Erodiade/Atto quinto

Atto quinto

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Atto quarto

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ATTO QUINTO.

Sala del convito.


SCENA I.

La Figlia d’Erodiade, ERODE, ERODIADE, splendido corteggio, Vergini, e giovani Guerrieri con arpe ed altri strumenti.


Erode.Vieni, Erodiade; ai forti arride il cielo.
De’ miei natali il dì, che tempestoso
Tanto sorgea, chi detto avria sì lieto
Al tramontar? chi detta avria sì pronta
De’ ribellanti la sconfitta?1
Erodiade.                                                  2 Basta!
Erode.Deh, così perché t’agiti?
Erodiade.                                             Tacete,
O inverecondi! L’armonie non sono

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Ch’io udir solca di Sefora sull’arpa?
A rammentar quell’abborrita ognuno
Congiura adunque?
Erode.Altre armonie, te giuro,
Altre elle son. Tua fantasia per tutto
Sempre colei ti pingerà? In oblio
Como Erode la lascia: a che lasciarla
Nel pianto suo non vuoi?
Erodiade.                                        Nel pianto? — O Erode,
Sappi.... Nel pianto più non è! — Che parlo? —
Oh! eternare i suoi fremiti avess’io
Potuto almeno! i miseri miei giorni
Consolar col pensier ch’ella infelice
Più di me fosse! col pensier che al tempo
Orribil di mia morte, io tra i perduti
Incontrarla dovessi e del suo lutto
Senza fin rallegrarmi! — Ella superba
Fra i diletti di Dio s’asside in cielo,
Nè di cruciarla podestà a me resta!
Erode.Donna! — Me lasso! è fuor di sè.
Erodiade.                                                  Chi siedo
Incoronata al fianco tuo? Non io,
Non io son la regina? Oh rabbia! In vita,
In vita è dunque! Ah, scacciala. Non vedi
Qual foco vibra dalle sue pupille?
E che dir vuol? — Perchè ad un tempo esulta
Quasi beata, — e su te pianger sembra?
Erode.Deh con giulivi canti alla infelice
Questi affanni sgombrate!3
Erodiade.                                             Oh non son questi
I suoni ond’echeggiaro un dì le vie
Di Galilea, quand’Erodiade sposa
Era al suo amato? Oh ripetete i dolci
Inni d’allor; rendetemi alle gioie
Mie nuzïali, alla stagion di tutto
L’ardir della superbia e dell’amore!

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Vergini.               Letizia, o vergini
               Di Galilea!
               Ecco Erodiade,
               Ecco la Dea,
     Che ai destini s’unisce del re.
Giovani.     O garzoni, o del regno speranza,
     Innalziamo del giubilo i carmi.
     Già le vergini intreccian la danza;
     Facciam plauso col suono dell’armi.
Vergini e Giovani.               Garzoni e vergini
               Di Galilea,
               Ecco Erodiade,
               Ecco la Dea,
     Onde il re quasi nume si fe’.4
Erode.Vedi, o regina, la tua figlia. Oh quanta
Grazia dispiega sulla lira! oh quanta
Nelle carole! Oh come t’assomiglia
Della tua infanzia a que’ felici giorni
Che obliar non poss’io, quando ad amarti
Io incominciava! quando tu ad amarmi
Incominciavi!—
Erodiade.                                   Figlia amata, vieni:
Al re piacesti!
Erode.                         Al fianco nostro siedi;
Ristorati a mia coppa. — E la tua danza
Non fia senza rimerto. Un don mi chiedi.
S’anco metà del regno mio chiedessi,
Dartelo giuro.
La Fanciulla.O madre, e che degg’io
Dal re bramar?
Erodiade.5Cader non puote indarno
D’Erode il giuro: piena abbia vendetta
La madre tua! si rassicuri il trono!
A che, dopo sconfitti Arabi e volgo,
Ridondano or le carceri di tanti

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Nemici miei? Sterminio a tutti! e prima,
Di Sefora al più ardente e pertinace
Parteggiatore! all’uom che in cielo e in terra
Ha podestà terribile,— Giovanni!
Erode.Oh implacabil furor! Taci. Non mai!
Rispetta l’ore del mio gaudio almeno.— .
L’inno a Erodiade caro, olà, risuoni.6
Vergini.               Letizia, o vergini
               Di Galilea!
               Ecco Erodiade,
               Ecco la Dea,
     Che ai destini s’unisce del re.
Giovani.     O garzoni, o del regno speranza,
     Innalziamo del giubilo i carmi.
     Già le vergini intreccian la danza;
     Facciam plauso col suono dell’armi.
Vergini e Giovani.7               Garzoni e vergini
               Di Galilea,
               Ecco Erodiade,
               Ecco la Dea,
     Onde il re quasi nume si fe’.
Erodiade.Oh di musici carmi onnipotenza!
Oh vive ricordanze! Oh giorni! A’ piedi
Così mi si prostrava il popol tutto!
Ed io grata e commossa, intero il corso
Del viver mio sacrar giurava al bene
De’ sudditi fedeli e del mio sire!
Chi il mio proposto disperdea? Chi, in pena
Del sol delitto d’esser lieta in braccio
Ad uom non mio, contaminò mia prisca
Indol soave? chi di crucci in crucci
Mi trascinò? chi sitibonda alfine
Mi fe’ di sangue? Ahi! dov’è il ben ch’io addurre
Voleva altrui? — Sorgete, olà! bugiarde
Di riverenza immagini! sorgete!
No, non è amor che innanzi a me vi curva,

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Frementi Galilei; timor vi curva!
Ad appellarmi Dea più non sète usi;
Voce idolatra ell’ è che scandalezza
Popol di santi, a farisaico ardore
E ad insolenza contra i re tornati!
Ma non cale a Erodiade il vostro spregio:
Precipitarla non potete; accanto
Al re s’asside, e impera, e vi s’asside
Sola!
Erode.          Robusto canto alzisi, e dica
Della regina imperturbata il petto.
Vergini.                    Chi vede
                    Sembiante
                    Di donna sì amante
                    D’agnel quasi crede
                    Le palpiti un cor.
Giovani.     Ma dolcezza, perenne dolcezza
     È virtute di menti codarde:
     Contro agli empi la forte com’arde!
     Sebben arda pel giusto d’amor.
Vergini.                    Abbietta
                    Quell’alma
                    Che in timida calma
                    Si sta, perchè inetta
                    A eroico vigor!
Vergini e Giovani.
     Alla forte dal dolce sembiante
     Ride il cor ne’ perigli di guerra.
     Tuoni il ciel, si sconvolga la terra,
     Visse intrepida, intrepida muor.
Erodiade.8E quella forte appunto Erodiade era!
Ma più nol son. Che vai menzogna? io fuggo
Solitudin; di feste mi circondo...
Perchè? — perchè me inseguon miserande,
Insensate paure! — In su mie mani,
Sulle vesti, sul suol, sulle pareti,
Sulla mia figlia vedo sangue; e vedo

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Al mio cospetto irate larve, — ed una
Che più dell’altre m’atterrisce! Ah troppo
Durò la prova! Da me lunge l’arpe
Adulatrici!
Erode.                    Acquètati.
Erodiade.                                        Partite,
O compri lodator di chi spregiate,
Di chi vi spregia. A mia mestizia il colmo
Pon questa finta gioia. — Al cenno mio
Non si dileguan?— Solitudin voglio!
Amara è solitudine, ma impronta
Non ha di scherno almeno.
Erode.                                             Ognuno sgombri.9


SCENA II.

ERODE, ERODIADE, la Fanciulla.


Erode.Nè a te sperare in queste feste pace
Doveva io pur!
Erodiade.                         Nulla sperar dovevi
Per la devota da un Iddio nemico
A martirii d’inferno. Oh! chi mi scampa
Dall’odio suo? Più intercessor la terra
Dunque non ha per me? — Sefora! cessa...,
Cessa.... non t’avanzar verso mia figlia!
Non spruzzarla di sangue! — A te dinanzi
Mi prostro, e scudo a lei mi fo.10 — Compiuto
Ecco nell’alma mia, già si superba,
L’avvilimento. — Erode, ov’è il profeta?
Chiamalo; ei ne assicuri, egli interceda;
Umilïarmi a lui vo’ ancora.
Erode.                                             Ah, vani
Colloquii non fur sempre? Esasperata
Più sempre nol cacciasti? — Ella non m’ode.—

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Oh come in pianto stemprasi!
Erodiade.                                                  Il profeta!
Erode.Il rivedrai, bench’io ciò vano estimi.11


SCENA III.

ERODIADE e la Farciulla.


Erodiade.Perchè quest’invincibile bisogno
D’intercessor? Che sperar oso?— È speme,
O di morente disperata un sogno?
Umilïarmi? Non voll’io più volte?
Menti v’ha che nol possono — ed io sono
Di quelle menti! — Di mie angosce il crudo
Non si preval per più atterrirmi? Ah, lui
Atterrir debbo, e astringerlo a disciormi,
(S’è ver, ch’ei sopra il cielo abbia potenza)
Dal demon del terror che mi governa! Eccolo. —
Figlia, a Erode vanne.


SCENA IV.

ERODIADE e GIOVANNI.


 Erodiade.                                                  In volto
Mira Erodiade! — Scerni tu il suo stato?
Puoi tu, vuoi tu sanarla?
Giovanni.                                                  Oh! su tua fronte
Qual suggel novo di sciagura io veggo!
Novi delitti oprasti?
Erodiade.                                        Uno!
Giovanni.                                             Prosegui.—
Ansia, che guardi innanzi a te?
Erodiade.                                                  Quell’ombra
Conosci tu? — Sottraggila a mia vista;
Tollerar non la posso.
Giovanni.                                        Oh ciel! favella.

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Erodiade.Sefora....
Giovanni.               Avresti?
Erodiade.                              Con mie mani spenta!
Giovanni.Mostro!
Erodiade.               Non a te spetta il palesarmi
Qual mostro io sia: più di te il so. Ti chieggo
Se un termin v’ha che, oltrepassato, escluda
Dal perdono di Dio; se disperata
Deggio Dio maledire e all’altre morti
Da me scagliate aggiungere la tua,
Aggiungerne altre! — o se, or che l'abborrita
Rivale ho spenta, — ov’io cessi dal sangue,
Ov’io te onori ed ogni giusto, ov’io
Cancelli con perenni opre incolpate
I passati furori, ov’io la forza
Volga di mia bollente alma alla gloria
Del mio re, del mio popol, del mio Dio,—
Questo Dio, mosso da pietà, o da preci
De’ servi suoi, dalle tue preci, un velo
Stender consenta sulle mie peccata,
E benedir gli estremi atti d’un core
Ch’esser pio non potea, finchè rivale
Un altro cor gli palpitava appresso.
Giovanni.Un termin v’ha che, oltrepassato, esclude
Dal perdono di Dio! — Ma non la morte
Di Sefora è; non qual più fosse orrendo
Immaginabil parricidio. Il varco
Ch’eternamente dal perdono esclude,
È — rinunciare al pentimento!
Erodiade.                                                  Ed io
Non vi rinuncio. Oh, mi consola, estingui
In me questi rimorsi, in me quest’odio
Dell’universo e di me stessa.
Giovanni.                                                  Ammenda!
Erodiade.Qual voce?
Giovanni.                    Ammenda!
Erodiade.                                        La farò.
Giovanni.                                                            Ti stacca

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Dalla reggia, dal re.
Erodiade.                                        Questi distacchi
Sefora chieder potea sola. Or quale
Fosse pur mio delitto in trucidarla,
Sefora più non è. Veruna dirmi
Creatura non puote: «Erode è mio!»
L’Onnipossente un iracondo è forse
Che vani esiga sacrifici, e stolta
Abbiezïone, o barbaro abbandono
Di tutti i cari?
Giovanni.                              Ipocrita! la pace
Vuoi racquistar de’ santi, e satollarti
De’ frutti del peccato.
Erodiade.                                        Io....
Giovanni.                                                  T’offro pace;
Ma in bando ipocrisia, l’arti d’un core
Che spera invano a Dio celarsi, accordo
Empio foggiar tra penitenza e colpa!
Questo accordo è impossibile. Il malvagio
Cui truci prosperaro atti, è malvagio,
S’ei tal prosperità non si disdice,
S’ei non si rinobilita abborrendo
Un ben che a lui non dava Iddio. — T’annuncio
Che tu in soglio seduta a Erode accanto,
Ti pasceresti come pria d’orgoglio
E di corrucci e d’odii e di vendette.
Capriccioso d’Iddio non è decreto;
È natura dell’uomo, è impermutata
Necessità: non v’ha per l’empio ammenda,
S’ei non rigetti di sue infamie il frutto!
Erodiade.12Non v’ha, non v’ha per Erodiade ammenda!
Or tutto so. Lo sgherro aspetta. — Ei parte
Tranquillo; ed io che uccider posso, io tremo!

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SCENA ULTIMA.

ERODE, la Fanciulla e detta.


Erode.Nol previd’io? Che ti giovò?
Erodiade.                                                  Pel giuro,
Figlia, ch’Erode proferì, la testa
Di Giovanni gli chiedi.
La Fanciulla.                                   Oh ciel!
Erodiade.                                                  L’impongo.
Erode.No!
La Fanciulla.13     Pel tuo giuro, per calmar gli affanni
Della misera madre!...
Erodiade.                                        Ed altro giuro
Io a te pronuncio. O a mia vendetta immoli
Questo profeta di terrori e obbrobri,
O alle continue trame onde sei cinto,
E ch’io sperdeva, alfin ti lascio. Indarno
Vivo non serbi l’impostor; dal fondo
Del carcer suo trarrallo un giorno il volgo,
Messia proclamerallo, e del superbo
Erode il trono crollerà.
Erode.                                             S’uccida!— 14
Donna, ah l’ultimo sia questo olocausto
All’ira tua! Di Sefora ti chieggo
Invïolati, in suo dolore, i giorni.
Ostaggio prezioso in altre mura
Io la terrò, nè sofferir più mai
L’aspetto suo non dovrai tu.
Erodiade.                                                  L’aspetto....
Di lei?... sempre lo soffro! — Erode.... alcuno
Dirtel non osa.... — Io l’ho svenata!
Erode.                                                            Oh detto!
Non fia, non fia!
Erodiade.                              Barzane a’ guardi tuoi,
Per cenno mio, l’esangue spoglia ascose.

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Erode.Olà, Barzane!— Ascolta. È ver? L'esangue
Spoglia della regina?...— Oh raccapriccio!
Oh vittima innocente! Oh d’altra sorte
Degna! — Chi vien?
Erodiade.                                   La testa è di Giovanni!15
La Fanc.Oh spavento!16
Erodiade.                         Vacilli? Oh me infelice! —
Lo spavento l’uccide! — Amata figlia!
La Fanc.Invisibile strale, ahi, m’ha percossa!
Erodiade.Figlia! figlia!— Ohimè, reggersi non puote.
Pallor di morte è sul suo volto; il labbro
Apre, e spenta sua voce è nelle fauci.—
Figlia, ti rassecura; a te le braccia
Materne son difesa. — A chi favello? —
Ad un cadaver ! — Non sarà: svenuta...
Svenuta ell’è:... non posso a quest’orrendo
Castigo rassegnarmi. In vita ancora
Dee ritornare. Ogn’altro amore avanza
Amor di madre. — O fero Iddio! a me tutto
Fuor che la figlia togli. — È vano, è vano!
Immobil... fredda... rigide le membra...
Illividite le sembianze — È morta !
Erode.Scostati: cura di lei s’abbia: forse
Gli spirti suoi ricovrerà.
Erodiade.                                                  T’arretra.
Bugiarda speme accor poss’io? Non vedi
Che inanimata è questa salma?
Erode.                                                            Al crudo
Spettacol ti sottraggi.
Erodiade.                                             Arretra! Orrore
Più della morte mi fai tu. L’infame
Amor che già ci unia sia maledetto!
Tu accumulata sul mio capo hai l’ira
Tremenda del Signor; tu a me rapita
La figlia mia, la mia innocente figlia,

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A cui fu colpa avermi madre! In tante
Iniquità chi mi sospinse? Iddio
Chi mi trasse a schernir? chi alla secreta
Speranza, che d’Iddio fossero vuoti
E terra e cielo? — Oh me delusa! Ei v’era!
Erode.Deh!...
Erodiade.          Scellerato! non a te spettava
L’insania mia temer? vegliar sui giorni
Di Sefora e Giovanni? a pentimento
Invitarmi, forzarmi, e squarciar pria
Cento volte il cor mio, ch’ogni innocenza
E giustizia immolare?
Erode.                                        Io....
Erodiade.                                                  Della vita
Il libro ecco dispiegasi, e col sangue
Di Sefora e Giovanni Iddio cancella
Eternamente il nome mio.... ed un altro!
D’Erode il nome!
Erode.Oh frenesie! Oh terrore! —
Ahi, lacerarsi con sue mani or tenta!
Soccorriamola.
Erodiade.                                   Erode.... i nostri nomi
Il dito del Signore ha cancellati!

Note

  1. Si suona. Erode ed Erodiade seggono a mensa.
  2. Contiene qualche tempo il suo turbamento, indi sclama adirata agli arpeggianti.
  3. si preludia
  4. Le vergini altre suonano, altre danzano, altre suonano danzando. Fra queste è la figlia d’Erodiade.
  5. S’alza e sclama con gioia infernale.
  6. Tragge di nuovo Erodiade a sedere.
  7. Terminano la brevissima danza inginocchiandosi.
  8. S’alza, e così pure Erode.
  9. I festeggianti partono.
  10. Nell’abbracciare la figlia s’intenerisce. Piange dirottamente. Rialzasi con grande affanno.
  11. Parte.
  12. Grida disperata.
  13. Ad Erode.
  14. Una guardia esce.
  15. La guardia che ha decollato il santo ritorna colla testa di esso volta in un panno e colla spada insanguinata.
  16. Retrocede e cade a terra.