Degli edifizii/Libro primo/Capo VI

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CAPO VI.

Edifizii nel seno Ceras, cioè i tempii di S. Lorenzo, della Vergine nelle Blancherne, dei SS. Prisco e Nicolao, de’ SS. Cosma e Damiano, e del S. martire Antimo.


Tale è, come abbiamo detto, quel seno. Ad esso Giustiniano Augusto accrebbe decoro e splendidezza cogli edifizii, che d’intorno vi eresse. Alla sinistra del seno ristaurò il tempio di S. Lorenzo, che di cieco e tenebroso, per dir tutto in breve, ridusse alla forma, che veggiam oggi. Di là da quello edificò alla Madre di Dio nelle Blancherne la chiesa, che di sopra descrissi: di poi un nuovo tempio eresse ai SS. Prisco e Nicolao, a cui gli abitanti di Costantinopoli volentieri accorrono, tanto per venerazione a que’ Santi, quanto pel piacere che mette la vista di sì bella fabbrica. Imperciocchè l’Imperadore, contenuta la violenza de’ flutti del mare con alta mole, su questa gittò i fondamenti di quel tempio.

In fondo al seno, in luogo assai scosceso era l’antico tempio de’ SS. Cosma e Damiano, ove a lui una volta [p. 343 modifica]sì gravemente ammalato, che era ridotto quasi esanime, e da’ medici abbandonato come morto, apparvero que’ Santi, e con inaspettato ed affatto mirabile soccorso recarono salute, pienamente risanandolo. A dimostrazione quindi di sua gratitudine, per quanto è ad uomo permesso, mutata affatto in miglior forma l’antica struttura, lurida e vile, nè di tanti Celesti degna, un tempio eresse per eleganza, per grandezza, e abbondante luce splendidissimo, e delle molte altre cose, di che mancava l’antico, benignamente lo provvide. Coloro, che trovansi presi da malattie più forti dell’arte medica, disperando di ogni umano soccorso volgonsi alla sola speranza che loro rimane, e su battelli pel seno fannosi portare a questo tempio. Così tosto che salpano, veggonsi innanzi quel tempio, appariscente come da rocca, e glorioso per la munificenza del riconoscente Principe, auspice loro di buona speranza.

Di là del seno l’imperadore fabbricò sul lido del medesimo un nuovo tempio, e lo dedicò al martire Antimo. Lo spalto, su cui posa, forma una dilettevole vista, perciocchè non rompesi ivi l’onda rumorosa sui sassi; nè, come in mare, gli spezzati flutti con fremito volgonsi in ispuma; ma s’accostano lenemente, e taciti lambiscono la terra, e placidamente ritornano indietro. Presentasi poscia un atrio apertissimo, di marmi e di colonne lucente, da cui largo si offre l’aspetto del mare; ed oltre inalzasi un portico: indi sorge il tempio, quadrato nell’interno, e di marmi ben composti, e di superbe dorature tutto adorno. La sua lunghezza ne eccede la larghezza solamente per quanto nel lato [p. 344 modifica]orientale si stende il luogo per religione santissimo, ove i sacri misterii vengono celebrati. Ma di ciò basti.