Er guazzarolo sbiancato

Giuseppe Gioachino Belli

1846 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti caudati letteratura Er guazzarolo sbiancato Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Le creanze screanzate L'aggratis e er picchinicche
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1846

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ER GUAZZAROLO SBIANCATO

     Quant’ar dì1 cch’io me sposo sta regazza,
Sor piripicchio2 mio, la fate franca!
Vacca o vvitella poi, bbiocca o ppollanca,
Questo a mmé nun me smove una pennazza.3

     Ma rrara o nnò ccom’una mosca bbianca,
Vienghi de bbona o de cattiva razza,
Si ccredessivo4 mmai dàmme la guazza,5
Bello mio, me ve ggioco a ssottocianca.6

     Pe’ ccojjonella7 tanto, io ve soverchio;
E, ppe’ rregola vostra, io nun ciappizzo8
Co cchi ccerca marito pe’ ccuperchio.

     Già la pascenza me sta in pizz’in pizzo:9
E, un carcio che vve do, vv’allargo er cerchio
E vve spiano la punta ar cuderizzo.10

22 aprile 1846

Note

  1. Quanto al dire.
  2. Omiciattolo.
  3. Peli delle palpebre.
  4. Se credeste.
  5. Darmi la guazza. Vedi la nota 1a.
  6. A sottogamba.
  7. Derisione.
  8. Non ci appizzo: non inclino, non mi espongo, ecc.
  9. La pazienza è per fuggirmi.
  10. All’osso sagro.