Favole (La Fontaine)/Libro ottavo/XXIII - Il Torrente e il Fiume

Libro ottavo

XXIII - Il Torrente e il Fiume

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Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro ottavo

XXIII - Il Torrente e il Fiume
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Un torrentaccio rapido e sonante,
precipitando al basso,
empìa del suo fracasso
le rive e la campagna circostante.

Fuggìan le genti dalla furibonda
velocità dell’onda,
quand’ecco un tal che dai ladri fuggiva
fermossi sulla riva.

Come passar? esita un po’, ma visto
che i ladri corron sempre per di qua,
tentò, passò... Per il rumor che fa
il torrentaccio non è poi sì tristo.

Anzi è sì buono, che il furor dell’onda
i ladri non fermò.
L’altro a correre ancor, fin che alla sponda
d’un bel fiume arrivò.

Questo era proprio un fiume maestoso,
sereno come un bel sogno d’estate,
non rupi a picco, ingrate,
ma un passo limpidissimo, sabbioso.

Col suo cavallo il buon viaggiatore
fugge i ladri, ma il guado è traditore:
beve il cavallo, beve il cavaliere,
e in fondo a Stige vanno entrambi a bere.

E vanno entrambi a bere in Acheronte
e in acque più lontane.
Fin che abbaia giammai ti morde il cane,
è l’acqua cheta che corrode il ponte.