Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 122

Lettera 121 Lettera 123

[p. 168 modifica]iG8 A uno Genovese del terzo Ordine di santo Francesco, else aveva preso una conversazione spiriiiiaìe con una donna, per lo elio pativa molte pene (//).

.1 ’ ’ 1 v i . ’ ) I . f ’ 1 I. L’esorta ad esser combattitore virile contro de’suoi nemici co!

  • ► J ^ intìzzo d’ un vivo lume della sanla fede, e dimostra come l’amor proprio fortifica i nostri nemici, onde conviene pri.

valsone e vestirci della volontà di Dio per soperarli.

II. Del modo e misura d’amare le creature con la carità verso Iddio.

III. Procura animarlo ad una vera contrizione, ad esser forte nelle tentazioni, ed unirsi con la santa croce.

IV. L’ esorta a ponersi davanti gli occhi il sangue di Gesù Cristo, e fuggire I’occasione de! peccato per ottenere la perseveranza.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. sparissimo fratello in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero combattitore, siccome vero cavaliere virile col lume, e con lo scudo della santissima fede riparare ai colpi,

con esso lume cognosccre quale è quella cosa che fortifica i nemici e quale indebiliscc, acciocché abbracciate il remedio che gli fa debili, e fuggiate la cagione che gli fortifica: quale è la cagione clic gli fortifica? è la propria ’ volontà fondata in amore pròI

[p. 169 modifica]può di sè medesimo: questo amore mdubilise

la volontà e falla voliere come foglia al vento: ciò clic l’amore sensitivo ama, la volontà vi corre: consentendo volontariamente al piacere di quella cosa che ama, nella quale volontà sta la colpa e non i movimenti che desse 1’ amore sensitivo in volere amare quelle cose che sono fuore della volontà di Dio e della ragione, se non in quanto la volontà consenta, e. però la volontà che seguita 1’ amore proprio di sè, fortifica i nemici e s indebiliscc, come dello è: quale è quella cosa che fortiGca l’anima ed indebiliscc i nemici? è la volontà nostra vestita pi*r affetto a’amore della dolce volontà di Dio, la quale volontà è di tanta fortezza, che nè dimonio, nè creatura la pili in debili re, se essa medesima non vuole!


e perchè ella è forte? perchè volontariamente s’è unita iu Dio, che è somma ed eterna fortezza: ella è ferma e stabile, perchè lo Dio nostro, in cui- ella fa mansione, è immutabile, onde ella non si muove altro che in lui: ed unde acquista l’anima questa fortezza?

dalla dottrina del dolce ed amoroso Verbo, rafleuarx 7 Oo dandola col lume della santissima fede, nella (piale dottrina e nel sangue suo, cognobbe che la volontà di Dio non cerca, nè vuole altro che la nostra santificazione, e però se ne innamorò e vestissenc, annegando la volontà sua ni quella di Dio, Questa volontà fa l’anima prudente, che uon è idiota, nè senza lume, ma con sapienzia e grande discrezione ordina la vita sua, stando sempre attento di fuggire quelle cose cli

gli abbino a tollero Dio; e perché vede che 1’ amore sensitivo gli’l lolle, però odia la propria sensualità ed ama la ragione; onde con lume di ragione la ogni suo fatto; ama il suo Creatore senza mezzo e senza misura, e non tanto che egli vi voglia mettere in mezzo le cose create o le creature; ma egli non ci vuole per mezzo sè medesimo, cioè la propria perversa volontà, e come egli reuLincia a sè, così rir fiuta le creature e tutte le cose create, cioè che non

[p. 170 modifica]170 l’ama fuore della volontà di Dio, ma bene l’ama per Dio, unde l’amore suo è ordinato.

II. Cbe se egli ama la creatura, l’ama per l’amore del Creatore con modo e non senza modo, con misura e non senza misura; e con quale misura ?’ con quella della carità di Dio: non tolle altra misura, perocché ne rimarrebbe ingannato, siccome fanno molte persone imperfette, che si lassano pigliare al dimonio coll’amo dell’ amore, cominciando a misurare con la carità di Dio, cioè d’amare le creature per lui, poi escono di questa dritta misura, e caggiono nella misura della propria sensualità, e vedrassi il cieco, che col1’ amo della devozione ha perduto Dio e l’orazione santa, della quale s’aveva fatta madre, vedesi gitlare a terra l’armi, con le quali si difendeva, indebilita la volontà, e fortificati i suoi nemici, e trovasi nell’ultima ruina: già ha conceputa la morte; non ha se non a parturire e non si sente, ne fugge quella creatura come veleno, ma seguita e va dietro al veleno!

le velenate cogitazioni e movimenti non potiamo noi tenere, che non vengano, perché la carne è pronta ad impugnare contra lo spirito, ed il dimonio non dorme mai, anco insegna a noi negligenti esser solìiciti alla vigilia; ma bene può il libero arbitrio legare la volontà che ella non consenta, nè volontariamente gli riceva in casa sua, e può fuggire, che attualmente non si voglia ritrovare in quello luogo, ma per la sua ciechità pare che voglia aspettare, che si vegga cadere uno angelo dal cielo e andarne nel profondo dell’ inferno. 0 maladetta devozione, quanto sei escita dalla misura tua (li). O sottile amo, tu entri queto come il ladro che fura, poi ti fai domestico della casa, e poiché hai abbacinato rocchio dell intelletto, ti fai manifesto e non se’ veduto, ma ben si sente la puzza tua.

III. 0 carissimo e dolcissimo fratello in Cristo dolce Jesù j tolhamo la mano dell’odio con contrizione di cuore e dispiacimento della colpa, e con essa mano [p. 171 modifica]trajamo la brusca dall’ occhio, sicché rimanga chiaro, acciocché cognosciamo questo falso nemico: fuggasi la volontà che non consenta alle cogitazioni del cuore, e ritraggasi il corpo, che in tutto si levi dal luogo e daila presenzia della creatura. Oimè, oimè, attachianci all’arbore della croce, e ragguardiamo l’Agnello svenato per noi, ed ine racquistiamo il fuoco del santo desiderio, e con esso desiderio ritroviamola madre nostra della santissima ed umile orazione, fede*e e continua; altrimenti sarebbe madre senza latte, e non notricarebbe 1 figliuoli delle virtù, nè l’anima colla dolcezza sua: subito cbe averemo ritrovata questa madre, riaveremo la misura della carità di Dio, con la quale ci conviene misurare 1’ affetto e 1’ amore che abbiamo alla creatura che ha in sè ragione: saremo fatti forti, tolta sarà da noi ogni debilezza, e saremo virili perchè sarà spento in noi il piacere femminile,k che fa il cuore pusillanime: privati saremo delle tenebre ed andaremo per la luce, seguitando la dottrina di Cristo crocifisso, tutti fortificati con lo scudo della santissima fede: staremo nel campo della battaglia, non rifiutando fadiga, nè mai volleremo il capo in dietro, ma con longa perseveranzia, senza alcuno timore servile, con timore santo vedendo i nostri nemici debili, e noi fatti forti dalla somma fortezza e nella perseveranzia, vedremo la corona della gloria apparecchiata non a chi solamente comincia, ma a chi persevera infino alla fine, e però essendoci 1’ anima vestita di fortezza, è perseverante, altrimenti no; per la qual cosa io vi dissi ch’io desideravo di vedervi vero combattitore, acciocché meglio potiate compire la volontà di Dio ed il desiderio mio, e sovvenire.alla vostra necessità. Ponetevi il sangue di Cristo dinanzi all’ occhio dell’ intelletto vostro, sicché vi faccia inanimare alla battaglia. In questo glorioso sangue s’anneghi la volontà, acciocché muoja, e come moria non consenta alle malizie del dimonio, nè delle creature, nè alla fragile carne, e fuggite il luogo, se voi avete cara la vita deU’aniaia vostra: fatto quealo non [p. 172 modifica]I 72 curate le battaglie e le molestie del dimonio, e non venite a confusione di mente; ma portate con pazienzia la pena, e con dispiacimento la colpa, che seguirebbe’a consentire volontariamente, ed attualmente mandarla in effetto:’non siate negligente, ma sollicito!

disponete il gusto a sentire l’odore delle virtù, e della vera e santa povertà per amore del povero ed umile Agnello, poiché avete messo mano all’aratro, non vollete il capo indietro a mirarlo. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Fuggite nella cella del cognoscimento di voi, dove trovarete la larghezza della bontà e carità di Dio che v’ha campato dall* inferno. Jesu dolce, Al »f! r .

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(J) I! terzo Ordine de’ frati di s. Francesco, dello pure per alcuni della pendenza, non fu da prima cbe una congregazione, 0 adunanza di secolari sì uomioi, sì donne e per lo più erano ess.

persone unite io matrimonio. Per queste il serafico patriarca scrisse ìa regola approdata dai pontefice Nicolò IV, onde avendo egli già scritte due altre regole pei religiosi e per le religiose, l’altra fu detta la terza, ed i spgoari d’essa *i dissero del terzo Ordine. Estendo poi questi cresciuti di numero, e molti dell’un sesso e dell’ altro esseodosi chiusi oe’ conventi, e eoo facoltà della sedia apostolica presa avendo forma di religiosi, staramene seuza propria regola, e cbe dicevole fosse allo stato loro. Il pontefice Leone X pose a ciò riparo riordinando l’antica regola, e come cbiedeasi al presente bisogno saggiamente adattandula.

(B) O maladelta devozione, quanto se’ escila dalla misura tua.

Nelle lettere i^j e 159 adopera la santa il suo gran telo contro 1 bei nomi di di voti e divote, co’ quali assai spesso cuoprivansi gravissimi falli, come ad altro luogo s osserverà.