Il buon cuore - Anno X, n. 39 - 23 settembre 1911/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno X, n. 39 - 23 settembre 1911 Religione

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Il secondo Congresso degli italiani all’estero


Relazione dell’ITALICA GENS


(Continuazione, vedi n. 37).


In conclusione, le relazioni e le discussioni avutesi testè al Congresso sulle condizioni della lingua e della scuola italiana nei paesi dove maggiormente si addensano i nostri connazionali espatriati, ne confermano il quadro poco confortante: la lingua non è parlata o poco dalla gran parte degli emigrati perchè spesso non la sanno, non è imparata dai figli loro perchè si vergognano di parlarla e la disprezzano: in una situazione di decadenza così allarmante la scuola che sarebbe l’unico rimedio, non spiega neppure la centesima parte della funzione che dovrebbe: le scuole parrocchiali sono, secondo il giudizio delle persone competenti, quelle da cui si hanno migliori resultati, eppure l’Italica Gens che si propone appunto di promuoverle ed aiutarle riconosce che, pur avendo generalmente a preferenza delle altre buoni elementi di riuscita, e pur spiegando già un certo lavoro, sono per ora, salvo qualche eccezione, tutte da organizzare.

Solamente da poco tempo in Italia ci si comincia a preoccupare seriamente del problema; per altro non sembra che per ora si sia trovata, o meglio voluta, una soluzione pronta ed efficace.

Il Congresso ha implicitamente affermata la sua convinzione sulla necessità della scuola, ed ha espresso voti importanti tanto riguardo al Nord che al Sud America. Notevole quello che, allo scopo di destare l’ interessamento e l’emulazione delle collettività italiane per la scuola, propone che si costituiscano sotto la sorveglianza e per impulso dei RR. Consoli, giunte scolastiche in seno a ciascuna colonia, le quali siano incaricate di promuovere attivamente lo sviluppo delle scuole italiane: altri voti riguardano la maggior diffusione e la funzione più adeguata da spiegarsi dalla stampa italiana all’estero, la opportunità di frequenti visite alle colonie da parte di persone illustri; si chiede inoltre che il nostro Governo sussidi più largamente le scuole che si dedicano con pratici risultati all’insegnamento dell’italiano.

Tutti voti ottimi cui è necessario dare attuazione e presto, ma riguardanti dettagli singoli, aspetti parziali della questione: e mancato un voto esplicito, comprensivo, assoluto; che noi avremmo desiderato emanasse dall’intera assemblea, e che avvolgesse nella sua interezza il problema della nostra scuola, un voto cioè che affermasse I’ improrogabile necessità che in qualsiasi modo, ricorrendo a qualsiasi mezzo, la scuola italiana all’estero sorga, che non si attenda come fino ad ora, l’iniziativa privata lenta talvolta ad agire, ma che lo Stato nostro si assuma decisamente il compito doveroso ed egli stesso si faccia promotore, mettendo in giuoco tutte le iniziative private adatte allo scopo, offrendo loro aiuto materiale ed organizzandole. Non è questione se i mezzi debbano prendersi dal fondo per l’emigrazione o no; la cosa essenziale è che in ogni modo si faccia, che delle somme forti siano stanziate ed al più presto; urgono dei milioni senza parsimonia e spesi prontamente, colla fiducia che l’investimento è al cento per uno, ed è il più lucroso che possa esistere, perchè si tratta di arrestare le enormi perdite nazionali che si moltiplicano di anno in anno.

Il tema della cittadinanza nei rapporti dei nostri emigrati, che certamente per importanza rappresentava il punto culminante del Congresso, ha dato occasione ad un voto, a nostro parere, non buono nè opportuno. Esso non porta al problema una soluzione ordinata ed esauriente e pone solo dei desiderata di carattere generico i cui punti essenziali sono i seguenti:

1.º che al figlio di cittadini italiani nato in paesi di immigrazione transoceanica attribuitagli dalle leggi [p. 306 modifica]del paese di nascita, sia riconosciuta la cittadinanza, salvo il diritto di optare per quella italiana.

2.º che si facilitino l’acquisto ed il riacquisto del diritto di cittadino italiano a tutti coloro che italiani di origine, abbiano, durante la loro residenza all’estero, posseduto od accettato una cittadinanza diversa;

3.º che si estendano a tutti gli italiani di origine, appartenenti ad una diversa collettività politica, quelle facoltà e quei benefici proprii dei cittadini del Regno, che siano compatibili colla cittadinanza estera.

Come si vede il primo voto verrebbe a togliere ogni valore all’art. 4 del nostro Codice che afferma: è cittadino il figlio di padre cittadino. I voti suddetti coincidono press’a poco coi punti essenziali del progetto presentato dall’on. Scialoia sul medesimo argomento, che noi abbiamo decisamente combattuto perchè esiziale a parer nostro, per uno dei più vitali interessi della nazione.

Noi non abbiamo per esporre le nostre vedute in proposito, che a richiamarci ad un articolo che sull’argomento nel n. 2 del bollettino Italica Gens del corrente anno.

Noi ben conosciamo il conflitto che esiste fra la disposizione della nostra legge e quella di parecchi Stati americani: ma sappiamo altresì che agli inconvenienti maggiori, a quelli che potevano turbare gli interessi dei nostri emigrati, si è provveduto con speciali disposizioni; così quello relativo al servizio militare imposto ai figli degli italiani contemporaneamente da due Stati diversi, è stato, pur con grave sacrificio del nostro paese, in gran parte eliminato dalle disposizioni della legge 1º Luglio 1910, talchè, almeno per i paesi dove più numerosa risiede l’emigrazione italiana, non si ha più il fatto, molto lamentato, che figli di italiani non possono venire in Italia perchè vi sarebbero riguardati come disertori.

(Continua).

R. Venerosi.

OPERA PIA CATENA


Centoventi furono gli ammalati poveri, che poterono quest’anno usufrire della cura di Salsomaggiore per merito dell’Opera Pia Catena: l’ultima spedizione, in numero di 46, partì mercoledì scorso, accompagnata, come le altre, dal Medico-Delegato dell’Opera Pia, l’egregio dott. A. Faconti.

La memoria del Prevosto Catena non potrebbe raccogliere benedizioni più sentite e più generose, di quelle che noi abbiamo sorpreso sulle labbra di questi poveri, beneficati in suo onore.

PENSIERI


Si sciopera per i centenari e per gli anniversari, per i vivi e per i morti, per le nozze e pe’ funerali. Ogni occasione è buona — tutti d’accordo in questo, monarchici e repubblicani, anarchici e conservatori — per non lavorare e per far baldoria.