I Marmi/Parte prima/Lo Svegliato academico Peregrino ai lettori

Lo Svegliato academico Peregrino ai lettori

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Lo Svegliato academico Peregrino ai lettori
Parte prima - Al magnifico e nobilissimo signore il signor Antonio da Feltro nostro amicissimo Parte prima - Ragionamento primo

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LO SVEGLIATO ACADEMICO PEREGRINO

ai lettori.

Mille volte, uscito che io son del sonno, il piú delle notti, mi sto con la fantasia a chimerizzar nel letto, non solo sopra i fatti miei, ma sopra quei degli altri ancóra; non giá in quella maniera che fanno i plebei né in quella forma che pensan i letterati, ma da capriccioso cervello. Deh, udite in che modo. Prima voglio discostarmi con una digressione. Quando Luciano armeggiava, ei faceva castelli in aria; quando Platone s’inalberava, poneva monte sopra monte; e quando Ovidio si stillava il cervello, egli schizzava di nuovi mondi e formava infino agli uomini di sassi. Io, che non sono nessun di questi cervelli sani, o intelletti busi, mi lambicco in un altro modo la memoria. Eccomi a casa: io volo in aria, sopra una cittá, e mi credo esser diventato un uccellaccio grande grande che vegga con una sottil vista ogni cosa che vi si fa dentro, e scuopro in un batter d’occhio tutta la coperta di sopra; onde a un medesimo tempo io veggo ciascun uomo e donna far diversi effetti: chi nella sua casa piange, chi ride, chi partorisce, chi genera, chi legge, chi scrive, chi mangia, chi vòta; uno grida con la famiglia, un altro si solazza; eccoti che quello cade per la fame in casa per terra, e quell’altro per troppo mangiar vomita. Oh che gran diversitá veggo io in una sola cittá e a un tempo medesimo! Poi ne vo d’una in un’altra terra e trovo abiti diversi, diversi ragionamenti e variati; verbi grazia: in Napoli i signori hanno per usanza di cavalcare e pigliare la sera il fresco, quando quei caldi gli assaltano; in Roma si stanno per le fresche vigne e per le posticoie fontane a ricriarsi; a Vinegia in pulitissima barca se ne vanno per i canali freschi e per le salate onde fuori della cittá, [p. 6 modifica] con musiche, donne, e altri piaceri, pigliando aere da scacciare il caldo che ’l giorno eglino hanno preso. Ma sopra tutti gli altri freschi e sopra tutti i piaceri mi par vedere che i fiorentini se lo piglino maggiore: questo è ch’eglino hanno la piazza di Santa Liberata, posta nel mezzo fra il tempio antico di Marte, ora San Giovanni, e il duomo mirabile moderno; hanno, dico, alcune scalee di marmo e l’ultimo scalino ha il piano grande, sopra dei quali si posa la gioventú in quegli estremi caldi, conciosia che sempre vi tira un vento freschissimo e una suavissima aura e per sé i candidi marmi tengano il fresco ordinariamente. Ora quivi io v’ho di grandissimi piaceri, perché, nello svolazzare per aere, invisibilmente m’arreco aliando sopra di loro, e ascolto e veggio tutti i lor fatti e ragionamenti; e, perché son tutti ingegni elevati e acuti, sempre hanno mille belle cose da dire: novelle, stratagemi, favole; ragionano d’abattimenti, di istorie, di burle, di natte fattosi l’una all’altra le donne e gli uomini: tutte cose svegliate, nobili, degne e gentili. E vi posso giurare che in tanto tempo che io stetti a udire le lor serenate (per non dir giornate) mai udí’ parola che non fosse onestissima e civile; che mi parve gran cosa, in tanta moltitudine di gioventú, non udir mai altro che virtuosi ragionamenti. Io vi fo adunque sapere che questo mio diletto che io ricevetti, lo participai con tutti i nostri academici e spesso ne portava su le ali qualch’uno né piú né manco come fece l’aquila Ganimede; ma, perché pesavano troppo, io gli posava in quei nicchi, fra quelle statue di marmo a comodi luoghi, secondo i cerchi, le ragunate, i mucchi, i capannelli, perché udissero l’intero: cosí ciascuno di noi sa render buon conto di tutti i detti, novelle, canzoni e d’ogni cosa detta; e io per il primo darò principio a raccontare le istorie udite, e, dopo me, seguiteranno tutti gli academici che vi si son trovati. Cosí verremo a muovere i pensieri di quegli altri nobilissimi spiriti fiorentini di quella illustrissima academia a dare al mondo gli infiniti bei concetti da poi in qua ragionati, per utile de’ begli ingegni e piacere di tutti gli uomini che si dilettano di legger cose rare e mirabili.