Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo VIII

Capitolo VIII. Della natura dell’aquila.

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo VIII. Della natura dell’aquila.
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Capitolo VIII.


Della natura dell’aquila.


L’aquila è con la migliore veduta che nessuno altro uccello del mondo1 E vola sì in alto, che l’uomo perdo la sua veduta, e vede sì chia[p. 146 modifica]ramente che conosce in terra ogni piccola bestia che vola2 e li pesci nell’acqua, e quando vi si abbatte sì li piglia3. E dura4 di guardare verso il sole sì fissamente, chè suoi occhi non muove niente. E però piglia li suoi figliuoli5, e volgeli verso li raggi del sole, e quello che vi guarda dirittamente senza mutare suoi occhi6, si è ritenuto7 e notricato, sì come degno, e quello che muta li suoi occhi, si è rifiutato e cacciato del nido, sì come bastardo. E ciò non addiviene8 per crudeltà di natura, ma per giudicamento di dirittura, che non lo ha per suo figliuolo, anzi come uno strano9. [p. 147 modifica]

E sappiate, che un vile10 uccello, ch’è chiamato folaga11, ricoglie12 quello ch’è cacciato13, e mettelo tra’ suoi figliuoli, e nutricalo come suo.

E sappiate, che l’aquila ha lunga vita, chè ella rinovella e spoglia sua vecchiezza. E dicono molti, ch’ella vola sì alto14, che le sue penne ardono, e le sue scorze degli occhi: tanto s’appressa al calore del sole.15 Ed allora si lascia cadere in una fontana, ov’ella si bagna tre fiate, ed16 immantinente torna giovane come dal suo cominciamento17. [p. 148 modifica]Anche dicono molti, che quando ella invecchia, il becco gli cresce tanto, che gli volge in giuso, sì ch’ella non può beccare cosa che prode le faccia18. Ed ella va ad una pietra, e tanto ella vi percuote, che quello ch’è cresciuto si parte dall’altro19, e in tal maniera che torna così bello e così tagliente, come egli era quando era giovane20.


  1. Il t: est li miex veanz oisiaus dou monde.
  2. Che vola, manca al t. Il ms. Vis. per alta che sia.
  3. Il t: et les prent à son descendre.
  4. Il t: et sa nature est de esgarder etc.
  5. Il t: et por ce quant li aigles a ses filz, il les tient as ongles droit contre le rai dou soleil etc.
  6. Qui abbiamo due volte mutare, per muovere, traducendo la prima volta croller, la seconda les oilz remue. Non è che il motare latino, come sopra fu notato, e valga per cento esempi dipoi.
  7. Corretto ricevuto, in ritenuto, col ms. Vis. assai conforme al Volgarizzamento in questo capitolo.
  8. E ciò non addiviene. Il t: Car.
  9. Il t: li aigles ne le chace pas por son fil, mais comme autrui estrange. Un codice legge pouchin in luogo di fil.
  10. Il t: vieus, colla variante vil di un codice, e vielh di due codici.
  11. Corretto fortezza, col t: fulica. Il ms. Vis.: sicurezza.
  12. Il t ha di più: fulica acomplit la fierté dou roial oisel. Un codice legge volonteit, anzi che fierté.
  13. Che è cacciato, manca al t: recoit celui entre ses filz, et le norrit aussi comme son fil.
  14. Le stampe: ella vola sì alto, che le sue penne ardono, le sue scorze degli occhi, tanto s’appressa al colore del fuoco. Il ms. Vis. ed il t: il vole en si haut leu vers la chalor dou soleil, que ses pennes ardent o toute l’oscurté de ses oils. Il ms. bergamasco citato dal Sorio, legge: l’oscurità de’ suoi occhi, traducendo alla lettera il t. Mutando l’interpunzione, procurai di chiarire il Volgarizzamento, che lasciai incolume.
  15. Corretto fuoco in sole col contesto, e col t.
  16. Aggiunto tre fiate col t: III fois'.
  17. Il t: a son commandement, colla variante di sei codici del Chabaille e del ms. Vis. a son commencement.
  18. Il t varia: qu’il ne puet plus prenre de ces bons oisiaus qui la maintenoient en jovente.
  19. Il t: lors le fiert et demaine tant as roides pierres, que le sorplus en oste.
  20. Il t: et ses bes devient plus gens et plus esmolus que devant, si que il manjue, et prent ce que il li plaist. In queste ultime varianti il ms. Vis. concorda con Bono.