Edipo re (Sofocle - Romagnoli)/Quarto stasimo

Quarto stasimo

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Sofocle - Edipo re (430 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Quarto stasimo
Quarto episodio Esodo

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QUARTO CANTO INTORNO ALL’ARA


coro
Strofe
Oh progenie mortali, simile
1180dico al nulla la vostra vita.
Qual degli uomini ha mai retaggio
di piú larga beatitudine,
che di crederla, e sí credendola,
già vederla cader vanita?
1185Oh! Mirando l’esempio, il fato,
triste Edipo, che te perseguita,
mai niuno uomo dirò beato.

Antistrofe
Questi attinse, volgendo ad ardua
mèta l’arco, l’eccelsa sorte;
1190e, distrutta la fiera vergine1
profetessa dal curvo artiglio,
poi piantatosi propugnacolo
di mia terra, contro la morte,

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fu di Tebe detto signore,
1195e ne resse l’inclite redini,
circondato di sommo onore.

Strofe II
Or, chi di lui piú misero?
Chi s’ebbe ugual retaggio,
nel tramutar del vivere,
1200di cordoglio selvaggio?
Edipo, inclito principe,
a qual porto fatale!,
a un letto nuziale,
padre e figlio, sei giunto.
1205Come i paterni solchi te soffersero
muti, sino a tal punto?

Antistrofe II
Ma il tempo, occhio che investiga
tutto, t’ha disascoso:
ed il nefando talamo
1210danna, e il figlio ch’è sposo.
Ahimè, figlio di Laio,
mai non t’avessi visto!
Ché in cupo duol m’attristo,
rompendo in alti guai,
1215io che per te già fui salvato, e l’occhio
nel sonno al fin placai.

  1. [p. 337 modifica]Pag. 77, v. 1100. - Al Dio Cillenio, a Mercurio, nato sul monte Cillene in Arcadia.