Il diavolo nella mia libreria/I padri della società di Gesù e l'Italia tranquilla

I padri della società di Gesù e l'Italia tranquilla

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I padri della società di Gesù e l'Italia tranquilla
Satana sostiene il mondo Memorie di giovinezza
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I padri della società di Gesù

e l'Italia tranquilla.

Ritorno ai vecchi libri della mia libreria.

Io rimango sorpreso nel vedere che tutti questi ammuffiti libri di istruzione del buon tempo dell’ancien regime sono scritti dai padri gesuiti. Persino le grammatiche, i calepini, le retoriche sono Societatis Iesus. E non vi è libro che sia stampato senza la dichiarazione che in esso nulla si contiene contra sanam fides ac mores Christianos.

Gli stessi poeti di quel tempo, pur cavalcando i procellosi alipedi, e facendo scoppiare le loro più ardite metafore, erano così cauti che facevano quasi senso. [p. 138 modifica]Ecco qui il poeta Fulvio Testi, in questo volumetto, legato in vecchio cuoio color tanè, con un ricamo d’oro che ancora risplende. Egli protesta che si sottopone in tutto alla Santa Cattolica Romana Chiesa.

Dice: «Se adopero le parole Fato, Destino, Numi, Dei, Dee, avverto che si tratta di amplificazioni poetiche; e non credo, così favellando, di contravvenire all’obbligo della vera fede. Ma se per ignoranza o inavvertenza mi fosse uscita parola, o concetto, o maniera di dire non bene aggiustata, la revoco, la ritratto, la annullo, adesso e per sempre».

Bei tempi! felice Italia d’allora!

Ma forse era felice senza saperlo; e soltanto noi oggi che, la mattina, ci domandiamo: «v’è sciopero? funziona la posta? e il tram va? e le ferrovie vanno? e il telefono risponde? il fornaio dà il pane?», possiamo apprezzare quella felicità.

Ma a quei tempi non c’erano tram, non ferrovie, non telefoni. La posta si riceveva [p. 139 modifica] ogni tanto e il pane ognuno se lo faceva in casa. Gli ebrei vivevano nel ghetto.

Non v’erano in quei tempi in Italia grandi presidii di eserciti, che essi sono un frutto delle democrazie; ma sorvegliava per il buon ordine la Società di Gesù, e si può dire che ogni nostra città era a quei tempi orgogliosa e lieta di avere — come dire? — un presidio di padri gesuiti dentro le proprie mura; al modo stesso che, ai tempi nostri, le città hanno una loggia massonica o una Camera del lavoro.