Il cavallarizzo/Libro 1/Capitolo 38


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Cap. 38. del governo de' cavalli in istalla.


Di grande importanza è il saper far governare in una stalla grande, & di Prencipe i cavalli con quella diligenza, & modo che si richiede. Et però sarà cosa utile, & necessaria, al governo d’essi ragionarne distintamente. [p. 48v modifica]Dico adunque, che quando volete far strigliare i cavalli, del qual strigliare ne furono inventori i popoli Peletronij così anco del mettergli il ordine secondo che quell’età conportava; devete fargli voltare con la testa alle colonne della stalla, & l’estate deveno essere strigliati di fuori sotto le loggie, ch’io dissi, legati à quelli anelli, benche meglio sarebbe usargli à questo sciolti, col medesim’ordine però, che nella stalla se gli conviene. Nel qual tempo, in una stalla di quarant’otto cavalli deveriano essere almeno due garzoni principali sotto nome di baccallarij, che non havessino à far altro che spazzar & ordinar la stalla. Come à lungo di dirà di sotto. Voltati adunque i cavalli con le teste alle colonne, deve il garzone con una pannatora di lana, over di peli, appannar bene tutto il capo del cavallo, & dipoi palmeggiarlo, & massime sopra le garze over mascelle, & con sponga bagnata in acqua fresca lavarli gl’occhi & tutto il capo se sarà grasso, & se il cavallo sarà giovine & poledro, ritornando poi ad appannarlo un’altra volta; & dipoi metterli il suo filetto, & legandolo da una colonna all’altra in modo che stia giusto nel mezzo della sua posta, & con la testa alta bastevolmente, deve appannargli anco tutto il resto del corpo, & dipoi strigliarlo tutto dalla testa, gambe, & filo della schena infuori; la qual dev’esser netta, & maneggiata con le mani, & con pannatore con destrezza. Devesi ancora strigliati che sono, et appannati, strofinare over stroppicciare con paglia ben ristretta & rivolta insieme, & dipoi palmeggiare. Perche il palmeggiarli non men giova à farli bello il pelo, che à farli buona complessione, & carni grasse & sode. Et quest’uso del palmeggiare & fregare i cavalli con la palma della mano era antichissimo, & utilissimo. Dipoi di havergli palmeggiati se gli deve appannar tutto il corpo un’altra volta, & le gambe massime; & in quei luoghi spetialmente delle pastore, dove ben spesso per poltronaria de’ servitori, & negligenza del mastro di stalla suol nascere rogna, & altro male. Dipoi si deveno pettinare destramente; accioche i crini non si strappano & rompano; & lavargli la coda; e l’unghie. E se anco i crini si bagnaranno non mi curo: ma il ciuffo per niente vorrei che si bagnasse. Et in questo non son con Xenofonte che vuol che se li lavi. Perche essendo luogo tropp’atto & soggetto à ricevere le humidità del freddo, il cavallo ne potrebbe incorrere in qualche ciamorro, & altro male. Vuole anco il suddetto auttore che non se li lavino i luoghi glabri, senza peli, troppo spesso, al che assento ancor io. E’ ben vero che la borsa, & genitali deveno essere lavate almen due volte la settimana, con vino, over lisca, perche con questo si vengano non solamente à nettare, ma à confortare & diseccare le humidezze, che in quelle parti correno. Et ben spesso accade che quando la borsa del cavallo non è netta, così i genitali, difficilmente orina; & le bruttezze in simili luoghi generano prurito, e fanno che’l cavallo sovente si gratti, [p. 49r modifica]& freghi nella sommità della coda in quel luogo dove si pò accostare per grattarsi, il qual prurito li molesta anco il membro. Finito che sarà di governar del tutto il cavallo se gli deve guardare sotto i piedi, se li fosse mancamento alcuno, ò se li mancassero ferri ò chiodi ò altro, & subito provedergli. Et ricordinsi i cavallieri, & chi è proposto al governo di cavallarizza de’ Signori che attendeno alla guerra, che un chiodo ben spesso fa perdere un ferro, un ferro il piede, il piede un cavallo, & un cavallo dui & tre, & questi una compagnia, la quale pò anco far perdere un essercito, & così da un chiodo che manchi un ferro d’un cavallo, si pò vedere à che disordine & inconveniente si pò venire. Hor quest’ordine di governo devete tenere di continuo mattino, & sera. Governati che siano deveno rivoltare alle lor mangiatore, dove mangiato che havranno un poco di strame, si deveno abbeverare, con quell’acqua che meglio si potrà havere. Vero è che per bere de’ cavalli è migliore quando è alquanto grossetta & torbida, & che ha del color latteo, & che ha più tosto del salimastro che corre piano; che non è quando è chiara, & corre velocemente. Perche queste non ingrassano ne fanno buona digestione per essere sottili & fredde & crude; dove quell’altre per essere più grosse, & calde danno più nutrimento al cavallo, & meglio si digeriscano. Le acque chiare fredde, & veloci però pare che si convengano nel tempo molto caldo. Nondimeno in tutto si deve haver riguerdo alla consuetudine & commodità. Et perche il cavallo se non beve abondantemente % assai non si fa corpulento & grasso; fa di mestiere che quando si vede che beva poco, & sia magro, se gli lavi la bocca di dentro, & se gli freghi il palato con vino & sale, overo con aceto, & sale. Così anco se le acque fosseno troppo crude & fredde, si potranno migliorar molto con metterli semola dentro, & sbatterle bene prima che’l caval beva, con un bastone; & dipoi darcele. Sarà utile ancora che quando siano molto fredde, nel beveratoio mettere dell’acqua calda insieme con quelle. Vegetio nondimeno lauda per i cavalli l’acqua chiara, fredda, & perpetuamente discorra veloce. Prima che si dia bere, & la biada a’ cavalli, lodarei che se sonasse nella stalla una ò più trombette, & anco un tamburro, per assuefarli molto à cotai suoni, & animarli, & dipoi subito tutti i garzoni insieme unitamente gli dessero bere, & la lor biada. Nel mangiar della quale vorrei che’l maestro di stalla passeggiasse sempre dall’un capo all’altro della stalla; & mirasse molto bene qual cavallo la mangiasse, & qual nò, & come la mangiano; & secondo il bisogno poi si accomodasse a crescerla, & scemarla; & conoscere la causa di quel, che fa il cavallo. Perche suole accadere ben spesso oltra à gl’altri accidenti, che alcuni garzoni tristi per rubbar la biada fregano con sevo & assongia i denti del cavallo accio non la possino mangiare; à che si deve rimediar subito con rifregargliela & lavar bene con aceto, & sale. Et [p. 49v modifica]notate che segno evidentissimo è di caval sano quando mangia bene la sua biada, & lo strame, in stalla, & fuor di stalla quando mastica la briglia; & habonda di schiuma biancha & spessa, ma non viscosa; perche se fosse viscosa, & liquida sarebbe segno di flemma & indispositione. Deve adunque il mastro di stalla ben mirare al tutto, per potervi diligentemente provedere. Mangiato che haveranno la biada, se gli dia lo strame, ma non prima che un’hora almeno dipoi. Il qual strame dev’essere perfetto, senza polvere, di buon odore, & senza alcuna cosa cattiva; & siasi poi quel che più è opportuno, & convenevole, fieno ò paglia, ò mescolato ò altro. Paglia & orzo però si deve sempre dare a’ cavalli fatti, & che stanno bene in carne; eccetto se accidente alcuno in contrario non richiedesse altrimente. L’ordine stesso in abbeverarli, & dar la biada, si ha da tener la sera che la mattina; ma non con suoni: li quali ne anco voglio che si faccino ogni giorno ma sarà assai due ò tre volte la settimana. Vorrei oltra di questo, che i garzoni più che fusse possibile mangiassero tutti insieme, ad un’hora medesima ne’ capi della stalla, in quelle camere de’ finimenti, le quali deveno essere tenute ben nette, e senza fettore. Et essi deveno mangiare quietamente & ispeditamente otto di loro per camera: per essere dipoi più solleciti intorno à quello, che nella stalla fa di mestieri. Nel mangiar de’ garzoni deveno i baccalarij far la guardia. Ne deve alli uni & alli altri mancar il dever loro, ne altro che di patto & uso se gl’appartiene; Et sopra tutto io vorrei che nella stalla si facessino alcuni profumi odoriferi alle volte, perche de gl’odori si ricreano molto i spiriti a i cavalli & alle volte de’ profumi che fusseno di acuto odore, perche giovano molto, & discacciano li serpi dalle stalle, come vuol Vergilio nel terzo della Georgica, quando dice.

Disce & odoratum stabulis accendere cedrum;
Galbaneoq; agitare graves nidore chelydros.
I quai due versi in lingua nostra dicano.
Impara accender nelle stalle cedro:
Et galbano che suol fugar serpenti.

Et veramente, che con i buoni et soavi odori delettarete molto i cavalli fugando i tristi, & con il galbano, & altro simile che è di grave, fumoso, & acuto odore, difenderete la stalla da chelidri, cioè serpi venenosi; che soleno alcune volte habitare & ritrovarsi nelle stalle. Benche li serpi si discacciano anco come vuol Columella, con l’odore del corno abbruciato del cervo. Deve nella stalla sempre essere, ò mastro di stalla, ò marescalco, ò cavalcatore, li quali habbino cura ch’ogni cosa passi per l’ordine suo la sera di poi mangiata la biada & nettata la stalla, si deveno far le lettiere alli cavalli & impirli i piedi di fiammata, la quale d’inverno non importa farsi più di tre volte la settimana [p. 50r modifica]ma di state si dee fare mattino, e sera; di poi che havranno havuto la biada. Ad alcuni cavalli si farà di fiammata vaccina; secondo il maggior bisogno. Et se gl’ungeranno le unghie d’assogna over d’altro secondo, che la qualità d’esse ricerca. Se deveno tenere i cavalli impastoiati & imbalzati, de i piedi dinanzi, & un di dietro, perche questo gli causa utile non poco.