbe smesso, ma crede che si abbia paura di lui.... Brutta bestiaccia velenosa! perchè il Signore lo lasciò al mondo, che non fa altro che male? Quella povera Raffaella, quante ne deve aver pigliate fin da bambina.... mi ricordo, una volta aveva tutto livido il collo; e io non gli ho fatto niente! non l’ho difesa ch’era la mia compagna, sempre in casa mia come una sorellina.... Sì, sì; lo devo fare: è giustizia: se nessuno gliele fa sentire, tutti diventeremo vittime della sua cattiveria. Il Signore mi ha ben fatto così forte per qualche cosa: tanti uomini non sono così forti come me; basta un pugno e lo mando rotoloni giù nel torrente come ci è andato una volta! [p. 110 modifica]

Ah, dopo sì! dopo sarò contento e potrò essere buono davvero: ma prima bisogna far giustizia; da tanto tempo avrei dovuto difendere Raffaella e non!’ho fatto! Ah, lei no, non corre davanti a me come un’ape a un fiore dolce: lei scappa sempre adesso, sta sempre lontana perchè io sono stato cattivo con lei....

Una gran tenerezza lo prese dopo tanto tempo per la sua piccola amica d’infanzia; forse perchè aveva ricordato con Dorina del tempo in cui la portava in braccio?

A poco a poco gli occhi abbagliati da quella gran luce s’erano chiusi e la fronte gli era caduta sulle ginocchia. Pensava o sognava? Un’ora dopo Perin lo svegliava abbaiando e leccandogli il volto; tintinnavano i campanacci d’ogni parte e mucche e capre, donne e uomini scendevano frettolosamente alle baite.

Le valli erano scomparse nella nebbia, il cielo s’era oscurato e un rombo che diveniva sempre più forte, più vicino come il rullo di un enorme tamburo, annunciava lo scatenarsi del terribile esercito di nere nuvole solcate da’ fulmini.

I cespugli e le erbe si scotevano rabbrividendo sotto il vento gelido, inaspettato. E la bufera scoppiò! Chiusi nella baita oscura, nella stalla di cui suo padre aveva sbarrato anche la piccola finestra, con Giacolino aggrappato a lui, tutto tremante, Natale ebbe l’impressione che la montagna tutta rotolasse nella valle.

Era il rombo del tuono, lo scoppiò dei fulmini, o massi che ruinavano dall’alto? Qualche cosa di terribile certo: e Natale per la prima volta tremò; ma non era paura. [p. 111 modifica]

Quand’era piccino, sua madre gli diceva che i temporali sono un segno della collera di Dio perchè gli uomini non sono buoni. Ecco, come sa castigare Dio! egli ha i fulmini, i massi delle montagne, le acque: è lui che fa la giustizia. Gli uomini, che cosa possono fare gli uomini? soltanto delle vendette.

No, no; il Signore non dà la forza agli uomini per far del male: gliela dà perchè possano fare del bene: sicuro, è questo: più si è robusti e sani e più si deve lavorare e rendersi utili, ed essere buoni.

Il temporale cessò a poco a poco, e dopo qualche ora poterono salire nella baita a buttarsi sui pagliericci, sotto le grosse coperte di lana.

La mattina all’alba erano in piedi; un’alba serena, pura, un incanto per le anime a cui la natura parla.

Bernardo disse ai ragazzi, quando furono fuori sul prato: «ohe, e il segno di croce?»

Natale e Giacolino s’affrettarono a farlo e cominciarono insieme: Padre nostro, ma il resto lo dissero sottovoce; anzi, Natale non disse altro; rimase come attonito davanti a quel cielo e a quelle cime.

Chi sa perchè gli parve di riudire la voce della madre di Dorina che gli diceva quelle dolci, dolci parole che non osava più ripetere, che non meritava. Ma a un tratto proruppe in una supplica ardente: — Signore, fate che le possa meritare! —