Favole (La Fontaine)/Libro nono/XI - Nulla di troppo

Libro nono

XI - Nulla di troppo

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Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro nono

XI - Nulla di troppo
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Non c’è chi sappia al mondo con misura
viver, per quanto io vedo.
Provvidenza un cert’ordine procura
in ogni cosa, ma nel mal, nel bene,
pochi sanno operar come conviene.

Le spiche troppo in fiore,
prezioso don di Cerere,
i gambi steriliscono
succhiandone l’umore,
e germogliando il verde
inutile, si perde
del frutto il bell’onore.

Non fa minor tormento
il troppo delle foglie
di cui si adorna l’albero;
e ben Iddio ne toglie
il troppo, se permette
il guasto dell’armento.

Le pecore talora
fanno soverchio danno,
ma Dio rimedia al male,
mandando un animale
tre o quattro volte all’anno
che alcuna ne divora.

Se tutte non le mangiano,
non è che i lupi osservino
i giorni di digiuno.
Ma Dio commette agli uomini
di castigarne alcuno.

E l’uom del suo potere
abusa in guerra e in pace,
ché in mezzo agli animali
in ogni suo volere
è l’uomo il più vorace.

In ciò siamo colpevoli
grandi e piccini a un modo.
"Nulla di troppo!..." è un chiodo
che tutti ribadiscono,
ma tutti a un modo istesso
siam degni di processo.