Capitolo XI. Italia

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CAPITOLO XI.

ITALIA.

     Italia, Italia, tu, cui feo la sorte
Dono infelice di bellezza...

... Nè te vedrei del non tuo ferro cinta
Pugnar col braccio di straniera gente
Per servir sempre, o vincitrice, o vinta.

(Filicaja).


Ed eccomi ancora a trattare del pugnale, quantunque mi ripugni ricominciare con tale terribile argomento.

E perchè dunque vi costituite tiranni? Perchè da secoli questa mia terra deve servire di lupanare a quanti malandrini porta l’Europa?

Perchè essi vengono a mangiarci i frutti, a bevercei il vino, che costarono il sudore della nostra fronte?

Perchè? Perchè? arrossisco nel pensare a tanti altri perchè, che solo il pugnale può vendicare!

E voi, amabili ed umani dominatori dell’Occidente e del Settentrione, qual’armi avete concesso ai vostri Iloti italiani, perchè non dovessero servirsi d’un ferro, per vendicare un oltraggio od un disonore? [p. 46 modifica]

Oggi ancora, ladroni spudorati, voi infestate le nostre terre che tenete a ruba da varii secoli, — sotto il falso pretesto di religione che non avete, e di diritto divino con cui burlate il mondo. — Ditemi voi: se più legali sono i vostri furti e le vostre violenze, od il ferro italiano che qualche volta — segna le vostre schifose fisonomie?

Ditemi, s’eran legali i vostri assassinii, commessi contro i Messicani, tra cui l’italiano generale Ghilardi fucilato proditoriamente dal servo del 2 Dicembre, Bazaine, contro i Romani del 49 e del 67, contro i Veneti, i Bassi, i Ciceroacchi con due figli e nove compagni, i martiri di Belfiore, ecc. ecc., tutti onesti, tutta gente di cui più valeva un capello che tutta l’anima vostra, carnefici del genere umano!

E verrà un giorno in cui l’Italia purgata dei suoi Tersiti, e dei suoi impostori che l’addormentano e la corrompono, vi tratterà non più coi guanti bianchi — come siete usi ad esser trattati in questo sventurato paese, ma da assassini vi tratterà, come siete, impiegando i mezzi che adoperano i popoli per redimersi da tiranni e da ladri, cioè: pugnale, fuoco, veleno.

E non fate cipiglio — signori vermi della società umana — a tali felici augurii per il mondo, poiché grassi, pistagnati, indorati come siete, siete più nocivi dell’insetto che rode le radici della pianta alimentaria, e dell’avvelenatore rettile, che uccide quasi istantaneamente l’umana creatura. [p. 47 modifica]

Sì! voi oppressori delle genti e sostenitori della menzogna, siete la peste del mondo!

È duopo rammentar sovente tutto ciò ai dormenti nostri concittadini: acciò smentiscano i soddisfatti, perchè con pancia piena spacciano massime che son tutte menzogne e paroloni di libertà, di indipendenza e di unità italiana con solo di vero: miseria e degradazione!

E finalmente: non è il Buonaparte con complici il Governo italiano ed i preti, il mantenitore del brigantaggio nell’Italia meridionale?

E non sono i despoti, i fomentatori delle rivoluzioni nel mondo?

Io sfido che si provi il contrario.