Il Viale de' colli/Capitolo III

Capitolo III

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III.

Siam giunti al piazzale Michelangiolo, una delle più belle situazioni non di Firenze soltanto, ma di tutta l’Italia. Da quella piazza vastissima, adorna da un lato di un bel laghetto limpidissimo e da una superba terrazza con sopra un edilizio elegantissimo per uso di ristoratore che si specchia nelle acque le quali giungono zampillando dalle sorgenti di Gamberaia, qual sublime spettacolo ti si presenta allo sguardo! Che immensa estensione! Quante pianure, quante valli, quante colline, quante montagne ti stanno dinanzi! In quell’orizzonte interminabile, in quel meraviglioso tappeto che ti si stende sotto ai piedi, quanti punti di vista superbi, quanti luoghi degni d’ammirazione ti si presentano allo sguardo che non può saziarsi di vagare su quell’immensa estensione di terra, per la quale natura è stata prodiga di tutti i suoi vezzi!

Dal lato di mezzogiorno tu hai dinanzi il leggiadrissimo poggetto di cipressi fra i quali apparisce [p. 20 modifica]vagamente la chiesa di S. Salvadore al Monte che per la purezza delle sue linee e l’elegante semplicità della sua architettura, meritò che il divin Michelangiolo la chiamasse la sua Bella Villanella. Dietro a lei, illuminata dal raggio dorato del sole morente, ecco la marmorea facciata di di S. Miniato, la torre, il fortilizio ed i bastioni rovinosi che hanno visto trascorrer tanti anni e svolgersi tanti avvenimenti.

Il poggio della torre del Gallo, quello di Giramonte, i colli d’Arcetri e quello di Belvedere coll’antica fortezza chiudon da quel lato la vallata in mezzo alla quale si stende maestosa Firenze che va fino ai piedi de’ colli che da ogni lato la circondano.

A ponente, al di là della linea delle case, delle torri, delle cupole, si stendono le pianure di Legnaia, di Brozzi, di Sesto, di Prato, limitate dai monti di Malmantile, d’Artimino e dagli Appennini di Pistoia che si perdono fra la caligine serale che sorge col cader del sole.

Seguitando a percorrere in cerchio tutto questo panorama, ecco i monti della Val di Marina e poi monte Morello dalla vetta selvaggia, boschiva e spoglia di case. A misura che tu scendi verso la pianura tu vedi i fianchi del monte rivestirsi di vegetazione, qualche casa d’agricoltori, e più giù de’ villaggi come la Castellina e Rufignano. Più giù ancora il villaggio di Quinto che apparisce framezzo ad un boschetto, la villa reale della Petraia che fu già castello dei Brunelleschi1, Sesto, Castello, Quarto, Rifredi e gli altri villaggi e borghi nella pianura.

Più verso levante un seguito di colline, sulle quali sono la villa medicea di Careggi2, Montui, il borgo [p. 21 modifica] della Pietra, la magnifica ed antica villa Salviati3 che poco dopo il 1000 era un feudo della famiglia Montegonzi, ed il Cupolino, si staccano da monte Morello e vanno poi a morire nel punto in cui il torrente Mugnone passa fra il poggio del Cupolino e quello di S. Francesco di Fiesole.

In seconda linea allo sbocco della via Bolognese si vedono i colli che chiudono il pian di Mugnone col villaggio di Basciano che fu già castello degli Scolari, la Sveglia, Montereggi, e più su i boschi di Pratolino e monte Sinario.

Il colle di Fiesole ti si presenta sotto il più vago aspetto, tutto coperto di rigogliosissima vegetazione e sparso di superbe ville, di case e di villaggi. Là sulla vetta ecco il convento di S. Francesco, la chiesa di S. Alessandro che si vuole fosse un antico tempio pagano, il grandioso seminario, l’altissima torre del Duomo, le mura vetuste di quell’antichissima cattedrale, il teatro e la lunga fila di case che compongon quella piccolissima città che fu madre a Firenze ed una delle più ricche e grandi città dell’Etruria.

Più giù la villa Ricasoli già chiesa e convento di S. Girolamo, la villa Spence già Mozzi che ricorda la celebre congiura de’ Pazzi, la villa già Vitelli, Sant’Ansano, il convento di Doccia costruito per i frati Eremiti da Giuliano Davanzati col disegno di Michelangiolo nel 1340. Sempre più verso la pianura, la chiesa di S. Domenico costruita a spese della famiglia Agli; la celebre Badia dove Cosimo, Pater Patriae, visse a lungo ritirato insieme ai più bei genii italiani che in quell’epoca abitavano Firenze; la villa Guadagni che fu già di Bartolommeo Scala, quella Giuntini che le [p. 22 modifica]attuali ricerche hanno mostrato esser quella di Dante Alighieri, la ricca villa Palmieri, dove la tradizione vuole che a lungo si trattenesse il Boccaccio durante la pestilenza che infieriva nella città, e poi il piano colla linea capricciosa del Mugnone, i borghi di Lapo e di S. Marco Vecchio, la chiesa di S. Gervasio e la linea distintissima del viale di cinta.

Dal colle di Fiesole si staccano il poggio delle Cave, e da questo le vaghissime e fertili colline di Maiano col grazioso villaggio che dà loro il nome, e la villa Leader che si vuole fosse anticamente il castello di Maiano. Al villaggio fanno corona molte e molte ville antichissime che adornano i fianchi del delizioso colle e di quello sottostante di Camerata sul quale sorge l’antica villa Rinuccini.

Dal monte Ceceri che s’inalza maestoso dominando tutti gli altri poggi vicini si staccano altre colline che andando in senso parallelo all’Arno seguono una linea lunghissima e quasi uniforme lungo il lato nord-est. Costì si vedono le mura annerite dagli anni di Castel di Poggio antico feudo della famiglia Del Manzecca4; il superbo castello di Vincigliata del signor Leader che fu antichissimamente del Bisdomini e di molte altre famiglie, segnatamente degli Alessandri5, Poggio Gherardo feudo de’ Magaldi che dopo molti passaggi è ora da tre secoli e più dei Gherardi, S. Martino a Mensola chiesa edificata avanti il 1000. Prima di proseguire a volger lo sguardo sulla linea delle colline, esaminiamo un po’ la stupenda veduta della pianura che dalla vecchia cinta, ora demolita, si stende lungo la riva destra del fiume, fino a dove l’Arno che scorre sotto ai nostri piedi va a sparire fra il colle delle Falle ed il mont’Auto. [p. 23 modifica]

Che magnifico colpo d’occhio vi presentano tutte le nuove costruzioni nei quartieri della Piacentina e nella Mattonaia! E quel lungo borgo non interrotto quasi mai e che andando quasi parallelo all’Arno, scomparisce con lui dietro i colli? S. Salvi, Varlungo, Rovezzano, S. Andrea, il Girone, Quintole, l’Anchetta sono altrettanti borghi che costeggian la via maestra e che formano una lunghissima fila di case. In cotesta pianura si notano chiaramente l’antica abbadia di S. Salvi, la chiesa di Varlungo che data dal 10006, l’antico convento di S. Baldassarri, la chiesa di Coverciano, il Gignoro, monastero di Benedettine fondato nel xiii secolo, il Loretino e molte altre belle ed eleganti ville.

Rimontando nuovamente collo sguardo sulle colline che da cotesto lato limitano la pianura, al di là del torrente Mensola sono il borghetto di Corbignano e più su il grosso villaggio di Settignano che fu patria di molti e molti artisti, i cui nomi son ricordati con molto onore nella storia delle Belle Arti in Italia e segnatamente in Firenze, e tuttora cuna di molti valenti scultori, segnatamente ornatisti7. La villa che si vede all’estremità meridionale del villaggio, sormontata da una torre, è quella dove abitò il divin Michelangiolo e che appartiene tuttora ai suoi successori.

Quell’edifizio abbastanza grandioso che sorge sopra un poggetto che s’avvicina moltissimo all’Arno è ora una semplice villa dei conti Ludolf; ma fu in antico la fortissima e ben munita Rocca Tedalda edificata dai Tedaldi sul Montalbano. Della primitiva forma che fu degna perfino dell’ammirazione del Buonarroti non resta più nessuna vestigia. [p. 24 modifica]

Lontani lontani e quasi invisibili sono il colle di Quintole colle rovine d’un piccolo fortilizio che credo fosse de’ Donati e più lontano ancora il poggio della Falle colla superba villa Danti nei remoti tempi castello dei Guidalbucci e poi dei Guadagni.

In seconda linea appaiono dietro a queste colline, i monti del Mugello, i poggi di Monteloro8, di Monte Rotondo e di Montefiesole che poi vanno fino alla confluenza della Sieve coll’Arno.

Ora traversiamo il fiume e spaziamo liberamente lo sguardo sopra un’altra pianura ancor più ampia di quella sull’altra riva. Sono i piani di Ripoli, notissimi per la loro vaghezza e la loro fertilità.

Fra quegli orti verdeggianti, fra quei campi, dove nascono i frutti più belli che appaian sui mercati della città, tu vedi apparire un’infinità di case, di ville, di borghi e dì villaggi.

Ecco qui la Colonna, quasi nuovo quartiere fuori della città, sorto come d’incanto in questi ultimi anni, la Mattonaia, l’Anconella sull’Arno, la Nave in fondo all’ampio stradone detto del Castelli, poi sulla strada Aretina il borgo del Bandino, la Badia e Ripoli, antica abbazia di Vallombrosani fondata nel 722 da Adoaldo signore longobardo. Vicino a cotesta S. Piero in Palco, più su la Pieve, parrocchia antichissima fabbricata nel xiii secolo, e verso il Bandino l’ex-convento del Paradiso fondato dagli Alberti, l’antichissima e soppressa chiesa di S. Marcellino, e finalmente a piedi della collina il borgo del Bagno a Ripoli, che si ebbe tal nome da alcune terme romane scoperte nel 1687 in un campo a piè del poggio di Baroncelli.

Le pianure di Ripoli son chiuse da una catena di [p. 25 modifica]poggi che son fra’ più alti del Valdarno Fiorentino. Quello più elevato e rotondeggiante è il Poggio dell’Incontro, sulla vetta del quale sorge un modesto convento di Cappuccini; l’altro, Monte Pilli.

Cominciando dall’Arno, su cotesta catena di colline si vedono l’antichissima Badia a Candeli9 con sopra la villa Ricasoli, detta la Tana, il villaggio di Vicchio di Rimaggio, Quarto, Terzano, Paterno, Baroncelli, dov’ebbe feudi l’antichissima famiglia dei Bandini-Baroncelli che era anche signora del castello, oggi villa del Poggio Imperiale, S. Quirico e S. Giorgio a Ruballa dove fu un antico castello del quale venne a Firenze l’illustre famiglia dei Bardi; più su sulla vetta la chiesa di S. Donato all’Apparita presso alla quale sorge, ma non è visibile a noi, un de’ più belli e ben conservati castelli dei contorni, detto la Torre a Quona, antico feudo della consorteria degli Zanchini da Castiglione, da Quona e da Volognano che in cotesti pressi ebbero molti e molti castelli dei quali restano tuttora avanzi e ricordi 10. La Torre a Quona fu lungo tempo posseduta dall’illustre famiglia Rinuccini e da questa per eredità passò nei Trivulzio di Milano che la posseggon tuttora.

Al di là del poggio di S. Donato e della vallata, nella quale trovasi il villaggio dell’Antella colla sua pieve, una delle più antiche chiese dei contorni di Firenze, sorge un altro poggio dall’aspetto più silvestre degli altri e meno popolato di case. Vi si vedon però i villaggi di Metatone e di Montisoni presso al quale sorge la celebre villa del Lonchio dei Magalotti, e più sotto Lapeggi e Mondeggi, palagi antichissimi, quello dei Medici, questo dei Gherardesca. [p. 26 modifica]

Il poggio sparisce poi dietro ai cipressi del poggetto di S. Salvadore al Monte, e così abbiam finito di percorrere in giro il vastissimo orizzonte che ti si presenta allo sguardo dal superbo piazzale Michelangiolo.



Note

  1. [p. 43 modifica]L’antichissima famiglia fiorentina de’ Brunelleschi, ch’ebbe le sue case e le suo torri in Mercato, costruì nei bassi tempi questo castello fortissimo che nel 1364 fu assalito dai Pisani, i quali, sotto la condotta di Giovanni Hakwood detto l’Aguto, venivano a molestare Firenze.
    Però, per quanto i Pisani adoprassero ogni sforzo ed ogni astuzia, i figli di Boccaccio Brunelleschi con pochi uomini che si trovavan nel castello seppero difenderlo così valorosamente, che i nemici furon costretti a lasciar l’impresa.
    Sebbene più e più volte restaurata la Petraia conserva la sua primitiva forma di castello.
  2. [p. 43 modifica]Careggi fu costruita dalla famiglia Medici coll’architettura di Michelozzo Michelozzi, e tuttora ricorda il bellissimo disegno del celebre architetto, sebbene abbia subito qualche restauro. Era la residenza favorita di Lorenzo il Magnifico che in quelle superbe sale, adorne di pitture e tappezzate di ricchissimi arazzi, radunava i più grandi ingegni dell’epoca, qual erano il Ficino, Pico della Mirandola, Poliziano, lo Scala, l’Argiropulo, il Barbaro e tanti altri.
    Lorenzo il Magnifico quando sentì che per lui s’avvicinava l’ultimo istante si ritrasse a Careggi, dove il dì 8 aprile 1492 spirava nelle braccia dell’amico suo Pico della Mirandola.
    Careggi, dopo i Medici, appartenne agli Orsi ed ora è degli eredi del cav. Sloane, morto sul finire dello scorso anno.
  3. [p. 44 modifica]L’antico castello di Montegonzi, dalla illustre famiglia Salviati, che in Firenze fu tanto potente da rivaleggiar coi Medici, fu ridotto un vero luogo di delizie, un soggiorno principesco, pieno di rarità e di bellezze artistiche.
    Si vuole che in cotesta villa la mattina del 1° gennaio 1638 Veronica Cybo facesse presentare in un canestro di panni a suo marito Jacopo Salviati, duca di S. Giuliano, la testa dell’infelice Caterina Canacci colla quale sapeva com’egli amoreggiasse.
    La villa appartiene ora ai De Candia, e l’attuai proprietario vendè l’anno scorso tutte le mobilie e gli oggetti d’arte di casa Salviati che abbellivano quel sontuoso e celebro soggiorno.
  4. [p. 44 modifica]Castel di Poggio, oggi villa Forteguerri, fu antica e potentissima rocca di casa Del Manzecca, e dominava le strade che traversano i poggi di monte Ceceri e delle Cave. Demolita nel 1348 per ordine della Signoria di Firenze, fu riedificata in seguito dalla stessa famiglia e poi ingrandita ed abbellita da’ Buonaccorsi e dagli Alessandri. (Vedi il mio libro: Il Castello di Vincigliata, nota 12ª.)
  5. [p. 44 modifica]Vincigliata fu feudo antichissimo dei Bisdomini che lo possedevano già nel 1013. Dopo varie vicende che lo avevano ridotto un mucchio di rovine è stato riedificato dall’attual proprietario signor Temple Leader. (Vedi il libro: Il Castello di Vincigliata di Guido Carocci. Firenze, Tip. Cooperativa, 1872.)
  6. [p. 44 modifica]Varlungo (Vadum Longum), è un villaggio di poche case poste nella strada maestra aretina e non ha di degno di memoria che una chiesa che si vuol fabbricata nel 700, tantochè si dice che nel 782 Carlo Magno, venendo a Firenze, si riposasse alla chiesa di S. Pietro a Varlango.
    L’Arno che scorre vicino al villaggio ha prodotto spesso [p. 45 modifica]danni gravissimi a quella campagna, cosicchè in diverse epoche è stato necessario costruire scarpe, muraglioni e contrafforti per protegger l’argine. Attualmente credo che si parli di nuovi lavori, perchè quelli che furon fatti nel 1465, nel 1647, nel 1664 e poi restaurati verso la metà dello scorso secolo, si trovano in tristissime condizioni.
  7. [p. 45 modifica]La vicinanza della cava di Vincigliata e di Corbignano servì in gran parte a far sì che l’arte dello scalpellino, e successivamente dell’ornatista e dello scultore, prendesse tanto sviluppo nel villaggio di Settignano da darci degli artisti, i nomi e le opere dei quali non andranno mai perdute.
    Nomino fra gli altri Desiderio che al nome aggiunse quello del suo paese natale, Antonio di Giorgio, Simone e Francesco Mosca, Innocenzo Giovannozzi, Gaetano Masoni, Benedetto Fortini, Francesco di Matteo Naldini, Benedetto Ceroti e tanti altri nomi che la storia delle belle arti in Italia ricorda con onore.
  8. [p. 45 modifica]Monteloro è attualmente una semplicissima parrocchia, posta sulla vetta di un monte quasi a picco fra la valle del torrente Falle e quella delle Sieci. A pochi passi dalla chiesa sorgono ancora i muri rovinosi e l’avanzo dell’antica torre di un castello che dovette esser fortissimo e che occupava proprio la sommità del monte. Alcuni documenti antichissimi mostrano come esso appartenesse fin da’ tempi remoti ai vescovi di Fiesole ch’ebbero un’infinità di feudi nel Valdarno e nel Mugello. Un istrumento del 1103 ci mostra come papa Pasquale ne confermasse il possesso agli stessi vescovi, ed egual conferma fecero papa Innocenzo II nel 1135 e papa Anastasio nel 1153.
    Dai vescovi di Fiesole passò nel 1308 a Cione de’ Magalotti e nel 1317 a Duccio della stessa famiglia che lo possedette per lungo tempo fino a che divenne nuovamente [p. 46 modifica]de’ vescovi di Fiesole e poi de’ Martelli che lo aggregarono ai loro possessi di Gricigliano e che lo posseggono tuttora.
    Dell’antico castello restano tuttora in piedi una parte della torre che minaccia di crollare da un momento all’altro e dei muraglioni rovinosi che indicano tuttora il recinto delle mura e l’edifizio principale.
  9. [p. 46 modifica]Le prime memorie della chiesa di Candeli (anticamente Candegli) datano dal 1150, epoca nella quale era insigne abbazia dei monaci Camaldolesi. Molti e molti documenti parlano del convento de’ Camaldolesi di Candeli che continuò ad essere tale fino al 1809, epoca nella quale soppresso il monastero, Candeli fu ridotta a semplice parrocchia.
    È posta presso ad un piccolo villaggio non lungi dal rio Maggio sulla strada che, passando per i poggi che chiudono la valle dell’Arno, conduce a Villamagna, Miransù, Castiglionchio, Volognano e a Rignano.
  10. [p. 46 modifica]Potentissime oltremodo furon le famiglie consorti dei Da Quona, Da Volognano e Da Castiglionchio che presero nome da alcuni feudi che in numero grandissimo erano sparsi per il Valdarno fiorentino non lungi da Pontassieve.
    Il celebre castello di Volognano, quello di Quona, Torri, Castiglionchio, la torre a Quona, Paterno, Altoraena, Miransù e tanti altri, rammentano tuttora coi loro bastioni rovinosi e le loro torri, i loro antichi ed illustri signori che anche in Firenze ebbero molte case e torri al Ponte alle Grazie e presso S. Remigio. Quasi tutte coteste famiglie appartennero al partito Ghibellino, ed è perciò che non ottennero grandi onori nel governo della Repubblica. I Da Quona dettero nome anche ad una delle porte del secondo [p. 47 modifica]cerchio di mura ch’era posta dov’è ora il palazzo Alberti al Ponte alle Grazie. I Da Castiglionchio furono illustrati da Lapo, giureconsulto insigne ed amico del Petrarca.
    Per potere aver parte nelle cose del governo alcuni della famiglia presero il nome di Zanchini, nome che dopo tanti secoli è arrivato fino a noi.