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Rabagas: titolo e personaggio principale di una fra le più felici commedie di Vittoriano Sardou. Rabagas è un avvocato republicano, feroce odiatore del suo principe, amico del popolo e gran rètore. Chiamato dal Principe a reggere lo Stato, trova che la forca e la carcere sono ottimi, anzi unici mezzi di cura per il popolo ribelle. Nome antonomastico ed epiteto ingiurioso per indicare un voltafaccia, fedifrago, imbroglione politico. In Romagna questa parola francese ha avuto forse più fortuna che altrove.

Rabat: nome francese del baverino, diviso in due bande e listato di bianco, che portano i preti francesi. (Rabat, da rabattre, cioè chose rabattue).

Rabboso: vino del veneto (Treviso) color rubino vivo, profumo di marasca, acidità notevolissima. Di molto consumo locale e ricercato.

Rabelesiano: dal fr. rabelaisien: agg. da Rabelais, il nobile scrittore dal grande, caustico riso e dal sicuro intelletto. (Francesco Rabelais, 1495-155S, di Chinon, autore della istoria o romanzo Gargantua e Pantagruel). Rabelesiano, vale ridente e schernevole.

Rabotare: V. Raboteuse.

Raboteuse: voce che non esce dal linguaggio degli incolti nostri meccanici dell’Alta Italia in vece di piallatrice. (In Toscana spiana). Macchina-utensile che serve a piallare: fr. rabot = pialla. Usato è altresì il verbo rabotare = piallare.

Raca: nella locuzione dire raca vale come dire plagas, dir male: è locuzione tolta dagli Evangeli (S. Matteo, VI, 22): qui autem dixerit fratri suo, raca: reus erit concilio. (Raca vale stolto).

Raccordo: neol., dal fr. raccord = collegamento: voce usata dai meccanici o ingegneri per indicare un passaggio graduale o curva, la quale congiunge due linee riuscendo tangente ad entrambe (strade ferrate, strade, canali, macchine).

Race-horse: ingl., cavallo da corsa.

Racèmo: lat. racemus, grappolo.

Raddobbo: term. mar.; lavoro di riparazione fatto al bastimento per sofferte avarie, o per vetustà: raddobbare = riparare.

Radiare: per cancellare, cassare, riprendesi dai puristi come gallicismo (radier). Voce degli uffici e curiale.

Radicale: nel noto senso politico è il liberale spinto, riformatore, proprio dalle radici, almeno secondo etimologia. Neol. dal francese radical. Radical è voce usata pure dai tedeschi. Nei composti dicesi, radico, etc., giacchè questo partito assai duttile a dispetto della tenace etimologia, si presta a moltissime combinazioni.

Radicalismo: fr. radicalisme, ingl. radicalism. La dottrina politica liberale, essenzialmente riformatrice ed innovatrice. I metodi del partito radicale.

Radicitus: lat., dalle radici.

Radio: questo nuovo, mirabile corpo semplice che rivela l’intima natura della materia, e per le sue proprietà sembrò avere insperate azioni curative, fu di recente isolato dai coniugi Currie, chimici francesi. E fu per l’appunto la signora [p. 433 modifica]Curie che, facendo delle ricerche su la facoltà che hanno alcuni minerali di uranio (Pechblende) di emanare raggi, non luminosi, ma dotati di proprietà chimiche, elettriche, fisiologiche, giunse per via di processi di separazione ad isolare dal detto minerale questa sostanza. Per la straordinaria potenza dei raggi emanati, la denominò antonomasticamente con la desinenza neutra alla latina come sogliono dare i francesi a certe voci, radium: noi alterniamo per ora la voce fr. con l’italiana radio. (In latino è radius = raggio). V. Radioattività.

Radio-attività: facoltà che hanno alcuni corpi di emanare dei raggi dotati di azioni chimiche, elettriche, fisiologiche, onde radio-attivo è detto il corpo stesso che ha questa virtù. Tali corpi sono, finora, l’uranio, il polonio, il radio, il torio e l’attimo.

Radio-attivo: V. Radio-attività.

Radiografìa: lat. radius = raggio e [testo greco] = scrivo: è l’impressione ottenuta per mezzo dei raggi X [V. Crookes (tubi di)] su di una lastra sensibile, dinanzi alla quale fu posto l’oggetto di cui si vuole avere l’imagine radiografica. Dicesi anche schiagrafia (da [testo greco] = ombra, figura apparente e [testo greco] = scrivo, disegno), o fotografia dell’invisibile.

Radiotelegrafare: V. Radiotelegrafia.

Radiotelegrafìa: da radius = raggio [testo greco] = fine e [testo greco] = scrivo. È il noto nome dato alla telegrafia così detta senza fili, che G. Marconi genialmente applicò su la teoria delle onde hertziane. Ora questa parola parve un tantino lunghetta, specialmente col verbo radio-telegrafare, per una cosa tanto rapida, e i giornali italiani che qualche volta si ricordano che esiste una lingua italiana, ne discussero (V. Marzocco, 8, 15 febbraio 1903). Si propose di portar via quel tele e veniva radiografia. Ma si confondeva con radiografia = impressione coi raggi X o del Roentgen! Allora se ne occuparono uomini illustri, fra gli altri il filologo Comparetti proponendo actigrafia (greco * = raggio solare) ed il D’Ovidio proponendo actigrafia (che deriva lo stesso da [testo greco], senonchè toglie, come più proprio, dal tema che è [testo greco]). Ribatte il Comparetti essere actinografia parola già spesa nelle scienze fisiche etc. etc. Come si vede i tornei accademici sono sempre quelli che più dilettano la nostra gente. (V. Réclame). Se radiotelegrafare (ove occorra) è lungo, altri - fuor dell’accademia, bene o male secondo filologia - lo accorcierà e noi lo subiremo!

Radium: V. Radio.

Radoteur: voce francese: è proprio uguale al nostro rimbambito; ma così non deve parere ad es. ad uno degli scrittori nostri più in vista, il quale nella Illustrazione Italiana del 20 gennaio 1902, scrive: «Un vecchio giornalista, un po’ radoteur, un po’ troppo etc.». (V. Revolté).

Radunar le fronde sparse: locuzione o frase fatta per raccogliere: dal noto passo dantesco («raunai le fronde sparte», Inf. XIV, 2), se non che in Dante il senso non è metaforico, ma ragionasi di vere fronde che sono raccolte.

Raffaellesco: secondo l’arte di Raffaello Santi (Sanzio), il purissimo, elegantissimo, il quale nella verità e nella tradizione, assomma tutte le virtù dell’arte pittorica del nostro Cinquecento. Per estensione vale puro. Es. volto raffaellesco = dai contorni classicamente perfetti e soavi. E così altri aggettivi sono formati da’ nomi di sommi artefici, come giottesco, fidiaco (purissimo), leonardesco, donatellesco, tizianesco, secondo l’arte e le linee di Giotto, Leonardo, Donatello, Tiziano, etc.; aggettivi assai acconci a ben rendere con un paragone noto i vari aspetti delle varie bellezze, così difficili a determinare (specie di bellezze e forme muliebri).

Ràffica: aumento improvviso e violento del vento, ma di breve durata.

Raffinato: per delicato, squisito, fine spiace ai puristi (fr. raffiné). Vero è che talora raffinato non sempre corrisponde a queste voci. Es. uomo raffinato, può indicare altresì la squisitezza e delicatezza nel vizio, nel piacere, nella filosofia edonistica, etc.

Raffoler: verbo francese: andar pazzo, amare, piacere esageratamente, etc. Es. Cette mère raffole de son enfant. Il raffole de la musique, etc.

Râfle: voce francese di gergo, usata per vizio in voce di retata, repulisti. [p. 434 modifica]

Ràgade: term. medico, [testo greco] = rottura: spaccature delle parti molle, alle mani, alle labbra etc., prodotte per lo più da agenti irritanti: (setola).

Ragazza allegra: V. Donna allegra.

Ràggia: specie di pesci, così detti dalla loro forma raggiosa: lat. raja, fr. raje.

Raggiera: adornamento del capo delle contadine della Brianza, formato da spadino d’argento che formano attorno al capo raggiera o corona di raggi.

Raggi X: o raggi di Roentgen che ne fu lo scopritore. (V. Crookes (tubi di)]. Tali raggi non solo permettono la così detta fotografia di ciò che è occulto e invisibile all’occhio (V. Radiografìa), ma hanno speciale potere come i corpi radioattivi.

Raggi Roentgen: ovvero raggi X: V. questo paragrafo.

Ragion di Stato: considerazione di interesse publico a cui è subordinato il governo dello Stato. (Ragione di Stato è il titolo della maggior opera di G. B. Botero, 1540-1617, specie di codice delle monarchie assolute che dominarono in quei tempi).

Ragione sociale: è il nome che viene assunto da un’azienda commerciale quando si tratta di Società; per es. Ditta Rossi & C. (fr. raison sociale).

Ragioniere: si suole dire anche di donna, in vece di ragioniera, da che si cominciò a conferire alle donne tale diploma. V. Professore.

Raglan: nota specie di pastrano, con alcune bizzarre od eleganti varietà di taglio che lo distinguono dalla forma comune di tali indumenti. Il nome deriva da lord Raglan, generale inglese, morto di colera all’assedio di Sebastopoli (1788-1855): in origine fu un impermeabile. Vedi giuochi della storia: molti personaggi lasciano il loro nome congiunto a nomi di vesti di vivande! V. alla parola Vestito.

Ragnare: in romagnolo vuol dire leticare: nel vernacolo lucchese rugnare = grugnire, e rugliare = urlare, sonar cupo. Devono essere verbi della stessa radice di grugnire = lat. grunnire.

Ragoút: sost. verbale fr. di ragoùter, che significa eccitare il gusto, l’appetito. Non mi pare che risponda alla voce «stufato» come è detto nel Lessico del Fanfani ed Arlia. Nel Napoletano intesi di frequente ricordare con la voce ragù, la carne drogata e steccata di lardo il cui sugo o brodo si versa sui maccheroni. In altre parti d’Italia quella salsa di carne che serve a condire il riso, la pasta, i legumi si chiama concia, sugo, sughillo, bagna. A Bologna, la patria oltre che di Irnerio, di Iacopo della Lana, del Guinizelli, anche delle auree tagliatelle, diconsi tagliatelle pasticciate quelle con sopra il pasticcio, per l’appunto il ragoût, fatto di filetto, fegatini, tartufi, lardo, droghe e simili finezze. Nel senso di piattello stuzzicante, a ragoût risponderebbe il nostro intingolo, manicaretto.

Ragù: V. Ragoût.

Rak o rach: scrittura francese di voce araba che vale distillato. Nota specie di liquore. V. Arak.

Raid: ingl., vale incursione armata, razzia, e per estensione la parola è trasportata nel linguaggio dello sport per indicare una gara di corsa equestre tra punti lontani.

Railway e Railway-company: per via ferrata, società delle etc., occorre ne’ giornali ricordando le ferrate inglesi. Vero è che questo rail = rotaia, guida (voce accolta nel francese moderno) è stato consegnato nel codice penale italiano, § 657. È facile pensare con quanto amaro gusto il Fanfani ha infilzato questo svarione dei nostri mandarini burocratici! A conforto del Fanfani si può assicurare che rail non si usa più, se non nel derivato deragliare. V. questa voce.

Rajah: titolo dei principi indiani, oggi tributari dell’Inghilterra. Maharajah = gran principe da cui dipendono altri rajah. La grafia italiana raià parmi poco dell’uso.

Ralinga: o gratile, term. mar., cavo catramato a tre legnuoli, o cavo di fili di acciaio, poco torto, che si cuce ingiro alla vela per rinforzarne i lati.

Rallié: da rallier = rilegare, raccogliere, nel linguaggio del giornalismo e della politica francese sono così denominati quei deputati francesi della parte [p. 435 modifica]detta di destra, i quali aderirono al governo republicano (1893).

Ramadan: la Pasqua presso i Mussulmani.

Ramages (à): a rame e a rame e fiori; è detto di speciale stampo o tessuto nelle stoffe muliebri: codesto oggi è disegno di gran moda, anche per influsso dell’arte nuova o floreale. Damascato, come propone il Rigutini, non mi pare che corrisponda. Ramage, è antica voce fr. che vuol dire ramo o rama. «Trinata a ramucelli | d’alloro una sottana», esempio citato dal Fanfani per sostituire ramaggio.

Ramassa: per scopa è voce dialettale piemontese, non ignota fuor della regione, specie nel linguaggio delle caserme; così il verbo ramassare (ramassé).

Rambla: vocabolo spagnuolo di origine araba (ramba) che vuol dire terreno sabbioso, ed è a noi termine noto per indicare le passeggiate o i giardini publici di alcune principali città della Spagna.

Ramie: pianta tessile appartenente come la canapa alla famiglia delle Orticacee, detta anche Ortica della Cina (Bohemeria), assai coltivata nell’estremo oriente e da poco tempo introdotta in Italia. Pianta perenne detta anche seta vegetale.

Rammollimento cerebrale: (encefalomalacia), denominazione sotto la quale si descrivono le lesioni del cervello, consecutivo alla obliterazione delle arterie di quest’organo (embolia, trombosi), e le manifestazioni sintomatiche che ne risultano. Si distingue una forma acuta, apoplettiforme, come avviene nell’emorragia cerebrale, ed una forma cronica progressiva.

Rammollito: questo neologismo por imbecille è tolto dal fr. ramolì = imbécile, quasi affetto da rammollimento cerebrale.

Randa: vela aurica, di forma quadrilatera che si distendo tra il picco (pennone superiore, appoggiato con la gola all’albero) l’albero e la boma (pennone inferiore). Nelle navi che hanno una randa per albero, quella di poppa è detta anche brigantina.

Ranella: V. Rosetta.

Ranetta: chiamano, traducendo dal fr. reinette, o meglio rainette, una delle innumerevoli varietà del Pirus Malus, ossia Melo. Rainette dal francese raine (lat. rana): picchiettata o, forse, verdolina come la rana.

Rangiarsi: V. Arrangiare. È fra le voci più volgari ed è pure del dialetto milanese (rangiàss e rangiàa) anche nel senso di azzimarsi, farsi bello.

Rango: voce francese rang, da assai tempo fatta italiana, e specialmente usata in alcune locuzioni come stare in rango, ballerina di rango francese, persona di alto rango, etc. È ripresa dai puristi, ma essa è una di quelle voci forastiere che sono notate e sfuggite anche da scriventi e parlatori mediocri. Vi suppliscono le parole condizione,^ grado ordine stato, ceto. Più dell’uso è questa parola nel linguaggio militare, in vece di ordine, ordinanza, fila, riga.

Ranz des vaches: nome francese di famoso e antico canto pastorale dei montanari svizzeri.

Râpè: part. del verbo fr. râper = raspare, costantemente congiunto a tabacco o, senz’altro, rapè invece che dire «tabacco grosso» da fiuto.

Rapide: così sono dette certe correnti gorgoglianti e ondose de’ fiumi per effetto delle grandi pendenze. In ingl. rapid, fr. rapide. Coteste rapide essendo specialmente ne’ grandi fiumi d’Africa e America, è naturale che le denominasse altro popolo che l’Italiano.

Rapière: nome di spada francese, lunga, stretta, atta solo a colpire di punta, quindi per duello: con gran coccia traforata. Di moda nei secoli XVI e XVII. In italiano striscia. Dicesi anche nel senso che noi diciamo durlindana.

Rapinatore: antica voce nostra dal verbo rapinare, che appare spesso ne’ giornali per indicare i borsaiuoli, i tagliaborse, i ladri da strada, i tagliacantoni, etc.

Rapporti intimi: vale talora, per eufemismo pudico, rapporti carnali. V. Rapporto.

Rapporto: per relazione tra persone, es. essere in buon rapporti; per rispetto, quanto, circa, es. la terra è piccola rapporto al sole: rapporto per punto, questione, es. «su questo rapporto non ho [p. 436 modifica]difficoltà» è maniera ripresa dai puristi come gallicismo. La sancisce l’uso. Rapporto è antica ed ottima voce per notificazione, ragguaglio, avviso, riferto, denunzia. Voce viva negli uffici.

Rara avis in terra: Giovenale, (Sat., VI, 5, 165), uccello raro in terra: vale nell’uso come mosca bianca.

Rari nantes in gurgite vasto: (Vergilio, Eneide, I, 118) rari naufraghi spersi pel vasto gorgo. Il poeta descrive stupendamente la terribile tempesta, suscitata contro Enea dall’ira di Giunone: Ricorre tale emistichio in senso faceto: quattro cappelletti nel brodo possono essere rari nantes in gurgite vasto.

Ras: capo, governatore nell’impero feudale d’Abissinia.

Rassegnare: usato riflessivamente nel senso di firmarsi, sottoscriversi è voce dell’uso nelle corrispondenze ordinarie di affari. Es. ho l’onor di rassegnarmi. Deve essere un’evoluzione del rassegnare nel senso di presentare, dichiararsi servitore, se non che in tale uso suole ricevere l’oggetto (e non è modo di pura classicità). Es. le rassegno il mio ossequio, rassegnare le dimissioni (modo burocratico). I francesi hanno signer, soussigner, e probabilmente questo rassegnarsi = firmarsi deve essersi formato anche per l’influsso del francese.

Rastaquouère e Rasta: voce di gergo francese, pervenutaci col giornalismo: vale avventuriero, cavaliere d’industria, personaggio cosmopolita che, sotto l’aspetto di gran signore, non nasconde che un abile imbroglione: rastaquoèrisme, gran parvenza, gran tono, e sotto miseria e delitto. Tipi e costumi che sono naturale prodotto del tempo odierno e della gran vita della civiltà industriale. La parola è fatta derivare dalle due voci spagnuole, rastar e cuero. Secondo altri più semplicemente sembra essersi formato tal nome: cioè da suoni simili alla voce rastaquouère che un attore francese, Brasseur, pronunciava in suo esotico linguaggio nella parte di un brasiliano furente e di grande parvenza, in uno scherzo comico di Meilhac e Halèvy, rappresentatosi in Parigi al Palazzo Reale il 9 maggio 1863, intitolato Il Brasiliano. Questa parola rastaquouère ha fatto per qualche tempo pompa di sè nel giornalismo italiano che tanto toglie e si compiace di parole francesi. Come la più parte delle voci del gergo, effimera.

Ratafià: nome di noto liquore o acquavite, ottenuta con la distillazione delle susine (Svizzera, Francia, Austria, Friuli). In francese ratafia, che secondo il Ménage è parola di origine indiana: altri da rata fiat conventio, dal bicchiere che si beve nello stringere patti. Fantasia degli etimologisti! il Littré nel Supplemento, da rack o arack = acquavite di riso + tafia, acquavite di canna di zucchero: voci orientali.

Raté: part. del verbo fr. rater = far cilecca: disgraziato, fallito moralmente. Es. «V’è un altro personaggio: un raté che le delusioni hanno fatto filosofo». Ora raté in tale senso, è voce di gergo: individu qui n’a pas réussi dans la carrière et qui ne réussit en rien. NB. È uno dei fenomeni più singolari la facilità con cui scrittori italiani, anche di una certa rinomanza, abboccano a queste effimere voci di gergo francese, con le quali pare che il loro dire e il loro dettato acquisti quella snellezza che non sanno ottenere con l’uso sapiente della propria lingua.

Rateale: neol. invece che a rate.

Ratier: nome fr. di una specie di cani, così chiamati dalla perizia loro nel prendere i topi (rats). V. Terrier.

Ratifica: per ratificazione (conferma, lat. ratum habere) è un accorciamento neologico nostro come verifica, moltiplica, bonifica, etc. Spiace ai puristi, lo sancisce l’uso, specialmente trattando di cose comuni; nel linguaggio diplomatico prevale ratificazione, voce classica invece di ratifica, forse per effetto del fr. ratification.

Ratificazione: nel linguaggio diplomatico è l’atto con cui il capo di uno Stato approva conferma e dichiara di accettare ciò che è stato convenuto e stipulato in suo nome dall’agente diplomatico cui era stato concesso pieno potere. La ratificazione vale quindi l’esecuzione del trattato.

Rato: (lat. ratus = creduto, ratificato, determinato: cfr. rata parte e rata). In diritto canonico, matrimonio rato, usasi [p. 437 modifica]per distinguerlo da matrimonio consumato. Secondo la chiesa il matrimonio consumato non può essere sciolto: quello rato, sì, quando cause di nullità esistevano prima dell’atto matrimoniale.

Ravioli: V. Cappelletti.

Ravissant: part. pres. del verbo francese ravir, rapire: nell’uso mondano dicesi talora per bello, incantevole, attraente, la quale ultima parola risponde presso a poco al medesimo concetto etimologico del ravissant francese.

Ravvicinamento: nel senso di conciliazione, dev’essere il fr. rapprochement = réconciliation.

Razionale: voce antica del linguaggio filosofico: oggi usata e abusata come attributo di azione o di cosa compiuta secondo i più rigorosi dettami della scienza, dell’esperienza, dell’arte. Così dicasi dell’avverbio razionalmente. Un cappello, un paio di scarpe, un colletto, possono aver l’onore di essere chiamati razionali.

Razionalismo: voce comune a tutte le lingue colte, dal lat. ratio, ragione. Indica la teoria filosofica che la facoltà la quale specialmente distingue l’uomo, cioè la ragione (animale ragionevole è detto l’uomo, anche familiarmente) è somma e autonoma sorgente di conoscenza.

Razza (di): detto di animali, vale di buona razza, di buon sangue, e dicesi specialmente di cavalli; e talora per estensione, come gentiluomo di razza, cioè che conserva la gentilezza avita. Dal francese: cheval de race, noble de race.

Razza: nome di pesce di fondo, dal corpo piatto e di forma romboidale, lat. raja.

Razzia: (fare una razzia), voce araba, accolta in francese e trasmessa a noi: a mio avviso necessaria per indicare con nomo proprio quelle incursioni belligere a scopo di preda che sogliono fare alcune tribù e popoli semibarbari dell’Africa. Estesa ad altri sensi ed usi nostrani per retata (senza contare le voci sinonime regionali), può essere evitata. Però non mi pare frequente. Voce ripresa dai puristi.

Ready: parola inglese, pronto. Ricorre ad es. nel giuoco della pallacorda (V. Lawn-Tennis).

Reali: per indicare il re e la regina parmi neologismo. Reali e Reali d’Italia ricorrono nell’Eterno femminino regale del Carducci. Influsso del classico reali = stirpe reali.

Realizzare: è neol. dal fr. réaliser. I puristi contrapongono le seguenti parole nostre: effettuare, avverare, attuare, compiere (detto di speranze, disegni, e simili), riscuotere (detto di crediti), ricavare, ridurre in danaro (detto di cose vendute). Ma, come il solito, la forza della voce unica dà valore alla parola. Similmente dicasi di realizzazione (fr. réalisation) la quale non mi sembra molto dell’uso.

Realizzazione: V. Realizzare.

Reattivo: termine di chimica, detto di elementi che a contatto di altri elementi comportano in modo loro caratteristico (reazione), così da servire alla ricognizione di questo. È vocabolo relativamente nuovo: equivale a reagente, (fr. réactif).

Reazione del Widal: V. Widal.

Rebours (à): non sarà cosa rara il leggere o l’udire ad es. «La storia bisogna insegnarla à rebours», etc. Á rebours in francese = à rebrousse-poil, di coutrapelo, cioè alla rovescia. Voce francese usata per vizio.

Rebus: nota specie di indovinello, solitamente con figure, enigma, Dicesi anche in senso morale. Rebus è parola di provenienza francese, e pare che derivi dal latino rebus, dalle cose.

Rebus sic stantibus: lat., così essendo (stando) le cose; ablativo assoluto, usato con forza causale.

Receiver: (ingl., ricevitore) il condotto (o recipiente) attraverso cui passa il vapore che ha lavorato nel cilindro ad alta o a media pressione per passare rispettivamente nel cilindro a media o a bassa pressione. Voce dei meccanici.

Recensione: lat. recensire: esame comparativo di qualche scrittura; e nell’uso comune letterario chiamansi recensioni le critiche, solitamente laudative, che appaiono su le colonne dei giornali o dei periodici e servono — oltre che a far conoscere un libro — a facilitarne lo spaccio. Spesso la recensione è una forma [p. 438 modifica]di publicità. Se ne è fatto il verbo recensire (fr. recenser), part. recensito. (V. réclame).

Recensire: V. Recensione.

Reception: parola francese ed inglese: ricevimento, accoglienza.

Rècere: (lat. reicere, da re e jacio = butto via) usasi talora come voce più decorosa perchè meno intesa, invece di vomitare, specie in senso morale di fare schifo.

Recesso: nel linguaggio forense indica il recedere, cioè il ritirare di un atto, di una causa.

Reciotto: vino veronese, di lusso, rosso, dolcigno, spumante. Si produce con uve mezzo appassite, ed è di consumo locale.

Rècipe: lat., prendi. Nelle ricette di una volta, che erano scritte in latino, si metteva in testa récipe, cioè prendi. Onde récipe volle indicare ricetta. Ma in tale senso è voce morta. Si dice invece récipe per formula, lista di ingredienti o meglio di elementi morali mercè i quali si ottiene una data opera, o si addiviene adatti a reggere un dato ufficio. Si dice familiarmente ed ironicamente, cioè in mal senso, giacchè i componenti di un fatto etico non sono classificabili e non hanno dose.

Réclame: voce francese universalmente usata ed intesa: lett. richiamo, la quale è voce viva e di popolo, ma si intende per lo più degli allettamenti usati in caccia per chiamare uccelli (V. Dante, Inf. III, 116): publicità sostituisce in molti casi réclame; grido fu parola con molta réclame proposta da un letterato che va per la maggiore, in vece di réclame. (E per alcun tempo si assistette al più comico spettacolo, cioè al nobile sdegno dei giornali italiani per espellere la impura voce, come se ci fosse stata quella sola!) Strombazzata e Stamburata proposte dai puristi, sono, è vero, voci di popolo, ma non rispondono esattamente a réclame, appunto perchè esprimono la parte più brutta e meno dignitosa di ciò che si intende per la parola réclame. Noi avremmo potuto dar nuovo senso alla parola richiamo; ma ciò è ufficio di popolo, non di grammatici. Réclame è l’opuscolo stesso che serve alla publicità. Nei giornali vi sono gli avvisi-réclame che non rispondono alla voce neol. soffietto, la quale secondo il Rigutini sarebbe una garbata sostituzione di réclame. Inutile avvertire come réclame sia voce penetrata nell’uso del popolo, e intesi anche fatta maschile: il reclàm. Quanto alla natura della réclame noteremo che essa è oramai un’arte di commercio che si vale di speciali e ingegnosissimi mezzi, non per ingannare, in via assoluta, il publico, ma per dare ad un prodotto commerciale quella rinomanza che costituisce parte del suo valore e lo rende più commerciabile di un altro prodotto di ugual pregio. Lo studio della rèclame sta in questo, cioè obbligare la gente ad avere in mente, ripetere un dato nome di prodotto commerciale; e ognuno di leggieri intende quanto sia difficile, e nel grande numero e nella indifferenza del publico e nella vita intensa moderna, fermare questa attenzione. Molte volte il nome stesso del prodotto, breve, facile a ritenersi, distinto dagli altri, è parte del segreto della réclame. Non farà quindi meraviglia se la réclame si vale di ogni mezzo per riuscire. La réclame è cinica come l’età nostra industriale: si vale — ripeto — di tutto: dei versi dei poeti, del quadro dell’artista, del pensiero del filosofo e del santo, delle più macabre trovate pur di fermare l’attenzione. L’America è la maestra di questa forma di progresso. La réclame si esercita non soltanto in commercio, ma serve in arte, in letteratura, in politica, etc. Far della réclame vale divulgare, far conoscere e simili. La réclame pel filosofo libero può considerarsi come una di quelle forme di tirannidi cui conviene onorare se si desidera aver valore nella vita. Essa è una necessità della vita, fondata sull’eterna dabbenaggine e buaggine del publico: materia eterna, inesauribile di sfruttamento; e più forse che su la buaggine, sul fatto che l’uomo manca di criterio cosciente, pure apparendo il contrario, e perciò si lascia imbevere e guidare da giudizi altrui. Confortiamoci tuttavia perchè si tratta di cosa antichissima. Non fece Vergilio la réclame alla casa Giulia? E Achille se [p. 439 modifica]non avesse trovato in Omero talem praeconem, sarebbe stato così noto nei secoli? Vieti argomenti, del resto, cui già accennava Sallustio nelle sue Storie. Certo l’audacia, la spudoratezza della réclame è cosa tipica della civiltà moderna, specie di quella che io chiamerei intellettuale.

Recluta e reclutare: «sono il fr. recrue e recruter sciupati. Pure entrarono, con altri termini della milizia, nella nostra lingua sino dal Seicento» Rigutini. Forma doppione con la parola coscritto, benchè recluta è propr. la cerna (voce antica, ricorrente ad es. ne Le memorie di un Ottuagenario del Nievo) e coscritto si dice anche in senso esteso per inesperto, semplice (lat. tiro, tironis). Reclutare e reclutamento sì per leva, levare, come estensivamente per raccogliere, trovare fautori, aderenti etc. spiace ai puristi, ma l’uso sancisce tali voci. La pronuncia buona è reclùta, ma nell’uso mi pare che prevalga l’altra di rècluta.

Reclutamento: fr. recrutement. V. Recluta.

Record: ingl., vale registro, documento, testimone. Questa voce passò nel gergo francese in senso di gara, concorso, specie nel linguaggio delle corse e dei giuochi; indi per estensione tenere un record, stabilire un record (détenir un record, établir un record) significò essere proclamato il più forte, il più abile, fare ciò che in un dato genere non fu ancora fatto. Un po’ sul serio, un po’ per lepidezza questa parola con le sue locuzioni si è fortemente radicata nell’uso italiano, ed in senso morale! La locuzione per così dire tecnica delle corse, sarebbe questa: «il signor X*** ha battuto il record dell’ora del chilometro, detenuto prima dal signor Y***», cioè ha percorso il chilometro nel minor tempo, ovvero ha fatto in un’ora il maggior numero di chilometri, il quale merito prima spettava al signor Y***. Bisogna convenire che come barbarie di parole e di locuzione è un record inusitato al tempo del Tommaseo e del Puoti.

Recordman: voce inglese, passata al francese moderno e che talora occorre nel nostro linguiiggio dello sport: colui che è vincitore di una gara.

Recto: V. Retto.

Reculade: voce francese. Per etimologia è la nostra parola rinculata o rinculo. (detto specialmente delle armi da fuoco). Figuratamente, per fuga, ritirata: come il solito, la voce francese pare più decorosa pur significando lo stesso.

Redatto: participio di redigere. V. questa parola, (compilato, steso, scritto).

Redde rationem: (dall’Evangelo) rendi il conto, e leggesi nella locuzione chiamare al redde rationem, cioè a render conto e ragione dell’opera propria: ha il senso di redarguire, punire.

Re del ferro, della Borsa, dell’acciaio, del petrolio, del cotone, delle carni salate, etc.: la grande civiltà industriale e democratica degli Stati Uniti ha creato per alcuni audaci e fortunati accentratori e sfruttatori di ricchezze, specie naturali, questo titolo: il quale fra i molti valori ha quello di spiegare la ragione storica del nome re. Era in antico re il più forte, colui cioè che più di ogni altro valeva a regere, o per amore o per forza, i suoi simili. NB. Nel modo stesso che una forza governa la materia e la dispone secondo certe leggi, così una ferrea legge sembra stratificare in determinato modo le classi sociali, secondo il loro potere.

Redigere, redazione, redattore e redattrice: sono voci neologiche, usate specialmente nel linguaggio giornalistico e provenuteci dal fr. rediger, rédaction, rédacteur, rédactrice (lat. redigere = ordinare). Anche i buoni scrittori non saprebbero fare a meno di queste parole: sono altresì voci della burocrazia per compilare, stendere, scrivere. «Tale brutto barbarismo è tra’ più schifosi», (Fanfani), ma proprio conviene accettarlo!

Redingote: nota specie di abito maschile da cerimonia, detto talora stiffelius, doppio petto, finanziera, prefettizia: è parola francese, tolta a sua volta dall’inglese riding coat, che in origine significò un giacchetto lungo, per cavalcare: i due solitari ed inutili bottoni alle reni ricordano una funzione che non è più, cioè di reggerci lo falde nell’atto del cavalcare. (V. Vestito).

Redo e redame: redo parola morta e [p. 440 modifica]notata fra le voci morte (erede, figlio), vive nel linguaggio dei zootecnici, es. vacca con redo (cioè col suo vitellino). Redo per vitello oltre che voce del linguaggio scientifico è altresì pura voce toscana de’ contadini.

Reel: aspatoio, voce inglese che è in uso presso i tessitori. È una macchina che serve a fare matasse, svolgendo il filo dai fusi che provengono dalle macchine da filare (ring o self acting) o da ritorcere (doubling).

Referee: ingl., arbitrio, giudice inappellabili del campo, voce usata nel giuoco del Foot-ball. V. questa parola.

Referendum: lat., (per riferire) nome di istituto politico svizzero di carattere democratico che riporta — in taluni casi o dietro richiesta — ai cittadini stessi, anzichè a’ suoi rappresentanti, il diritto di votare, deliberando, intorno a leggi e cose della amministrazione e del governo. In tale senso è istituto recente (come è detto alla frase ad referendum) data, cioè, dal tempo della Rivoluzione Francese ed è — sebbene giuridicamente diverso da Cantone a Cantone — il tratto più caratteristico della moderna vita publica della Svizzera. Vero è che la tradizione di commissari deputati ad audiendum et referendum risale in Isvizzera alla fine dell’Evo Medio. Referendum, per voto, giudizio popolare, è detto frequentemente fra noi anche trattando di questioni non politiche nè amministrative. Vale interrogare le persone competenti affinchè dicano il loro giudizio intorno ad una data questione.

Refilare: per dare, plebea voce del gergo (Milano). Nel diz. dell’Argot del Delesalle (op. cit.) trovo: refiler = rendre, restituer, donner: refiler des beignes = donner des coups.

Refilè (dare un): cioè una strapazzata, una tirata d’orecchi etc., è volgare locuzione milanese.

Refrain: voce fr., ritornello: ricorre nel linguaggio musicale: «secondo l’opinione di Gaston Paris, nelle antiche melodie la voce arrestandosi per cantare di nuovo, e passando istantaneamente da una ad altra nota, si spezza (frangitur), e di qui venne il vocabolo refrain. Tra gli antichi Galli questi refrains erano non solo cantati ma anche danzati. Oggi il refrain è una sorta di periodo musicale ricorrente alla fine di ogni strofa nelle canzoni» (A. Galli, op. cit.).

Refrattario: è notato nei diz. nel senso di disertore o di persona che si sottrae agli ordini altrui (parola venutaci con la Rivoluzione). Nel senso fisico, refrattario dicesi di un corpo che resiste all’azione chimica. Ora spesso questo vocabolo è usato per indicare persona non tanto ribelle, quanto non modificabile dall’azione sociale e dall’ambiente. Di solito tale voce ha senso nobile e generoso. Lo scrittore francese Giulio Vallés (1833-1885), dettò un geniale libro I refrattari ove esalta questi spiriti indocili e indomiti. L’opera e il titolo influirono nel nuovo senso della parola? Nel citato diz. del Delessalle, Réfractaire = homme de talent qui se néglige.

Refurtiva: latinismo del linguaggio dei legali, invece che dire la cosa rubata (res = cosa).

Refuso: nel gergo degli stampatori è la lettera che nella composizione e nella stampa ha preso posto di un’altra. I refusi solitamente avvengono perchè la cassettina di una lettera contiene qualche lettera che dovrebbe essere in altra cassetta. Il compositore, come si sa, non guarda, ma prende alla cieca, onde avviene che invece, ad es., di comporre impiegato del demanio, scriva del demonio. Errori mostruosi e goffagini stupende si devono al caso del refuso, alcuni sono celebri. Es. ici le prêtre ôte sa calotte, col refuso fu stampato: ici le prêtre ôte sa culotte. Il refuso di solito avviene quando lo scompositore non sta attento ove getta le lettere.

Regàglie: frastaglie o frattaglie dei polli cioè creste, bariglioni, granelli, fegato, cuore. Ottima voce, che molti non userebbero in polita scrittura per timore di parer sciatti e vernacoli.

Regesta: termine di storia de’ tempi di mezzo. Repertorio cronologico ove sono registrati gli atti publici o privati in un dato periodo di tempo. I diz. hanno regesto. Parmi più comune la forma latina regesta = registro. [p. 441 modifica]

Reggente: nel linguaggio della burocrazia scolastica è così detto il professore di scuola secondaria, la cui nomina è rinnovata ogni tre anni; e si intende confermato in ufficio anche senza il rinnovamento del decreto. Il decreto di nomina è fatto dal Ministro. Titolare invece è il professore che dopo il periodo di reggenza — il quale è illimitato — ottiene stabilità d’ufficio e nomina dal capo dello Stato: onde i due astratti reggenza e titolarità. La titolarità si può avere anche per nomina o concorso.

Regìa: per appalto ci è rimasta nella locuzione regìa dei tabacchi. Dal fr. régie, rad. réger = reggere, amministrare. (Administrations chargées de la perception de certaines taxes indirectes, ou de certains Services publics: la régie des tabacs).

Regia, crede mihi, res est succurrere lapsis: è cosa — credi — degna di re, soccorrere agli infelici (ai caduti) Ovidio, (Epistole, II, 9, 11). Stupendo verso, e forse il dolore del triste esiglio glielo fece dire!

Regìme: «lat. inutile. Se in senso politico, governo; se in senso medico dieta, reggimento di vita» (Rigutini). Neol. direttamente dal fr. régime (lat. règimen), tanto è vero che talora si usa la schietta voce francese, come nelle locuzioni ancien regime = il governo prima della Rivoluzione, opposto a nouveau régime = le forme di governo sorte dalla rivoluzione: e in senso esteso, alla maniera antica, come usava una volta, etc. La pronuncia régime è ripresa, benchè nell’uso si alterni con quella di regìme. Del resto regime è accolto in tutti i lessici moderni, nei due sensi anzi detti.

Regina Claudia: è il frutto rotondo, solitamente verde, pruinoso, grosso, saporito e dolce di una varietà del Prunus domestica, ossia del susino. Il nome è dal fr. Reine Claude, la quale Regina di Francia che molto amava questo frutto, lasciò tale memoria di sè.

Regina Madre: per indicare la madre del re, come si suole chiamare Margherita di Savoia dopo la morte di Umberto I, è locuzione tolta dal francese: reine mère.

Regis ad exemplum totus componitur orbis: lett. tutto il mondo si compone secondo l’esempio del re, cioè, nell’uso, i dipendenti vanno su le orme dei capi e si intende in cose non buone. Questa sentenza è in Claudiano, De Quarto consulatu Honorii, 299-301, ove leggesi: componitur orbis | regis ad exemplum.

Regnicolo: dal latino regnum e colere, parola nostra antica che diceasi specie degli abitatori del Reame o Regno di Napoli. Nel senso amministrativo e politico, cioè in opposizione a straniero, cioè per indicare l’abitante naturale del paese, che gode diritti che gli stranieri non hanno, parmi sia dedotto dal fr. régnicole.

Regolamentare: per conforme alle leggi, ai regolamenti, alle norme è neol. , dovuto al fr. réglementaire.

Regolarizzare e regolarizzazione: per regolare, regolarità (se la qualità) regolatezza (se l’abitudine), sono voci foggiate su le fr., régulariser e régularisation, anche per il forte influsso del suffisso zione, che tende ad esprimere la cosa in atto più tosto che in fatto.

Regressione: (lat. regressus = ritorno) ingl. regression, fr. retour au type: in biologia vale: ritorno di un tessuto o di un organo ad una delle fasi anteriori alla sua evoluzione. In sociologia regressione talora è voce usata come equivalente di regresso, decadimento.

Regret e regretter: voci francesi non rare in certo linguaggio in cambio di rincrescimento, rimpianto, dolersi.

Reichstag: noto nome della dieta della federazione Germanica.

Reis: (dal latino regius = regale) moneta minima nominale del Portogallo e del Brasile. Vale L. 0,006.

Reisebilder: imagini di viaggio: titolo di una tra le più cospicue e libere opere del sommo lirico ed umorista tedesco, Arrigo Heine, primieramente edita nel 1826, «primo libero respiro in un’atmosfera grave e affannosa» (Ristorazione del 1815). Dicesi talora Reisebilder per significare vivaci e geniali descrizioni di viaggio.

Reludicata: termine lat. giuridico, cosa giudicata, e si dice di sentenza passata in giudicato, e familiarmente passare in re iudicata si dice di questione gin decisa. [p. 442 modifica]

Relais: fr., da re e laisser = lasciare, cambio di posta. Nel linguaggio telegrafico è così chiamato anche da noi un apparecchio il quale automaticamente serve a rafforzare la corrente elettrica affinchè questa possa compiere un dato percorso. La parola italiana, da alcuni usata, è soccorritore. I francesi non hanno buttata via la loro antica parola, bensì l’hanno adattata al nuovo senso.

Relàta rèfero: riferisco ciò che si racconta; motto latino, e si dice con intenzione, o di significare più che non si dica, o per scagionarsi della responsabilità delle cose dette. Cercarne remote origini parmi soverchio acume. V. per chi ne vuole sapere di pili, Fumagalli. Chi l’ha detto?

Relativamente: è termine opposto ad assolutamente: ma in vece di rispetto, riguardo a, per, in quanto a etc., spiace ai puristi come gallicismo. Ma per quanto gallicismo e «lungo come un serpente» (Tommaseo), vive nell’uso nè manca di buoni esempi. Eh, di parole lunghe come veri serpenti quei valenti puristi ne troverebbero sì al giorno d’oggi, che sono così difficili che io le consiglio a chi abbia bisogno di starnutire!

Relativo: nelle locuzioni così comuni come le seguenti: le spese relative (occorrenti), carrozza coi relativi cavalli, caffè con relativo zucchero (qui il relativo è inutile si dice per grossa ostentazione di lepore), ricerche relative a cioè concernenti, riguardanti, è aggettivo ripreso dai puristi come gallicismo: confermato dall’uso, specie degli uffici. Relativo è opposto di assoluto.

Religione dell’umanità: locuzione abusata che trae origine dal sistema di Augusto Comte (1798-1857), filosofo francese positivista, il quale considerò l’Umanità come un ente supremo, degno di culto.

Relitto: (lat. relictus = abbandonato) come termine dei periti vale piccolo appezzamento chiuso entro altre proprietà. Relitto dei fiumi, terreno abbandonato dalle acque (V. Golena), relitti del mare, terreni che il mare, ritraendosi, lasciò asciutti.

Relitti: (lat. relictus) term. mar., avanzi di naufragio, venuti a galla o gettati su la costa dal mare. Questa parola, non notata, traduce la francese épave (basso latino espavus, lat. expavidus, pauroso, indi sperso).

Remington: specie di fucile a retrocarica, e macchina da scrivere: dal nome dell’inventore (Philo Remington di Nuova York).

Remontoir: voce fr. e, interamente, montre à remontoir, poi remontoir soltanto, cioè l’orologio non a chiavetta, ma che si carica dal centro del quadrante per mezzo di due ruote dentate che in esso sono e formano il remontoir. Orologio a ripetizione o ripetizione senz’altro, chiamavano i nostri vecchi quell’orologio da tasca che suonava, ripeteva le ore.

Renaissance: in certo linguaggio occorre frequente di udire: stile renaissance; una casa, una stanza stile [senza in, ben inteso] renaissance. In italiano v’è Rinascita. Degno di triste meditazione è il fatto che nella nazione la quale prima, nel XV secolo, irradiò il mondo con la civiltà esplodente dall’anelito e dal concorso di molteplici elementi di pensiero e di opere e denominò con voce propria la cosa, si usi la forma francese della parola. Il dire che si allude alla rinascita di Francia è artificio di ragionamento.

Renard: fr. volpe, ricorre nel linguaggio letterario nominando il Roman du renard, noto romanzo allegorico francese dell’evomedio. | Ricorre nel linguaggio della moda. Così nell’anno 1900 furono imposti dalla Francia alle donne certi collari fatti di pelli di volpi caudate ed unghiate, che esse portavano con gran disinvoltura al collo, dando sembianza di Ercole che è avvolto nella pelle del leone Nemeo. Questi collari erano semplicemente chiamati renard, se fatti di volpe. V. Manteau.

Rendersi defunto: goffa locuzione, talora usata per lepore. V. Defunto.

Rendez-vous: ritrovo, appuntamento. Voce francese divenuta mondana, quindi universale, e però fu accolta anche in tedesco. Notevole però è il fatto che mentre da noi molte parole tendono a cadere e se ne sostituiscono senza discernimento di straniere o di ibride, in Germania appare la tendenza a richiamare la lingua [p. 443 modifica]alla sua purità. Così in cambio di rendez-vour torna in onore la voce letteraria e poetica Stelldichein.

Rendiconto: per rendimento di conti è neol. derivato dal fr. compte-rendu (V. Conto reso). Spiace ai puristi, ma nel linguaggio amministrativo è voce tecnica. Rendiconto, per relazione, rapporto mi pare poco dell’uso: piuttosto si usa resoconto e se ne forma il derivato resocontista: voci anch’esse riprese.

Rendimento: detto delle macchine, significa il loro effetto utile. Tanto è migliore una macchina quanto più il rendimento si approssima al consumo del combustibile. Voce tecnica dei meccanici. Dicesi anche in senso morale per indicare il frutto proficuo del lavoro rispetto allo sforzo compiuto nel lavoro stesso.

Rene mobile: è quella malattia nella quale il rene ha perduto la sua stabilità nella sede normale ed è suscettibile di spostamenti più o meno notevoli. È più frequente nelle donne, e riguarda in ispecie il rene destro.

Renseignement: fr. informazione, ragguaglio.

Rentier e petit rentier: fr., invece di possidente, benestante, possidentuccio è voce non rara. Distinguono molti rentier da possidente per questo senso, che il possidente ha beni stabili, il rentier invece è colui che impiega i suoi capitali indirettamente, cioè nella produzione della ricchezza e perciò li investisce in rendita, obbligazioni, azioni: ciò che i tedeschi dicono con intenzione Couponsscheerer = tagliatore di cedole.

Rentrée: faire une rentrée = revenir en scène avec éclat. Così nel gergo francese e così presso di noi nel linguaggio politico e giornalistico, per indicare il riapparire clamoroso di qualche personaggio in voga, sul palcoscenico del teatro e... del teatro della vita. Voce effimera.

Reòforo: (gr. [testo greco] = scorro e [testo greco] = porto) nome dato ad istrumenti di varia forma che si adattano alla estremità degli elettrodi per condurre la corrente elettrica.

Reperto: latinismo del linguaggio curiale: il trovato. Si dice reperto medico nel linguaggio medico legale l’atto in cui un medico accorso o chiamato a constatare un omicidio o un ferimento o una lesione, rende conto di quanto ha visto e presagisce la durata della malattia.

Reportage: (V. Reporter), il servizio d’informazione in un giornale.

Reporter: ingl., relatore, informatore: voce passata al francese ed a noi per indicare il giornalista a cui è affidato l’ufficio d’informazione dei fatti diversi e della cronaca. Reportage e reporter sono parole nuove pur nel francese.

Repoussoir: voce usata nel gergo francese: femme laide à côté d’une autre qui est jolie (elle repousse les galants): dunque brutta donna posta per contrasto accanto a bella donna. O vanità! Repoussoir propriamente è il ferro per cacciare i chiodi.

Reprimenda: per sgridata, rabbuffo è voce ripresa dai puristi (fr. réprimande). Ma si usa?

Reprimere e non prevenire: formula liberale di governo, che ottenne una certa celebrità perchè usata e vantata da due ministri, da G. Zanardelli, e antecedentemente da Bettino Ricasoli nel 1861: Il governo libero deve reprimere, prevenire giammai.

Reprise: nel linguaggio teatrale in francese significa remise en scène au théatre. La voce italiana ripresa (lat. reiteratio, ripetizione) si alterna alla voce francese.

Reps: tessuto di seta o di cotone con trama forte, a linee orizzontali o verticali. Di seta, serve per abiti, di cotone anche per sottovesti, ed è una specie di fustagno (piqué). La parola, francese, è di incerta etimologia.

Requisizione: domanda fatta dalla autorità (specialmente militare) di mettere a sua disposizione, per publici servizi, viveri, mezzi di trasporto, etc. Requisizione è antica nostra parola che vale richiesta, istanza. Rivive in questo senso per effetto della sua sorella francese réquisition. La riprendo il Fanfani in questo senso di contribuzione forzata.

Resa: nel gergo giornalistico è voce usata per indicare il numero delle copie di giornale invendute e quindi, come per patto, restituite. [p. 444 modifica]

Respectable: questa voce inglese che talora s’incontra in libri o giornali, è di largo uso e consumo presso gli inglesi, e vale ad indicare il decoro della elevazione sociale al di sopra di un certo comune grado: appellativo commerciale, quello che nel gergo dei nostri commercianti è la parola Spettabile. V. questa parola.

Rèspice finem: lat., guarda il fine, cioè riserva il giudizio alla conclusione dei fatti, e si suol dire con intenzione.

Responsabile e responsabilità: sono neologismi venuti con le leggi francesi, résponsable, e résponsabilité (obbligo di rispondere delle proprie o delle altrui azioni): li sancisce pienamente l’uso e la storia, e da tempo: Variante meno comune è responsale. V. Fanfani, op. cit.

Responsale: è voce non bella che talora si legge e si ode in vece di responsabile. V. questa parola.

Restaurant: vocabolo francese, tradotto qualche volta in ristorante o anche in ristoratore. Nell’hôtel si alloggia e si pranza, nel restaurant si fanno solamente i pasti. Vi corrisponderebbe la parola trattoria, ma un «esercizio di primo ordine», come si dice, crederebbe di scendere al grado di un’osteriuccia se accogliesse il vocabolo italiano. Il Rigutini propone come minor male ristoratore. Il Lessico del Fanfani, propone osteria, voce a cui, come ben nota il Rigutini, si connette nell’uso un senso «troppo vile». Restaurant, come hôtel, è parola conquistata dall’uso.

Restaurazione: ristabilimento di dinastie governi, abbattuti: con speciale intendimento storico dicesi delle dinastie restaurate negli aviti domini dopo la Rivoluzione e Napoleone (1815).

Restrizione mentale: è una menzogna ammantata o larvata o talora giustificata con un sofisma, per modo che abbia parvenza di verità. Es. «È in casa il tale?» Risposta: «Qui non c’è!» e chi risponde intende: «Qui, in questa stanza», il che non contradice alla verità, benchè nel fatto sia una menzogna. Codeste restrizioni mentali sono attribuite alla ipocrisia gesuitica. Il vero è che non solo i seguaci di Loiola fanno uso di tali sofismi. Osserva ciò che avviene nella nostra vita politica! La restrizione mentale si può considerare come un’estensione del distingue frequenter degli scolastici antichi.

Résumé: fr., sunto, compendio, più frequente nella locuzione en résumé, in breve, per sommi capi, recapitolando. (Dal latino red e sumere). Voce usata per vizio.

Re Tentenna: V. Re Travicello.

Retenzione: V. Ritenzione.

Reticente: neologismo abbastanza strano come formazione, per indicare persona che tace, non palesa la verità. (Cfr. reticenza).

Retrait: V. Ritirata.

Retraite: fr., in certo ceto mondano usasi per ritiro, oratorio e simili.

Retrattilità: term. med., facoltà che posseggono certi tessuti di ritornare su di sè stessi, accorciandosi.

Re Travicello: re da burla, da parata, di carta pesta, che sta dove si mette, come il Re Travicello che Giove mandò ai ranocchi. L’espressione è dovuta appunto al Giusti che ne intitolò una delle migliori sue satire (cfr. Fedro, Favole, I, 2: Ranae regem petentes). Dicesi con intenzione oltraggiosa, dell’autorità regia costituzionale. Non minore fortuna ebbe l’altra locuzione Re Tentenna, che fu titolo di satira di D. Carbone (1847) allusiva ai tentennamenti di Carlo Alberto.

Retriever: voce inglese usata dai cinofili (che bella parola!) o cacciatori per indicare il cane che riporta la selvaggina uccisa col fucile.

Retroattività: V. Retroattivo. Retroattivo e retroattività: sono due parole venuteci con la legislazione francese del tempo Napoleonico, rétroactif, rètroactivitè. Giustamente osserva il Rigutini che tali voci «hanno preso tra noi stabile dimora». Dire che la legge non guarda indietro sembrerebbe affettazione. Retroattivo (lat. retro = indietro ed agere = operare), che opera sul passato, che forza su fatti avvenuti antecedentemente alla promulgazione della legge.

Retrocessione: atto per cui si cede altrui il diritto che questi prima ci aveva dato: restituzione.

Retrocesso: neol., diminuito di grado. [p. 445 modifica]

Retrodatare: voce del gergo amministrativo: trasportare una data ad un tempo anteriore (retro).

Retroscena: propriamente ciò che si trova od avviene, non sul palco scenico, ma dietro la scena del teatro: quindi per estensione figurata, il lato meno attraente o più attraente — secondo i casi — di un dato affare: le segrete operazioni e maneggi che spiegano il vero perchè di un’azione. Retroscena è neol. comune, tralasciato di solito dai dizionari e traduce bene la parola francese coulisse. V. questa voce.

Retroussé: detto di naso, è il nostro naso all’insù. Ma la voce francese deve alle orecchie della gente mondana aver sapore di più finezza. «E per lunghe ore, specialmente nelle mattinali, quanti bei nasini retroussés, quante pupille, azzurre come il cielo su cui si disegna lo sfondo delle vie Ludovisi, di porta Pinciana, etc.» E sono sempre esempi di scrittori che vanno per la maggiore!

Retrovia: voce del linguaggio militare, usata per lo più al plurale per indicare quelle operazioni, quelle difese, e quelle comunicazioni per le quali l’esercito combattente si trova in contatto sicuro con le basi di rifornimento e di azione.

Rettifica: per rettificazione, V. Revoca.

Retto: e più comunemente recto, dicesi, nel linguaggio dei librai e degli stampatori, la carta del libro numerata da una sola parte, e verso l’altra di dietro senza numero.

Retto (intestino): ultima porzione del condotto intestinale dal colon all’orificio anale.

Rettorica: per nota e facile estensione di questa antica parola ([testo greco] = l’arte del dire), essa vale non solo sfoggio inutile di frasi adorne e sonanti, ma semplicemente chiacchiere, parole senza appoggio nei fatti o nella logica.

Reucliniana: noto attributo dì pronuncia del greco (dal nome dell’umanista Reuchlin, 1455-1522). L’altra pronuncia è detta Erasmiana, da Erasmo: la prima pecca di iotatismo, la seconda di etacismo, dal prevalere dei due suoni vocali i ed e conforme alle due pronuncie; giacchè con quale suono i greci antichi pronunciassero la meravigliosa loro favella, non è proprio certo e conosciuto.

Revanche: V. Rivincita.

Revenant: parola francese, talora usata per vizio in vece di spettro, spirito, fantasma, detti revenants, cioè ritornanti, dalla supposizione volgare che ritornino dall’altro mondo. Es. «Questa leggendaria logorrea di morale, bandiera, sociali giustizie, popolo, che non tocca una sola delle cause dei mali presenti, è ben la fioca voce di un revenant del 48, voce che non ha in nulla l’accento, la vibrazione dei tempi, delle cose, dei bisogni dell’oggi». Così uno scrittore che passa per autorevole ed è, anche lui, salute d’Italia. Si dirà: oggidì più non usa. E allora perchè abboccare con tanta facilità a voci straniere, riconosciute inutili?

Rêverie e réve: voci francesi, abusivamente usate per sogno, fantasia, etc, specie nel parlare signorile e mondano.

Revers: fr., nel linguaggio della moda, i rivolti o mostre dell’abito.

Reversino: V. Reversis.

Reversione: o atavismo o sopravivenza (fr. ingl. ted. reversion, dal lat. re-vertere) in biologia vale: ritorno dopo molte generazioni ed incroci al tipo della specie primitiva: in psicologia: apparizione, per effetto della ereditarietà, di caratteri che erano propri degli antenati o avi e che normalmente sono a pena avvertiti. Di questo fenomeno molto si vale la scuola antropologica criminale italiana (Lombroso, Ferri, Garofalo, etc.)

Reversis o reversi: nome francese di antico giuoco di carte. Il nome, tradotto in reversino, dice in che esso consista, cioè che si fa il contrario che negli altri giuochi: chi fa meno punti, vince. V. il Gelli, op. cit.

Revirement: è voce francese che vale virata di bordo, cioè cambiamento di mura della nave por l’azione delle vele e del timone (V. Virare): nel senso figurato, in fr., vale mutamento, voltafaccia, e anche virar di bordo, o virata di bordo, in senso traslato. Ma revirement in certo linguaggio giornalistico - mondano, puro modo più bello. Solito caso! [p. 446 modifica]

Revisore: nel linguaggio degli stampatori è colui il quale rivede letterariamente e scientificamente, secondo il caso, le stampe di un libro; mentre il correttore non attende se non alla parte tipografica.

Revoca: i puristi vogliono rivocazione, cfr. qualifica, moltiplica, rettifica, ricupero, etc. Forme abbreviate, sancite dall’uso.

Revolté: leggo in un articolo di fondo del sig. F***: «Da quel poca, infatti, che si è saputo dell’assassino del re, sembra essere un orgoglioso e un revolté, che le vicende dell’emigrazione hanno, come Caserio, come Angiolillo, come Luccheni, sperduto a caso per il vasto mondo». E anche questo signore è uno dei molti numi tutelari del dolce Paese! Non per altro ho riportato questo revolté, che certo non è nè meno di uso ristretto in vece di ribelle, se non per dimostrare con copia di prove come neglettamente scrittori, ritenuti buoni, scrivano la loro lingua.

Revolver (tornio a): meccanismo applicato ad un tornio per cambiare automaticamente gli utensìli che debbono compiere il lavoro del tornire.

Revolver: voce inglese di nota arma (dal verbo to revolve, volgere, lat. vòlvere) accolta in francese e fatta, talora, italiana in rivoltella.

Revolverata: colpo di rivoltella.

Revulsione: term. med., (dal lat. revellere) atto terapeutico che consiste nel produrre un afflusso di sangue in un punto più meno lontano da un organo malato allo scopo di liberare quest’organo (ventose, salassi, cauteri, vescicanti, etc.) Derivato, revulsivo.

Revulsivo: V. Revulsione. Questa voce ricorre anche in senso morale per rimedio, sfogo e simili.

Rex regnat sed non gubernat: V. Il re regna, etc.

Rez-de-ohaussée: voce francese da rez (lat. rasus = raso, resente), e chaussée = via (V. questa voce), quindi appartamento a pian terreno. [Rez-de-chaussée, chiamano i francesi quei noti capannoni, che si usano per le officine o stabilimenti industriali, e che presso di noi sono chiamati sovente col nome inglese di shed.

Rialzista: chi in Borsa fa operazioni che agevolano il rialzo dei prezzi.

Riassorbimento: term. med., sparizione parziale o totale di un organo o di un prodotto patologico, solido, liquido, gassoso per effetto dell’essere i suoi elementi un poco per volta stati ripresi dalla circolazione sanguigna e linfatica. | Febbre di riassorbimento, elevazione termica dovuta ad alterazione del sangue per riassorbimento di materiali tossici o per effetto di ferita settica; e tale è in essenza anche la febbre delle malattie interne, per alterazione del sangue, prodotta dai bactèri (tossine).

Riazione: forma variante di reazione (lat. re-àgere = operare in senso opposto), noto termine di chimica, trasportato in senso morale, e vale opposizione, quasi naturale e spontanea forza che si oppone ad altra forza, principio che si svolge per effetto specialmente di violenza subita. In questo senso filosofico e morale è voce antica: «azione per cui il paziente agisce vicendevolmente contro l’agente, per qualità contraria a quella che dall’agente riceve, e nella stessa parte per cui l’agente agisce e allo stesso tempo».

Ribassista: nel linguaggio di Borsa colui che specula sul ribasso dei valori.

Ribes: in it. e in fr., da l’arabo ribas, noto frutice dell’Europa media e settentrionale. Ribes rubrum, L. Eccellente per fare conserve, specialmente commisto con lamponi.

Ribote: fr., gozzoviglia, da cui ribotta, voce notata da tempo; ma parmi poco dell’uso. Ribotta è pur notata nel Cherubini (op. cit.)

Ricambio materiale: tutto il movimento della vita, tutte le manifestazioni vitali sono essenzialmente fondate su quel movimento continuo di entrata, di elaborazione e di uscita delle sostanze provenienti dal mondo esterno, il qual movimento ha luogo nell’organismo.

Ricevitore del Registro: detto anche ufficiale del registro è l’impiegato che dipende dal Ministero delle Finanze, ha sede nelle città ove ha sede un Tribunale ed anche talvolta una Pretura, ed ha per specialissima missione quella di registrare [p. 447 modifica]gli atti e i contratti che gli vengono presentati, imprimendo così agli stessi la data certa. Dipende direttamente dall’Intendenza di Finanza. Esige la tassa degli atti. Molti confondono le imposte con le tasse. Il ricevitore del registro esige le tasse, l’agente delle imposte esige le imposte o, per meglio dire, non le esige, ma le impone. Chi le esige è l’Esattore Erariale, Provinciale o Comunale. NB. A tale proposito l’Autore di questo dizionario propenderebbe un tantino per l’opinione di padre Cristoforo, pur conoscendo che sarebbe un volere «mandare il mondo sottosopra». (Promessi Sposi, cap. V). È ben vero che Tacito {Storie, IV) osserva: Neque quies gentium sine armis; neque arma sine stipendiis, neque stipendia sine «tributa» haberi queunt.

Richiamo: nel linguaggio degli stampatori era la parola o sillaba che, posta in piè di pagina, attaccava con quella che cominciava la pagina appresso. Ora non usa più di mettere il richiamo, se non nelle imitazioni eleganti — oggi di moda — delle stampe del Cinquecento.

Ricreatorio: istituto di ricreazione (ginnastica, etc....) per il popolo. (V. Oratorio). Questo recente istituto di carattere democratico ha per iscopo di porger utile diletto e ritrovo ai giovinetti di bassa condizione, togliendoli alla corruzione delle strade e all’ozio delle bettole.

Rictus: (lat. rictus = apertura della bocca) contrazione spasmodica dei muscoli del volto sì da porgere l’aspetto del riso forzato (rictus del tetano). Usasi anche per ghigno, smorfia abituale.

Ricuperare: term. mar., tirare a sè l’imbando di una corda, manovra o catena fino a metterla in forza.

Ricupero: per ricuperazione o ricuperamento, V. Revoca.

Rideau: tenda, tendina (da rider = increspare). Voce francese comunissima, usata por abuso.

Ridentem dicere verum | quid vetat?: che cosa vieta il dire la verità in forma scherzosa? (Orazio, Sat. I, V, 24). Eppure la vesto del riso non parve sufficiente talora e occorse la veste del simbolo, e non bastò. Oimè, la verità ignuda non muta dimora dal fondo del pozzo per mutar di tempi! Cfr. il motto della antica sapienza: la verità procaccia odio, e l’ossequio gli amici. Confronta altresì la sapienza dei versi omerici, là dove Calcante, indovino e sacerdote e perciò uomo che sa le leggi del mondo, prima di rivelare la vera cagione dell’ira di Apolline, domanda la protezione di Achille contro Agamennone, potente e prepotente. Iliade, lib. I, 74-83.

Ridicule: così è francesemente chiamata quella tasca o borsetta di seta o di raso, a ricami e trine, di proporzioni più o meno grandi, che le signore portano seco sul braccio e dove ripongono le loro cianfrusaglie, chiavi, fazzoletto, borsellino etc. Ma è costume antico; risale al tempo del Direttorio. Allora quella borsetta si chiamava reticule: da reticula latino, diminutivo di retes = rete. Quindi per una corruzione di suoni facilmente spiegabile, réticule diventò ridicule cioè la ridicola: notata nei diz. d’Argot. Non è voce comune fra noi.

Ridosso: term. mar., luogo riparato dall’impeto del vento e del mare, come il sottovento di un’isola, o di una punta, di un capo, o di altro bastimento.

Riducibile: nel significato esteso di domabile, deve essere dal fr. réductible. E così è dell’uso irriducibile per indomabile, dal fr. irréductible.

Ridurre al silenzio: parlando di batterie e di cannoni, dicesi per smantellare, ridurre in istato da non poter più rispondere. Usasi estensivamente in senso morale.

Ridurre il piede di casa: mettersi in economia. V. Piede di casa.

Rien ne va plus: formula dei biscazzieri di Montecarlo, quando tutte le poste sono state messe e più non si punta perchè sta per cominciare il giuoco della girella (roulette). Dicesi in senso esteso.

Rientrato: dicesi per scherno ed isprezzo in certo linguaggio, specie dei giornali, per andato a male, non avvenuto, non riuscito come si sperava o voleva.

Rifare la verginità: locuzione di gergo giornalistico e politico: vale rimettere a nuovo, smacchiare, far comparire freschi [p. 448 modifica]e puri individui bacati e disonesti, mediante le note opere di salvataggio (V. questa parola). La indifferenza smemorata dell’ottimo Pantalone è il più grande sussidio in codeste operazioni da consorti.

Riffa: parola che ricorre nella locuzione ampiamente dialettale, e toscana, o di riffa di raffa = a tutti i costi. In milanese o de riff o de raff. Ma non esce dal parlare familiare. Fr. coûte que coûte. Riffa, per lotteria privata, è voce notata.

Rifilare: bassa voce di gergo (piemontese), formata, forse, su la voce di gergo francese refiler. Vale dare, restituire con senso, spesso, furfantesco. V. Refilare.

Riflessi tendinei: sono contrazioni o scosse più o meno complicate, più o meno durature che si provocano eccitando meccanicamente i tendini. L’abolizione o l’esagerazione di questi riflessi è indizio d’anormale eccitabilità del sistema nervoso. Vi sono varie specie di riflessi tendinei che prendono nome dai tendini su cui si provocano; il riflesso tendineo più frequentemente studiato è quello del ginocchio.

Riflesso (fenomeno): atti di movimento o di secrezione che succedono a fenomeni di sensibilità senza coscienza: atti nei quali l’impressione e la trasmissione hanno luogo come in ogni altra circostanza, ma la parte corrispondente alla percezione manca. Moto o atto riflesso chiamasi quel moto che si compie senza il concorso della volontà, come il serrar le pupille all’appressarsi di una punta, la deglutizione, etc. L’eccitazione trasmessa dalle fibre sensitive o centripete, è riflessa dalla cellula nervosa centrale, indi inviata per mezzo di una fibra centrifuga ad un organo più o meno lontano (muscolo, glandola).

Riflettore: apparecchio che riflette e rimanda a distanza raggi luminosi. Es. riflettore elettrico, (fr. réflecteur).

Rìfolo: term. mar. folata, buffo di vento istantaneo che si ripete ad intermittenza. Se più violento, dicesi ràffica. Il Petrocchi pone a torto il vocabolo rìfolo fra le parole fuori d’uso. Voce vivissima su l’Adriatico, anche a Zara, cara città italiana!

Riformista: parola coniata per influsso del fr. réformiste = partigiano delle riforme (politica, religiosa, etc). Voce corrente. In italiano converrebbe dire riformatore. Solito doppione!

Rigàglie: V. Regàglie.

Rigente: latinismo poetico, rigens., freddo, intirizzito, duro pel freddo.

Right man in the rìght place: motto inglese comune, variamente attribuito, e vuol dire un uomo capace di un dato lavoro, deve stare nel posto che gli compete. Teoria naturale, liberale, ottima e di eccellenti risultati. È, in fondo, la selezione dei migliori: cosa proprio contraria alla selezione dei meno adatti e dei più protervi, contrarissima alla molto onorata sentenza di governo promoveatur ut amoveatur. Cfr. Dante, Par. VIII, in fine.

Rigidità cadaverica: fenomeno di indurimento muscolare e perdita della elasticità, che si manifesta nei cadaveri poco tempo dopo avvenuta la morte. Esso è dovvuto alla coagulazione della fibrina muscolare (miosina).

Rigollot: specie di carte senapate, forti; dal nome dell’inventore.

Rigolo: voce del gergo francese, burlesco, buontempone.

Rigorismo e rigorista: termini comuni del linguaggio filosofico, usati da E. Kant con uno speciale significato, cioè per indicare una concezione ascetica e anti-edonistica della morale: morale austera. Poi furono usati in più largo senso: metodicamente e deliberatamente severo.

Rilevare: V. Rilievo.

Rilievo: per osservazione, opposizione è il fr. relief: rilievo = avanzi del pranzo è pure il fr. relief = restes d’un repas. Mettere in rilievo, per dar risalto, far che alcuna cosa o idea spicchi, emerga su le altre, come suole in architettura il rilievo: rilevare per notare, sia in senso di lode che di biasimo: per ribattere, rispondere vivacemente, cogliendo il lato manchevole od offensivo del discorso altrui: per comprendere (poco usato), sono voci e modi dedotti dal senso figurato del fr. relever. Non è a dire se spiacciano ai puristi, ma l’uso li va sempre più confermando.

Rimaner nella tromba: V. Trombato. [p. 449 modifica]

Rimarcabile: per notevole, importante e così rimarcare per notare, osservare, appartengono a que’ gallicismi (remarquable, remarquer) i quali, benchè comuni, non mi paiono molto fusi nella lingua dell’uso, e però sono agevolmente sfuggiti.

Rimarcare: per osservare, notare «è brutto e inutile gallicismo come i suoi verbali rimarcabile e rimarchevole» (Rigutini). Non mancano però buoni esempi di tale verbo. V. Rimarcabile e marca.

Rimarco: (dal fr. remarque) nota, osservazione: solitamente si dice con intenzione di biasimo. Brutta parola.

Rimedio eroico: rimedi eroici; in farmaceutica sono detti quei rimedi che in piccole dosi producono grandi effetti (alcaloidi, veleni), e perchè si sogliono usare in casi gravi, così rimedio eroico trapassò nel linguaggio comune familiare per indicare risoluzioni decisive, supreme, contro mali morali.

Rimessa: di fondi o di effetti è voce propria del linguaggio commerciale, e vale invio di danari (fondi) o di cambiali.

Rimonta: per rifornimento di cavalli, è voce del linguaggio militare: dal fr. remonte = achat de chevaux pour remonter un régiment. Nel senso di rifare, rimettere a nuovo, detto di cappelli, scarpe, (e così il verbo rimontare), è parola a cui gli stessi puristi fanno per necessità buon viso (dal fr. remonter = remettre à neuf, remettre en ètat d’aller).

Rimpallo: nel giuoco del biliardo indica il ritorno della palla avversaria su la palla che l’ha colpita.

Rimpasto: voce usata nel linguaggio della politica per significare una nuova combinazione ne’ consigli della città o dello Stato con esclusione di antichi e ammissione di nuovi personaggi. Voce che occorre specialmente nella locuzione rimpasto ministeriale. «Maniera sgarbata» e «metafora da fornai», la dico il Rigutini, il quale propone modificaxione, parziale nmtaxione del Ministero.

Rimpatrio: voce neologica, sancita dall’uso. I puristi consigliano il rimpatriare o rimpatriamento.

Rimpiazzare: per surrogare, sostituire è gallicismo ripreso giustamente dai puristi (remplacer), ma non mi pare che esca da un certo gergo burocratico o commerciale; meno usata ancora mi pare la «vociaccia» (Rigutini) rimpiazzo, per scambio, sostituzione, surrogazione. Questo rimpiazzo è per effetto del francese; ma non è francese in cui si dice remplacement. Rimpiazzare e rimpiazzo sono parole notate nel Petrocchi (edizione maggiore). Evidentemente devono essere due gallicismi nobilitati dall’uso fiorentino. V, Mussare.

Rimpiazzo: V. Rimpiazzare.

Rinascenza: voce dell’uso, foggiata, probabilmente, sul francese renaissance. In buon italiano rinascita o rinascimento. V. queste parole.

Rinascita: meglio di rinascimento (V. renaissance). È nomo dato al meraviglioso fenomeno storico da cui procede tutta la civiltà moderna. Si manifesta in Italia nei secoli 15° e 16°, come risveglio di anime dal letargo delle età di mezzo. Propagasi poi a tutta l’Europa civile. Umanesimo, naturalesimo, ricerca, verità insomma ed esperienza, progredienti, contraposte al misticismo, dogmatismo, immobilismo, terrore del Medio Evo. Segno suo più palese e parvente è il risorgere dell’arte e delle lettere greche e romane. In arte è lo studio della natura amorosamente sentita, potentemente resa: Luca, Signorelli, il Carpaccio, Giorgione, il Donatello, il Botticelli: in architettura, da prima l’imitazione romana sostituita all’arte gotica, imitazione resa poi originale e gentile e nostra con elementi molteplici, stupendamente fusi in unità: in filosofia, la libertà del pensiero: nella scienza, lo studio del vero. (V. Risorgimento).

Rinfrescare: nel linguaggio marinaresco si dice del vento quando aumenta dì intensità e di forza.

Ring: in tedesco anello, indica per estensione, una speciale forma di trust o sindacato, o monopolio (linguaggio commerciale). V. Cartel. | Ring è pure voce inglese del linguaggio dei tessitori: vaio filatoio ad anelli: il nome proviene da ciò che la torsione è fatta da un anellino che gira velocissimo intorno al fuso. | [p. 450 modifica]Ring, è pur voce dello sport: vale chiuso, recinto. Ring è pur voce inglese.

Ring Doubling Frame: voce ingl. del linguaggio dei tessitori: più comunemente, doubling; macchina che serve per accoppiare per mezzo di torsione due o più fili dei fusi provenienti dalle macchine da filare (rings o selfactings).

Ring Spinning Frame: e più comunemente Ring: voci inglesi del linguaggio dei tessitori: filatoio continuo ad anelli. Serve per filare catena o trama: compie, con metodo diverso, lo stesso ufficio del selfacting.

Ringstrasse: nome di una strada di Vienna, fra le più belle, detta appunto via anulare o via circolare perchè costrutta all’ingiro su gli abbattuti, antichi bastioni. Ricorre questa voce estensivamente.

Rinofonia: o rinolalia, nome dato in medicina alle modificazioni del suono per effetto della risonanza delle cavità nasali. Ciò può avvenire tanto per mancanza della permeabilità del naso come per esagerazione di questa permeabilità. Volgarmente: voce nasale. Dal gr. [testo greco] = naso, onde le molte voci scientifiche rinite = infiammazione delle fosse nasali, rinologia, studio, scienza del naso, rinoscopia, esame del naso, rinorrea scolo dal naso, etc.

Rinvio: termine giuridico: l’atto di differire, rimandare ad altro tempo giudizio o discussione davanti ad un tribunale o ad una commissione: differimento, aggiornamento. Spiace ai puristi come gallicismo (renvoi) e così dicasi del verbo rinviare. Ma sono voci ormai di carattere tecnico.

Riparella: V. Ranella.

Riporto: «Voce usata in Banca e in Borsa. In Banca significa: vendere a contanti per riacquistare contemporaneamente a termine titoli della stessa specie; in Borsa significa: rimettere ad una liquidazione successiva un contratto che doveva avere esecuzione immediata» (Prof. C. Bellini). Tale senso è tolto dal francese report.

Rira bien qui rira le dernier: riderà bene chi riderà ultimo, noto e comune motto francese, cui si accosta il nostro non dir quattro se non l’hai nel sacco, (il quale adagio si riferisce volgarmente a quel villano che toglieva i tordi dalla rete, schiacciava la testa e li metteva nel sacco. Tre vi entrarono, ma il quarto scappò).

Risacca: term. mar., ritorno dell’onda quando è respinta da un ostacolo.

Risata omerica: V. Asbestos ghelos.

Riscaldamento alla Perkins: V. Perkins.

Riscaldarsi a freddo: non è dal francese. Si dice però in francese: à froid per dire sans être échauffé, sans émotion, sans emportement. Faire de l’enthousiasme, de la colère à froid, sans verve ni passion réelle (Littré). Da ciò forse la nostra locuzione.

Risconto: da riscontare, significa: rivendere cambiali già prima scontate, cioè comprate.

Riserva (senza): per assolutamente, senza eccezione, è la locuzione francese, sans réserve.

Riserva metallica: quel fondo di moneta metallica che gli istituti di credito sono obbligati a tenere nelle casse per garanzia dei biglietti fiduciari a corso libero, autorizzato dal Governo.

Riservista: soldato che forma parte della Riserva: dal francese rèserviste.

Risi e bisi: riso e piselli, nome dialettale di minestra che è speciale della cucina veneziana. V. Risotto.

Riso in cagnòni: locuzione milanese che non indica il classico risotto, ma il riso cotto nell' acqua, indi condito con burro fritto e parmigiano o con acciughe, funghi, ecc. Onde l’antiestetica voce cagnoni? Pare da can che in milanese vuol dir baco, appunto perchè il riso bianco per effetto dei puntini scuri del burro fritto assomiglia a dei bachi. Almeno così mi fu detto. V. Risotto.

Risorgimento: con questa parola più specialmente si intende il risorgere ad unità e a libertà della patria nostra (1796 ovvero 1814-1870). In senso letterario e filosofico risorgimento talora si usa per Rinascita (v. questa parola) o Rinascimento. Sono questi i due grandi momenti della storia e del pensiero d’Italia. [p. 451 modifica]

Risorsa: per mezzo, spediente, provento, emolumento, guadagno, compenso, aiuto, profitto, etc., etc., è dai puristi condannata come parola francese, ressource (da source = sorgente). È voce ormai usatissima presso di noi e servì altresì al titolo di un bellissimo scritto del Carducci, Le risorse di S. Miniato al Tedesco. Chi più ne vuol sapere legga ciò che piacevoleggia il Rigutini facendo il processo di detta parola nel principio dei suoi Neologismi, etc. (op. cit.).

Risotto: il riso divide, come territorio gastronomico, l’Italia superiore (Veneto Lombardia) dall’Italia meridionale. Qui il cibo quotidiano sono i maccheroni, cotti con speciale arte, cioè in molta acqua e al dente, e sono conditi semplicemente, con copia di pomidoro e formaggio di Sardegna, assai piccante. Nell’alta Italia domina il riso: esso forma il cibo presso che quotidiano. Fra le maniere di preparare il riso, la più tipica è quella del risotto alla milanese, cioè con zafferano. È bellissima nel suo studio di toscana eletta purità la spiegazione del risotto quale dà il Cherubini (op. cit.): «Soffritto che tu abbia nel burro alquanto midollo di manzo e una cipollina trita, vi metti il riso: un po’ abrostito ch’ei sia, tu lo inondi di buon brodo, indi lo regali di cervellata e di cacio lodigiano grattato; lo lasci così cuocere e beversi tutto di brodo, dopo di che lo ingialli con una preserella di zafferano». Varietà prelibate del risotto sono: con i funghi, coi tartufi, con la luganega (salciccia), con code di gamberi (detto alla certosina, cioè di magro). Quanto poi al riso in brodo, oltre al minestrone, già qui notato, sono da ricordare le seguenti minestre, buone specialmente per chi piace, giacchè «fra noi — cito ancora le pure espressioni del Cherubini — il riso in zuppa si vuol maritare con erbaggi e legumi e carnaggi di più specie», onde riso e rape, riso e cavoli, riso e zucche, riso e piselli (V. risi e bisi), riso e fava riso e corata, etc. Il così detto riso in cagnoni è una varietà di risotto, cotto cioè prima nell’acqua, colato, indi condito con burro, aglio, acciughe, cacio, funghi, (te. (V. Riso in cagnoni). Di questo combinazioni, molte sono comuni col Veneto. A Venezia sono caratteristiche le minestre di riso con alcuni pesci, come seppie, telline, arselle (peoci). Nel Comacchiese si preparano eccellenti risotti con le anguille. L’Emilia e la Toscana segnano poi una zona, per così dire, di separazione tra il regno del riso e quello dei maccheroni. In questa parte centrale d’Italia predominano le minestre di pasta fatta in casa, senza verdura se non quanto basta per dare aroma al brodo. Oltre alle classiche tagliatelle bolognesi, ricordiamo le minestre di pasta, farcita o drogata, come i passatelli, i cappelletti, i tortellini, sì in brodo come asciutti, ed anche qui la varietà è così grande nella unità che ad es. Parma ammannisce e condisce diversamente da Bologna, Bologna da Ravenna. V. a questo oggetto il bel libro citato dell’Artusi. E come per le vivande, così pel vino: bevesi vino di Gragnano in Napoli, Canina e Sangiovese in Romagna, Carmignano e Chianti in Toscana, vino delli Castelli in Roma. Sì mangiando risotto a Milano, come spaghetti a Napoli, o fettuccine a Roma, io mi sento italiano, e godo dell’italianità sì del Barolo a Torino come del Sassella valtellinese: e mi parrebbe peccato guastare questa stupenda varietà gastronomica, né por questo mi sento meno unitario. Per ciò che riguarda la lingua italiana, vi sarebbe a diro qualcosa di simile in opposizione a quei fanatici della scuola e teorici che vorrebbero sotto la meccanica unità della parlata fiorentina ridurre l’italiano. Curassero e difendessero costoro altra cosa che le parole ed i suoni! curassero l’italianità dell’idea e del pensiero! piuttosto la logica grammaticale sintattica, nostra! e quanto all’unità formale e materiale lasciassero la cura al tempo ed alla legge storica naturale evolutiva! V. Carducci, Mosche Cocchiere, e mi scusi chi legge se questo paragrafo, mescolando così vari ingredienti, e riuscito proprio un risotto.

Risotto al salto: così chiamano a Milano il classico risotto con lo zafferano il quale, rimasto freddo o a mozza cottura, è poi fatto saltare e rosolare in padella con altro burro. Gli abili cuochi ne formano [p. 452 modifica]certe lune sceme o mezze lune, fumanti e appetitosissime.

Rispettabile: per bello, buono, considerevole, come un capitale rispettabile, è modo ripreso dai puristi. Lo sancisce l’uso.

Rispondere per le rime: cioè a tuono, a modo e forte, cioè con pari violenza ed acredine. Questa locuzione trae origine dal costume popolare delle proposte e risposte in rima, ed accademico di rispondere ai sonetti con sonetti di uguali rime. Di solito quei letterati non si scambiavano frasi gentili o complimenti, ma acerbi motti: dicevasi anche risposta alle consonanze.

Risponder picche: così si dice quando si rimane delusi nella domanda: locuzione familiare e faceta. Non è dal francese, e verosimilmente deve essere dedotta dal giuoco delle carte (picche, fiori, cuori, quadri).

Rispondo che non rispondo: vecchia locuzione del linguaggio parlamentare, rimasta viva sino ad ora: fu pronunciata nel Parlamento Subalpino dal Ministro G. Filippo Galvagno.

Ristorante: V. Restaurant.

Risúcchio: term. mar., movimento vorticoso dell’acqua a guisa di spirale all’ingiù, che tende ad affondare.

Risus abundat in ore stultorum: il riso abbonda su le labbra degli stolti: antico motto latino, di formazione, credo, popolare: di molto consumo nelle scuole. Cfr. l’altro motto, il riso fa buon sangue. La sapienza del popolo ha di solito proverbi di opposto senso, cioè che si elidono, come ad es. chi dorme non piglia pesci, e l’altro la fortuna viene dormendo.

Ritardatario: detto di chi arriva in ritardo, riprendesi come il fr. retardaire. Ma chi usa più la voce indugiatore? chi userebbe il tenebrone, suggerito dal Fanfani?

Ritenere: per credere, tenere, sentenziare, giudicare è neol. superfluo, ripreso dai puristi.

Ritenzione: (lat. re-tinere = ritenere) term. med.: dice esservi ritenzione quando una sostanza liquida o solida, destinata ad essere espulsa dall’organismo, resta ne’ serbatoi che la contengono e per il suo accumularsi o per la sua presenza diviene cagione di malattia (placenta, bile, urina).

Ritirata: la parola fr. retrait (lat. retrahere) ha dato origine a questa assai goffa parola ritirata, nota per le stazioni d’Italia. Non mancano parole nostre: cesso (secesso, cioè luogo appartato), licet, luogo comodo, latrina, lat. latrina da lavatrina, (cacatoio), ma hanno senso ed uso plebeo. (V. Lieux d’aisance). Il dialetto milanese ha la buona voce camer, la lingua classica agiamento e privato («Che dagli uman privati parea mosso», Dante Inf. XVIII), ma sono vocaboli caduti in disuso e appartengono all’archivio storico della lingua. Per indicare tale luogo decorosamente v’è chi dice, pur usando un gallicismo, gabinetto: altri dice stanzino, o con voce apertamente straniera retrait, water-closet, closet.

Ritornare: nel senso di restituire, rimandare riprendesi dai puristi come uso conforme al retourner de’ francesi. Ma mi pare poco usato.

Riuscito: usato assolutamente per bello, è neol. tolto, secondo i puristi, dal francese réussi = beau, brillant, ed è notato in tale senso nei diz. d’Argot.

Riva (a): o arriva voce comune e nostrana del linguaggio marinaresco, da riva nel senso di luogo estremo, sommità. A riva vale alla sommità degli alberi o dei pennoni. A riva! voce di comando.

Rivalsa: da rivalere, è neologismo («inutile» , nota il Rigutini) per risarcimento, rifacimento.

Rivelare: i puristi non hanno torto quando notano che rivelare in italiano ha senso grave e solenne, quasi togliere il velo che ricopre cose misteriose o nobili: nel senso comune di mostrare, dar a vedere, etc. è un’estensione conforme al francese. Ma la forza dell’uso vale più di ogni buona ragione.

Rivelazione: lat. revelare, manifestare: in teologia significa manifestazione di Dio per opera di agenti naturali od umani, e più specialmente la comunicazione della volontà e del pensiero divino per mezzo di uomini inspirati (profeti). Ogni religione suppone una maniera di rivelazione, la quale ha valore secondo [p. 453 modifica]la fede ed i tempi. | Dicesi familiarmente rivelazione per manifestazione non sospettata del valore e dell’ingegno.

Rivetto: voce abusiva, usata da alcuni meccanici ed in commercio (fr. rivet) per indicare i chiodi a due teste.

Rivière: o rivière de diamants = collana, così detta per estensione di rivière = rivo, riviera, come è spiegato da questo grazioso bisticcio. — Oh! la magnifique rivière! D’où lui vient-elle? — Parbleu! d’où viennent toutes les rivières: des petits ruisseaux! Questa voce francese non è rara nel nostro ceto elegante.

Rivière: fr., specie di punto a giorno formato cioè togliendo i fili dalle stoffe.

Rivincita: i puristi osservano che rivincita in buon italiano vale vincer di nuovo, ma non vale la revanche francese che deriva da re e vanger, cioè ricatto, vendetta. Il vero è che, o per influsso del francese o per spontanea estensione della parola, rivincita vale oramai tanto l’una che l’altra cosa. Dirò ancora che i francesi ci hanno, dal 1871 in poi, così abituati alla loro voce revanche che noi, sia pure per celia, chiamiamo talora revanche la stessa 2a partita del giuoco.

Rivoltante: per ributtante, stomachevole è il fr. révoltant. Es. «eccezion fatta degli sposi novelli le cui smancerie in publico sono comiche e spesso rivoltanti». (Sempre esempi di scrittori che vanno per la maggiore, mosche cocchiere e salute di quest’umile Italia!). Il dialetto veneziano ha la incisiva voce stomeghezi = far stomaco, far venir su la cena di Natale, etc., etc. Certo bisogna volger la frase italianamente, cioè pensare in italiano.

Rivoluzionare: dal fr. révolutionner, verbo neologico usato e abusato, che non vuol dire soltanto far insorgere, ribellare, abbattere, sconvolgere per effetto di rivoluzione, ma contiene il concetto di rinnovare per effetto di nuovi istituti, scoperte, invenzioni e simili. Il Rigutini osserva con senso di biasimo: «i francesi che di rivoluzioni si intendono molto, hanno fatto il verbo révolutionner, etc.» e gli italiani che regolarono i loro moti secondo i moti di Francia? Evvia! si può davvero accettare qualche vocabolo!

Rlvoluzionarismo: uno dei tanti ismi di fabbrica italiana, foggiati per arbitrio, e senza necessità.

Rizza: term. mar., ciascuna di quelle corde che servono a legare solidamente e stabilmente.

Roast-beef: voce inglese e vuol dire bue arrostito, la quale conforme alla pronuncia, si scrive in francese e in italiano rosbif; in Toscana rosbiffe. A rigor di termini ogni pezzo di bue arrosto è rosbif ma nella cucina inglese sotto questo nome si comprende tutto il controfiletto dell’animale. Si cuoce a vivo fuoco, e agli inglesi sembrerebbe guastarlo aggiungendo altro condimento che il pepe e il sale. Quando è rosolato bene all’esterno, sanguinante dentro, ritienesi di ottima cottura. Il sugo servesi a parte in una salsiera e con forti droghe. Passando in Francia il rosbif si è raggentilito, con alcuna modificazione nell’arte della cottura. Il rosbiffe con codesto travestimento toscano in iffe, è sfuggito alla severa caccia del Fanfani, ed è voce accolta nel Petrocchi e nei diz. moderni dell’uso.

Robe: voce fr. della moda: è il vestito da donna, giacchetto e sottana. Cfr. la nostra voce classica roba per veste: «Vil tonaca t’ammanta e ti dismanta la roba pomposa», Boccaccio, e robone, la veste magnifica de’ cavalieri, dottori, magistrati, rimasta nel francese, chè robe vale toga, abito dottorale, onde gens de robe, noblesse de robe.

Robinetto: per chiavetta è il fr. robinet, voce oramai di uso comune. Robinet è detto da robin, sopranome del montone, perchè i primi robinetti si facevano in forma di testa del montone.

Robiola: dal milanese robiœla: pani o forme di vallonea e di residui di pelle che si usano per ardere: in fr. motte à brûler. Verosimilmente dal nome di certi piccoli formaggi a formetta schiacciata; toscanamente, raviggiuolo o reviggiuolo.

Rocaille: voce francese, e si dico talora per indicare quei lavori artificiali (come grotte, sedili, etc.) fatti di pietre, tufo, conchiglie, che usano nei giardini. Gusto, non fine certo, che risale ai secoli XVII e XVIII. [p. 454 modifica]

Rocambole: nome che si pronuncia anche italianamente: è il protagonista di una serie di romanzi, dettati dalla infaticabile (e perchè no?) geniale penna di Ponson du Terrail (1829-1871): il quale Rocambole su la gran scena di Parigi compie le più inverosimili ed audaci imprese, di male prima e poi di bene, che fantasia possa pensare. Il nome diventò proverbiale per indicare un abile avventuriero.

Rocambolesco: si dice come attributo di impresa furfantesca audace, drammatica, inverosimile, secondo l’arte del famoso Rocambole (V. questa parola).

Ròccolo: voce ampiamente dialettale che vale, press’a poco, ragna, sottilissima rete, usata per uccellare. (V. il Cherubini, op. cit. che a lungo ne ragiona). Voce usata popolarmente in Lombardia in senso morale per trappola, richiamo, per invescare, irretire.

Rocking-chair: voce inglese a cui risponde esattamente la nostra: sedia a dondolo.

Rococò o roccocò: nome che i francesi diedero ad un noto loro stile architettonico del tempo di Luigi XV (secolo XVIII) e che è caratterizzato da bizzarre e stravaganti esagerazioni e ridondanze. E una derivazione del nostro barocco. Rococò deriva da rocaille, specie di pietra molto usata in detto stile. Del quale stile i francesi incolpano il Bernini nostro, che a lungo dimorò in Francia.

Rococo: = vieux, suranné, ridicule, nel linguaggio familiare francese; e così presso di noi, e familiarmente.

Rodin: noto personaggio dell’Ebreo Errante di E. Sue. Simboleggia il gesuita nelle più spiccate manifestazioni difettive, attribuite a questa setta religiosa. Il nome ebbe, un tempo, un certo valore antonomastico.

Rogare: verbo dialettale della media Italia (lat. rogare), brontolare, minacciando e pretendendo, onde Rogantino o Rugantino, noto nome di nota maschera romanesca, ultima discendente di Pirgopolinice, Capitan Spavento, Matamoros, etc. | Rogare è pur verbo del dialetto romanesco. | Rugare in milanese vale frugare, stuzzicare, tramestare, strofinare, tanto in senso proprio come in senso morale, ma ha altra origine = cioè a frugare o frucare in italiano.

Rogatoria: antica voce del linguaggio forense che vive nella frase assumere per rogatoria un teste lontano ovvero un ministro del re: cioè delegare ad un giudice di assumere la deposizione e spedirne il processo verbale all’autorità delegante anzichè far comparire il teste lontano o il ministro a deporre in giudizio.

Roggia: voce lombarda ant. ronsgia e rosgia; fossa derivata da fiumi per irrigazione per muovere mulini o gualchiere.

Rola: voce del dialetto romagnolo, vale focolare (Metatesi di lares?).

Rôle: (lat. rotulus) per ufficio, parte, voce francese usata per vizio.

Roma locuta (est) causa finita (est): Roma (come suprema autorità della Chiesa ha dato la sua sentenza) ha parlato, e la causa è finita. Il motto che si ripete parlando di Autorità, o Tribunali, o persone presso le quali risiede la facoltà del giudicare e dirimere comunque le questioni, deve essere di antica formazione popolare: altri ne vuol trovare le origini in S. Agostino, Serm. 131, 10.

Roma o Morte: locuzione storica (18621870): noto grido e programma logico garibaldino e del così detto partito di azione: soffocato ad Aspromonte ed a Mentana, trasse la monarchia Sabauda sul Campidoglio. Per l’origine del motto cfr. il Guerzoni, Garibaldi, voi II, pag. 302-303.

Roma per toma (capire): vale, familiarmente, intendere una cosa per un’altra, fare il sordo. Antica locuzione, notata nel Cherubini. V. Prometter Roma e toma.

Romanesco: il dialetto parlato in Roma e assurto a dignità di arte per opera di G. Belli e ai dì nostri, del Pascarella.

Romanista: studioso delle lingue romane o romanze (neo-latine).

Romano de Roma: frase tipica di cui si serve il popolano, specialmente di Transtevere, per distinguersi dai non romani, dimoranti a Roma: traduzione libera del civis romanus sum. [p. 455 modifica]

Romanzatore: per romanziere, è antica parola nostra dal Petrocchi, come al solito, collocata fra le voci morte, ma che vedo oggi rifiorire: manifesto influsso della scuola estetica. È il caso di ripetere con Orazio: multa renascentur vocabula!

Rompente: part. sostantivato di rompere, lo scoglio a fior d’acqua o la riva ove l’onda si rompe e spumeggia, impedita nel suo corso; l’onda stessa o cavallone. Dicesi anche frangente.

Rondeau: V. Rondò.

Rond de cuir: è la ciambella di cuoio su cui l’impiegato sopra pone la parte più sedentaria del proprio corpo, quindi l’impiegato stesso. Rond de cuir = employé de boureau. Voce del gergo familiare.

Rondine o rondinella di mare: elegantissimo uccello; appartiene al genere sterna, molto affine al gabbiano. V. Cocal.

Rondinella pellegrina: V. Solitaria nell’oblio.

Rondò: «(fr. rondeau) sviluppo variato della canzone. Consta di un periodo principale e di due o più episodi in una tonalità diversa dalla prima e d’impianto del pezzo. Caratterizza il rondò il ritorno del motivo principale dopo ciascun episodio.» (A. Galli op. cit.). «In tale senso conviene tenercelo come ci teniamo ouverture, suite; ma per piazzaletto a capo di un viale è da lasciarsi ai francesi», così il Rigutini. | Rondeau infine è nome di un’antica forma di componimento poetico francese.

Ronzinante: (spag. Rocinante) nome famoso del cavallo di Don Chisciotte, paziente, intelligente e fedele compagno dell’Eroe dalla Triste Figura. Usasi in alcune locuzioni con senso estensivo, come inforcare il suo Ronzinante. (Cfr. il fr. roncin, e il nostro ronzino).

Rosbiffe e rosbif: V. Roast-beef.

Rose, o anemoni di mare, o ortiche di mare: come sono dette a Napoli: voci volgari dell’Attinia. (V. questa parola).

Roseola: (da rosa) term. med., eruzione di macchie rosee su la pelle, senza o con lievissimo rialzamento: spariscono dopo qualche giorno lasciando una tenue squama. È sindrome di alcuno malattie o stati patologici: macchie lenticolari della febbre tifoide, del vero tifo, della sifilide, etc. e di alcune specie di avvelenamenti. Così pur si dice roseola del noto fenomeno vaso-motore, per effetto di emozione (pudore).

Rosetta o Rondella: (traduzione del fr. rondelle, o con voce dialettale milanese, ranella) chiamano i meccanici quella rotella o cerchietto di metallo, di cuoio o di altra materia, forata per lo mezzo, che serve per alcuni meccanismi (ingl. washer, ted. Untermutterscheibe).

Rosière: è detta in Francia quella pulcella che ha ottenuto il premio della virtù, fu cioè coronata di rose, il fiore della Voluttà destinato in questo caso a laureare la castità pudica. Costume ancor vivo in certe terre di Francia, sostituito, però, l’oro o la dote alle effimere rose. La tradizione attribuisce cotesto costume a S. Médard. Ma forse a quei tempi era più facile trovare cotali pulcelle.

Rosminiano: dicesi non soltanto di que’ sacerdoti che appartengono all’ordine fondato da A. Rosmini (1797-1855), ma equivale altresì a prete liberale, dotto, evangelico, non intransigente.

Rosso o scarlatto: dicesi familiarmente, riferendosi alla bandiera rossa del partito republicano, di persona che abbia in politica opinione apertamente republicana, rivoluzionaria: dicesi anche di giornali.

Rossòli: o ròssoli, dal colore rosso aurato, o barboni, dalle due barbe o barbigli mobili che hanno sotto la bocca, chiamasi volgarmente sul litorale Adriatico la triglia piccola (mullus). La triglia, quando è grossa, è fra i pesci più pregiati, fin dai tempi dei buongustai dell’antica Roma.

Rossumata: voce lombarda estesa oltre al dialetto (rossumàda e ressumàda), deriva da rossümm, mil., rosso d’uovo, quindi rosso d’uovo sbattuto con vino.

Rostbraten: se in qualche birreria od albergo si vedrà su le note o si udrà dal cameriere questa dura parola tedesca, non v’è a credere che sia un piatto speciale e raro: vuol dire bragiuola nulla più (auf dem Roste braten = cuocere in graticola), come pot-au-feu vuol dir lesso con verdure cotte. È vero che gli uomini mangiano anche con la fantasia, e ciò [p. 456 modifica]spiega in parte il perchè di molte bizzarre od ostrogote parole nel linguaggio delle trattorie.

Rosticiana: voce dialettale milanese (rostiscianna): carne per lo più di porco, fatta saltare a fettine in padella con gran copia di cipolla. È la nobile parola antica arrosticciana, braciuola di porco arrostita, reg. dal Petrocchi fra le voci morte. V. ciò che è detto alla parola schiampa.

Rotabile: voce generica per veicolo, ripresa dai puristi, poichè rotabile vale o varrebbe che può essere rotato. Voce degli uffici e dei giornali.

Rotacismo: [testo greco] = viziosa ripetizione delle erre) indi per estensione scientifica, la difficoltà o l’impossibilità di pronunciare questa lettera (fenomeno che appare ne’ bambini, indi dispare).

Rota o Ruota (Santa Ruota): tribunale stabilito in Roma verso il 1326 da papa Giovanni XXII per giudicare le cause importanti degli Stati della Chiesa e de’ paesi cattolici. Detto Ruota sia perchè questi affari prima di essere giudicati facevano il giro (ruota) dei tre uffici in cui i 12 giudici erano partiti, sia dalla disposizione dei seggi a modo di tavola rotonda così da impedire ogni preminenza.

Rothshild: nome della più grande casa bancaria del secolo XIX, fondata dall’ebreo Anselmo R. (1743-1812) di Francoforte sul Meno: nome divenuto sinonimo di persona doviziosissima. Es. «il furto è sempre un furto sia che lo commetta un miserabile o un Rothschild».

Rotina: V. Routine.

Ròtolo: misura di peso napoletana, di poco inferiore al chilo.

Rotta: dal fr. route, è voce del linguaggio marinaresco per indicare la risultante della forza motrice del bastimento, onde le frasi far rotta, dar la rotta (assegnare ai timonieri la direzione), rotta corretta, stimata, navigata. La registra il Tommaseo: manca in molti lessici dell’uso. Voce necessaria.

Rotti: spiccioli, frazione non solo di unità, ma di decine e di centinaia.

Rottura: per principio di inimicizia, discordia è voce classica. Cfr. tuttavia il francese rupture = division entre personnes unies par traité, par amitié, etc. Cfr. il modo nostro essere in rotta.

Ròtula: latinismo del linguaggio anatomico, osso della gamba, di forma irregolare, situato davanti al ginocchio: comunemente, rotella.

Roulement: V. Rullio.

Roulette: tradotta da alcuni in ruletta, è diminutivo di roue, ruota. Questo giuoco d’azzardo o di ventura dal nome francese, che trionfa a Montecarlo ed altrove, viceversa poi è giuoco italiano, antichissimo, come ce lo provano i bandi fiorentini che lo proibivano «anche nelle case private sotto pena a’ cittadini di scudi dieci d’oro». Come si chiamava? La girella o girello. Altra voce nostra semi-morta.

Routler: neol. fr. per significare il velocipedista viaggiatore, non corridore; su strada, non su pista (V. Pista): coureur vélocipédiste qui court sur route.

Routine: dal fr. route = rotaia, carreggio, carreggiata, poi col traslato forte e felice de’ francesi, la pratica l’abitudine o tradizione che fa ripetere automaticamente la stessa cosa, anche se la ragione emenda e rinnova. Dicesi specialmente degli uffici. E come è difficile al somiere uscire di carreggiata, così alle amministrazioni il lasciare la vecchia pratica: onde il senso di spregio alla voce routine, tradotta anche in rotina. I fr. hanno anche routinier. Es. «Perisca l’Italia e la monarchia, ma si salvi la Routine!».

Rovescio: per disgrazia è il fr. revers, revers de fortune (senso figurato di revers, lat. reversus).

Rowing Frame: ingl., banco a fusi. Vocabolo che non esce dal linguaggio dell’industria tessile. Serve per preparare le spole di stoppino da mettere su le macchine da filare (rings o selfactings).

Rublo: moneta russa d’argento, del valore di circa lire 2,50 di nostra moneta.

Ruche: fr. striscia di tela di lino o di seta di bisso o di merletto, pieghettata, e che serve ad ornare i vari indumenti muliebri. È così detta per simiglianza col favo degli alveari, ruche propr. = arnia, bugno. [p. 457 modifica]

Rudement: nel gergo familiare francese, = beaucoup, très.

Rufìna: nome di vino toscano di molto pregio, simile al Chianti: più austero e meno vellutato: dal nome del luogo, in provincia di Firenze.

Ruga: voce milanese per ruta: erba ruga volgarmente è detta in Milano la grappa in cui è infusa questa nota erba aromatica. | Ruga in bolognese vale bruco e anche compagnia di persone.

Rugantino: V. Rogare.

Rugare: V. Rogare.

Rugiadoso: per «gesuita, untuoso» pietista, clericale è notato nel Petrocchi. Ma è neologismo che non mi pare che esca dal linguaggio giornalistico. Senso figurato, quasi a dire per ironia «stillante della rugiada dell’amore e del compatimento cristiano». Così almeno suppongo. Il Carducci in Confessioni e Battaglie (Vale) rinnova quest’aggettivo nel bel senso antico di florido: «Quale egli entrò fiorente di forza, rugiadoso d’ideale, nella primavera sacra del 1848, tale egli esce da questa ombra bizantina di trasformismo».

Ruit hora: V. hora ruit.

Rulare o rolare: voce deforme che talora si ode — specie nel linguaggio dei cuochi — in vece di rotolare (fr. rouler).

Rule Britannia! Britannia rules the waves: impera, o Britannia! La Britannia è signora dei mari: sono le prime parole dell’inno nazionale inglese, tolto da un coro di Alfred di Giacomo Thomson, scritto nel 1740. Cfr. il Vergiliano: Tu regere imperio populos, Romane, memento. Altri tempi: cfr. Dante: Paradiso XVI, 73:

               Se tu riguardi Luni ed Urbisaglia
               Come son ite, e come se ne vanno
               Diretro ad esse Chiusi e Sinigaglia;
               
               Udir come le schiatte si disfanno
               Non ti parrà nuova cosa nè forte.

Rullìo: oltre che delle navi, si dice anche delle locomotive e delle carrozze dei treni, indica cioè le oscillazioni intorno all’asse longitudinale. È voce tecnica, eppure tanta è la forza del servire al francese che trovo questo periodo in un autore, che al solito, va per la maggiore: «queste vetture hanno permessa una dolcezza del così detto roulement che prima era sconosciuta». Un poeta non potendo in verso mettere roulement, e non ricordando o non garbandogli rullìo, adatta la parola rullo che per noi ha altro senso, ed ha la fortuna di trovare un altro poeta e professore di Università che lo difende: è il caso di riportare il passo: «L’autore non può essere nè un adoratore nè un giocoliere della parola. Egli non ama e non cerca la parola per sè stessa: ma della parola ha il vero rispetto, che troppi non hanno, considerandola nella vitale sua connessione col sentimento e con l’idea. Primo, se non unico, ufficio della parola, è l’esprimere. Perciò egli non si sbigottisce nè di barbarismi, nè di neologismi, quando gli pajono espressivi ed acconci; e dirà liberamente nord, sud, rullo (nel senso francese di roulement), pioniere, e, se occorre anche berceaux, ecc. E se sente il bisogno di una parola che non c’è, non esiterà a coniarla; per esempio migrabondo». Arturo Graf in Nuova Antologia, fase. 775 del 1° aprile 1904. NB. Quando si dice nascere fortunati!

Rullo: V. Rullìo.

Rum: il vero rum è acquavite di canna di zucchero: ing. rum, fr. rhum o, meglio, scrive il Littré, rum, toscanamente rumme: la parola e la cosa ci vennero in origine dall’Inghilterra e pare fosse in origine voce di gergo e significasse buono (buona bevanda).

Rumores fuge: fuggi le ciarle o meglio in senso filosofico, fuggi le umane contese. (Dionisio Catone, Disticha de moribus, lib. I).

Run: ingl., correre. Nel gergo di Borsa è così detto quel panico che fa sì che i depositanti accorrano agli sportelli di una Banca o cassa di Risparmio quando si diffonde voce di fallimento e temono che i depositi siano in pericolo.

Ruota del timone: quella ruota a manubri, situata a poppa o sul palco di comando, con la quale si manovra il timone.

Ruota o Dritto di poppa: pezzo di costruzione piantato su la estremità posteriore della chiglia per formare la poppa, sul quale s’impernia il timone. In fil di ruota: andatura di un veliero, quando naviga [p. 458 modifica]col vento in direzione della ruota di poppa.

Ruòta di prua: pezzo di costruzione dritto od alquanto ricurvo, che si pianta su la estremità anteriore della chiglia per formare la prua.

Rush: voce inglese (letteralmente, slanciarsi, precipitarsi) usata talora nelle corse dei cavalli per indicare l’ultimo sforzo per raggiungere la meta.

Rupìa: ingl. rupee, (India) = L. 2,376. È l’unità monetaria dell’India inglese: è moneta d’argento.

Rus: o rus, quando ego te aspiciam: O campagna, quando io ti potrò rivedere, e prosegue: «quando potrò godere l’oblio della faticosa vita, ora nella lettura di antichi autori, ora nel sonno e nella pace del tempo, trascorso senza far nulla?». Così felicemente Orazio nella satira VI del libro II che comincia: Hoc erat in votis; e vi si sente un anelito, che par dell’oggi, per la libertà, la pace e la bellezza della vita campestre, come la può intendere un filosofo ed un poeta.

Ruse: francese, è proprio la nostra parola astuzia, e rusé = astuto, scaltrito, senza contare i molti e arditi e bei modi di popolo: eppure in certo linguaggio le due voci francesi sono dell’uso! Vera miseria!

Rusticana (cavalleria): noto titolo di una novella del Verga cui aggiunse fortuna la fortuna del musicista P. Mascagni. È, come è noto, la storia di un duello fra contadini siciliani. Dicesi nel parlar familiare cavalleria rusticana per garbatezza da villano.

Rustica progenies semper villana fuit: la razza dei villani fu sempre villana, antico motto di sapore maccheronico e di uso popolare. Contiene il pensiero dell’ereditarietà del costume e dei modi, e talora, facetamente, vale grossolano, rozzo, ineducato.

Rutilante: è antica voce nostra, dal latino rutilare = rosseggiare, rifulgere, scintillare. Ma l’uso, specie in senso traslato che si fa talora di questa parola, deve essere effetto del francese rutilant = splendente come oro, bellissimo, etc.