Il cavallarizzo/Libro 1/Capitolo 13

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Cap. 13. Del pel leardo.


Io per me non sono di quella opinione, che sono alcuni, che hanno scritto, che il leardo rodato è impastato di humor mal cotto & di sangue, perche tutte la impastagioni per così dire, nel corpo dell’animale, sono d’altri humori, & di sangue; anzi non po’ star la vita loro senza esso, si come ancora viveriamo noi animali rationali; da che il vivere nostro propriamente consiste, nel sangue, & che ne sparge di soverchio ben spesso fa chiaro quel detto. Et purpuream emisit animam, Voglio inferir per questo, che dicendo egli che tal cavallo essendo impastato di humor mal cotto, & e di sangue: dovea anco à questo aggiungere ò bono, ò cattivo, che così s’havrebbe fatto vera la sua deduttione che segue, quando dice, che sono di poca vita, & e sottoposti al concorso delli humori nelle parti da basso, per la estreme humidità, che possedeno. Inferisce di poi, che per questo nondimeno sono i leardi rodati di piacevole, & animosa conditione: & che sono destrissimi, & manegianti. Se sono impastati, come egli dice, à me non pare che possino essere destrissimi, & animosi, perche la leggerezza, la destrezza, et animosità sono doni del calore et del sangue bono, et de gl’altri humori ben decotti. Ne men possono essere sciolti, et manegianti se abondano di humori cattivi, che discendono nelle gambe. Et però lasciando questa opinione à chi piace, over intende meglio di me; dico, che il pelame leardo si potrebbe dividere in molti colori, & specie, ma io le voglio ristringere in sei, & queste sono il leardo rodato, ò pomellato che vogliate dire l’armellino, ò candido, il moscato negro, & rosso, l’argentino, il mellato, & il stornello. Et tra questi non è dubbio, che il leardo rodato è il migliore, al quale più appropriatamente si conviene il nome di leardo che è à tutti gl’altri leardi per essere il più leale, & migliore. Et è uguale al baio in bontà; Appesso a questo è il moscato in negro, assai più vago, & migliore del moscato in rosso, che sol esser molto superbo, & disdegnoso quando lo ha nella testa, & massime vicino al muso. Il che accade à gl’altri leardi ancora, li quali per sdegno et superbia se ne vanno ben spesso di bocca, perche se gli vole haver molto rispetto nell’ammaestrarli, et non isdegnarli con le asprezze. Il leardo moscato in negro agguaglia il rodato di valore, et di volere, & è di lunghissima vita per la bona temperatura, che hanno. Il terzo luogo, è dell’argentino, il quale alcuni tengano, che sia composto di humor freddo, & humido; et però non poter dar signale alcuno di temperamento bono, & di [p. 25r modifica]di vigore sommigliandosi al fuoco della paglia, & al solfo; il calor che ha il qual presto si estingue. Io nondimeno sono d’opinione contraria; & lasciando di diffondermi con tante filosofie; dico che la bontà del leardo argentino si dimostra nella lustrezza mista di negro nel manto, dinotando l’una spiriti purificati, & l’altra l’addustione, le quali sono quelle, che levano & consumano disseccando la malignità della flemma, & dell’humor freddo, & humido, facendolo aere, & duro; & tanto più seguiterà questo, quanto che gl’argentini havranno una lista, che ugualmente discenda dal mezzo delle orecchie per mezzo della schena, & vadi sì come i crini ad annegrire tutta la coda. Et oltra à questo se haverà le gambe nere, & le punte dell’orecchie sarà anco migliore, & di più vaghezza, la qual lista negra con tutti questi estremi suddetti, negri miglioreno assai anco ogni pelo imperfetto, & li perfetti fanno eccellentissimi. Il quarto luogo è dell’armellino, candido, & bianco. Il quinto è del mellato ò volete dir mal atto. Et il sesto & ultimo è del stornello. Questo pelo leardo ha principio dall’humor flemmatico, & pituitoso, il quale quanto più è freddo, tanta maggior bianchezza genera; & quanto più la freddezza è temperata dà addustione, tanto più ha del negro meschiato col bianco. Per questo i leardi rotadi, & moscati in negro per haver mistura ugualmente compartita di colera addusta, & di flemma (si che l’uno humore non predomina l’altro) sono migliori della altre specie de’ leardi suddetti. E questo aviene ancora quando i leardi chiari, over candidi haveranno alcuna ò più pezze nere per il corpo. Ma non però che siano molte, ne troppo grandi. Saranno boni anco gli armellini, se riversandogli il pelo si trova, che il cuor sia negro, & che hanno il muso & intorno à gl’occhi che nigreggia. Che se bene il flemma per la sua humidità & freddezza & corruttibile & molle, per la mistura dell’addustione, che dimostrano le parti che havemo dette, viene ad esser bastevolmente duro & salso; & per questo diventa humore aere, & per modo di dire, incorruttibile. Et questi tai cavalli sono generosi, savij velocissimi, & con tutte le altre parti, che si sono dette. Et però sono molto amati da Prencipi grandi, & sono in gran stima, quando però habbino, come vol Platone, gl’occhi negri ben formati, & grandi, che faciano bene l’ufficio loro, & siano di unghie nere, liscie, & dure, il che di rado gl’aviene. Questi cavalli così candidi & fulgenti, così come dimostrano havere ispiriti & gl’humori molto purgati, così anco sono molto vaghi à vedere, & signorili, ritirando à se con gran piacere li animi de’ risguardanti. Et di qui vien che i Papi tra gl’altri Principi i maggiori per lo più non cavalcano altri cavalli, che questi. Et molti sono stati d’opinione che siano più vivaci, & durabili de gl’altri, & che siano meno soggetti alle infermità & appresso à molti antichi furno in gran stima, & pregio, & massime appresso à Platone. Et si legge che il cavallo di Silla Dittatore [p. 25v modifica]era candidissimo, il quale fu anco di somma eccellentia & valore. Scrive Virgilio nel duo decimo dell’Eneida, che Turno havea cavalli valorosissimi suoi favoriti, che di bianchezza avanzavano la neve, & di velocità i venti, di acutissimo annitrire, & spesso; con un di quelli volse combattere à corpo à corpo con Enea. Et ben che il carro d’Amore si dichi esser tirato da quattro destrieri bianchi più della neve, & che Giovanni Evangelista vedesse sedere il signore de’ signori, & Re dei Regi sopra un cavallo bianco; non dimeno lasciando da parte quello, che per questo vogliono significare; io sarei d’opinione parlando con filosofi, che per il gran dominio di flemma, che lor hanno, che fosseno di complessione freddi, & per conseguente pigri, fiacchi, & di poco animo, & che havesseno poca vista; massime quando hanno l’occhio & d’intorno all’occhio bianco, & quando caminano per le nevi, e di notte, & che sono senza quelle parti, che di sopra havemo dette, & massime non essendo fulgenti, che se sono, saranno anco perfettissimi. Questi cavalli sono di cattive unghie ancora communemente, & tanto più quanto saranno bianche over pezzate, & se dipinte cioè varie spesso zoppicheranno, & haveranno i lumbi deboli, & infermi. Dal cattivo piede che generalmente hanno sono detti da’ Greci απαλόποδες, cioè senza piedi. Et per contrario quelli, che hanno boni piedi, cioè unghie nere, liscie, grande, solide, & dure, eupedi. Patiscono questi cavalli così candidi spesse volte dolor colici, & sono sogetti molto à molte putrefattioni, & à debolezza di nervi. Perilche credo, che à Virgilio non piacesse medesimamente il cavallo di pel bianco, & però disse deterrimus albis, come di sotto esponeremo, quando si parlerà delle fattezze del cavallo. Del stornello io me ne passerò con questo solo dirvi, che non senza cagione sortì tal nome dal storno. Questi ancor che siano communemente veloci nel correre, & in ogni altra attione nella lor gioventù; sono nondimeno fallaci, & quanto più saglieno in età con gl’anni, tanto più de gl’altri divengono freddi, rimessi, & lenti; & bene spesso anco nella giovinezza se non se gli ha bona cura, se ne vanno di bocca. Ma i mellati, che non hanno altra mistura che di colera flava, & pallida, la quale non da bona addustione & temperatura procede; ma più tosto da maninconia; sono per lo più reputati fiacchi, di poche forze, & animo, ancor che siano savij, & di bono intelletto. Et avertite che quasi tutti i cavalli, che haveranno del malenconico haveranno anco del savio; & quel che impareranno, difficilmente gli uscirà di mmente.