Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni/Libro quarto/17. Successioni dei re per un secolo

17. Successioni dei re per un secolo

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[p. 118 modifica]17. Successioni dei re per un secolo [615-712]. — Segue un secolo di re longobardi, poco men che simili a que’ franchi contemporanei, i quali furono detti lá re «fa nulla» o poltrenti. Niuna impresa guerriera di conto, niun ordine nuovo; perciocché lo scriversi che si fece in quel secolo delle leggi antiche longobarde, come delle franche, borgognone, bavare e visigotiche fu certo cosa buona, ma non ordine nuovo. Del resto, continuano non poche storie e novelle cavalleresche, che sarebbero utili a pittori e poeti, ma che non abbiamo spazio qui di servir ad essi come pur vorremmo. — Adaloaldo fanciullo regnò prima sotto la tutela di sua madre Teodelinda; ma fatto adulto impazzí, ammaliato, dissero, da un ambasciador greco, e fu poi cacciato del regno, e spento di veleno. Tuttociò sembra accennare in quel re un ozio, un insolito tollerar i greci, non sofferto dai longobardi [625]. — Succedette Arioaldo, duca di Torino e marito di Gundeberga, figlia essa pure degli amati Agilulfo e Teodelinda; ed essa, caduta in sospetto al marito, fu chiusa in una torre, giustificata poi e liberata per un combattimento singolare. Arioaldo morí nel 636. — Lasciata a Gundeberga, come giá a sua madre, la scelta di uno sposo re, ella scelse Rotari duca di Brescia, il quale egli pure la rinchiuse per abbandonarsi a sue libidini, e la lasciò liberare in simil [p. 119 modifica] modo. Meno ozioso tuttavia che gli altri, Rotari conquistò contro a’ greci Genova e le due riviere liguri, e Oderzo nella Venezia, ed egli fu che fece scrivere il primo de’ codici longobardi. Morí nel 652. — Succedettergli prima il figliuolo di lui Rodoaldo; ma per pochi mesi, ignobilmente morto per aver rapito una donna. — E poi Ariperto figlio d’un fratello di Teodelinda, dalla cui famiglia, dalla cui memoria i longobardi non si sapevano staccare. Né di lui si sa altro, se non che fu gran fondatore di chiese, e che morendo nel 661 o 662 lasciò, con esempio unico ne’ longobardi, diviso il regno tra due figliuoli suoi. — Cosí regnò Bertarido in Milano, e Godeberto in Pavia. Ma in breve sorser discordie, e venne Grimoaldo duca di Benevento, che uccise il secondo e fugò il primo ad Ungheria, e regnò egli [662]. — Respinse poi di Benevento Costante il solo imperador greco che mai venisse in Italia, ma che non vi fu buono a nulla se non a spogliarla; tanto i signori stranieri, civili o barbari, si rassomigliano. Né Grimoaldo fu buono a proseguire la fortuna; diede sí una gran rotta a’ franchi discesi fin presso ad Asti; poi volendo domare un duca del Friuli ribellato, e scansare, dice Paolo, guerra civile, chiamò rimedio peggior del danno, gli ávari, ed ebbe poi a volgersi contr’essi per cacciarli. E tra queste ed altre minori imprese, sprecata la vita operosa ma inutile al regno, morí nel 671. — Lasciò il regno a Garibaldo figliuol suo, avuto da una sorella di Bertarido. Il quale venuto di Francia, dove esulava, cacciò il nipote dopo tre mesi di regno, e regnò egli per la seconda volta, diciassette anni; pio, mansueto, gran fondator di monasteri, del resto ozioso [688]. — Successegli suo figliuolo Cuniberto, che giá avea regnato dieci anni con lui; e gli fu occupato il palazzo e il regno da Alachi duca di Trento, giá ribelle perdonato da lui. Ma tiranneggiando costui, risorse Cuniberto; combatterono, ed ucciso Alachi, regnò Cuniberto con nome di prode fin al 700. E di lui, e Teodote una bella romana, si novella. — Successegli Liutberto, suo figliuolo fanciullo, cacciato in breve da Ragimberto, duca di Torino e figliuolo di re Godeberto. Morto in breve Ragimberto, Ariberto II suo figliuolo vinse [p. 120 modifica] ed uccise Liutberto, e cosí regnò, pio, limosiniero anche esso; finché sceso contro di lui ed aiutato dai bavari Ansprando tutor giá di Liutberto, combatterono i due presso a Pavia; e vincitor prima, vinto poi Ariberto, affondò, fuggendo, in Ticino. Fu l’ultimo che regnasse per parentela e in memoria di Teodelinda [712]. — E salito cosí al trono Ansprando e vivutovi tre mesi soli, lasciò il regno a Liutprando figliuol suo.