I Calabroni (Aristofane-Romagnoli)/Parodos

Parodos

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Prologo Contrasto
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PARODOS
Dalla pàrodos destra incominciano a sbucare i vecchi eliasti colleghi di
Filocleone. Indossano mantelli esageratamente stretti a mezza vita, e in
fondo alle reni hanno appiccicato una specie di pungolo: si appoggiano
a lunghi bastoni. Precedono alcuni ragazzi con lanterne e bisacce.
STRIMODORO, corifeo del PRIMO SEMICORO
Entra primo e si volge verso gli altri.
Borghetto, allenti il passo? Spicciati, avanti, e sodo
in gamba! Un di non eri punto a codesto modo,
ma parevi un coriaceo guinzaglio da mastino!
Ora perfin Galante ti supera al cammino!
BORGHETTO
Oh il migliore fra i giudici, Strimodòr da Contile,
non c’è dunque Dabbene, qui nelle nostre file,
né Cabète Flièse?

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DABBENE, corifeo del SECONDO SEMICORO
( giungendo con altri compagni.
Eccoli, sono qua
tutti, quanti ne restano, oliala, trallalà,
di quei gagliardi giovani che in Bisanzio la scolta
con me, con te facevano! Allora, andando in volta
la notte, quel mortaio rubammo alla fornaia,
e lo facemmo a schegge per cuocer la civaia!

strimodoro

Sll’, lesti! Oggi la causa va di Lachète, e pare
che di quattrini ei n’abbia ricolmo un alveare.
Quindi ieri il patrono Cleone ci avverti
di venire per tempo, provvisti per tre di...
d’ira maligna contro quell’uom, ch’ei paghi il fio
delle colpe commesse. Sll’, del bel tempo mio
compagni, ora affrettiamoci prima che spunti il giorno

dabbene

E insiem con le lanterne perlustriam tutto intorno,
ché niun piombi ad offenderci da qualche nascondiglio!
Lento movimento di danza simulante una perlustrazione.
UN RAGAZZO
Babbo, babbo, guàrdati — costi dal motriglio!

strimodoro

E via, dunque raccatta — da terra uno steccolo,
e smoccola quel lume!

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ragazzo

Non serve! Toh, eccolo
smoccolato col dito!

strimodoro

Che fai, scimunito?
Proprio adesso il lucignolo — stuzzichi col dito,
che l’olio costa un occhio! — Già, non sa d amaro
a te, quando bisogna — pagarlo si caro!
Dà un pugno al ragazzo: altri coreuti fanno lo stesso coi ragazzi
che hanno a tiro.

ragazzo

Se poi ve la credete — d’ammonirci a forza
di cazzotti, noialtri, — per Giove, si smorza
questo lampione, e a casa! — E tu, senza lume,
dovrai come un piviere — sguazzar nel pattume!

strimodoro

Metter so a posto grinte — più grosse di te....
Ma è belletta, questa — dove affondo il pie’!
Guarda le lucerne.
E non c’è dubbio! Altri — quattro di, al più lungo,
e n’ ha da venir giù, — d’acqua! Ve’, che fungo
si forma sui lucignoli! — £ segno che a rivi
vuol piovere! E han bisogno, — i frutti tardivi,
che venga acqua, e la Bora — soffi! Ma il collega
ch’abita qui, non viene — giù nella congrega!
Che gli sarà successo? — Prima d’or poltrone

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non era; ma canterellando una canzone
di Frinico — ch’è amante di musica —, ei primo
correva e.ci guidava. — Opportuno io stimo
pertanto, oh miei compagni, — fermarci qui avanti,
e chiamarlo in musica, — ché alle volte, i canti
noi faccian, per la voglia, — sguisciare alla soglia!
Durante questo brano, i coreuti si sono tutti aggruppati in mezzo
all’orchestra. Ora cominciano lentamente ad avanzare verso la casa
di Filocleone.

primo semicoro

Strofe
cantando.
Perché non ci ascolta, il buon vecchio? Perché non se fatto
vedere
sull’uscio? Ha perso i sandali,
o nell’oscurità
urtò un dito, o il malleolo
— ché avanti è con l’età —
gli se gonfio? £ pur possibile
che gli sia sceso il braghiere!

secondo semicoro

Ed era il più duro, una volta, di tutto lo stuolo!
Inflessibile ei solo
si mostrava; e quando un supplice
lo invocava, a capo basso
rispondea: «Tu cuoci un sasso!»
Al ragazzo.
Oh bimbo, allunga il passo!

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primo semicoro

Anlistrofe
Che sia per quell’uom che, gabbandoci, ieri di mano ci
col dir ch’era fanatico
d’Atene, ed ogni ména
sventar potea dei Samii
per primo? Per la pena
forse or ei di febbre abbrivida:
quello è un uom fatto cosi!

secondo semicoro

Sll’, levati, non te ne prender, non roder te stesso,
or ch’è in nostro possesso
un di quei che ci tradirono
lassù in Tracia, ricco e grasso:
fa’ di dargli un buono squasso!
Al ragazzo.
Oh bimbo, allunga il passo!

ragazzo a

Str°fe a Strimodoro.
Se ti chiedo un regalo, di’, babbo, me lo fai?

strimodoro

Ma si, piccino caro, ciò che meglio t aggradi!
Dimmi, che vuoi di bello? Chiederai, certo, dadi!

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ragazzo a

No, babbino, dei fichi: sono più ghiotti assai!

strimodoro

No, per Giove, neppure se ti strangoli!

ragazzo a

E io non t’accompagno, d’ora in poi!

strimodoro

lo n’ ho da far uscire, da questa paghettina,
tre cose: il companatico, la legna e la farina:
e tu dei fichi, vuoi!

ragazzo b

Antistrofe
a Dabbene.
Se non terrà seduta, oggi, il pretore, dove
Io troveremo, il pranzo? Hai tu qualche speranza?
O qualche «sacra uscita del’Eliade» t’avanza?

dabbene

Ahimè sciagura, ahimè sciagura! — E donde, oh Giove,
uscirà, ch’io l’ignoro, la panàtica?

ragazzo b

tragico.
Darmi alla luce a che, madre infelice?

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dabbene

anche più tragico.
Perch’ io t’avessi a nutrir fra lo stento!

ragazzo b

Dunque, oh sacco, a me sei vano ornamento!
A DUE
Ahimè, ahimè!
Piangere a noi s’addice!
Durante questa lamentela, alla finestra innanzi a cui
è tesa la rete, è apparso

filocleone

e canta su un aria patetica.
Mi struggo, amici miei! Da questo foro
di vostra voce il suono
odo. è già tanto! Ma che far, se libero
d’uscire io più non sono!
Guardia mi fan costoro,
perch’ io di gir sospiro
all’urne, e far con voi qualche bel tiro
Oh Giove, oh Giove, un fragoroso tuono
lancia dunque, e convertimi
in fumo, o in Prossenide, o nel figliuolo
aggiuntatore di Sèllo, che crèpita
come acceso magliuolo!
Commuòviti al mio duolo,
Signore, questa grazia
concedimi; o all’ istante

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sovra me scaglia, e in cenere dissolvimi,
un folgor scintillante!
Levami quindi, e con un soffio lanciami
fra salamoia ardente a marinar,
o nel sasso tramutami, ove il computo
suolsi dei voti far!

coro

Strofe
Dal venir chi mai ti tiene?
Chi serrato ha l’uscio? Diccelo!
Chi t’ascolta ti vuol bene!

filocleone

Fu mio figlio! E non urlate! Ch’egli dorme costi presso,
sul davanti della casa! Via, parlate più sommesso!

coro

Oh lo stolido! E ridurre perché mai ti vuole a questo?
Addurrebbe alcun pretesto?

filocleone

Vuol che più non faccia il giudice, né ad alcun dia più tormento;
ed è pronto a mantenermi. Io però non me la sento.

coro

Ah, Cleonarruffapopolo,
birba! Tanto osato egli ha,
perché tu circa il naviglio
osi dir la verità!

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Ma costui, di dire simili
cose, donde s’assecura?
Certo, complice
ei sarà duna congiura!

strimodoro

E dunque, se a questo siam giunti, tu cerca novello consiglio,
sicché possa scendere, senza che t’abbia a scoprire tuo figlio!

filocleone

E quale? Cercate voialtri, ché a nulla il mio cuore si nega;
si acuta di gire col voto fra i banchi mi punge la frega!

strimodoro

E un buco nel muro trovare non puoi, che la strada t’aprisse
a uscire, coperto di cenci, a guisa del callido Ulisse?

filocleone

I buchi li trovi nel cacio, qui no! Qui neppur le zanzare
ci passano! È tutto tappato! Un’altra, n’avete a trovare!

strimodoro

Andiamo, ricordati, dunque, di quando, alla presa di Nasso,
rubàti gli spiedi, dal muro ti precipitasti giù basso!

filocleone

Lo so, ma che centra? Possibile un tale confronto non è!
Allora ero giovane, svelto di mano, sicuro di me,
non c’era nessuno a spiarmi,

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svignarmela agevole mera!
Ma or degli opliti con l’armi
si muovono a schiera,
perlustran le uscite; ed accosto
all’uscio, una coppia s’agguatta:
e, in pugno gli spiedi stringendo, mi guardano
al par d’una gatta
che abbia rubato l’arrosto!

coro

Antistrofe
Orsù via, senza dimora,
trova il mezzo d’esser libero,
dolce amico! È già l’aurora!

filocleone

Roderò la rete: è il mezzo, dico io, più concludente:
e la vergine Dittinna si dimostri a me clemente.

strimodoro

Questo si, si chiama un uomo che procura di svignarsela!
Oh via, dunque, avanza il dente!

filocleone

rode
Questa maglia è bella e rósa... Ma smettete quest’urlio,
ed attenti che sorprendere non ci debba il figliuol mio!

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coro

Non temere, o dilettissimo,
non temere! Un sol grugnito
ch’egli emetta, e farò ch’abbia
da mangiare il pan pentito!
Se non scappa, non la scapola!
Non sarà che dei Celesti
i decreti ei più calpesti!

strimodoro

La fune accavalla alle imposte, avvolgine un capo ai tuoi fianchi,
e càlati abbasso: un Celeste nel seno a te il cuore rinfranchi!

filocleone

accavalla la fune a una sporgenza, e si lega a mezza vita.
Se quelli mi vedono, e a guisa d’un pesce rimasto nell’amo,
mi levan, mi tirano dentro, che cosa farete, sentiamo?

coro

Il nostro furore, ch’è leccio, se avvampa, riscosso nel petto,
ti soccorreremo: nessuno tenerti potrà, lo prometto!

filocleone

Mi fido e son pronto. Sapete, però? Se m’incoglie sciagura,
sia presso la barra, bagnata di pianto, la mia sepoltura.

strimodoro

Che vuoi che ti capiti! Niente paura! Giù càlati invece,
intrepidamente, agl’ indigeti Numi rivolta una prece!
Aristofane - Commedie, li - 12.

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filocleone

i volto alla statua di Lieo.
Tu, Lieo signore, tu eroe mio vicino, se ognora dei rei
t’allegrano, come m’allegran, le lagrime ed i piagnistei,
e sol per udirne venisti qui presso a fissar tua dimora,
e hai caro, tu sol fra gli eroi, vedere chi pianga e s’accora:
fa’ si che la scapoli adesso, ti muovi a pietà d’un vicino:
e più non t’investo la siepe di peti, né più ti ci orino!
Incomincia a calarsi per mezzo della fune. Intanto

schifacleone

si sveglia, ed urla al servo
Ehi, coso, ti svegli?

sosia

balzando dal sonno.
Che cosa succede?

schifacleone

Mi giunge all’orecchio
non so che rumore: che pensi di nuovo a svignarsela, il vecchio?

sosia

alza gli occhi e vede Filocleone appeso.
Svignarsela? Punto, per Giove! Si cala, ad un canapo stretto!

schifacleone

sporgendosi.
Oh coso, che stai macchinando? Vuoi scendere giù, maledetto?!

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A Sosia.
Tu issati, spicca la frasca, e dagliela un po’ su la groppa,
se un tale remeggio potesse far si che rivolga la poppa.
Sosia s arrampica, e picchia colla frasca Filocleone, mentre
Schifacleone cerca di tirare su la corda a cui egli è appeso.

filocleone

urlando.
Correte, oh voi tutti che lungo quest’anno sarete in giudizio,
Procacciadapranzo e Brigani, con Applicamulte e Smicizio,
pria ch’essi mi tirino su. — È questo il momento o mai più!

coro

Strofe
Che indugiam, dimmi, a eccitare quel furore che ci assale
se per sorte alcuno ardisce stuzzicare un nostro fiale?
Tendi, adesso, tendi il pungolo
dell’umor tuo bene aguzzo,
che alla gente cava il ruzzo!
Ai ragazzi.
I mantelli, o bimbi, al suolo! — Ed urlando, ite di volo,
e a Cleone tutto questo — riferite... presto, presto!
Che qui venga supplicatelo,
ed affronti un uomo infesto
al regime democratico!
Dio lo fulmini! Aboliti
vuole i giudici e le liti!
1 ragazzi corrono via: i calabroni si accingono all’assalto.

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schifacleone

Buona gente,.urli siffatti — non levate: udite i fatti!

coro

Sino al cielo, urlo!

schifacleone

Ma questo, non lo lascio, io, scappar via!

coro

Non è questa audacia somma? Non è questa tirannia?
Oh cittadini, oh Teoro, dei Celesti abominio,
o s’altro leccazampe abbia su noi dominio...
In questa, per poter adoperare i! pungolo, i calabroni hanno rivolto il
dorso ai nemici, e caricano rinculando. Sosia vede così per la prima
volta i pungoli.

sosia

Han, per Eracle, anche i pungoli, oh padrone, non l’hai scòrto?

schifacleone

E con quel Filippo, il figlio di Gorgia fu in lite morto!

coro

E tu pur cadrai sott’esso! Si rivolga ognuno qui:
tira fuori il pungiglione, sopra lui quindi ti scaglia,
pieno d’ira e di furore, stretto in ordin di battaglia,
ch’abbia sempre a ricordarsi quale sciame infastidì!
Si lanciano all’assalto. Sosia discende, e anche il vecchio, per mezzo
della corda, si cala a terra. Sosia l’afferra.

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sosia

Eh, per Giove, se alle mani qui si viene, il caso-è brutto,
ché a veder soltanto i loro pungiglioni, io tremo tutto!

coro

eseguendo un movimento di danza avviluppante.
Lascia stare quell’uomo! O dirai, t’assicuro,
beate le testuggini ch’anno guscio sf duro!

filocleone

Su, colleghi dei processi, sii, feroci calabroni,
una parte, piena d’ira, piombi a lor sui codrioni:
tutto intorno l’altra avvoltili, dita e cigli a lor punzecchi!
Sosia lascia il vecchio. Dalla cima dell’altana, vólto verso
l’interno della casa, urla

schifacleone

Qui, Maciulla, Mida, Frigio! Acciuffatelo, ed ai vecchi
non cedete; o in duri ceppi stenterete la panatica:
spesso udii di frasche il crepito, e che valga so per pratica!
Sparisce dall’altana: intanto sbucano anche i tre servi chiamati,
e uno d’essi afferra di nuovo Filocleone.

coro

Se costui non lasci libero, con un colpo io già t’impiago
Lotta: i calabroni sono respinti.

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filocleone

Eroe Cecropo, signore mezzo uomo e mezzo drago,
questa barbara bordaglia lasci tu che si m’offenda,
ch’ io sfamai, dando a ogni quattro un quartuccio di polenda?

coro

Non è ver che la vecchiaia seco adduce assai malanni?
Mi par chiaro! A viva forza il padron carico d’anni
questi due stringono, immemori dei saioni, dei mantelli
che una volta egli per loro comperava, e dei cappelli!
E l’inverno, ché i lor piedi non gelasser, li forni
di scarponi! 11 frutto or vedi delle scarpe di quei di!

filocleone

dibattendosi fieramente, a Sosia.
Neppur ora vuoi lasciarmi, neppur or, bestia maligna?
Pensa quando a rubar l’uva ti sorpresi nella vigna,
ti legai contro un ulivo, ti scuoiai ben ben le terga,
si che oggetto eri d’invidia! Cuore ingrato in te s’alberga!
Sempre più furioso.
Via, tu e tu, dunque, lasciatemi, pria che sbuchi il figliuol mio!

coro

Ma ben presto d’ogni cosa voi pagar dovrete il fio,
e vedrete che sa fare chi stizzoso ha il cuore e giusto,
e lo sguardo fiero come il crescione è acerbo al gusto!
Nuovo assalto. Sbucano dalla casa Schifacleone e Santia, impugnando
fiaccole che distribuiscono anche agli altri servi.

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schifacleone

Giù, giù. Rosso! I calabroni dalla casa scaccia luogil
ROSSO
Oh che faccio?

schifacleone

Avanti, Sosia! Tu col fumo non li pungi?

sosia

Sciò, in malora, sciò, sfrattate!

schifacleone

Al randello dà di piglio!
A un altro servo.
Tu li affumica, sul fuoco aggiungendo Eschine, il figlio
di Sellarto!
Lotta accanita I vecchi vengono respinti, e Filocleone rimane prigioniero.

sosia

A conti fatti, — vedi bene che tu sfratti!

schifacleone

Antistrofe
Perdio, metterli in fuga facil non era tanto,
se di Filocle avessero pria trangugiato un canto!

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coro

ritirandosi.
Troppo chiaro è! La tirannide,
di nascosto, poveretti,
s’è infiltrata, e non ci detti!
A Schifacleone.
Oh tu, pozzo d’ignominia — zazzeruto al par d’Aminia,
dello Stato non consenti — che seguiam gli ordinamenti?
Hai tu forse dei pretesti,
hai ragioni convincenti,
che regnar solo vorresti?

schifacleone

Non c’è modo, dopo tante busse, tante acute strida,
che si venga ad un accordo fra noialtri, e si ragioni?

coro

Noi ragioni udir da te — che vagheggi farti re,
o nemico del popolo, che tieni per Brasida,
non radi le bassette, di frange t’incoroni?

schifacleone

Proprio meglio, affé di Giove, separarmi da mio padre,
che dovere tutti i giorni affrontar malanni a squadre!

coro

Ma tu ancora non sei giunto del giardin pure alla fratta!
Col proverbio, te la dico! E di rose, ora si tratta!

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Verrà il buono quando il pubblico ministero chiamar s oda
i tuoi complici, e a te addosso rovesciar tutta la broda!

schifacleone

Santi Numi! Vi volete dunque, o no, levar d’attorno?
O disposto a darne e prenderne son per quanto è lungo il giorno!

coro

No, finché del mio corpo rimanga un sol minuzzolo:
ché di fare il tiranno tu vuoi cavarti l’uzzolo!

schifacleone

Eh, già, voi, sotto ogni accusa, grande o piccola che sia,
altra cosa non vedete che congiure e tirannia!
Mentovare la tirannide non udii da cinquant’anni:
ora il pesce in salamoia va più caro dei tiranni,
e in mercato odi quel nome risuonare d’ogni banda.
Un rifiuta le sardelle, e gli scòrfani dimanda?
Quel che vende le sardelle li vicino, dice sùbito:
« Leccornie compera? Farsi vuol tiranno, io non ne dubito! »
Per condir le acciughe, un altro chiede porri: ma in tralice
te lo guarda l’erbivendola, e: “Dei porri vuoi?», gli dice.
“Vagheggiassi la tirannide, forse? Od è il tuo sentimento
che a te debban quei d’Atene procacciare il condimento?»

sosia

Giusto! Ier da una bagascia me n’andai sul mezzodì;
ma perché volevo ch’ella cavalcasse, inviperì,
e mi chiese se quest’ ippica non mirasse d’ Ippia al soglio.

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schifacleone

Gli è che il popolo ci piglia gusto! E adesso, perché voglio
che il mio babbo lasci i modi che gli son (onte d’affanni,
non si levi ai primi albori, non denunzi, non condanni,
e conduca, al par di Mòrico, una vita d’uomo agiato,
ecco, sogno la tirannide, ecco, sono un congiurato!

filocleone

E a ragione: ché nemmeno per il latte di gallina,
questa vita ond’or mi strappi, muterei: né il pesce spina
mi dà gusto, né l’anguilla: molto invece un processetto
gusterei, dentro un tegame, affogato nel guazzetto!

schifacleone

Gli è che avvezzo hai tu, per Giove, il palato a questi affari!
Ma se taci un sol momento, si che quel ch’ io dico impari,
mi lusingo d’insegnarti che tu in ciò t’inganni, o babbo!

filocleone

Che? M’inganno a fare il giudice?

schifacleone

E a partito! Preso a gabbo
sei da gente, senz’addartene, che in ginocchio adori tu:
senz addartene, sei servo!

filocleone

Non parlar di servitù,
ch’ io comando a quanti esistono!

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schifacleone

Comandar tu credi a tutti,
ed invece fai da servo! Dimmi infatti: tu che frutti
spicchi, o babbo, in tutta l’Eliade, ne ricavi alcun decoro?

filocleone

Ma lo credo! E vo’ rimettermi al giudizio di costoro!

schifacleone

Ed anch’ io! (Ai servì) Sll’, voi, lasciatelo!

filocleone

tragico.
E una spada a me si dia:
se mi vinci, con quel ferro troncherò la vita mia.

schifacleone

Un momento: e al loro arbitrio se tu poi non ti rimetti?

filocleone

Del buon Dèmone non abbia più a gustare... oboli pretti!