Capitolo XVI

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Platone - Critone (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (1925)
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[p. 69 modifica]E però, Socrate, da’ retta a noi, alle tue nutrici1: de’ figliuoli, della vita e d’ogni altra cosa che sia nel mondo, non volere tu far più conto che del giusto2; acciocchè, disceso nell’Ade, tu abbi tutti questi argomenti da esporre in cospetto di coloro che tengono laggiù imperio3. Perchè, quassù4, egli è palese e a te e ai tuoi, che ciò che tu intendi fare, non è il tuo meglio5, e non è la cosa più giusta nè più santa; e nè anco sarà il tuo meglio laggiù6. Sicchè se tu ora muori, muori ingiuriato, non da noi leggi, ma sì dagli uomini; ma se tu fuggi, pagando così vergognosamente ingiuria con ingiuria, male con male, i patti e gli accordi da te fermati con noi rompendo, [p. 70 modifica]e chi meno si convenia offendendo, cioè te medesimo, e amici, e patria, e noi; noi ti staremo in collera insino a tanto che tu avrai fiato; e laggiù le nostre sorelle, le leggi d’inferno, non t’accoglieranno benignamente, sapendo che ti sei provato di abbatterci e di umiliare quanto potevi7. Onde non ti lasciar sobillare da Critone8, che tu innanzi faccia quello che dice egli, che quello che diciamo noi.

Note

  1. È la conclusione, amorosa, materna, di queste sacre Leggi.
  2. Come sempre aveva insegnato e professato Socrate.
  3. «I veri giudici, i quali si dice che anche là giudicano; Minosse e Radamanto ed Eaco e Triptolemo, e tutti gli altri semidei i quali in vita loro furono giusti». Apologia, cap. XXXII.
  4. In terra, dove ancora è Socrate.
  5. Se il meglio per l’uomo è la virtù, la giustizia: come Socrate ha sempre ritenuto.
  6. Perchè i giudici d’inferno, quando tu apparirai, qualche anno più tardi, dinanzi a loro, ti vedranno curvo sotto l’ingiustizia che avrai commesso.
  7. Ora morrai tu giusto per opera d’ingiusti; ma se disobbedirai, sarai tu ingiusto, odiato dalle leggi, quanto tu le hai spregiate e negate; e all’Ade, le leggi di laggiù sapranno ben colpire te, infrangitore di leggi, rinnegatone del patto che avevi stretto con la tua patria, di vivere obbedendole.
  8. Cioè sobillare dall’apparente giustizia, che sembra esserci a scansare l’altrui ingiustizia.