Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XLI

Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XLI. Del leone, e di sua natura.
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Capitolo XLl.

Dsl leono. e di sua natura

Leone è appellato secondo la lingua de’ Greci, che vale tanto a dire ’come re, chò il leone e appellato re di tutte le bestie. E però là ov’ egli grida, fuggono tutte le bestie, sì come la morte lo cacciasse; e là ove egli fa cerchio con la coda, nulla bestia non osa poi passare.

E sappiate, che’ leoni sono di tre maniere. L’una maniera son corti, e li velli crespi, e quelli non sono molto fieri ^ E gli altri sono lunghi e grandi, e li velli distesi \ e quelli sono di maravigliosa fierezza. E ’l suo coraggio si può conoscere nel suo piglio ^ e nella coda, e la sua forza è nel petto, e la sua fermezza è nel capo.

E tutto ch’egli sia temuto da tutti animali, niente meno egli teme il gallo bianco, e le grida delle alte voci; il fuoco teme mcdto, ed anche lo

1| Il t: dou lion.

2) Il t: qui tant vaut à dire comme rois en nostre parleure, colle varianti langue, langage.

3) Il t: et son sanz hattaille.

4) Il t: les crins simples.

")) Il t: sont demonstrè par lor froiit. [p. 208 modifica]
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scorpione gli fa gran male se il fìede, ed eziandio

Io veleno del serpente l’uccide. E quegli che non volse, che nessuna cosa sia senza contrario, volle bene, il leone, ch’è forte e orgoglioso sopra tutte lo cose, e per la sua fierezza uccide la preda ciascuno dì, trovasse cosa che is()rezza la sua grande crudeltade, onde non ha podere che si defenda. Oltre ciò è malato tre dì della settimana di malattia si come di febbre, che molto abbassa lo suo orgoglio ’. Ma nientemeno natura gì’ insegna mangiare lo sugo ^, che ’l guarisce delle sue malattie.

1) Le istampe fanno le fiche al buon senso: e quegli che non Volse non manca al ms. Vis.) che nessuna cosa sii (rx\s. Y is. fosse) senza contrario, volle bene. Il leone (ms: Vis. che il le’ine) ch’è f irte e orgogli so sofra liitte le cose, e per la sua f erezza ( il ms. Vis. grande fierezza ) è sì fetido ciascun dì (il ms. \’is. è ferito tutto giorno e seguisse le cose che spezza la sua grande fit rezza ecc) che ispezza la sua grande crudeltade, onde non ha pudere che si difenda, onde perciò (il ms. Vis. oltra ciò) è maialo tre dì della settimana di malattia sì come di febbre, che molto abbassa lo suo orgoglio. Kmpiute le lacune, corretta la lezione, e l’interpunzione, col t: cil qìd ne so fri pas que nule chose fusi sanz contraire, vjlt bien ^ue lions qui est orguilleus et fors sor toutes choses qui empeschasscnt sa r.ruaut^, dont il n’ a pooir qu’il s’en despesche. El outre ce est il malades aussi comme de fièvres ioz les III jors de la semaine, qui molt amenuisset son pooir, et son orgueil.

2) Il t: la si(/ve. colla variante rifive di cbie eodici. [p. 209 modifica]

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E tutto che ’l leone sia di si grande coraggio

e potenza ’; nientedimeno egli ama l’uomo \ e sta volentieri con lui; e se avviene che egli si crucci con l’uomo ’’, gran meraviglia è la sua pietade; elio quando egli è più crucciato incontro air uomo e più d’ira pieno e di mal talento contro a Ini, allora gli pei-dona * più tosto s’egli si gitta in terra e fii atto di dimandargli mercede. Ed appena si cruccia contro a femina, o contro a’ fanciulli, e non li tocca mai, se non per grande talento di mangiare. E l’ordino di sua natura ^ si ò di mangiare l’uno dì o l’altro bere, però ch’egli ò di sì grande pasto, che appena lo può cuocere nel suo stomaco, onde la bocca gli pu te " molto malamente. Ma quando egli si conosce che ’l pasto non ò tutto consumato dentro alle sue forcelle, sì gli fa noia, ed egli il prende con le sue unghie, e cavalo fuor della sua gorgia ’. E

1) Il t: de si haut cori gè, et de si fiere nature coni li contes divise ci devant.

2| Ut: aiine il home mervilleusement.

3) Il t: et ne sera jìi correciez à home, se il ne li mesfet premièrement; mais à merveilles est piteìis etc.

4) Il t: li perdane volentiers, et plus tust se li kom etc.

5) Il t: l’ordre de sa vie. 0, Il t: li put et come.

1) F cavalo fuori della suo gorgia, glossa di Bono. E nel ma. Vis. Migliorata l’iiiterininzione col x qui ed altrove.

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quando egli ha molto mangiato, e che ’I suo ventre

è bene satollo, e li cacciatori lo cacciano, egli gitta fuori tutto il suo pasto ’, per deliberarsi del suo corpo. E così sovente ^ fa egli, quand’egli ha troppo mangiato, per sanità del suo corpo ^ e non mangia l’altro dì né poco né molto. E non mangia carne che sia di bestia stata morta da un dì innanzi.

E ’’ quando egli va di notte per procacciare sua vivanda ed alcuno lupo lo ^ sente, sì gli va dietro muggiando, facendogli noia; e se ’l leone gli puote porre mano, per ninno modo non l’uccide però, ma rompegli le gambe, e scompiscialo per fargli più onta.

E sappiate, che ’l leone giace con la femina a rivescio come fa il lupo cerviere, e come il camello, e come il leofante, e l’unicorno, e come il tigre. Lo leone ingenera la prima volta cinque figliuoli; ma la fierezza ch’elli hanno nell’unghie e ne’ denti, sì guasta la matrice della loro madre,

1) Il suo pasto, altra glossa di Bono. E nel ms. Vis. Il t: il vomist tout.

2) Mutato si fa, in sovente fa, col t: fait il savent. II ms. Vis. altresì.

3) Del suo corpo, manca al t: por sa santé. È nel ms. Vis.

4) E quando egli va di notte ecc. Tutto questo capoverso manca al t. È nel ms. Vis.

5) Ag-giunto hipo, col ms. Vis. [p. 211 modifica]

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tanto conio vi sono dentro al corpo della loro

madre ’, e quando nascono ’, n escono altresì, in tal modo che alla seconda volta quivi ove concepe il seme del maschio non ha potere di concepere se non quattro fìg-liuoli. alla terza volta tre, alla quarti due, ed alla (juinta uno, e poi ninno ^, però che quiìllo luogo ò sì guasto, che non ritiene il seme più. E però dicono alcuni, che per lo grande dolore ch’e’ leoni hanno al nascimento, nascono quasi tutti isgomentati, ch’elli giacciono tre dì, quasi come tramortiti, sì come s’olii non avessero vita, il quarto dì * viene il loi’o pudre, e grida loro sì fortemente, e sì fieramente in capo ^. ch’elli si levano, e seguono loro natura ¦"’.

L’altra " maniera di leoni sono ingenerati da una bestia che ha nome pardo ^: e questi

1) Le stampe mettono il punto dopo, della loro madre. Oni messo il punto, e continuato il periodo col ms. Vis. e col t: tant cornine il sont dedans, et ò lor naistrc aussi, en (el maniere que etc.

2i Corretto n’escono, in nascono, col ms Vis. e col t.

3) B poi ninno, manca al t. Il ms. Vis. nullo.

4) Il t: au chief de III jors.

5) Il t: les escrie si fort de sa vois.

(ì’i Aggiunto: e seguono, col ms. Vis. e col t: lijil se lievent, et ensuient sa nature. Le stampe: si levano in loro natura.

7) Il t: la tierce miniere.

8) Corretto prende, che è pure nel ms. Vis. in pardo,

col t: qui ’I. non parde. [p. 212 modifica]
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leoni sono senza velli e senza nobiltà, e sono

conti in tra l’altre vili bestie.

Ma tutte maniere di leoni tegnono gli occhi aperti quando dormono. E là ovunque vanno, cuoprono le orme de’ loro piedi con la loro coda. E quando cacciano, sì saltano e corrono molto isnellamente; e quando son cacciali, non hanno podere di saltare, e le loro unghie guardano in tal maniera, che non le sortano se nonne a rivescio. E il loro tempo è conosciuto ’ alla diffalta dei denti.

(Capitolo XLII.

Anteleus.

Anteleus è una fiera bestia, la quale non può pigliare ^ ninno uomo per alcuno ingegno, che ^ le sue corna sono grandi, e son fatte a maniera di sega, e tagliano con esse grandi arbori \ Ma

1) Ag-g-iunto: alla difalti dei denti, col ms. Vis. e col t: et lor aage est cogneu a la dcfaute des deus. Le stampe: e il loro tempo è conosciuto, senza dire in qual modo.

2) Il t: ne piiet consuirre ne prcnre par aucun cnging.

3) Mutato e in che, col t: car.

4) Il t: qui taillent et brisent toz engins, et toz las, et tranchent les crans arbres.