Il cavallarizzo/Libro 1/Capitolo 4

Capitolo 3 Capitolo 5
[p. 13r modifica]

Cap. 4 Dell'onore, & ornamento, che il Cavallo dà all'homo.


Molti ornamenti riceve l’homo dall’uso del cavallo, li quali per brevità, io andrò più tosto adombrando, che narrandoli à pieno. Grande ornamento, & quasi accrescimento è quello, che fa all’homo, recandolo superiore alli altri homini; & riguardevole tanto più, quanto più belli, & migliori cavalli cavalca. Reca similmente honor grande all’homo supplendo alla debilità sua; & per mezzo del cavallo facendo, che uno benche di pochissime forze sia di grande ardimento; et per questo non tema di forza assai maggiore. Rende honor anco non solo nel combattere, nelle guerre, assalti, duelli, & altre cose simili, ma etiandio nelle feste pompe, & giochi publici, & privati; come sono giostre, torniamenti, correre, & rompere lanze di più guise, correr palii, all’anello, & alla quintana, caroselli, giochi di canne, ammazzar tori, contra leoni, orsi, & pardi, nelle caccie, ne i maneggi di tante guise, che ti fanno innanzi à Signori, & à moltitudine di populo, ò in maschera ò senza; & cose altre simili. Et perche non pare che altro sia l’honore, che opinione, ò istimatione bona appresso à gl’homini; il bon cavallo fa molto istimare un gentil’homo, che cavalchi bene, & che habbi bon cavallo; mostrando che ancor habbia bon giudicio in saperlo eleggere, & mantenere così bono; & spender honoratamente le sue facultà in cosa utile, & necessaria, & assai honorevole. Anzi non solo fa le suddette cose, ma di più fa riputar felice l’homo, che ha, & cavalca boni cavalli. Il che forse pò parer in prima faccia di strano à molti, che l’udiranno; ma e pur vero, se volemo ben considerare, che la felicità di questo mondo è posta ne i beni del corpo, della fortuna, & dell’animo; & che possiede boni cavalli, mostra di possedere tutti tre questi beni. Percioche mostra d’haver bon giudicio, & possedere i beni dell’animo in far scelta de’ boni cavalli, in ben tenerli & sapersene servire, domarli, maneggiarli; & con quel modo. e patientia, anzi temperantia, ch’io vi dissi: & maestria, che si richiede ammaestrarli. Talmente che sono riguardevoli a tutti. Fanno anco credere, che possieda i beni del corpo, [p. 13v modifica]facendolo parere agile, & disinvolto di corpo, & di bona complessione, fortezza, & vivezza. Che senza queste parti non potrebbe molto ben cavalcare. Et più apparentemente fanno chiari i beni della fortuna, non essendo possibile di havere, & ben nutrire cavalli boni con quella spesa, & diligentia, che si richiede, se fosse povero, & non abondante de’ beni di fortuna. Et ancor che i beni di fortuna, & del corpo; & i cavalli, & tutte le cose suddette esteriori, & fuor dell’animo, non possino far l’hom virtuoso; si vede però che la virtù ancora difficilmente pò stare, ò essere adoperata senza l’appoggio di queste cose; se quella opinione è vera, come io per me credo, che sia, che ogni virtù nell’attioni consiste. Perche essendo gl’homini molto sottoposti alle necessità, che il mondo porge à tutte l’hore, havend’uno à provvedersi d’ogni cosa con la propria diligentia, & fatica, è forzato vogli, ò no, à sottomettersi à mille indegnità, & essere avido al guadagno, & altre cose non convenienti ad hom virtuoso. Si che essendo i cavalli segno di beni dell’animo, del corpo, & delle ricchezze, le quali sono instrumento alla virtù sono ancora segno per le medesime ragioni di nobiltà. La quale non essendo altro, che una virtù lasciata da’ maggiori, & continuata per molti lustri, & secoli, se ne sta ancor essa volentieri appresso lo splendore, che danno le ricchezze. Et che sia vero che i cavalli diano segno di virtù, & nobiltà; i Parti lo dimostrano, tra quali solo al nobile è lecito andar à cavallo. Si po’ vedere ancora meglio da questo, che a’ tempi nostri, & de’ nostri maggiori, ò tutti ò la maggior parte di quelli, che sono stati più eccellenti in nobiltà, & virtù, & in attioni lodevoli, & honorate; hanno con questo titolo solo di Cavalliero ornato le lor fameglie, & i propri nomi; Et di poi la declinatione, & rovina dell’Imperio Romano, dalle quali nacquero, & uscirono più Regni, & Dominij, che non uscirono Capitani dal Caval Troiano, essendo ogni cosa corrotta da Barbari, & da molti, & varij populi Settentrionali, & Saraceni, tutti empij, & inhumani, appena ciò, che ci è restato di religione di regola, di governo, & di creanza, fu salvato da pochi nobili; che ridutti insieme, & fatto corpo in varij luoghi, atteseno à conservare ciò, che poterno. Donde ne riportorno tutti nome di cavallieri, ma sotto diversi titoli d’Hospitalarij, Gerosolimitani, di San Giacomo; & di molt’altri diversi nomi. Et i Prencipi istessi pigliano in honore per loro medesimi questo titolo di cavalliero; & lo danno in segno di grande honoranza, & amore ad homini di ciò meritevoli. Come fece Carlo Quinto: & fa hora Filippo Re suo figlio dell’ordine del Tosone: & i Re di Francia fanno dell’ordine di San Michele: & gli altri Re ciascuno del proprio ordine loro.