Gazzetta Musicale di Milano, 1845/N. 1

N. 1 - 5 gennaio 1845

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Gazzetta Musicale di Milano, 1845 N. 2

[p. 1 modifica]GAZZETTA MUSICALE ANNO IV. - N. 1. DI MILANO DOMENICA 5 Gennajo 1845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scolla musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà: ANTOLOGIA CLASSICA MUSICALE. COLLABORATORI. M.° Balbi. - Battaglia. - M.° Bellini. - M.° Bercanovicii. - Bermani. - Pr. Bigliani. - M.° Boucheron. - Dott. Calvi. - Cambiasi. - Avv. Casamorata. - Cattaneo. - Dott. Lichtenthal. - M.° Manna. - M.° Mayr. - Pr. Mazzucato. - Minoli. - M.° Cav. Pacini. - M.° Perotti. - M.° Picchianti. - M.° Bossi. - Dott. Torelli. - M.° Torrigiani. - Vitali. - Zucoli, ecc., ecc. il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e all’logia Classica Musicale è di effettive Austr. lire 12 per semestre, ed effettive Austr. lire 14 affrancata di porto fino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni num. 1720, e nelle sale sotto il portico di fianco all’I. R. Teatro alla Scala; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. SOMMARIO. I. Della Canzone considerata dal lato della musica. II. Messa De Requie del maestro Luigi Rossi. III. Funerali di Weber a Dresda. - IV. Polemica. V. Gazzettino settimanale di Milano. - VI. Carteggio particolare. - VII. Notizie. - VIII. Altre cose. - IX. Nuove pubblicazioni musicali. canzone CONSIDERATA DAL LATO DELLA MUSICA DE LA CHANSON CONSIDÉRÉE SOUS LE SEUL RAPPORT MUSICAL. Lu a la Séance publique de la Société libre des beaux-arts. PAR J. ADRIEN DE LAFAGE (Trad. dal francese. - Continuazione.) Il canto egli è dunque nella canzone non già, se vogliamo, la sostanza stessa e l’essenza, ma una potenza indispensabile clic serve li appoggio e di guida al poeta creatore, il quale non potrebbe senza di essa emergere altrimenti. Io farei volontieri il paragone della parte che ha la poesia nella canzone con quella del vapore, il quale, senza l’azione del fuoco, non sarebbe per nissun conto in grado di giovarsi della sua forza portentosa. Senza la musica poi, la canzone non esiste affatto: ella perde immediatamente ogni suo splendore, a simiglianza di quei pesci, la cui bella varietà di colori brillanti d’oro, d’argento e di porpora, si appanna tosto ch’eglino vengono tratti dall’elemento, loro centro d’azione e di vita. Di più si aggiunge che sovente, anzi il più delle volte, l’importanza della musica, per rapporto alle parole, t quanto al successo dell’insieme, è ancora più considerevole. Un tale esposto riesce facile ad intendersi, qualora si osservi che le canzoni, le quali hanno goduto della più I generale e più legittima celebrità, sono state,, salvo poche eccezioni, improntate sopra certe arie conosciute, senza che abbiano mai avuta una musica espressamente scritta per esse loro. Fra i corollari derivanti da siffatta proposizione avvenc uno principalmente di cui è pregio dell’opera far menzione; ed è che, allorquando ad una canzone messa in parodia sopra un’aria conosciuta si vuole applicare un’aria speciale, ne avviene per l’ordinario che la nuova aria pecca in qualche cosa, e non corrisponde a certe condizioni, e, spesse fiate, a quelle condizioni appunto, le quali costituivano il pregio dell’aria volgare preventivamente scelta dal poeta. Per verità l’aria primitiva aveva impresso alla poetica fattura un carattere particolare, fattosi to sto aderente alla stessa malgrado la differenza possibile fra le nuove parole c le prime, per cui l’aria era stata scritta in origine. La parte musicale delle vecchie canzoni produce ivi l’effetto di certi antichi sigilli, quasi consumati dal tempo c dal lungo uso, i quali però, percettibile avendo ancora la cifra cd i contorni, possono, strettamente parlando, servire per altro volger di tempo all’uopo cui furono destinati. Egli è facile il fare degli esperimenti su tale riguardo, cd è appunto dopo averne fatti parecchi ch’io mi trovo in grado di conchiudere quanto sopra. Con lutto ciò, a maggior chiarezza della cosa, citerò quivi due esempli che riguardano composizioni famigliaci ad ognuno ( 1 ). Si è, a più riprese, accomodata una nuova musica a Dieu des bonnes gens, canzone fra le più rimarchevoli di Béranger: ebbene di tutti quanti hanno tentato l’impresa, supponendo anche che la maggior parte abbia saputo convenientemente ritrarre il carattere della poesia, così sublime nella sua semplicità, a nessuno venne dato il riescirvi per il meglio quanto alla cantilena della Partie carrée, aria applicatavi in origine dal poeta, in cui d’altronde le parole originali presentavano un significato affatto diverso da quello, che avevano le parole ivi prestatesi ad una medesima applicazione. Vediamo un altro esempio: Non avvi uomo al mondo che non sappia a memoria la vecchia canzone, con cui i nostri buoni padri, alla loro maniera burlevole, intesero vendicare il male, che il duca di Marlborough, che noi chiamiamo Malbrouk, aveva cagionato alla Francia; in essa trovasi esposta la storia di quel gran capitano dal momento in cui egli s’en va-t-en guerre, sino a che viene trasportato al suo ultimo luogo di riposo da quatre-z-officiers; proviamoci un po’ noi altri compositori, se ci basta l’animo, di rifare la musica di queste vecchie parole: noi correremmo rischio, anzi che no, di batterci le anche per lunga pezza, senza riescirvi giammai a fare qualche cosa che sorpassi o che solo pareggi quel singolare miscuglio di serio e di faceto, distintivo caratteristico della vecchia aria di Malbrouck. Donde ciò, se non dalla dimostrazione, fatta che le nuove parole non sono applicabili che a certe arie dalla generalità bene accette, e quindi fattesi popolari? Or via, il popolo, in ciò più che in altro, possiede una perfetta convenienza di sentire, che, nel caso in questione è forse da preferirsi al buon gusto comunque appuralo. 11 popolo coglie proprio nel segno il carattere speciale delle canzoni, le quali da lui, più che da altri, sono messe in voga: egli non interviene già ordinariamente col pubblico a giudicare un dramma od altre composizioni analoghe (2): ma la canzone! ella essenzialmente gli appartiene: di questa egli s’impadronisce, e se ne fa la sua consolazione, il suo bene, il suo dritto: egli insomma si bea della canzone, come dell’aria che respira, come del sole che gli reca in dono il calore c la luce. Da tutto ciò per necessità ne consegue una reazione, su poeti delle canzoni, ed eglino con ragione vanno lieti d’incontrarla, impegnati, come sono, a rendersi popolari in una colle loro canzoni; ma non si bada punto che l’autore della musica, già d’assai prima, godevano il glorioso vantaggio, e che, il più delle volte, le arie di esso autore erano sparse fra il pubblico molto tempo prima che fossero scritte le parole accomodale dai poeti. Così migliaja di parole si sono applicale ad una sola aria, la (piale pareva si rinnovasse per quante fiale vi metteva mano il poeta. In tal caso la musica può paragonarsi ’ a quelle essenze preziose, di cui la sostanza odo rosa, sempre in vigore, si amalgama con una copia di altri odori, più o meno analoghi, communicando loro parte della propria natura, e modificandoli in guisa da farne altrettanti novelli profumi. Le canzoni si possono dividere e classificare a tenore dell’oggetto che hanno preso di mira. Elleno sono erotiche, filosofiche, bacchiche, satiriche,marziali, patriottiche, licenziose, ecc.,ecc. (5). Avuto riguardo al carattere che è la causa di siffatte distinzioni, ed al colore che alla musica ne deriva, non è fuori di proposito l’affermare che il merito principale di una buona canzone consiste in un solo cd unico pensiero, che. sia nuovo, facile e di getto: questo pensiero, ordinanamente si riduce a due, quattro, otto battute al più; il rimanente è accessorio; bene spesso l’originalità della composizione nasce da una sola nota collocata con fortunato azzardo (4). Qucst’ultima osservazione di già venne falla da Grétrg, musicista poco scientifico, se vogliamo, ma dotato di una finezza e penetrazione d’ingegno poco comune, e dal canto suo autore di bellissime arie, o, per meglio dire, di bellissime canzoni. Desso compositore, citando un minuetto del celebre Fischer, suonatore d’oboe, osserva con ragione, che tutta l’originalità di essa me-India risulta dal cominciamento della seconda battuta, (Gretry soggiunge che, a diverse riprese, egli tentò di sostituirvi qualch’altra cosa,e che non ha mai potuto riescirvi per bene. Nulla havvi di più giusto e di più sensato di

una tale riflessione; semplice com’ella è, e fors’anche a motivo della sua semplicità, ella non poteva che esser parto della mente di un grande artista. Abbiamo detto clic un pensiero unico basta per sè solo a costituire la canzone, ma s’ingannerebbe a gran partito colui che opinasse questo pensiero trovarsi di leggeri, esser egli cosa (Fogni istante, cd alla portata di ognuno. L’immenso numero delle medioeri, delle cattive, e delle detestabili canzoni o romanze geliate ogni giorno fra la moltitudine, prova più che a sufficienza il contrario. A quelli stessi compositori pur anco che hanno sopra di esse il vantaggio dell’abitudine tal sorta d’ispirazioni talvolta si fa attendere assai lunga pezza; lo stesso accade nella fattura di leggiadri camei, in cui il lavoro prezioso c raro riceve gran parte del suo pregio dagli accidentali vantaggi della pietra intorno a cui lavora l’artista. [p. 2 modifica]Note del Traduttore. (1) Ragion vuole che il signor De Lafage, per la maggior dilucidazione del soggetto che prese a trattare, adduca csempii, i (piali si rapportino alla nazione francese di cui parla. Un Italiano potrebbe forse riguardarsi estraneo, o, per lo meno, indifferente allo svolgere di un argomento, che riposa sopra dati speciali, non suoi. Con tutto ciò, sia per il modo elegante con cui l’autore procede, sia per alcune analogie vicine o lontane più che incontransi tratto tratto, sia per un certo corredo di osservazioni che possono essere apprezzate da ciascuno, giova sperare, non debba tornare affatto inopportuno c disaggradevole il seguito di essa memoria, prodotto d’altronde in un giornale che abbraccia l’arte della musica nel suo ampio dominio. (2) In Italia un tale proposito non andrebbe immune da contestazioni, giacché la moltitudine, che quivi frequenta i teatri (ed in questo caso per moltitudine intendasi il volgo sciocco cd il volgo saccente), ben lungi dal non accostarsi al giudizio del pubblico sensato, si crede ella stessa, quanto altri mai, giudice competente di un dramma, od altre produzioni analoghe. Ciò deriva dalla comune opinione dominante, che l’Italiano, superiormente dotato, non ha duopo che della propria costituzione organica per esser in grado di giudicare di belle arti, vale a dire, che bastino due orecchie italiane per discernere il buono od il cattivo, inerente ad una musicale composizione qualsiasi. Eppure, lo sa la buona Euterpe nostra, e lo sapete voi, poveri maestri compositori, quanto sia funesta siffatta opinione, invalsa fra quell’istcssa moltitudine che vi giudica a seconda delle proprie sensazioni, le quali bene spesso sono la più storta cosa del mondo!!.. (5) Alle canzoni quivi distinte si potrebbero aggiungere le religiose c sacre, particolarmente in vigore fra noi Italiani. E che altro sono per verità le litanie presso di noi, cd altre preci cantate dal popolo nelle chiese se non canzoni popolari, adattale al gusto speciale di ciascuna nostra contrada, cd improntate sul distintivo carattere di tonalità, di ritmo, di condotta melodica di ciascheduna di esse?.. (4) Questa sola nota, che potrebbe chiamarsi nota caratteristica, riscontrasi pressoché in tutte le canzoni, veramente bene assortite. Per esempio, nella canzonetta in dialetto Napolitano sopra citata (io te voglio bene assaje), pare che la nota caratteristica sia il fa in chiave di sol e nel tuono di si bemolle, sopra la parola io, nella seconda metà della duodecima battuta. io le ecc.,ecc. Pier-Angelo Minoli. MESSA DE DEL MAESTRO Luigi ROSSI eseguita in Torino nella Chiesa dello Spirito Santo I dì 25 scorso dicembre un’iscrizione collocata al di sopra della porta maggiore del Tempio dello Spirito Santo, ed il medesimo parato a lutto chiamava i fedeli a piangere c pregare per un caro e stimato defunto. Il maestro Luigi Rossi, per dar un tributo di stima cd affetto alla memoria del suo amico Angelo Testori, Primo Soprano alla Cappella Regia, mancato a’ vivi nello scorso mese di ottobre, compose una Messa a tre parti, la quale veniva eseguita da circa quaranta voci, c tra queste, oltre i Professori della R. Cappella aveanvi parecchi distinti dilettanti di questa capitale, colli’ accompagnamento del solo organo. Non è questa la prima volta che udimmo mu ~~7~’— sica ecclesiastica del Rossi, e che abbiamo scorto in lui l’uomo conscienzioso ed istrutto, che tratta l’arte sua con amore, che sa di quante cognizioni, oltre la pretta musica, deve andar fornito chi tiene a cuore di sdebitarsi con onore nelle diverse circostanze che gli si possono presentare; c, modesto del pari che colto, vuole coll’osservazione c colla fatica arricchire il tesoro delle proprie cognizioni, sdegnando di essere o solo anche somigliare a coloro che ignoranti e superbi menano i loro giorni all’ombra di una fama acquistata col raggiro e coll’impostura. Oh! bene avvenga a coloro che giunti a conoscere i bisogni presenti, veggono come non si possa degnamente esercitare un’arte senza il soccorso delle lettere, c provvedono perchè lo studio del Contrappunto non vada scompagnato da quelli studj che sono necessarj a formare lo spirito, ad innalzare la mente, a nobilitare il cuore, a scuotere ed alimentare l’immaginazione! Ed il Rossi con questa sua nuova creazione ha dato vie più chiara prova del come si sia seriamente applicato a’ buoni studj, c quanto la terribile poesia del Dies irae gli fosse penetrata nel cuore; il senso di quelle tremende e pietose parole venne in tutto il suo vigore c la sua purezza per le sue note trasfuso nei molti ch’erano colà accorsi, da pietà mossi verso il defunto, e dalla stima che già godeva il maestro. E di questa stima verso di lui porsero un non dubbio segno que’ Professori e Dilettanti, i quali col fatto mostrarono di essere persuasi della convenienza di replicate prove per intendere lo spirito della bella composizione, per colorirla a seconda del concetto poetico e del genio del maestro; di guisa che è giqsto il dire che vi si prestarono con calore, c l’eseguirono lodevolmente tutta, ed una massima parte anco perfettamente. Non scenderemo a particolari su questa partizione, perchè (piai più (piai meno tutti i singoli pezzi riscontrammo pregevoli sì dal lato della dottrina, sì da quello dell’espressione, come ancora per gli accompagnamenti, in cui abbiamo avuto campo di ammirare la maestria del Rossi nell’essersi studiato, c nello avere ottenuto, di rendere quasi nullo il difetto dell’organo, che male, a nostro credere, si presta ad accompagnare una voce sola: il fece parcamente, chè forse egli pure portava una eguale opinione; e traendo il maggiore partito dal concerto di più voci, e dai cori, riuscì a fare una musica degna del tempio, tale da appagare la mente dei periti e da portare la commozione in ognuno. Forse che il Rossi, mentre stava scrivendo queste sacre note, si dava a credere che il Testori, intelligente severo qual era, avesse egli pure a trovarsi presente. Oh! se ciò avesse potuto darsi, non avrebbe esitato un istante ad alzarsi da quella sedia su cui tante volte sedette ad udire i numeri di lui che stimava molto ed amava (piale figliuolo, c strettolo al seno, e bacialo, gli avrebbe ripetuto con effusione di cuore: «Tu sci un potente soste» gno della caduta Musica Sacra». Gualfardo Bercaaovich. FUNERALI DI WEBER A BRF.SDA al 14 dicembre, ora scorso, ebbe luogo in Dresda il sotterramento degli avanzi.mortali di Carlo Maria de Weber. - Il feretro coperto di velluto nero, con sopra ricamatevi delle corone di alloro in argento c seta verde, arrivò il dì antecedente da Magdeburgo per la strada ferrata, c fu deposto in una delle sale della stazione. Alle otto ore pomeridiane venne trasportato, da un battello illuminato da numerosi falots ed ornato di tapezzcrie nere c di trofei musicali, alla riva destra dell’Elba. Nel sito dove si doveva sbarcare trovavansi cinquecento fanti della guardia reale, tutti muniti di fiaccole, che formavano una parata in semicircolo. Nello spazio interno di questo semicerchio vennero a situarsi tutti i membri della cappella musicale del Re, quelli delle orchestre de’ due teatri, ed incirca trecento artisti e dilettanti d’ambo i sessi, tra i quali aveanvi parecchi di Berlino, di Lipsia e di Monaco, tenendo tulli in mano una torcia ed una corona d’alloro. A un segno dato, il direttore della cappella musicale del re ed altri venti artisti c dilettanti si resero a bordo del battello c ne levarono la bara, portandola in mezzo al semicerchio, dove fu deposta su d’un magnifico catafalco. Allora quattrocento cinquanta cantori ed istrumenlisti eseguirono un inno funebre del sig. Dottore Rcissiger, {tosto in musica dal signor Wagener, allievo di Mcyerbcer, c maestro di cappella del teatro reale dell’Opera tedesca in Dresda. Finita questa musica, clic produsse un imponente effetto, si pose la bara sul carro funebre, che era ornalo di trofei lirici, ed il convoglio si mise in marcia al suono delle campane di tutte le chiese. - Ecco l’ordine della processione: - Le bande di lutti i reggimenti in guarnigione a Dresda, che eseguivano alternativamente due marcie funebri, composte dal signor Wagener sopra motivi di Weber; - gli artisti della cappella musicale del re, guidati dai loro capi; - il carro funebre; - gli artisti c dilettanti che avevano eseguito F inno; - ed un gran numero d’altri amici ed ammiratori del defunto, camminanti due a duc c tutti forniti d’una torcia; - un distaccamento di cavalleria che circondava il convoglio; - d’ambi i lati di questo marciavano i militari che avevano formato il scmicircolo, essi pure con torcie. In tal modo la bara fu condotta alla cappella cattolica attenente al gran cimitero, c dopo un servigio celebrato in questo tempio gli avanzi di Weber furono nello stesso cimitero sepclliti, vicino a quelli del suo figlio primogenito, morto da circa cinque anni. Quando la fossa fu riempita di terra, gli assistenti vi deposero le corone di alloro che portavano. Tutte le case delle strade per le quali passò il convoglio erano illuminate con candele site ad ogni finestra. Una folla numerosa crasi riunita, per vedere i funerali del grande artista, i quali si sono compili col maggior ordine ed il più profondo raccoglimento. La sera susseguente, al teatro reale delI’Opera tedesca di questa capitale davasi il Freyschiitz e poi l’Inno Funebre de’ signori Rcissiger e Wagencr. Gli artisti di canto erano tutti vestiti a lutto durante l’esecuzione dell’opera. indisposizione di salute mi tolse di rispondere prima d’ora a ciò che F^il signor Gualtiero Sanclli ebbe a py? pubblicare intorno alle osservazioni Pjìida me fattegli sulla musica della sua Ermengarda (Vedasi il N. 48). E sebbene dopo il tempo trascorso possa la materia sembrare a taluno irrancidita, non credo potermi esimere da una risposta, atteso che in certo modo io venni provocato a sostenere coi fatti le censure di che mi parve vulnerabile il suo lavoro: il non rispondere darebbe poco buona idea della critica c di chi la fece. Perciò, mentre innanzi tutto debbo ringraziarlo sinceramente delle cortesi espressióni con che gli piacque discorrere de’ fatti mici, credo senz’altri csordj dovergli francamente dire che non mi sono gran che maravigliato di sentire che in (pianto alle censure non eravamo della medesima opinione. Essendo facile il capire come gli uomini si persuadano subito di ciò che li lusinga e sono invece restii a convincersi de’ loro difetti, io l’aveva pensato anche prima che su questo punto non ci saremmo trovati d’accordo. Era evidente che i pareri non dovevano essere stati conformi, dacché egli aveva agito diversamente di quello ch’io diceva. Ma io aveva scritto il mio articolo, non già collo scopo di convertire il bravo compositore al mio modo di vedere, bensì colla semplice intenzione di dire quello che mi sembrava della sua musica. Se mi sono ingannato, la conseguenza è presto immaginata: il pubblico si sarà riso di me e delle mie parole; se no, ad onta delle polemiche del signor Sanelli, le censure sussisteranno inviolate nella loro integrità; e questo, ■ — < ’"■À [p. 3 modifica]pci’ avventura, polrebb’cssere un’anticipata prò HAvùg dizione del vero. Pel resto, ciò ch’egli mi nota circa V.habent sua fata libelli, non creda che mi riesca nuovo, ed io l’aveva avvertito prima di stendere le mie P osservazioni. Ma siccome chi fa la critica deve porre in luce le mende, se ve ne sono; c siccome quelle da me osservate v’erano effettivamente e mi pareva insieme che ci fosse il modo di levarle, stimai debito mio di notarle c le ho notate. Se l’avvertimento era tardo per questa volta, poteva venire a tempo per un’altra, e la critica avrebbe ben adempito l’officio suo non tacendo. Mi perdoni poi se gli dico che la ragione con che vorrebbe scolparsi d’aver, alla scena settima dell’atto secondo, raffreddata l’azione con pleonasmi strumentali, non parmi in alcun modo valutabile. Come mai in una rappresentazione ove i personaggi son destinati a cantare, vuol egli velie basti la quarta corda de’ secondi violini a dipingere l’orrore di un marito e d’un padre che sorprendono la moglie c la figlia in colpevole convegno? Non è colle corde dei violini che gli attori si esprimono, ma con atti e con parole che siano da lor pronunciate col necessario risentimento drammatico. Egli doveva far cantare chi doveva cantare, valendosi del sussidio degli strumenti per aggiungere colorito al! l’espressione della declamazione; ma far lacere gli attori per far esprimere i loro trasporti dall’orchestra, non è scrivere musica melodrammatica, ma appena appena sarebbe fare delle note per un’azione mimica. Ciò è quanto io voleva dirgli c gli ridico ancora. Se poi chi ha sostenuta la parte d’Ermengarda non ha ben significala la volontà del maestro al cantabile No, non è vero, per sempre è mio, non doveva io per questo lasciar di avvertire che un movimento più concitato avrebbe giovalo moltissimo all’effetto di quella situazione. Primieramente perchè, non potendo farmi indovino delle intenzioni, non doveva altrimenti giudicare che da ciò che ni’ aveva impressionalo, e ritenere che quello fosse il volere del compositore. Secondariamente perchè s’egli è pur vero che troppo spesso i cantanti allargano i tempi, è altresì vero che c’è la maniera di farli cantar presto. Bisognava dire: «questo tempo dev’essere così»: c son sicuro che la signora Gruitz l’avrebbe eseguito a dovere. Non l’abbiamo noi udita cantare animatissima la parte di Romeo nei Caputeti? Non sia dunque dispiacevole al signor Sanelli di avere per logica anche questa censura, e si tenga pago che chi giudica le opere sue il faccia ragionando su quello che ascolta e non su quello che dovrebbe indovinare. Rispetto poi alle progressioni cromatiche, mi permetta ch’io persista nel ripetergli ciò che già gli dissi: cioè ch’esse valgono egregiamente ad esprimere le passioni del dolore. L’inopportunità dell’uso in cui possono essere incorsi gli autori non cangia menomamente questa innata loro facoltà. La critica non parla di quello che fu fatto, ma di quello che si dovrebbe fare, j Serbando quindi intatto il carattere del discorso, doveva egli provarmi che non fosse vero quant’io gli ho asserito, c la ragione sarebbe stata sua; ma il citare per tutta prova un esempio, non è appoggio che possa sostenere. Ove inoltre vogliansi addurre giustificazioni di tale natura, converrebbe almeno che l’esempio fosse identicamente uguale all’oggetto paragonato. Egli non avrebbe agito di questo modo recando qui la prova della Polacca di Bellini nei Puritani. Le scale cromatiche di Bellini hanno tanto a che fare colle sue, come l’allegro colf adagio, come il color nero col bianco. Quelle non sono che fiori di agilità e non hanno alcuna tinta drammatica: le sue all’opposto hanno tutto quest’ultimo colore. Ciò si rileva da chiunque usi appena un po’ di riflessione. Doveva egli! badare che quel canto non è che un gorgheggio L dal principio alla fine, e che le scale non sono («oi che gorgheggi. Con che buon senno vorrebbe egli comparare una lenta successione di suoni, clic destano malinconia col solo loro andamento funebre, con rapide e fuggevoli progressioni che si confondono colle melodie d’un usignuolo? "

Davvero, il sig. Sanelli mi lascia qui desiderare se non un po’ più di buona fede, almeno alquanto più di discernimento. Per ultimo, s’cgli avesse meglio compreso il senso delle mie parole, non m’avrebbe eccitato ad indicargli (piali siano le mende che avrebbe dovuto togliere nella parte del basso fondamentale. La frase ch’io adoperai di maggiore studiosita, sebbene non sia di Crusca, non voleva dire che ci fossero delle pecche da togliere nel basso, ma solo che il basso dovesse adoperarsi più studiosamente, cioè con maggiore studio, con più amore ed accuratezza. Se ci fossero stati degli errori, avrei chiamato pane il pane, ed av rei detto correzione in luogo di studiosilà. Ora mi sembra inutile (l’aggiungergli che adoperare più studiosamente il basso è (pianto dire non farne un uso così arido, qual è quello di adoperarlo, com’egli fece, a solo sostegno delle armonie sovrapposte, senza mai o quasi mai variarlo con movimenti melodici, proprj sempre, ben inteso, alla natura di questa parte fondamentale deH’orchestra. Infatti il difetto de’suoi bassi è quello che volgarmente appellasi di non cantare. Ecco il senso delle mie parole. Ora finalmente che parmi aver sostenute le mie osservazioni in modo che nessuna possa dirsi caduta a terra, mi congedo dal mio gentile oppositore chiedendogli scusa, se, trasportato dalla forza del ragionamento, ho seco lui usate espressioni piuttosto schiette che obbliganti. Gli darò in compenso un benevolo consiglio che potrà forse tornargli di qualche utilità. Se, come pare, intende egli proseguire nella carriera del maestro, godendo della serenità della mente c della tranquillità dello spirito, non sia troppo facile a discendere nel campo sdrucciolevole delle polemiche. Chi vuol fare l’artista deve fare il suo mestiere, e lasciare che gli scrittori facciano il loro. Se chi giudicherà le opere sue dirà degli spropositi, non si dubiti che vi sarà nel mondo chi giudicherà anche i giudici, e la verità verrà da sè stessa a galla..Ma il farsi difensore delle proprie opere è cosa così scabra, che è assolutamente meglio non tentarla. Io oso promettergli che dormirà i suoi sonni più riposati. G. Vitali. GAZZETTINO SETTIIUITALE ni MILANO — Jori sera alla Scala Semiramide. - Si dice che ora si vada ad approntare l’Opera promessa del signor maestro Battista. — Al Re, Venerdì si annunciò f ultima sera della Sonnambula. Per questa sera o domani vi si preparava l’opera, nuova per noi, L’Osteria di Andujar di Lillo. Comincercmo così ad avere qualche novità. CARTEGGIO PARTICOLARE Padova, 29 Dicembre 1841. Nella sera del 16 dicembre, fu data in casa della Nobilissima famiglia T... una brillantissima Accademia Vocale. Grande fu il numero dei pezzi eseguiti, ma quelli che meritano particolare menzione sono i seguenti: Il Finale, allo secondo, della Lucia di Lammermoor eseguito dai bravi nostri dilettanti signora Vedova Giuseppina, Pini, Federigo, Brian. Le due Romanze del Tebaldo e Isolina, c deH’Ole//o eseguile con tutta delicatezza c maestria dalla dilettante signora Mariella Stella-Gandini ed accompagnate coll’Arpa. La trilustre Angelina Balbi figlia del maestro direttore di codesto Concerto eseguì con molta precisione il duodecimo Studio di Dòhler intitolato il Trillo. Vuoisi certamente sperare in lei una futura dilettante distinta. Ma ciò che coronò il trattenimento si fu la più bella esecuzione che desiderar si possa dell’intero allo terzo dell’Emani. Vi assicuro che in questa circostanza la musica del Verdi desiò il primo entusiamo. Quando una musica è realmente bella, denudatela pure, privatela di qualunque prestigio, ella conserverassi mai sempre la stessa. Gli applausi furono incessanti, e se 1 ora non fosse stata troppo tarda, o piuttosto se i cantanti non fossero stati alcun poco stanchi dell’ose- ^7 cuzione di tanti pezzi si avrebbe desiderala la replica. Il Brian sosteneva la parte di Carlo, il Pini (di lietissime speranze) sosteneva quella di Emani, c il Federigo quella di Silva. Il numero dei Cori era di pochi ma scelti artisti. In somma il complesso fu eccellente, e merita particolare menzione, ad eccitamento delle altre citta, ed a conferma che anche con dei dilettanti bene concertali si possono ottenere delle brillantissime accademie, e tali forse da non destarci il desiderio di sentire certe compagnie artistiche. Accettate questa breve espansione suggerita dalla sola verità, c dal desiderio di vedere sempre più fiorente la nostra musica anche nelle privale conversazioni, oltre ai pubblici Teatri. Venezia, 1 Gennajo 1844. Il ol dicembre successe alla Norma, con cui si apriva il nostro 1 cafro, la Fenice, l’opera del Principe Poniatowski, Bonifazio de’ Gcremei. - Della Norma meglio sarà tacere del lutto. Dell’opera del principe Poniatowski direm più distesamente in seguito. Per ora vi basti sapere, che venne gradita, che 1 autore ebbe l’onore di molte chiamale sul palco, che la Gazzaniga (Imclda) cantò di buona grazia e intelligenza; che il Ronconi Sebastiano (Bonifazio dc’Gcremei) si mostrò distinto attore e cantante, che il Roppa (Rizzardo) potè far valere la sua voce, bella specialmente nei toni superiori (fa, sol, la), e che neppur il Porlo (Lambcrlazzi) ebbe a dispiacere. Quand avremo più volte assistilo alla produzione di quest’opera daremo i cenni particolari che riguardano il merito del lavoro e degli artisti che P eseguiscono. NOTIZIE — - Barcellona. Al teatro Principale la più recente novità si fu un’opera appositamente scritta da un giovine maestro di codesta capitale della Catalogna, il cui litoio era Ernesto duca di Scilla. Se prestiam fede a (pianto ci fu scritto, il nuovo lavoro die la mentita al proverbio: - Nessuno è profeta in patria.» - Nondimeno sembra che ben presto non rimanesse traccia di quegli applausi, meritati soltanto in qualche parte. Il basso Antonio Soperchi ebbevi ad ogni modo i primi onori. - Orche scriviamo, la Pestale avrà occupato quelle scene, sulle quali doveva poi salire incontanente il Pelagio del milanese maestro Gerii. (Fama) — Bergamo. / Lombardi piacquero più come musica che come esecuzione. — Berlino. Il dottore Geppcrt, professore aggregato all’Università reale di Berlino, sotto la direzione del quale, la scorsa estate, una società di studenti recitò sulle scene del teatro della società drammatica di Talia alcune comedie di Plauto in lingua originale, fece or ora rappresentare sulle stesse scene da alcuni dilettanti, ed in francese, la Lodoiska di Cherubini - Le due parti di donna di quest’opera furonvi sostenute da due dame dell’alta società di Berlino, quelle d’uomini e tutte le parti (l’orchestra da’studenti. Il signor Geppert dirigeva al cembalo. • Gli spettatori, tutti invitati nominativamente, coinponevansi di quasi tutto il corpo de’professori di quella Università, di molte altre sommità nelle scienze, lettere ed arti, fra i quali distingucvansi i signori barone de Humboldt, de Schelling, Tieck, Mcyerbcer, ecc., più trecento studenti circa. Terminata la rappresentazione, gli studenti intonarono il canto degli studenti (Burschenlied), Gaudeamus igitur, al quale fecero eco ben tosto tutti gli altri spettatori. Questa solennità musicale si terminò con un banchetto, nel quale si fecero de’ brindisi a Meycrbeer, Mendelssohn-Bartholdy, Rossini, Auber, Halévy, e ad altri celebri compositori alemanni c d’altre nazioni. — Brescia. Saffo piacque, c piacquero gli esecutori. — Crema. Nella Saffo si distingue la Maltei. — Cremona. Piacque pur qui la Saffo, c distintamente in essa la Corridori. — Genova. Freddamente alquanto il Tempiario. La Moltini vi fu però fortunata. — Lipsia. Bazzini. l’egregio violinista, si fece molto ammirare il 14 dicembre in un pubblico concerto coll’esecuzione delia sua fantasia su temi di Bellini, in cui spiegò tale agilità ed eleganza di suono nei più difficili passi da sorprendere l’uditorio. — Livorno. Assai bene / Due Foscari di Verdi dati al Teatro Rossini, ed eseguiti dalla Boldrini, da Pancani c Rinaldini. — Madrid. Piacquero al Teatro della Cruz Moriani ed Emilia Tosi nella Lucrezia Borgia. - A quello del Circo si daranno I Lombardi di Verdi coll’Ober-Rossi. — Mantova. Bene V Emani. — Modena. Emani benissimo. - Mosca. Lucia operò prodigi coll’Assandri e con Salvi, che ha fatto piangere tutti gli spettatori e le spettatrici. Così le Gazzette Russe. — Napoli. Teatro Nuovo. - Leonora. - Nuova musica del maestro Merendante, con libro del sig. Marco d’Arienzo. Con la signora Rebussini. signora De Rosa, signori Avignone, Laboccetta, Luzio, Testa, Vita. (5 dicembre). Una nuova musica di Mercadantc è un importante avvenimento teatrale, e si fa importantissimo essendo scritta pel 1 catto Nuovo, e con quella coscienza che usa Mercadanle, il quale mette tutto sè stesso nei suoi lavori, sia che scriva pei primi teatri del mondo, sia pei secondarii. Questa musica rivela il sapere di un [p. 4 modifica]gran compositore; cioè canti lavorati con immensa scrupolosità, accompagnamento pieno, ma giusto, fiorito senza aridezza. e forte nel bisogno senza assordamento. Per questa parte generale e di prima impressione egli si è tenuto in quel difficile giusto mezzo, che è d’altra parto il requisito dei grandi maestri. E nei particolari poi, per seguir l’ordine della musica, fa d’uopo dire l’argomento dell’opera del sig. d’Arienzo.. L’azione è in Prussia. - Il feudatario Barone di Lutzow, (sig. Avignone) ha un figlio Guglielmo (sig. Laboccetta). Costui ama Leonora (signora Rebussini) figlia di Giorgio Bnrger (sig. Vita) medico del feudatario. Il Barone non vuole questo matrimonio disuguale, manda il figlio alla guerra, e frattanto cerea di maritare Leonora con Oscar Muller (sig. Testa) per toglier ogni pensiero di matrimonio al figlio. Ma l’armata ritorna, un famigliare del Barone per nome Strelitz (sig. Luzio) mentre si facean le forzate nozze, porta la nuova della morte di Guglielmo. A questo, due effetti: Il Barone si pente del suo rigore, e Leonora impazzisce. Ma Guglielmo non è morto, ritorna, e basta egli solo a ridare la ragione a Leonora, e’1 Barone, corretto del suo rigore, gli sposa». Non è a dire l’accoglienza che fu fatta a Mercadante la sera della prima rappresentazione: fu un’amorevolezza tutta cittadina al inerito dell’illustre maestro. Venne chiamato più di 10 volte fuori, che vuol dire quasi ad ogni pezzo. Ma poiché nessun compositore al mondo può aver composta ugualmente bene tutta la sua musica, così diremo i pezzi di eccellenza e quelli di bellezza secondaria. Tra i primi vuol esser annoverato come bellissimo e di sublime effetto il largo del finale del primo atto, quando il padre dice al figlio ribelle, Tu tremi indegno ec: la stretta del finale del secondo atto dove l’orditura dell’armonia è portata si maestrevolmente per la parte di canto in corrispondenza dell’accompagnamento che è ben degna dell’alta riputazione di Mercadante: il duetto al terzo alto tra la Rebussini e Testa, e specialmente la chiusa dove vi ha un canto delizioso e pieno di affetto: il parlante del buffo Luzio,che serve di capo al finale dello stesso terzo atto dove annunzia la morte di Guglielmo; qui la bellezza dell’accompagnamento è qualche cosa veramente di peregrino: finalmente il terzetto al quarto atto tra Avignone. Laboccetta c Luzio, cioè quando il padre rivede il figlio che credeva morto. Tutti gli altri pezzi han merito più o meno, quale per canto quale per istrumentazione, e nessuno si può dir mediocre o cattivo. Questo è stalo un nuovo trionfo per Mercadante. L’esecuzione non poteva esser più accurata e matura, c ciò in lode somma ai cantanti ed all’Orchestra diretta I dal professore Bali. Quanto al libretto del sig. Marco d’Arienzo, è ben condotto, e vi sono varii momenti di bel contrasto di passione. I versi sono buoni ed armoniosi, come son lutti quelli che scrive il D’Arienzo, ed una novità degna di molta lode a noi sembra quella di far parlare al buffo il dialetto napoletano a quando a quando interpolato di parole toscane. Questo è vero, bello, e da esser tolto ad esempio, perchè non è possibile che una i persona educala parli sempre in dialetto. ( Omnibus). — Parigi. Leggesi nella Revue et Gazette des Théâtres:» H 13 gennajo 1839 il sig. Scribe s’impegnò a scrivere nnitaincnte al sig. Carlo Duveyrier la poesia di un’opera in quattro alti, intitolata: Le due d’Albe, di cui Donizelli doveva comporre la musica. - Quest’opera doveva essere rimessa al sig. Duponchel, direttore dell’Opéra, il primo gennajo 1840. sotto pena dima indennizzazione di 30,000 franchi, e ‘.ale consegna è stata effettuata. - Il sig. Duponchel si è obbligato, sotto la stessa indennizzazione di 30,000 franchi, a far rappresentare quest’opera, e, in caso di vendita o di cessione della sua impresa, a far accettare la sua obbligazione al suo successore. - Il sig. Leone Pillet, successore del sig. Duponchel, ha accettalo queste condizioni, e il 28 agosto 1840 avendo tulle le parti contrattanti acconsentito a sostituire l’opera La Favorite al Due d’Albe, la rappresentazione di quest’ultima opera non avrebbe | avuto luogo che dopo tre grandi opere, vale a dire che le Due d’Albe sarebbe stala la quarta grand’opera data dopo La Favorite. - Dopo La Favorite, il sig. Leone Pillet ha fatto rappresentare La Reine de Chypre. Charles FI, Dom Sebastien de Portugal; per conseguenza le Due d’Albe era giunto alla sua volta. - Il sig. Leone Pillet fece testé rappresentare diarie Stuart, malgrado le proteste del sig. Scribe. - Questi fatti hanno dato motivo da parte de’signori Scribe e Duveyrier, ad una domanda in pagamento di quindici mila franchi, per metà dell’indennizzazione convenuta, appartenendo l’altra metà al compositore sig. Donizetti». — Parma. Anche qui Emani bene. Lo sostengono la Barbieri-Nini, Ivanoff, Varese e Bouché. — Pavia. Qui pure bell’esito ebbe VErnani. — Piacenza. Elena da Feltre vi cadde. - Si aggiunse testé a quella compagnia la signora Matthey. — Pietroburgo. Fresche novelle di codesta capitale recano: «Il celebre Donizetti verrà a Pietroburgo sul finire del vegnente anno, a comporvi e mettere in focena un’Opera a bella posta scritta pel nostro imperiale teatro Italiano. La Direzione gratificherà l’illustre maestro di trenta mila rubli, a tal uopo; l’opera italiana richiamerà così fra noi i bei giorni di Paisiello.» (Fama) — Roma. Successo infausto ebbe II Reggente al Teatro Apollo. — Torino. Emani piuttosto bene. Piacciono più ch’altro il terzetto finale e la cavatina della De-Giuli. — Trieste. Burrascosa la prima rappresentazione dei Due Foscari. Sperasi che i malumori del pubblico verso l’impresa si calmeranno a poco a poco, e si vorrà calcolare di più il merito della musica e degli esecutori. — Verona. Benissimo Emani sostenutovi dalla Lòwe, Cuzzani e Ferri. ALTRE COSE — La nuova opera di Meyerbeer, Il Campo di Slesia, sarà data fra non molto al teatro di Brunswick. — E in Napoli il sig. Paris-Alvars, il valorosissimo suonatore di arpa. — Il sig. Ernst ricevette dal senato di Amburgo, in segno di ricognizione degli apprestati sussidj ai panneggiati dall’incendio di quella città, avendo egli dato un concerto a loro vantaggio, una delle medaglie coniate col metallo delle campane delle chiese, arse durante l’incendio. — Sua Maestà il re di Prussia ha accordato al signor Giovanni Federico Ritti, direttore del Conservatorio di Praga, la medaglia d’oro per la dedica di una sinfonia. — S. M. Il Re di Prussia compensò le fatiche del poeta e del compositore della nuova opera II Campo di Slesia, assai splendidamente. Vale a dire il sig. Rellstab ebbe franchi 11,50»), e Meyerbeer 76,000. GIOVANNI RICORDI KOITOBK-S>BO1>RIETAH1O. PUBBLICAZIONI MUSICALI DELL’I. R. STABILIMENTO NAZIONALE PRIVILEGIATO DI GIOVANNI RICORDI DRAMMA LIRICO IN 4 PARTI I LOMBARDI k, unu ALLA FBI1ÆA CROCIATA L’Opera completa per Canto con accompagnamento di Pianoforte /•

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— N. 26. Seconde Fantaisie, idem Fltntlo, Clarinetto o e Fagotto, sur / Oboe 50 50 Pianoforte e Flauto. Avignone. Divertimento per Flauto con ac■ compagnamen’o di Pianoforte... n Truzzi. La gioja delle madri. Raccolta di piccoli Divertimenti sopra motivi delle Opere teatrali moderne rappresentate con brillante successo in Milano. Op. 68. Fase. I / Lombardi w — Fase. Ili Idem» Pianoforte e Violoncello. Seligmann. Caprice. Op. 59.... «Palirbaeh. Il Telegrafo musicale. Raccolta periodica «li Pot-pourris brillanti sopra motivi delle Opere teatrali più recenti c più acclamate. Op. 21. Fase. Nili / Lombardi. Pot-pourri N. 1 u „ XIV n 2» 50 Flauto e Chitarra, Tonassi. Primo Pot-pourri (sotto i torchi). — Secóndo Pot-pourri [idem). Chitarra sola. Tonassi. Pot-pourri [idem). Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di CIiovasmi Ricordi Contrada degli Omenoni N. 4720, e sotto il portico di fianco all’I«R. Teatro alla Scala. 4 4 1 4 4 2 2 6